Citazione:
Originariamente inviato da 10baggio
Tratta da Bresciaoggi
Caro Trapattoni, io non sono suo amico, ma credo di capire (che non vuol dire affatto condividere) il suo stato d'animo, tra infastidito e rabbioso, diciamo pure l'avversione sorda e velenosa che le viene su dai precordi nei confronti di questo Baggio che, a un'età in cui di solito si appendono le scarpe al chiodo, è lì testardo e pervicace a inventare prodezze da fuoriclasse.
Prodezze per renderle grama la vita, mettendole contro l'Italia che da sempre lo vuole in nazionale, mentre lei, piuttosto che acconsentire, si tufferebbe in una vasca infestata dai piranha, lasciandosi dilaniare e spolpare.
Neanche le ignominie del Mondiale d'Estremo Oriente le hanno fatto cambiare opinione, con quell'Italietta scalcagnata e bolsa che, partita con clangori di trombe e l'ambizione di fare sfracelli, è riuscita a battere il solo Equador e a pareggiare con il Messico, soccombendo con la Croazia, per poi essere spedita a casa dalla Corea, e fortuna che l'arbitro Moreno, loffio, certo, ma a voler guardare non più di noi, ha finito per essere l'alibi del fallimento.
E' difficile dimenticare che, per non chiamare Baggio e non creare, parole sue, turbative all'ambiente, lei si è portato Di Livio, il suo «orecchio» nello spogliatoio, un Maldini mezzo rotto, e s'è visto, il Coco che nel Barça faceva la riserva, qualcuno che si sapeva non avrebbe mai giocato, se non in caso di epidemia perniciosa, mentre Baggio aveva bruciato i tempi del recupero, senza che in lei nascesse neanche un'ombra di dubbio, una riflessione sulla sua utilità, lui, più fresco a più amato di tutti (ma forse questo era il vero problema) ma che non doveva fare ombra ai suoi «cocchi», e non s'è reso conto di avergli fatto un regalo enorme, perché Baggio restando a casa il suo Mondiale lo aveva già vinto, mentre lei si condannava a doverlo vincere davvero.
Come siano andate le cose, tra Giappone e Corea, ho già detto. Lei è passato come una salamandra nel fuoco: per convinzione (?) o per disperazione il Palazzo l'ha confermata, dopo che, per non aver centrato il massimo obiettivo - mica per essere stata l'Italia eliminata negli ottavi - erano stati sollevati dall'incarico i Vicini (terzo e mai sconfitto nei tempi regolamentari a Italia 90), i Sacchi (secondo ai rigori in Usa), i Maldini e gli Zoff. Lei no, mandato a casa da una riserva del Perugia, è restato in sella. Non si è dimesso, pur toccando con mano la disistima di molti. E poi, via, la miseria di quella conferenza stampa, dopo le due settimane di silenzio, nella quale ammise di aver sbagliato qualcosa, di non aver cioè invertito contro la Corea le posizioni di Panucci e di Coco. Tutto qui, con i presenti a guardarla straniti e increduli, mentre lei difendeva in blocco le sue scelte, gli uomini e il modulo, e neanche un cenno all'acqua santa, alle bottiglie prese a calci, ai pugni alle vetrate, insomma un disastro su tutta la linea. E gliela raccomado la compattezza del gruppo (che Baggio poteva turbare), quando è saltato il coperchio alla pentola e si è visto che bel groviglio di vipere c'era dietro la facciata.
Non starò qui a ripercorrere il cammino postmondiale e l'avventura, da poco iniziata, degli Europei: abbiamo spezzato le reni all'Arzebaijan, pareggiato con la Jugoslavia e perso in Galles, senza mostrare un gioco e acchiappando un paio di golletti che oggi si attribuiscono a Del Piero ma una volta, prima che lo decidessero i soloni della Fifa, sarebbero andati nel tabellino come autoreti fortunose e stop. Nel frattempo, quello scassapalle, per lei, di Robi Baggio è tornato ai migliori livelli e la gente, diciamo gli autoconvocati di ogni contrada del Bel Paese e lo schieramento dei media, hanno rilanciato la crociata per il Codino in nazionale, almeno per l'incontro amichevole con il Portogallo. E sa di cosa si nutre quest'illusione collettiva, per quanto la sua idea di foot-ball è invece sparagnina e pragmatica fino al cinismo? Perché Robi è il calcio fantasioso e spettacolare, di altissimo stile e di giocate che incantano. Solo in Italia - ha scritto qualcuno - si può considerare un problema e una difficoltà chi sa giocare al calcio e lo sta dimostrando nel Brescia e per il Brescia, in una squadra di provincia in cui si ha l'onore delle citazioni e della cronaca solo se si fanno cose straordinarie.
Io credo che lei dovrebbe dare a Baggio questa soddisfazione. So che lui ci tiene molto ma sono anche convinto - lo dico senza giri di parole - che lei lo chiamerà solo se costretto da chi le paga lo stipendio. Sa che cosa mi auguro? Che se lei lo convoca, Baggio abbia in sè tanta forza da dirle di no, lasciandola a bollire nel suo brodo, con i suoi amati «campioni» che purtroppo in nazionale scadono spesso a brocchi. Termino regalandole un pensiero di Aldo Agroppi, che non è facile agli elogi: «Sono contrario alla clonazione umana ma per Baggio potrei fare un'eccezione, uno strappo alla regola. Sì, perché lui è il calcio fatto persona, un fuoriclasse autentico che ha avuto la sfortuna di capitare con qualche allenatore cervellone, che non lo ha capito fino in fondo. Sono felice perché Baggio è nato e sono triste perché prima o poi smetterà di giocare». La saluto.
Giorgio Sbaraini (giornalista-opinionista)
Pensiero personale: trapattoni povero fallito... dai le dimissioni se sei un uomo, ma non credo che tu abbia le palle per farlo, imbecille incompetente.
:mad:
da Juventino, almeno per motivi di gratitudine, non dovrei dirlo, ma anche io spero che l'italia ce le prenda di santa ragione...finchè ci sarà lui al comando , non andiamo da nessuna parte...