
Dopo aver segnato per anni l'era della musica protetta ed essere stata
incalzata da diversi paesi Europei (in primis la Francia) sull'opportunità di
utilizzare i sistemi anticopia DRM, Apple rivoluziona ancora una volta il
mercato siglando uno storico accordo con l'etichetta discografica EMI, per la
vendita di musica sul proprio negozio virtuale iTunes Music Store senza alcun
sistema di protezione. La EMI proporrà quindi in esclusiva per alcuni mesi
l'intero catalogo discografico (tranne i Beatles) sul negozio musicale digitale
senza DRM ad un prezzo maggiorato di 30 centesimi, rispetto agli attuali
brani. Chi vorrà acquistare un brano senza protezioni, dovrà pagare 1,29
dollari (che diventeranno da noi 1,29 Euro) ma oltre a poter disporre
liberamente del brano (riproducendolo per esempio su qualsiasi lettore portatile
digitale e non solo in esclusiva sull'iPod), avrà anche una qualità di
codifica superiore (AAC @ 256kbps). Per coloro che invece saranno interessati
all'acquisto di un intero album, non ci sarà alcuna modifica di prezzo rispetto
alla versione protetta.
"Vendere musica digitale senza DRM è un passo obbligato per l'industria musicale - ha dichiarato il
CEO di Apple Steve Jobs - e la EMI guida ancora una volta l'industria con un'innovazione che lascerà il segno. Il catalogo reso disponibile da oggi non solo è senza
DRM ma anche di una qualità superiore. Penso che gli utenti di iTunes saranno contenti di pagare appena 30 centesimi in più per le loro canzoni. Ovviamente, sarà sempre possibile acquistare le stesse canzoni, ma di qualità inferiore, con i
DRM. Vogliamo dare alla gente possibilità di scegliere. Questa è la libertà digitale".
Steve Jobs, con questo accordo, spera invogliare anche le altre major a
seguire l'iniziativa presa dalla EMI e si dice certo che entro la fine dell'anno
la metà del catalogo musicale di iTunes sarà disponibile senza DRM.
Nel frattempo, la Commissione Europea continua a bacchettare il gioiello
commerciale di Apple e proprio questa mattina ha espresso molti dubbi sulla
correttezza di imporre piattaforme di vendita nazionali al proprio negozio
musicale. Secondo quanto dichiarato in una nota della Commissione Europea,
questa formula sarebbe anti-concorrenziale per il pubblico europeo, che si trova
a pagare di più i singoli brani rispetto ai consumatori statunitensi, ma che
presenta disparità anche all'interno dell'Unione Europea stessa. Con un
francese o un italiano che pagano 0,99 Euro, a fronte di 0,79 Sterline richieste
ad un inglese (che equivalgono a 1,17 Euro) per gli stessi contenuti. La Apple
si è affrettata a rispondere che il loro intento è sempre stato quello di
realizzare un unico negozio virtuale europeo, ma che le case discografiche si
sono rifiutate a causa di limiti legali sulla diffusione dei diritti che
avrebbero potuto causare problemi in alcuni paesi. |