Ecco cosa scrivevamo io ed Edoardo sul 2K e 35mm qualche anno fa:
https://www.avmagazine.it/articoli/c...-stallo_2.html
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Ecco cosa scrivevamo io ed Edoardo sul 2K e 35mm qualche anno fa:
https://www.avmagazine.it/articoli/c...-stallo_2.html
Sì ma... adesso vogliamo sapere quali sono i posti migliori in Sala Energia 😉
Complimenti per l'articolo, siete i top in Italia sul tema, lo sappiamo.
Possibile sapere al volo, non potendomi permettere di andare a Melzo, quale sia la migliore sala cinema del centro Italia? Grazie
La situazione a Roma sembra non sia particolarmente felice, almeno da quello che si legge qui:
https://www.avmagazine.it/forum/17-c...qualita-a-roma
Ho chiesto qualche info di prima mano a un amico che si occupa di post produzione, distribuzione e altri servizi per il cinema. Vi terrò aggiornati.
Sarò a Roma probabilmente la prossima settimana ma avrò tempo solo di verificare la qualità della sala IMAX a Porta di Roma
Centro Italia tirando una linea retta su Roma, quindi non mi dispiacerebbe se a Roma ci fosse qualcosa di "riferimento" sia per Oppenheimer ma anche per qualche altro film che meriti davvero la visione in sala; nella mia zona il cinema, a detta di mia moglie che non è del campo, si vede male... immagini scure e pixelate, volevo trovare una sala che mi tirasse fuori un effetto wow, cosciente che prima o poi a Melzo ci dovrò andare.
Leggendo un pò i vari dibattiti mi sta venendo il sospetto che questa pellicola 70mm possa risultare una delusione... per me il riferimento è il mio TV Oled a casa, quando vedo contenuti 4k non compressi...
Sono curioso della tua esperienza a Roma, facci sapere
Anche io a casa ho lo stesso riferimento, e quindi quando vado al cinema è difficile rendermi soddisfatto.
Ho visto “Oppenheimer” all’IMAX UCI Porta di Roma e come cinema (esclusivamente per quella sala) non lo trovo male, ma penso si possa fare di più (il rapporto qualità/prezzo, secondo me, è proprio al limite, tendente allo sconveniente).
Dopo i complimenti intervengo riguardo alla indicazione del motion blur in ripresa.
Nel cinema il tempo di otturazione è tipicamente 1/48s con pochissime varianti utilizzate per "deviazioni artistiche".
Questo tempo è determinato dai classici 24fps secondo la formula 1/2*fps.
Questa regola vale anche per il cinema digitale.
Se in una ripresa con movimento si varia la velocità di otturazione aumentandola, a titolo di esempio, a 1/4*fps ovvero 1/96s si ottiene una visibile diminuzione del mosso in ripresa (da ora motion blur) che tuttavia si paga in:
1) Perdita della "fluidità" del materiale cinematografico, 24 fps sono già di loro limitati ma ci siamo abituati e lo consideriamo "look cinematografico", diminuendo la velocità di otturazione le differenze fra fotogrammi adiacenti non vengono mascherate dal motion blur e il filmato diviene più saltellante.
2) Si paga un diaframma
Ci sarebbero ulteriori considerazioni su come i 24 fps hanno storicamente avuto impatto a livello artistico nel cinema.
Ad esempio un eccesso di movimento causa perdita di nitidezza, quindi la velocità delle carrellate è tipicamente bassa, le macchine sono tipicamente montate su cavalletto, la velocità dei movimenti degli attori (di solito) bassa.
Quando qualcuno comincia a trasgredire (la trasgressione fa parte dell' arte) per essere originale possono emergere problemi di non poco conto come ad esempio in certi "film" di Michael Bay in cui la frenesia porta a non capire quasi nulla.
Dato che siamo in tema ... una critica a livello artistico anche al (mostro sacro) Christopher Nolan :D :D, la ossessione per le inquadrature strette unite al diaframma aperto della ottica di ripresa trovo non siano pienamente coerenti con la necessità di impiego di un formato di ripresa di un formato extra large.
In pratica il fuoco per il 90% del film è solo sul protagonista che parla, campi larghi pochini, profondità di campo estremamente limitata .... quale è il senso di riprendere con questo formato?
Francamente il tono dell’articolo non mi è piaciuto. Aggressivo scritto elevandosi nello scranno del professore. Qualsiasi persona che ha fotografato su pellicola e oggi lavora su file raw di moderni sensori su moderni software conosce la distanza siderale tra le due tecnologie. Dubito che nel 2023 si usi ancora molta pellicola al di la di quanto dichiarato. Poi fare rumore per attirare attenzione nel bene e nel male è da sempre il più classico dei metodi per far parlare di se… e chi più forte urla ed inveisce più bravo è in un “decrescendo” nel passare degli anni che non sembra mai aver fine.
Sarà che sto invecchiando e preferisco i toni sobri, maturi, e moderati, soprattutto quando si vuol dare un tono tecnico alle discussioni che mi permetto la mia dissonante critica.
Ora vi saluto e vi lascio crocifiggermi come mi merito ;-)
Un saluto
Ilario
Sono parecchi anni che, ad ogni articolo su un contenuto IMAX, puntualizzo su queste pagine gli aspetti tecnici della faccenda. In fondo all'articolo ho inserito alcuni link a vecchi articoli (nella sezione 'articoli correlati').
Il mio tono è sempre il solito. Magari un po' appassionato. Ma addirittura aggressivo? Ho semplicemente descritto e sottolineato dei dati oggettivi, non mi sono mai sottratto al confronto e non ho mai avuto bisogno di alzare la voce per catturare l'attenzione del nostro pubblico.
Ho fornito dati, elementi certi e verificabili, citando fonti super autorevoli. Che è l'abitudine su queste pagine. Sembra anche che quell'elevarsi nello scranno, abbia un ché di negativo. E non capisco il senso di una critica del genere. Questo articolo su IMAX non è un commento artistico o un parere soggettivo ma è molto più un articolo tecnico. Il tono deve essere rigoroso e l'esposizione più chiara e semplice possibile. Non devo essere simpatico.
Ho anche sottolineato che Oppenheimer (come la totalità delle opere in cui si incontrano Nolan e Van Hoytema) non è un contenuto adatto a sfruttare il vantaggio di risoluzione del formato a 15 perforazioni. Se avessi avuto l'intenzione di essere aggressivo, un po' come nel mio commento in 'The Batman', avrei puntualizzato - ad esempio - la lunghissima lista di inquadrature in Oppenheimer in cui non c'è un piano di messa a fuoco, l'incomprensibile scelta di tenere nel montaggio finale dei tagli in cui sembra sia stato usato un 35mm ad altissima sensibilità, invece che un 65 a 15 perf. Ci sono poi i vari orrori di messa a fuoco su inquadrature molto lunghe e in cui l'occhio cerca disperatamente il punto in cui il direttore della fotografia vorrebbe che concentrassi la tua attenzione, senza successo.
L'altro giorno all'IMAX di Orio ho cronometrato il tempo delle sequenze con negativo a 15 perforazioni. Lo so: sono da ricovero coatto. Poco più di 30 minuti di sequenze con rapporto d'aspetto in 1,89:1.
La maggior parte sono concentrate nella parte centrale del film, a cavallo di 'Trinity'.
Nella prima ora non solo non c'è quasi nulla (10%) e spesso non si comprende il senso di infilare qualche decimo di secondo in 15 perf all'interno della sequenza basata quasi totalmente in 5 perf. Almeno io non l'ho capito.
Non ho capito neanche il senso di infilare una sequenza a colori tra tutte quelle in bianco e nero nel piano temporale dell'incontro attorno al tavolo (col vaso di fiori in mezzo) in cui si discute di bomba h, di russi e compagnia. Oppure il cambiare spesso tra 15 e 5 perf nei pezzi in bianco e nero.
Ci sono poi delle scene che davvero non riesco a comprendere. Come il primissimo piano di Truman che, davanti ad Oppy che si rende ridicolo ai suoi occhi per l'esternazione dei suoi sensi di colpa (Gary Oldman è spettacolare), si sporge ancora di più verso la cinepresa fino ad andare completamente fuori fuoco, COMPLETAMENTE, mentre nel gioco di inquadrature, con quella di Murphy (ovvero qualche millimetro quadrato di guancia) almeno un piano di messa a fuoco c'è.
Ce ne sono tante di robe del genere a cui non riesco a dare un motivo artistico. Quando Oppy apprende la notizia di Hiroshima, tiene un breve discorso al gruppo di lavoro nel piccolo auditorium. Una scena di una intensità stupefacente, con Oppy dilaniato dai sensi di colpa e con un montaggio audio di una bellezza disarmante. Quando Oppy inizia a parlare, il 'piano americano' su di lui è completamente fuori fuoco. E non ha senso. Come non ha senso il fuori fuoco sui mezzi che portano via le due casse...
Come si fa a sbagliare in quel caso?
Eppure, nonostante tutto, il film a me piace. Nonostante mi sono distratto più volte anche alla prima proiezione, Nolan e Van Hoytema sono riusciti a farmi immergere nelle immagini e nella storia.
E comunque, anche senza considerare quelli che per me sono gravi errori di messa a fuoco, la verità è che per contenere la risoluzione effettiva di questo film basterebbe (e avanzerebbe) un 2K. Perché le ottiche scelte per questo film (alcune realizzate per l'occasione) sono oggettivamente molto 'morbide' già di partenza e l'utilizzo di diaframmi giganteschi, spappola ancora di più i dettagli in quei pochi micrometri di profondità di campo che rimane. Anche nelle inquadrature dei paesaggi. Magari con diaframmi talmente chiusi che il risultato è il medesimo.
Quindi risoluzione praticamente 2K. E per il dettaglio basterebbe forse anche la metà, ovvero un 1280x720p. Perché sia ben chiaro: risoluzione e dettaglio sono cose ben diverse. Ma ovviamente non avrebbe senso. Perché proiettando in digitale 2K si vedrebbero i pixel. E nelle sale IMAX Digital 2K i due proiettori aiutano pure a 'rimescolare' quei pochi pixel a disposizione.
L'importanza di un positivo 70mm o di un eccellente 4K è tutta qui: permettere di proiettare su schermi grandi, molto grandi e avere il pubblico molto vicino allo schermo, senza che si percepiscano i pixel.
Ma di 11K o di 6K in quelle immagini non c'è proprio nulla. E ho cercato di spiegare il perché.
Arriverà il momento che uscirà l'edizione in Blu-ray Disc 4K e potrete tutti verificare quello che ho scritto. Perché una edizione in 4K, benché con informazioni sul colore ad un quarto della risoluzione 4K (il component 4:2:0), sarà più che sufficiente. E le informazioni HDR quasi inutili, un po' come in Dunkirk e Interstellar, con alte luci spesso bruciate.
Forse con la post produzione nel dominio digitale, non con il processo interamente analogico di cui Nolan si avvale. A causa delle perdite generazionali di cui tu stesso hai scritto.Citazione:
Originariamente scritto da Emidio Frattaroli
A questo proposito, le Kodak "intermediate" sono pellicole appositamente progettate per il laboratorio (non sono utilizzabili in ripresa, per essere più chiari), hanno una velocità equivalente di 1 (uno) ASA e vengono stampate a contatto. Se la perdita generazionale, nel 65mm verticale/orrizontale, è così elevata come si deduce dall'articolo, non riesco ad immaginare cosa si vedesse in sala all'epoca delle proiezioni dei Techniscope di Leone, che avevano pure un passaggio ottico, dovendosi realizzare un positivo da proiezione anamorfico. Siamo sicuri che si riuscisse a distinguere Eastwood da Wallach? :D :D
Citazione:
L'importanza di un positivo 70mm (o di un eccellente 4K) è tutta qui: permettere di proiettare su schermi grandi, molto grandi e avere il pubblico molto vicino allo schermo, (senza che si percepiscano i pixel).
Tutta qui? Secondo me, è stata la ragione d'essere del 70mm. A parità di ingrandimento, non c'è un reale vantaggio qualitativo rispetto al 35mm. Non mi fraintendere, intendo nel senso che il vantaggio è rappresentato proprio dalle dimensioni generose dello schermo, con il pubblico più vicino, come hai scritto, a sottolineare la grandiosità del Cinema. (Per tacere della parte audio: le copie 70mm avevano multipiste magnetiche con cui la traccia ottica del 35mm non poteva nemmeno lontanamente competere. Fino all'intuizione di un certo Ray Dolby: da quel momento, le cose iniziarono a cambiare. Ma questa è un'altra storia.)
Se le pregevoli ottiche Carl Zeiss fornite da Hasselblad sono "morbide", probabilmente si tratta di una precisa richiesta/scelta progettuale. Non è soltanto una questione di diaframma in senso assoluto; gli obiettivi per il 65mm, soprattutto IMAX, hanno una distanza focale elevata; un grandangolo ha la focale equivalente di un medio tele per il 35mm. Ovvio che la profondità di campo sia già particolarmente limitata. Con l'IMAX di sicuro non si lavora in iperfocale. Considerato il ricorso alla tipica terna di sensibilità, direi sia abbastanza probabile anche un utilizzo di un diaframma intermedio :DCitazione:
Perché le ottiche scelte per questo film (alcune realizzate per l'occasione) sono oggettivamente molto 'morbide' già di partenza e l'utilizzo di diaframmi giganteschi, spappola ancora di più i dettagli in quei pochi micrometri di profondità di campo che rimane. Anche nelle inquadrature dei paesaggi. Magari con diaframmi talmente chiusi che il risultato è il medesimo.
Non saprei, dopo avere letto il tutto, mi è rimasta un po' la sensazione di una volontà di descrivere i progetti di Nolan come realizzazioni di dilettanti allo sbaraglio.
Ma probabilmente sono io ad essere prevenuto... Ammetto che il processo interamente analogico ancora mi affascina e sono convinto che tali produzioni siano alquanto complesse. Il lato artistico, ma anche se questa particolare tecnica al servizio dell'arte, oggi abbia ancora un senso, raggiunga un risultato, è invece argomento soggettivo e rientra nella sfera delle opinioni personali.
Teoricamente è corretto.Citazione:
Originariamente scritto da revenge72
Ma un diaframma si recupera facilmente. Con un frame rate così basso, il problema è che se si usa un tempo di otturazione più veloce, l'immagine risulta ancora più innaturale, relegando 1/96" a particolare effetto stilistico, come hai scritto. Tanto è vero che non tutte le mdp montavano un otturatore ad angolo variabile.
Con la luce naturale di giorno e 250 ASA :D il problema non esiste.
Può essere un problema se fai una falsa illuminazione naturale come quella che filtra dalle finestre dell'albergo in Shining dove serve letteralmente raddoppiare il numero di lampade oppure passare a 500 ASA accettando la grana.
Ma è comunque un problema da poco e vale solo per le riprese con pellicola, in digitale zero problemi e sbattimenti.
Citazione:
..A questo proposito, le Kodak "intermediate" sono pellicole appositamente progettate per il laboratorio (non sono utilizzabili in ripresa, per essere più chiari), hanno una velocità equivalente di 1 (uno) ASA e vengono stampate a contatto. Se la perdita generazionale, nel 65mm verticale/orrizontale, è così elevata come si deduce dall'articolo,
Parliamo di vita vissuta.
Ti ricordi quando qualche anno fa mettevano in vendita diapositive nei luoghi turistici.
Gli scatti in originale erano realizzati da fotografi professionisti con macchine e vetri di prima scelta, l'originale era spesso Kodachrome 25/64 ASA.
Queste diapositive di seconda generazione, copiate a contatto con le stesse procedure (intermediate) manifestavano una risoluzione inferiore a quelle realizzate con la mia Minolta e ottiche amatoriali.
A dirla tutta se oggi prendo una diapositiva da me realizzata con la Fujichrome VELVIA 50 (in pratica il massimo possibile in E6) e ne eseguo la scansione con tutte le attenzioni possibili (si ho anche questa perversione :D gradita ai personaggi che popolano le foto) la qualità in termini stretti è inferiore a quella che ottengo con lo stesso vetro (e diaframmi) montato sulla CANON 6D MK2.
Giusto per essere chiari ai bei tempi un 24x36mm con una pellicola del genere (anche con la Kodachrome 25/64) reggeva bene fino a un ingrandimento 10x.
Questa è una mia su Fujicrome Provia 100 ISO; già a 3270 × 2168 (7,1 Mpixel) su una pellicola di prima generazione a sensibilità medio bassa e formato 24x36 mm con ottiche sferiche (due diaframmi li chiudevo sempre) sono sovrabbondanti a catturare tutta la pur "fine" grana.
Clicca sulla foto per visualizzarla a piena risoluzione.
https://i.ibb.co/qFBbG2G/Diana-ritratto.png
Qualche anno dopo, con una volgare Canon 600D (sensore APS) e con lo Zenit HELIOS 58mm a F2,0 guarda la differenza.
https://i.ibb.co/BTGsknG/calzino3-1.png