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erick81 ha scritto:
Prima di riportare notizie, bisognerebbe leggerle per intero:
http://www.bloggers.it/semplicemente...F254D2EDCDD448
La tabella comparativa in appendice al rapporto 2005 mette il luce un primo dato: l'Italia ha una stampa parzialmente libera dal 2004. I primi tre anni di governo, secondo gli esperti di Freedom House, sono stati caratterizzati da piena continuità ai risultati del precedente quinquennio (1996-2001): l'Italia era un Paese a stampa libera prima, lo è stato anche dopo. Questo è il primo elemento taciuto nel programma televisivo: l' "editto di Sofia", sciagurato quanto si vuole per forma e sostanza, è datato 2002. Biagi, Santoro e Luttazzi vengono allontanati dalla Rai nel 2002, ma Freedom House continua a giudicare l'Italia un Paese in cui la libertà di stampa è libera e garantita saldamente. A questo punto, tiriamo le somme da questa prima riflessione: è stata Freedom House a sbagliare totalmente la propria valutazione per quell'anno (come per il precedente ed il successivo) o, forse, il "caso Santoro", come quello Biagi o Luttazzi, non influenza minimamente la valutazione dell'Ong statunitense? E, ammesso e non concesso che Freedom House sbagliasse all'epoca, perchè non può errare ora che inserisce il nostro Paese tra gli Stati a stampa parzialmente libera? C'è qualcosa che non torna, quindi, nella rappresentazione celentan-santoriana e sa di strumentale, perchè omette quando serve e rincara quando serve ancora di più.
Andiamo avanti. Dal 2004, dicevamo, l'Italia scivola tra le nazioni in cui la stampa è "partly free". Analizzando i singoli valori attribuiti (più bassi sono, più c'è libertà), si constata che, rispetto al "libero" 2003, il "semi-libero" 2004 presenta un punteggio di 33: +5 sul 28 dell'anno precedente. L'incremento è dovuto alla valutazione fortemente negativa del team di Freedom House sulla "legge Gasparri". Le voci di giudizio su "leggi e regolamentazioni che influenzano i media" e su "pressioni politiche e controlli sui contenuti mediatici" balzano in avanti considerevolmente (da 8 a 11 e da 6 a 13), mentre la terza voce, quella relativa all' "influenza dei poteri economici sulla libertà dei media" scende in modo vistoso (da 14 a 9). Il dato del 2005, quello mostrato in prima serata e che ci relega al settantanovesimo posto, è leggermente superiore: 35 anzichè 33. Che dire al riguardo? Senza volerci addentrare nel merito della metodologia utilizzata per la definizione delle valutazioni complessive, e dando, perciò, per scontato che si possa ammettere una certa fondatezza-autorevolezza allo studio di Freedom House, si mettono in luce due punti che, nel dibattito tradizionale italiano sull'argomento finirebbero in assoluta contraddizione: il "controllo" politico sui media aumenta, ma quello dei poteri economico-finanziari si riduce. Ora, non è forse questo il leit-motiv di quanti avversano la capacità economica del premier, il suo strapotere economico e, conseguentemente, la facilità con la quale "occupa" le più disparate fonti mediatiche? Per Freedom House, il legame non c'è. E, se esiste, è inverso e non diretto. Questo, però, Celentano o Santoro o quanti hanno esultato alla ritrovata libertà di stampa non lo hanno detto.
[...]
Valutato in tal senso, il rapporto assume un significato relativo, perchè deve inserirsi in quello, mastodontico per valutazioni, dati e mole complessiva del lavoro, del "Freedom in the World Report", l'opera più complessa e significativa di Freedom House.
Ebbene, secondo questo rapporto, l'Italia è una nazione "free", completamente libera. Ha un punteggio finale di 1, il più alto, in linea con i giudizi sui Paesi occidentali notoriamente più liberi. Le "libertà politiche" e le "libertà civili" che compongono le due sottocategorie dell'esame ottengono, entrambe, il voto 1. Ma c'è di più, molto di più. Comparando il giudizio dell'Ong americana sulla libertà (tutta) in Italia nell'ultimo decennio, dal 1995 al 2005, si ha un dato sorprendente e che risulta esattamente opposto a quello che si è voluto far passare giovedì sera. Dal '95 al 2001, i sette anni di governo di centro-sinistra (includendo anche quelli cosiddetti "tecnici", che da queste forze politiche erano appoggiati in Parlamento), il punteggio raccolto dalle "libertà politiche" è stato 1 (totalmente garantite), ma quello sulle "libertà civili" è stato 2 (garantite, ma non del tutto). Secondo gli analisti di Freedom House, infatti, in quel periodo l'Italia presentava "deficiencies in three or four aspects of civil liberties", pur rimanendo "relatevely free".
Aggiungo che, sul declasamento dell'Italia nella classifica della libertà di stampa, ha influito anche l'arresto di Iannuzzo (giornalista e parlamentare di Forza Italia).
Guarda che il rapporto di freedom house parla di una liberta' di stampa limitata [...] per l'influenza dominante dei media di propieta' del primo ministro Silvio Berlusconi [...]
Dal sito di freedom house
Mi dispiace, stai difendendo l'indifendibile...
Ciao,
Stefano
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Citazione:
vernavideo ha scritto:
Guarda che il rapporto di freedom house parla di una liberta' di stampa limitata [...] per l'influenza dominante dei media di propieta' del primo ministro Silvio Berlusconi [...]
Dal sito di freedom house
Mi dispiace, stai difendendo l'indifendibile...
Ciao,
Stefano
Ma hai letto tutto quello che ho riportato? E' tratto dai report degli ultimi anni di freedom house.
Libertà civili:
Ebbene, secondo questo rapporto, l'Italia è una nazione "free", completamente libera. Ha un punteggio finale di 1, il più alto, in linea con i giudizi sui Paesi occidentali notoriamente più liberi. Le "libertà politiche" e le "libertà civili" che compongono le due sottocategorie dell'esame ottengono, entrambe, il voto 1. Ma c'è di più, molto di più. Comparando il giudizio dell'Ong americana sulla libertà (tutta) in Italia nell'ultimo decennio, dal 1995 al 2005, si ha un dato sorprendente e che risulta esattamente opposto a quello che si è voluto far passare giovedì sera. Dal '95 al 2001, i sette anni di governo di centro-sinistra (includendo anche quelli cosiddetti "tecnici", che da queste forze politiche erano appoggiati in Parlamento), il punteggio raccolto dalle "libertà politiche" è stato 1 (totalmente garantite), ma quello sulle "libertà civili" è stato 2 (garantite, ma non del tutto). Secondo gli analisti di Freedom House, infatti, in quel periodo l'Italia presentava "deficiencies in three or four aspects of civil liberties", pur rimanendo "relatevely free".
Libertà di stampa:
l'Italia ha una stampa parzialmente libera dal 2004. I primi tre anni di governo, secondo gli esperti di Freedom House, sono stati caratterizzati da piena continuità ai risultati del precedente quinquennio (1996-2001): l'Italia era un Paese a stampa libera prima, lo è stato anche dopo. Questo è il primo elemento taciuto nel programma televisivo: l' "editto di Sofia", sciagurato quanto si vuole per forma e sostanza, è datato 2002. Biagi, Santoro e Luttazzi vengono allontanati dalla Rai nel 2002, ma Freedom House continua a giudicare l'Italia un Paese in cui la libertà di stampa è libera e garantita saldamente. A questo punto, tiriamo le somme da questa prima riflessione: è stata Freedom House a sbagliare totalmente la propria valutazione per quell'anno (come per il precedente ed il successivo) o, forse, il "caso Santoro", come quello Biagi o Luttazzi, non influenza minimamente la valutazione dell'Ong statunitense? E, ammesso e non concesso che Freedom House sbagliasse all'epoca, perchè non può errare ora che inserisce il nostro Paese tra gli Stati a stampa parzialmente libera? C'è qualcosa che non torna, quindi, nella rappresentazione celentan-santoriana e sa di strumentale, perchè omette quando serve e rincara quando serve ancora di più.
Andiamo avanti. Dal 2004, dicevamo, l'Italia scivola tra le nazioni in cui la stampa è "partly free". Analizzando i singoli valori attribuiti (più bassi sono, più c'è libertà), si constata che, rispetto al "libero" 2003, il "semi-libero" 2004 presenta un punteggio di 33: +5 sul 28 dell'anno precedente. L'incremento è dovuto alla valutazione fortemente negativa del team di Freedom House sulla "legge Gasparri". Le voci di giudizio su "leggi e regolamentazioni che influenzano i media" e su "pressioni politiche e controlli sui contenuti mediatici" balzano in avanti considerevolmente (da 8 a 11 e da 6 a 13), mentre la terza voce, quella relativa all' "influenza dei poteri economici sulla libertà dei media" scende in modo vistoso (da 14 a 9).
Se proprio la si vuole raccontare, va raccontata tutta.;):)