Ficarra e Picone: Sono cose che capitano. Andatelo a vedere! (Lunghetto)
Lo “sapevo” da quando mia moglie ha prenotato i biglietti per lo spettacolo per la data del 23 marzo al Teatro Ciak di Milano (in concomitanza del nostro anniversario di matrimonio), l’avevo detto agli amici: “vedrete che quando i due comici sentiranno la risata di Maria (che è ovviamente mia moglie) si inseriranno con qualche battutina. Quelli dei miei amici che lo sanno ormai non ci fanno più caso, ma quando mia moglie ride lo fa in maniera assolutamente fragorosa, ma simpatica. Ti viene naturale accompagnare il suo modo “cavallino misto asinato” di ridere. Beh ci avevo azzeccato (ma come non potevo): il divertimento è stato assicurato. Se fossimo stati a Zelig Circus sicuramente avrebbero inserito la risata tra le “righe” minori dello spettacolo (non scherzo).
Ma partiamo con ordine, dopo aver “sistemato” i nostri pargoli da miei e aver fatto un lungo giretto per negozi (d’obbligo), siamo approdati, (con l’intermezzo di una bella cenetta al ristorante) alla fine in teatro. Un dramma per parcheggiare l’auto, ma finalmente ci siamo riusciti e anche se siamo entrati con leggero in ritardo in sala (anche per quel motivo), grazie al canonico ritardo sull’inizio dello spettacolo, non abbiamo nessun problema di sorta. La scelta della platea e posti centrali ci assicurano una bella visione.
Alle 21.15 si apre il sipario e inizia lo spettacolo.
La scenografia minimalista, ma cosa serve di più di: due sedie, una poltrona, un comodino con cassetti che accompagna i due comici nel loro spettacolo? Gli elementi girano a seconda delle occasioni così come i loro abbigliamento. Il resto lo fanno le luci gestite da una sapiente “regia”.
Beh devo dire che “Sono cose che capitano”, che è il titolo dello spettacolo, si è protratto per ben 2 ore (con i 2 bis canonici compresi), ma noi non ce ne siamo accorti. Il duo siciliano ha presentato 3 minishow dove nel primo Valentino (Picone) viene lasciato dalla fidanzata, nel secondo a Salvo (Ficarra) muore lo zio (con relativo funerale) e nel terzo a Valentino nasce una figlia (con relativo fidanzamento già in fasce). Il migliore dei tre è senza dubbio il secondo, dove i due attori comici si rincorrono con battute davvero ben recitare e le risate (compresa quella “cavallina” di mia moglie) sono arrivate una dietro l’altra. La trama dei tre mini episodi è comunque ottimamente presentata e la morale (tutta italo/sicula) è ben visibile e condivisibile nei tre “finalini”. Anche gli altri due episodi rilasciano risate a go-go, e la mia preferenza per la parte centrale sta a significare l’apice, per così dire di questa “sezione”, la cui media finale rimane nell’eccellenza.
Finita questa “trilogia” arriva, per me, la parte migliore della serata. Il duo siculo l’ha dato con questo ulteriore mini show (chiamiamolo così, e mi scuso con quelli avezzi ai teatri che sicuramente potranno correggermi con i termini corretti) dove Ficarra e Picone, seduti sulle loro “mitiche sedie” e con davanti due leggii (presenti solo qui, ma sinceramente ancora adesso non capisco perché li avessero), iniziano quello che sembrava un’altra mini fucina di risate assicurate. Invece dopo i primi istanti in cui noi spettatori aspettavamo il fatidico là alla risata (che non arrivava) ecco comparire la loro mossa a sorpresa. Il soggetto del quarto testo, lo “zio Pino” non è altri che Don Pino Puglisi noto parroco di strada morto ammazzato dalla mafia nel ‘93. Il duo con comprovato cinismo/comico (non certo rivolto al “Don” ma alla situazione mafiosa in cui operò è fu ucciso) ci rappresenta i valori per cui è vissuto ed è morto. Il pezzo è corto ma efficace, anzi non solo efficace, ma la graffiante ironia al servizio di quello che è già stato definito martire non può che rimaner dentro di noi: uno schiaffo personale ben indirizzato che ti scuote dal torpore della quotidianità: mi sarebbe piaciuto sentirlo recitato a Palermo e la relativa reazione in sala (che immagino maggiore che qui a Milano). Il fantastico duetto è finito condito da un emozionato e lunghissimo applauso finale.
Dopo di che Ficarra rientra in palcoscenico e, con il mestiere che lo contraddistingue, ci pilota ai due bis che come qualcuno avrà già immaginato riguardano le cose “famose” che hanno fatto l’anno scorso (i nati stanchi) e che fanno quest’anno a Zelig Circus (i calciatori della nazionale).
Beh e qui incomincia il secondo momento personale. Ovviamente all’ennesima risata di mia moglie, stavolta Salvo chiede numi alla sala: “ma di chi è sta risata a macchinetta…”. Guardando verso di noi. Poi aggiunge: “Ah… e quella ragazza” dopo che il teatro si era girato verso noi due e io avevo additato Maria soffocato tra le mie stesse risate e dalle risate altrui (ci sono stati anche timidi applausi rivolti dai “vicini” di poltrona a Maria). Ovviamente non poteva finire qui…..
Infatti nel bel mezzo del primo bis, dove i “i due siciliani stanchi” hanno efficacemente ironizzato sulla situazione politica attuale ecco che “Maria rientra in scena”, vedo Picone che zittisce tutti nel teatro e nel silenzio più assoluto Maria continua a ridere e lui incomincia a contare (con le dita) le risate “particolari” e a raffica che Maria riesce a fare. Stavolta sono solo 3!!….
Le risate generali riprendono, e si trasformano in un applauso quando Ficarra dice” Mih sono 3; linea, punto, linea; questo è un S.O.S.!!!!”……………….
Poi il vero finale: il secondo bis riguarda i calciatori della nazionale, favoloso (come sempre)!! Povero “Ringhio” Gattuso, meriterebbe un invito “a vita” da parte dei due siciliani vista la bontà delle belle battute a suo carico! Immancabile l’inno finale.
Che dire, bella giornata e bella serata con aggiunta di un finale a teatro diventato, nostro malgrado, più personale, diciamo quasi involontariamente dedicato. Scusate se mi sono dilungato, ma era il giusto modo di ringraziare i due comici che ci hanno offerto un bello spettacolo e una piacevole serata.
Saluti
Paolo