Autocostruzione a tutto spiano
Un saluto a tutti.
E’ da diverso tempo che vi seguo e, pur non partecipando attivamente, vi leggo spesso per cercare di imparare quanto più possibile in campo audio-video dato che il vostro sito è una fonte inesauribile di insegnamenti.
Complimenti !
Ma veniamo al motivo per cui scrivo.
Approfittando dei lavori di ristrutturazione del mio appartamento, sono riuscito a convincere mia moglie ad allestire una piccola zona home-cinema nel salone di casa.
Fortunatamente anch’essa si è convinta che quando si arriva ad una certa età (io ho 50 anni suonati) la vita deve essere gustata in tutte le sue sfaccettature ed è inutile privarsi di apparecchiature che ti possono dare piccole gioie solo perché magari la loro presenza “stona” con l’arredamento di casa.
Tramite il vostro mercatino ho acquistato, come proiettore, il Mitsubishi HC 3000 mentre il lettore è un Marantz DV 9600, tutti e due con pochissime ore di vita.
L’amplificatore è (ancora per poco !) uno Yamaha RX-V 750 mentre le casse erano un sistema a tromba della Ciare costituito per i bassi dal kit BT01, per i medi dal kit MT 001 mentre per i gli alti utilizzava il tweteer Pu 470 caricato da una tromba simile alla PR 400 il tutto ispirato ad un kit apparso su Audio review più di 20 anni fa.
Come già avrete avuto modo di capire, un sistema di diffusori del genere, considerando la loro stazza, era assolutamente improponibile in qualsiasi appartamento né, tantomeno, avevo intenzione di usare alcune coppie di minidiffusori, ispirate alle Rogers, pure loro autocostruire, perché le ritenevo inadeguate all’uso che se ne doveva fare.
Di conseguenza c’era la necessità di un nuovo sistema di diffusori HT.
A questo punto avevo tre scelte:
La soluzione più economica era quella di recarsi nel centro commerciale più vicino e comprare una di quelle cose che il venditore di turno ti avrebbe cercato di propinare.
La seconda (molto meno economica) sarebbe stata quella di recarsi in un negozio professionale ed acquistare un impianto decente.
La terza, forse la più bislacca delle tre, era quella di preventivare una spesa sul migliaio di euro e rifugiarsi nell’autocostruzione.
Ovviamente la scelta dell’autocostruzione era quella più rischiosa perché può capitare che i risultati non siano quelli sperati, ma vuoi mettere il divertimento e la soddisfazione che ne deriva ??
Quindi autocostruzione a tutto spiano !
Cominciamo dal sub.
Anzi dai sub, perché ne sono due.
Innanzitutto bisogna premettere che non avevo intenzione di costruire un sub “estremo”, nel senso di cercare di scendere quanto più in basso possibile, ma un buon componente che mi permettesse di arrivare decentemente verso i 40 Hz. D’altra parte, mi sembra di averlo letto proprio sul vostro sito, in ambiente domestico non conviene scendere oltre certe frequenze perché i danni sono superiori agli eventuali benefici. Chiaramente il discorso cambia se si ha una stanza dedicata.
Tra i vari produttori di altoparlanti ho scelto Ciare sia perché ha un catalogo molto vasto sia per la reperibilità. Infatti il negozio è a 10 minuti da casa mia, è fornitissimo, mi pratica una buona scontistica ed inoltre mi permette di cambiare altoparlante nel caso cambiassi idea.
Tra gli ap della categoria professionale quello che mi ha attratto di più è stato il PW 331 (attualmente sostituito dal PW 332) dove vi era anche un kit dedicato (BR 011).
Per conoscere i parametri dell’altoparlante cliccare qui.
La ciare consiglia di montarlo in un box di 40 litri netti accordato a 37 Hz ma io dopo varie simulazioni fatte con Bass 30 ho preferito un volume di 45 litri con accordo a 40 Hz.
In effetti con questo tipo di allineamento si perde qualcosa sulle frequenze più estreme ma si guadagna in linearità.
Per le simulazioni mi sono fidato dei dati dichiarati dal costruttore, non avendo nessun tipo di strumentazione adatta a rilevarli.
Voglio sperare che non nascono problemi.
A questo punto, per conoscere il volume lordo di cui abbiamo bisogno, è necessario calcolare quello che occupa l’ap all’interno del box nonché quello del condotto di accordo più gli eventuali rinforzi.
Nel nostro caso, ho assoggettato l’altoparlante ad un tronco di cono dove la base maggiore corrisponde alla sua circonferenza al netto della flangia, la base minore è il magnete mentre per altezza consideriamo la sua profondità diminuita dello spessore del legno.
Quindi la base maggiore ha un diametro di 282 mm, la base minore 220 mm mentre l’altezza 108 mm (146 – 38).
Praticamente, risparmiandovi i calcoli, posso dirvi che, con buona approssimazione, il nostro oggetto occupa all’interno della cassa un volume di circa 5 lt.
Passiamo al condotto.
Il mobile poteva essere accordato sia con i classici tubi in pvc di uso frequente, sia con un condotto rettangolare costruito in mdf. Io, nonostante la prima ipotesi sembri essere quella acusticamente più corretta, ho optato per la seconda.
I motivi di questa scelta derivano principalmente dal fatto che, considerando le pressioni in gioco, la costruzione all’interno del box di un condotto per tutta la sua larghezza mi avrebbe enormemente aiutato ad irrobustire il mobile.
La posizione dell’apertura reflex si trova sul pannello frontale, non molto lontano, ma ad una distanza di sicurezza dal bordo dell’altoparlante per evitare possibili interazioni tra radiazione anteriore e posteriore del cono.
Inoltre essa è, quanto più possibile, vicina al pavimento, mentre la sua sezione corrisponde ad almeno 1/3 della superficie dell’altoparlante.
Questo, oltre che essere in ossequio al fatto che è buona norma evitare aperture troppo piccole, deriva anche da motivi di ordine “psicoacustici” che possono essere approfonditi qui.
Quindi, considerando che il mobile ha una larghezza interna di 350 mm, ho deciso per una sezione 350 x 45 che si avvicina di molto al nostro scopo.
Infatti se andiamo a confrontare la superficie della bocca di uscita del condotto (350 x 45 = 15.750), con quella dell’altoparlante (3.14 x 125^2 = 49.062), otteniamo quasi alla perfezione il rapporto di 1 a 3 che abbiamo considerato come ipotesi di progetto.
Una volta stabilita l’area del condotto, adesso bisogna conoscerne la lunghezza.
Per questo scopo ho utilizzato la formula descritta a pag. 140 nel libro Bass reflex di Vappiani.
L = ((30.069 x A/(Vb x Fb^2)) – (0,823 x radice quadrata di A)
Secondo i miei calcoli il condotto dovrebbe essere lungo circa 554 mm.
Adesso che ne abbiamo conosciuto tutte le misure, possiamo ricavare il volume che esso va ad occupare all’interno del box.
Dovrebbe aggirarsi sui 7,7 lt. netti, ma sommandoli a quelli dello spessore dei pannelli, otteniamo un ingombro di circa 10 lt.
Di conseguenza il volume della cassa deve essere incrementato di circa 15 lt.
Quindi :
45 (volume netto) + 5 (volume altoparlante) + 10 (volume del condotto reflex) = 60
Il nostro sub deve avere un volume interno di circa 60 litri.