Raccolta dei BIG DATA: ritardo culturale dei giornalisti italiani
Il caso Facebook, che tecnicamente è stata vittima di un furto di dati da parte di una azienda europea, ha messo in fibrillazione i giornalisti dei canali televisivi che - non si sa se per ignoranza o malafede - stanno facendo a gara a chi la spara più grossa.
Mi colpisce in particolare:
>la totale ignoranza sul prelievo di dati fatto dai costruttori di TV smart, devo supporre che nessun giornalista ne abbia uno visto che la autorizzazione a prelevare dati (esempio: la tal sera guardavo Sanremo o un dibattito politico? Ho cambiato canale quando è apparso il tal politico?) viene richiesta fin dalla prima accensione
>la virulenza delle accuse a Facebook, quando è evidente che il colpevole del furto è Cambridge Analytica, una azienda della UE
>la confusione tra dati ceduti e dati rubati
>la insinuazione di un collegamento tra il furto di dati e l' incapsulamento dell'utente internet in una "gabbia " (rabbit hole(*)) di notizie false atte ad orientarne il voto in periodo elettorale ed a condizionarne la visione politica
Specie quest'ultima insinuazione manifesta la distanza siderale tra giornalisti e rete: chiudere l'utente in un rabbit hole presuppone la volontà fraudolenta di Google (non certo dei social) ed avrebbe successo con un utente utilizzasse google aggiornarsi su temi politicamente sensibili. Cosa che ad oggi non succede, la primaria fonte di informazione anche sul web sono i siti dei giornali in carta stampata e, diciamocelo francamente, i primi a volerci chiudere in un rabbit hole sono quelli.
Basti pensare al motto "una notizia smentita è una notizia data due volte" per capire come le possibilità di manipolazione legalmente ed eticamente ritenute "accettabili" dalla stampa tradizionale sono molto più ampie di quelle della rete.
(*) https://www.urbandictionary.com/defi...0rabbit%20hole