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Per proiettare un'immagine elettronica su uno schermo esistono varie tecniche, ciascuna coi suoi vantaggi e svantaggi. Negli ultimi tempi, però, si sono andati affermando sempre più i dispositivi a riflessione (DMD, D-ILA, ecc.), che permettono di raggiungere un'elevata luminosità e un considerevole rapporto di contrasto (il rapporto di contrasto, in particolare, è sempre stato il punto debole della tecnologia a trasmissione con LCD tradizionali).
I sistemi SXRD (Silicon Crystal Reflective Display, la 'X' sta per 'Xtal', che è un'abbreviazione tecnica di 'Crystal') funzionano variando la polarizzazione della luce che colpisce ciascun pixel, in modo dal farla passare attraverso il sistema ottico e verso lo schermo, oppure rifletterla indietro verso la sorgente luminosa. Questa tecnologia è stata sviluppata dalla Sony come miglioramento della precedente generazione, denominata LCoS (Liquid Crystal on Silicon), ed è forse la più promettente attualmente in uso.
La luce monocromatica (si usano tre chip per ottenere l'immagine a colori, la descrizione che segue ne riguarda uno solo) opportunamente polarizzata passa attraverso un sottile strato di ossido di indio - stagno (ITO), utilizzato per schermare il dispositivo da cariche elettrostatiche esterne, poi attraverso uno strato di materiali inorganici e infine attraverso lo strato attivo vero e proprio fino ad arrivare alla superficie riflettente posteriore.
La presenza di una differenza di potenziale tra lo strato di materiali inorganici e la piastra collegata ai piloti a FET (Field Effect Transistor, transistor a effetto di campo) fa sì che i cristalli liquidi si dispongano in senso verticale, mentre, in assenza di cariche, i cristalli si dispongono in senso orizzontale. Per passare da uno stato all'altro servono circa 5 millisecondi.
.... "cut" .... si ha che la luce non polarizzata proveniente dalla sorgente viene riflessa dal polarizzatore a specchio semiriflettente verso l'SXRD; se quest'ultimo ne ruota la polarizzazione, il raggio che ne esce attraversa lo specchio e prosegue verso l'obiettivo. Altrimenti, il raggio viene nuovamente riflesso dallo specchio verso la sorgente luminosa. Ovviamente, tutto questo accade per ciascuno dei pixel. Non c'è quindi bisogno di un arresto ottico per assorbire la luce che non raggiunge lo schermo, come nel caso dei DMD. Così non solo non si deve raffreddare l'elemento che assorbe la luce, ma si riduce anche la quantità di luce diffusa all'interno del sistema ottico aumentando così il rapporto di contrasto fino a circa 4000:1.
Come per i proiettori a DMD, i semitoni sono ottenuti modulando i pixel con un'onda quadra a rapporto impulso-pausa variabile. In pratica, a seconda dell'intensità luminosa che si desidera ottenere da ciascun pixel, quest'ultimo viene attivato e disattivato molto rapidamente variando il rapporto tra il tempo in cui è “acceso” e quello in cui è “spento”. L'occhio umano, non riuscendo a seguire i singoli impulsi, fa una specie di somma dei singoli lampi e percepisce il punto come acceso costantemente ma con un valore di luminosità inferiore a quello massimo. E' lo stesso principio dei proiettori tradizionali a pellicola: l'occhio non distingue i 48 lampi di luce al secondo e percepisce uno schermo illuminato in modo costante.
Lo schema ottico completo prevede la consueta scomposizione della luce bianca nei tre primari della sintesi additiva (rosso, verde e blu) mediante specchi dicroici e la successiva ricomposizione dei fasci prima di inviare l'immagine all'obiettivo (l'obiettivo, non incluso nello schema, è a destra, mentre la sorgente luminosa è a sinistra):(vedi lo schema qui sopra)
La fonte è il forum di "proiezionisti.com"