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Citazione:
Originariamente scritto da cicognone
il salto di qualità lo fai sui diffusori, sull'ampli, sulla sorgente...
dei cavi...spesso la suggestione è forte...
ma se per questo...c'è anche chi crede agli UFO
:-)))
ecco appunto....
e che a volte si deve giustificare la folle e "inutile" spesa che uno fa per il cambio dei cavi!!!!
infatti i vari mercatini sono pieni di gente che rivende i cavi acquistati e pagati carissimo...dopo aver provato altri cavi meno costosi e con prestazioni simili.....di esempi c'e ne sono a iosa...:cool:
ciao
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Citazione:
Infine: rilancio una "classica" sfida. Nessuno sa distinguere fra 5 cavi "buoni" con sproporzioni di prezzo altissime (es. 50 euro - 3000 euro) in un ascolto alla cieca. C'è chi dice di poterlo fare, ma non l'ha mai dimostrato.
la gente si infuria proprio per questo...!!!!!
Citazione:
- La qualità dei cavi non è dimostrabile in laboratorio. Ci hanno provato (Audioreview), ma si è risoto tutto in una bolla di sapone.
"stranamente nn se ne parla piu'!!??:rolleyes: :confused:
che major house siano intervenute???:D :confused:
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purtroppo in laboratorio non si riesce a dimostrare neppure la superiorità sonica dell'elettroniche o dei diffusori
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Non sono d'accordo. Elettroniche e diffusori possono essere misurati in modo molto efficace. Il problema è che molto spesso i risultati strumentali non sono quelli che la dottrina audiofila si aspetta, oppure non suffragano le varie impressioni di ascolto (che sono però completamente soggettive).
Le misure di cui disponiamo sono in realtà abbondantemente superiori alla nostra capacità uditiva.
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Citazione:
Originariamente scritto da antani
Le misure di cui disponiamo sono in realtà abbondantemente superiori alla nostra capacità uditiva.
Questo è valido per quanto riguarda la risposta in frequenza, il contenuto di distorsione, la risposta ai transienti, la fase... e tutto quello che è attualmente misurabile.
-La ricostruzione della scena virtuale
-La profondità o larghezza della stessa
-Lo spazio tra uno strumentista e l'altro riempito di... vuoto!
-La credibilità del timbro di uno strumento
-La capacità di un diffusore di "sparire" (o della catena di far sparire il diffusore)
-...etc
-...etc
-Insomma, la capacità di emozionare, di trsportarti nell'evento riprodotto.
QUESTI parametri, non si è ancora trovato il modo di misurarli...
...e qualcuno dipende anche dai cavi.
Firmato: uno scettico che fino a che non l'ha provato sulla sua pelle.
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Quelli che citi sono tutti elementi molto sfumati, sui cui è assai facile confondersi, dato il particolare modo in cui funziona la nostra memoria uditiva.
Personalmente ho condotto molti test, in particolare sulla scena (che poi io considero il vero terreno di prova di un impianto decente). Le mie conclusioni sono:
1) l'uniformità della risposta in frequenza (e ovviamente del livello sonoro) dei canali destro e sinistro è fondamentale. A voler essere precisi esistono modi ancora più sofisticati che possono portare ad un buon risultato, mi riferisco ad una risposta in frequenza anche dissimile fra canali ma basata sull'inviluppo spettrale, come consente di fare l'ultima versione di DRC.
2) al di sotto della frequenza di Schroeder (che in un ambiente normale sta sui 200 Hz), l'acustica della stanza è dominata dalle onde stazionarie ed è estremamente variabile al variare della posizione di ascolto. Basta sedersi a distanza di pochi centimetri fra una sessione di ascolto e l'altra per avere percezioni differenti.
3) le prime riflessioni e il riverbero complessivo (misurabile con RT60) sono estremamente importanti. Difformità dei canali destro/sinistro, ad esempio dovuti alla conformazione asimmetrica della stanza, portano a seri problemi.
4) La spazialità tridimensionale degli strumenti, per quanto in apparenza facilmente percepibile, in realtà, al netto di macroscopiche differenze, è assai complessa da discernere a causa del particolare modo in cui percepiamo e memorizziamo i suoni. In alcuni test avrei giurato di poter distinguere dei particolari, mentre in realtà in un confronto "quasi" alla cieca, ho ottenuto risultati pressochè casuali.
In particolare l'ultimo punto mi sembra molto rilevante, e io stesso sono rimasto assai stupito dal alcuni esperimenti che ho condotto personalmente. Molto spesso mi sento dire: anche io ero scettico poi ho ascoltato. Io però ho fatto un passo oltre, e non solo ho ascoltato (pensando pure io di rilevare differenze) ma ho ascoltato in modo controllato, rendendomi conto di quanto sia facile rimanere ingannati dai nostri stessi sensi. Questo non significa che tutto quello che percepiamo non ha valore, o che siamo dei visionari, ma semplicemente non tutte le differenze che ascoltiamo corrispondono a differenze reali.
Per cui ribalto il suggerimento degli "ascoltoni" e dico: provate se non mi credete. Il problema che condurre simili test su se stessi è molto più noioso (e per certi versi seccante) che cambiare un cavo o comprare un nuovo amplificatore esoterico, per cui la mia è una "battaglia" persa in partenza, contro radicati pregiudizi audifili.
ps. niente di quello che ho scritto sopra è di mia concezione. Si tratta di cose perfettamente conosciute da chiunque abbia un approccio realistico all'audio, e suffragate da innumerevoli test empirici di ogni tipo, i cui risultati sono facilmente reperibili su internet.
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Citazione:
Originariamente scritto da fastfonz
-La ricostruzione della scena virtuale
-La profondità o larghezza della stessa
-Lo spazio tra uno strumentista e l'altro riempito di... vuoto!
Per "scena" suppongo tu intenda la posizione in cui si trovavano i vari strumenti al momento dell'incisione.
Però, salvo i casi di registrazioni dal vivo, in particolare di musica classica o gruppi jazz, in tutti gli altri tale "scena" non esiste, a volte non c'è neanche la contemporaneità temporale delle varie esecuzioni, anche nel caso di registrazioni in contemporanea i vari strumentisti sono sparsi in giro per lo studio, alcuni strumenti chiusi in box appositi per evitare i rientri nei microfoni non di pertinenza.
Il più delle volte la scena che ascoltiamo non è mai esistita.
Ciao
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qualche anno fa' mi e' capitato che la piastra di registrazione mi registrava male,in pratica il suono registrato si sentiva vibrato ,all'inizio pensavo fosse un problema di testina ma dopo svariati tentativi nulli ho provato a cambiare i cavi e' cosi' ho risolto il problema,ma ad esser sincero nonostante i cavi siano di qualita' superiore ai precedenti non ho notato pero' un cambiamento a livello di timbrica o quant'altro. PS. Non ho mai capito perche' quei cavi tutto d'un tratto hanno cominciato a leggere il segnale in quel modo
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Io la differenza tra cavo e cavo la sento eccome...e non credo di suggestionarmi. Certo ho sentito cavi entro i 200-300 euro...se poi tra questo e un cavo da 1000 senta la differenza non lo so, perchè non ho provato.
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Quoto quasi tutto quello detto da nordata e antani.
Io ho smesso di pensare ai cavi quando non ho sentito la differenza tra 26 m di cavo in rame ofc da 2,5 mm2 da 5 euro/m e 1,5 m di cavo da 4 mm2 in rame ofc e rivestito d'argento (così mi è stato detto) da 60 euro/m. Tra l'altro i 26 m li ho ottenuti giuntando due spezzoni da 13 m!
Sarà colpa delle mie orecchie o colpa dei cavi, fatto sta che io sono felice con i miei cavi da 2,5 mm2 in rame ofc da 5 euro/m.
Sono anch'io del parere che la psicologia conti parecchio e mi dispiace quando le persone si offendono se gli dici che forse alcune migliorie le sentono dal cervello e non dall'impianto.
Consiglio a tutti di provare su stessi l'umiliazione dell'ascolto in cieco.
Ciao.
P.S.: la prova con cavo da 26 m l'ho fatta apposta per esaltarne i difetti con la speranza di renderli udibili, cosa che non mi riusciva di fare con 13 m di cavo rispetto a 1,5 m: non ci sono riuscito lo stesso!
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Citazione:
Originariamente scritto da nordata
Per "scena" suppongo tu intenda la posizione in cui si trovavano i vari strumenti al momento dell'incisione.
Però, salvo i casi di registrazioni dal vivo, in particolare di musica classica o gruppi jazz, in tutti gli altri tale "scena" non esiste, a volte non c'è neanche la contemporaneità temporale delle varie esecuzioni, anche nel caso di registrazioni in contemporanea i vari strumentisti sono sparsi in giro per lo studio, alcuni strumenti chiusi in box appositi per evitare i rientri nei microfoni non di pertinenza.
Il più delle volte la scena che ascoltiamo non è mai esistita.
Ciao
Stiamo parlando di PROVE, quindi si presume che il disco ascoltato sia registrato in maniera controllata oltre che conosciuto fino all'ultima virgola da chi ascolta.
Almeno per quanto riguarda la scena.
Certo, è difficile parlare di queste cose ascoltando Laura Pausini & c. (non me ne voglia se legge questo forum), ma non mi ero neanche lontanamente sognato di fare prove di cavi con quel genere di musica.
Che poi la si voglia ascoltare o no, è un altro paio di maniche.
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Citazione:
Originariamente scritto da antani
Non sono d'accordo. Elettroniche e diffusori possono essere misurati in modo molto efficace. Il problema è che molto spesso i risultati strumentali non sono quelli che la dottrina audiofila si aspetta, oppure non suffragano le varie impressioni di ascolto (che sono però completamente soggettive).
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mi dai una misura capace di dire che ina ssoluto un prodotto è superiore di un altro e in base a quella decidiamo tutte le scelte?
Comunque quoto la risposta di fastfonz
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Citazione:
Originariamente scritto da chiaro_scuro
...Consiglio a tutti di provare su stessi l'umiliazione dell'ascolto in cieco...
Hai detto bene. Per certi versi l'ascolto in cieco può essere davvero umiliante, soprattutto per le persone che si basano molto sulla soggettività (e in ambito audio sono molte).
Eppure secondo me è l'unico modo per progredire veramente in campo audio. Se non si fa questo passaggio, si corre il rischio di passare la vita a cercare "quell'elettronica", "quel cavo" che ci da "più emozione". Non che sia necessariamente un male, per molto aspetti è divertente (chi è che non gode ad accarezzare il frontale finemente rifinito di un amplificatore artigianale :D ?), però si rimarrà confinati in un contesto di incertezza, di ambiguità.
Bisognerebbe scrivere un libro: "Lo Zen e l'arte di ascoltare musica" :D .
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Citazione:
Originariamente scritto da antonio leone
mi dai una misura capace di dire che ina ssoluto un prodotto è superiore di un altro...
Ma sono le solite, quelle che alcune (poche) riviste pubblicano. Come riferimento in questo ambito prendo Audio Review.
Bisogna però distinguere fra elettroniche e diffusori. Con le elettroniche (sorgenti, pre e finali), è molto più semplice, in quanto si tratta fondamentalmente di input/output di segnali elettrici.
Con i diffusori è estremamente difficile non misurare almeno una parte della funzione di trasferimento diffusori-ambiente. Per cui le misure anecoiche o psedo anecoiche non sempre indicano quanto il diffusore "piacerà" al pubblico. In questo senso Murace è un maestro. E anche il motivo per cui fra gli audiofili spopolano i bookshelf (meglio pochi bassi che bassi gonfiati dall'ambiente).
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Citazione:
Stiamo parlando di PROVE, quindi si presume che il disco ascoltato sia registrato in maniera controllata oltre che conosciuto fino all'ultima virgola da chi ascolta.
Almeno per quanto riguarda la scena.
Il problema resta sempre l'ambiente in cui ascolti i diffusori. Come puoi giudicare la qualità di riproduzione della scena se i diffusori li ascolti in un ambiente "domestico" insieme a tavolini, libri e bottiglie di liquori o in un negozio con altri 20 diffusori, 15 amplificatori, 8 tavolini in giro per l'ambiente spesso di forma irregolare?
Personalmente ho sempre trovato difficile immaginarmi una terza dimensione credibile anche su impianti importanti ed in ambienti abbastanza controllati. Ad essere sincero la maggior profondità riesco a trovarla solo con i diffusori da 20 euro del computer in ufficio che sono molto piccoli, molto distanti dalle pareti e molte vicino alle orecchie (parliamo di un triangolo di 1 m di lato e muri che si trovano a 3-4 metri). Il problema è che la profondità la sento sia con la musica classica ben registrata che con Laura Pausini registrata in studio!
Ciao.