Ritorno ai floorstanders (IL Diva 660)
Ciao forumers,
quest'anno ero deciso a fare un upgrade del mio impianto e ho provveduto, intanto a dare una sistemata più "umana" alla collocazione in ambiente dei diffusori e del sub (finalmente un giusto triangolo equilatero) e poi ho provveduto a sostituire le B&W 685 S2 (troppo harsh e col basso troppo monocorde) con le più performanti, meno harsh e col basso più definito Dynaudio Emit M20.
Purtroppo non tutti i progetti vanno in porto correttamente e, le Emit, si sono rivelate ancora più harsh e faticose delle B&W (o quantomeno a pari merito), con un dettaglio perfino maggiore e una caratteristica di estrema schizzinosità circa la qualità delle registrazioni (più che altro circa il bilanciamento delle registrazioni, alcune che risultano piene e godibili e altre che risultano secche, sottili ed inascoltabili).
Così, dopo tanti ripensamenti (ed attese di finire il "rodaggio" delle stesse) ho deciso di tornare ai floorstanders nel mio ambiente 4,5x4,5 con ai lati dei diffusori pannelli fonoassorbeni da un lato, libreria dall'altro.
La mia precedente esperienza con i diffusori da pavimenti fu disastrosa (Tesi 560) con un suono estremamente inscatolato e con una risoluzione pari a zero. Per trovare conforto e piacere in un diffusore da pavimento devo andare indietro nel tempo alle ESB CDX.
Ho pensato di giocarmi la "prima carta" con Indiana Line, scelta controcorrente e poco alla moda, lo so. Data la natura neutrale del mio dac, data la natura tendente al brillante del mio ampli, le Diva 660 potrebbero darmi un equilibrio e una minore fatica di ascolto che è ciò che cerco oggi.
La scelta era tra loro, il modello più piccolo (Diva 650) e le Dynaudio M30. Ho scelto le 660 perchè hanno un "vero" medio rispetto alle M30, perchè sembrano più "complete" e perchè hanno il reflex alla base (che mi incurisosisce).
Voi cosa ne pensate?