
A differenza dello standard open HDR-10, concepito fin dall'inizio come un'implementazione software, il Dolby Vision ha richiesto finora la presenza di un chipset specifico integrato nei dispositivi di lettura o visualizzazione. La causa risiede nella presenza dei metadati dinamici, che rendono possibile variare i parametri dell'immagine a livello di singola scena per adattarsi alle specifiche del TV/monitor. Questa caratteristica sembrava strettamente legata alla decodifica hardware, ma i Dolby Laboratories hanno annunciato una versione del Dolby Vision implementabile puramente a livello software, che secondo le dichiarazioni del vice-presidente Consumer Imaging Roland Vlaicu, offre le medesime prestazioni.

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L'ottenimento della certificazione richiesta da Dolby diviene quindi legato puramente alla potenza del SoC in dotazione, come quelli integrati nei moderni TV di fascia alta, nelle console di ultima generazione e in dispositivi come Apple TV o Nvidia Shield. Tra l'altro il Dolby Vision può essere veicolato anche tramite connessioni HDMI 1.4, quindi potenzialmente anche nelle prime Xbox One e PlayStation 4. L'annuncio potrebbe rappresentare un passo decisivo per una maggiore diffusione del Dolby Vision, attualmente supportato solo da alcuni produttori TV, da dispositivi come Google Chromecast Ultra e in parte nei lettori Ultra HD Blu-ray di nuova generazione. Resta naturalmente l'ostacolo delle royalties, che inducono probabilmente marchi come Panasonic o Samsung, la quale sta sviluppando l'applicazione dei metadati dinamici al formato HDR-10, a non adottare il Dolby Vision.
Fonte: Flatpanels HD
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