
Lo switch off allo standard DVB-T2 è stato fissato per il 30 giugno 2022. Così come avvenuto per lo spegnimento del segnale analogico, la migrazione delle diverse aree geografiche italiane avverrà in modo progressivo. I tempi e le modalità verranno indicate dal nuovo PNAF (Piano Nazionale Assegnazione Frequenze), che dovrebbe essere approvato dall'Agcom entro il 31 maggio 2018. La procedura sarà però molto più rapida rispetto al primo switch off (15/10/2008-04/07/2012). Come ulteriore conseguenza ci sarà la riduzione del numero dei multiplex disponibili sul territorio nazionale, che dovranno in molti casi essere condivisi tra diverse emittenti.

La conversione tecnologica prevede un primo step il 1 gennaio 2020, data in cui le frequenze nella banda 700, comprese tra i 694 e i 790 MHz, dovranno essere totalmente a disposizione degli operatori di telefonia. Da quel momento in poi è previsto lo spegnimento graduale delle frequenze a disposizione delle emittenti locali, nonché la costruzione del Mux1 della RAI per aree geografiche. A stabilirlo è l'articolo 89 della Legge di Bilancio 2018, applicando le direttive europee sul passaggio alla connettività mobile 5G. In una nota pubblicata pochi giorni fa, il MISE ha specificato che nel periodo 1 gennaio 2020-1 gennaio 2022 verrà mantenuto lo standard DVB-T, passando però alle trasmissioni codificate in MPEG4.

Va sottolineato come l'Unione Europea abbia imposto unicamente la liberazione della banda a 700 MHz per il 5G. Il contemporaneo passaggio al DVB-T2 è stato deciso per farlo coincidere con il necessario cambio delle frequenze assegnate alle emittenti. La legge stabilisce che le concessioni delle frequenze vengano convertite in banda disponibile, mantenendo così il bit-rate a disposizione degli operatori. Questo sarà possibile in primo luogo grazie alla maggiore velocità di trasmissione del DVB-T2, che raggiunge valori oltre il 50% superiori rispetto al DVB-T. Al momento dello switch off vero e proprio, che si completerà quindi in soli 6 mesi (01/01/2022-30/06/2022), avverrà anche la conversione al codec H.265/HEVC, utlizzabile in prospettiva per trasmissioni a risoluzione 8K e oltre.

Stando ai dati del MISE, il decoder DVB-T2 è integrato nel 60% dei televisori attualmente presenti nelle abitazioni italiane. Solo 1 su 10 supporta però congiuntamente il formato HEVC. Il supporto DVB-T2/HEVC è obbligatorio in tutti i televisori venduti dal 1 gennaio 2017, ma questo non esclude totalmente il rischio di una prematura obsolescenza. In diversi casi, specie nei modelli di piccolo taglio, potrebbe infatti essere stato integrato un decoder HEVC 8 bit, adatto per trasmissioni Full HD SDR ma totalmente incompatibile con segnali 10 bit HDR WCG. Per i televisori acquistati in data antecedente al 1 luglio 2016, nella stragrande maggioranza dei casi, l'unica opzione è quella di ricorrere a un decoder esterno.

Il ministero per lo Sviluppo Economico ha dichiarato di non attendersi particolari disagi al momento dello switch-off, inquadrandolo nella prospettiva di una naturale evoluzione tecnologica.
"Per quella data si prevede che il naturale ricambio dei televisori con le nuove tecnologie avviato con 5 anni e mezzo di anticipo sarà sufficiente a garantire la transizione senza particolari problemi per le famiglie". In ogni caso, nella legge di stabilità 2018", rileva il MISE "è stato previsto un costante monitoraggio della diffusione dei televisori di nuova generazione tra le famigliee sono stati previsti incentivi per 25 milioni di euro all'anno per quattro anni, dal 2019 al 2022, al fine di agevolare e accelerare il processo di ricambio così da garantire nel 2022 a tutta la popolazione le televisioni con la nuova tecnologia".
Tuttavia va sottolineato come, anche considerando un contributo di 25,00€, sufficiente al massimo per l'acquisto di uno "zapper", la cifra coprirebbe appena 4 degli almeno 10 milioni di televisori distribuiti nel territorio nazionale. Le considerazioni del MISE appaiono quindi non del tutto condivisibili, anche considerando che i tempi di ricambio degli apparecchi si sono negli ultimi anni ridotti ancora di più per il proliferare di sempre nuovi standard.
Fonte: Digital-News, Eurosat, Sole 24 Ore
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