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Pagina 1 - Introduzione Elephants dream è un cortometraggio realizzato in CG che risalta agli occhi degli appassionati per diversi motivi. E' stato realizzato - con qualche piccola eccezione che esamineremo nelle prossime pagine - con software freeware, programmi cioè distribuiti in modo totalmente gratuito. Lo scopo principale di questa operazione era quello di dimostrare l'assoluta validità del software freeware rispetto ai diretti concorrenti "professionali" a pagamento, con particolare attenzione al motore di modellazione e rendering Blender. Proseguendo sulla scia del concetto freeware si è arrivati all'open source: tutte quello che è stato realizzato per il cortometraggio infatti è stato rilasciato secondo quanto indicato dalle licenze Creative Commons, create nel 2002 dall'omonima società americana (creativecommons.org). Progetti, ambienti, suoni, musiche e sceneggiatura sono disponibili liberamente sul sito internet di Elephants Dream (orange.blender.org). Gli stessi contenuti, presentati con una qualità video eccezionale, sono stati rilasciati per il mercato home video in vari modi, soprattutto in forma di download completamente gratuito, disponibile sul sito ufficiale del progetto a varie risoluzioni, formati e bitrate.. Elephants Dream è anche il primo HD-DVD distribuito in Europa e in questo formato è disponibile con qualità nettamente più elevata rispetto alla migliore versione 1080p disponibile in download. Pagina 2 - Open source: si parte! Il progetto è stato annunciato per la prima volta nel Maggio del 2005 da Ton Roosendaal, presidente della Blender Foundation, con il titolo di Orange Project, mentre il titolo iniziale del cortometraggio era Machina. L'intero progetto è stato finanziato dalla Blender Foundation insieme con l'Istituto di Arti Multimediali dell'Olanda. I fondi sono stati reperiti anche con la prevendita del DVD, mentre per l'hardware necessario la produzione si è rivolta alla Bowie State University, che ha messo a disposizione lo Xseed Supercomputer basato su macchine Apple Xserve G5 con sistema operativo Mac OS X Tiger, uno dei due software proprietari. L'altro era Reaktor, un software modulare della Native Instruments scelto per la gestione dell'audio attraverso la creazione di strumenti, campionatori e sintetizzatori. Il team di sviluppo ha lavorato intensamente per otto mesi, utilizzando software freeware come The GIMP (fotoritocco), GNOME e KDE (desktop environment), Inkscape (disegno vettoriale) e Python (linguaggio di programmazione multi-paradigma). Ma il principale artefice di Elephants dream è stato sicuramente Blender, un software di modellazione, animazione e rendering... naturalmente open source. Sul sito ufficiale blender.org è possibile scaricare l'ultima versione del programma, giunto ormai alla release 2.42. Per i più interessati inoltre nella sezione download ricordiamo anche la documentazione, il codice sorgente oltre ad una raccolta di script scritti in Python. Prima di proseguire con la recensione del corto, ecco quindi un dovuto omaggio al software Blender. Pagina 3 - Uno sguardo su Blender Il programma inizialmente fu creato dallo studio di animazione olandese NeoGeo, ma l'importante sviluppo venne apportato a partire dal 1998 da Ton Roosendaal - autore principale - e dalla NaN (Not a Number Technologies), società che distribuì in modo freeware il software. Tutto questo fino al 2002, anno che segnò la bancarotta della società e la decisione di distribuire il software secondo le regole di licenza GNU General Public License. Quest'ultimo passaggio si rese possibile solo dopo il versamento di 100.000 euro ai debitori, racimolati dal creatore di Blender Roosendaal attraverso un'intensa campagna di raccolta fondi. L'open source, iniziato il 7 Settembre 2002, aprì a Blender una nuova giovinezza. Tante furono le proposte e le funzioni scritte dai programmatori di tutto il mondo, che sono state raccolta nelle varie versioni pubblicate. Attualmente è disponibile la 2.42, rilasciata il 15 Luglio di questo anno. Rispetto ai diretti concorrenti a pagamento, Blender si distingue senza dubbio per la leggerezza: i tredici mega di spazio infatti non richiedono alcuna installazione. Sono presenti una discreta varietà di primitive, con mesh poligonali, NURBS, metaball e oggetti vettoriali che rappresentano il punto di partenza per una sana modellazione. Per quanto riguarda l'animazione, i tecnici ritrovano le armature, i sistemi particellari e i deformatori, gestiti attraverso l'utilizzo di fotogrammi chiave. Il motore di rendering interno utilizza un raytracer integrato nel software, ma è in grado anche di sfruttare le potenzialità di YafRay, un potente raytracer open source.
Punto debole del software è una documentazione mai aggiornata e spesso lacunosa, figlia del rapido sviluppo di Blender dovuto alle possibilità dell'open source. Inoltre un'interfaccia poco user-friendly spaventa spesso i piccoli grafici 3D in erba, che cercano un'alternativa ai più costosi concorrenti come Maya, 3d Studio o Cinema 4D. Rispetto a questi programmi inoltre, Blender soffre di un sistema di animazione non lineare spesso impreciso. Nel 2004 questo programma è stato utilizzato dai tecnici che lavoravano alla pre-visualizzazione di Spider-man 2 per costruire uno storyboard animato che contenesse sceneggiatura e movimenti di macchina da presa. Uno strumento sempre più utile per il team tecnico che lavora su un film, che consente di correggere in anticipo eventuali problemi nella produzione. Pagina 4 - La sceneggiatura e i protagonisti
Dopo questa breve panoramica sui software utilizzati passiamo all'analisi del film, partendo come di consueto dalla sceneggiatura. In questo caso preferiamo essere sinceri e diretti: abbiamo capito veramente poco. Il corto ha per protagonisti Proog, un vecchio consapevole dalla potenza e della perfezione delle macchine, e Emo, un giovane affascinato ma scettico che segue il suo amico in questa avventura. Si inizia con un breve prologo, che mostra Proog in ansia per Emo. Successivamente veniamo catapultati in un mondo astratto, una sorta di canyon che si estende all'interno di un enorme quadro di commutazione telefonico. I due protagonisti devono necessariamente scansare i pericolosi - e giganteschi - cavi del centralino, che volano a grande velocità sulle loro teste. Ci si avventura quindi all'interno, in un enorme paesaggio pieno di prese telefoniche e cavi con elettricità, attraverso i quali riecheggiano anche bisbigli rubati alle telefonate. Il viaggio continua in maniera non lineare, con dialoghi in luoghi chiusi popolati da strani macchinari, voli in ascensore, corse nel vuoto sui tasti di una macchina da scrivere (una delle scene più belle), fino all'epilogo finale realizzato in una stanza dalle pareti mobili. I dialoghi, molto brevi, non aiutano nella comprensione della trama, ad esclusione di un paio di discorsi di Proog che spiega ad Emo i pericoli che si celano dietro un innocuo telefono o nei richiami olografici di vecchi proiettori. I due protagonisti, ben modellizzati, soffrono di texture e shader poco incisivi e poveri di dettagli, come dimostrato dalla pelle e dai vestiti. Per fortuna le espressioni facciali sono decisamente migliori e presentano nei primi piani personaggi abbastanza convincenti e sufficientemente credibili. Pagina 5 - La regia, l'illuminazione e gli ambienti
Un plauso alla regia, che con piccoli accorgimenti realizza decisamente un buon lavoro. Campi stretti e lunghi si alternano spesso, indispensabili per descrivere l'ambiente astratto nel quale i protagonisti si ritrovano. Diversi movimenti della macchina da presa donano nello stesso tempo dinamicità alla scena e voglia per lo spettatore di capire maggiormente quello che sta accadendo a Proog e Emo. A completare il lavoro anche alcuni cambi di messa a fuoco ed un efficace effetto di distorsione nell'ambiente finale, che anticipa di fatto il colpo di scena che chiude il cortometraggio. Nutriamo invece qualche dubbio per l'illuminazione realizzata, estremamente carica di un effetto glow che spesso crea qualche fastidio nella visione. Illuminare ambienti complessi come quelli realizzati per il corto, ha inoltre costretto gli addetti a selezionare le fonti di luce che generano ombra. Durante la visione non sempre siamo stati d'accordo con le scelte fatte che, in ogni caso, documentano un lavoro interessante e abbastanza ricercato. Estremamente affascinati gli ambienti creati. Ben studiati, offrono delle buone texture e una solidità - coadiuvata da eccellenti effetti sonori - molto verosimile. Come esempi citiamo il complesso quadro di commutazione telefonico iniziale, l'originale scena della corsa e il viaggio dell'ascensore a velocità elevata. La particolarità degli ambienti è stata inoltre sottolineata anche dalla presenza di diverse macchine che fanno da contorno ai protagonisti, come gli uccelli e la divertente macchina da scrivere. Pagina 6 - L'animazione e la colonna sonora Decisamente criticabile l'animazione dei protagonisti, che ha sicuramente sofferto uno dei limiti principali di Blender. Il team principale di sviluppo del software ha dovuto infatti lavorare intensamente - diverse settimane prima della partenza del progetto Orange - sulla gestione delle bones, che prima della versione 2.40 era ridotto al minimo. Questo però non è bastato a rendere fluidi e accettabili i movimenti dei protagonisti che, specialmente per le gambe, soffrono di estrema meccanicità e molto poca verosimiglianza. Un lavoro migliore è stato effettuato per l'animazione restante, con i vari macchinari che non destano particolari critiche durante le scene, come si nota nella sequenza dedicata all'ascensore.
La colonna sonora del film, scaricabile gratuitamente dal sito ufficiale, è stata composta e prodotta da Jan Morgenstern, al suo debutto cinematografico. Lo score complessivo, della durata circa nove minuti, è formato da sette tracce che ben accompagnano tutto il corto. Molte le similitudini con l'inconfondibile timbro di Danny Elfman, il compositore californiano che da sempre musica i capolavori di Tim Burton. Archi sulle basse ottave e strumenti a percussione creano il giusto ritmo denso di mistero, accattivandosi lo spettatore con relativa semplicità. Ecco la tracklist completa: 1. The Wires Pagina 7 - Considerazioni tecniche
Il corto, dal punto di vista artistico, segna sicuramente un esperimento coraggioso portato a termine con un buon livello. Davvero peccato per le lacune evidenziate nell'animazione dei personaggi, che risaltano agli occhi almeno quanto le stupende scenografie realizzate. Consideriamo inoltre l'assoluto fascino dell'open source: vi basterà montare Blender sulla vostra macchina, scaricare i file di produzione o acquistare l'edizione "open DVD" e potrete provare a sistemare i difetti del corto, modificare la trama o variare qualsiasi cosa vogliate. Tutto nella più completa legalità.
L'edizione in formato HD-DVD è curata in ogni minimo particolare in modo da sfruttare tutti i nuovi strumenti permessi dal nuovo formato HD-DVD che non si limitano all'elevata qualità video e alla risoluzione di 1920x1080 punti. Il video è presente sia con compressione MPEG2 che in quella H.264, sia ad alta definizione (1920x1080 punti) sia a definizione standard (720x480 punti) ed è anche possibile confrontare le immagini alle due risoluzioni contemporaneamente, side-by-side, anche se l'immagine 480p viene comunque ricampionata.
Il menu interattivo, grazie alle possibilità del nuovo formato HD-DVD, può essere richiamato in ogni momento senza dover arrestare la visione.Oltre al salto di scena è possibile attivare uno dei quattro commenti speciali, il testo della sceneggiatura e il "making of". Questi ultimi due contenuti puossono essere visualizzati contemporaneamente al film, perfettamente sincronizzati. Il "making of" viene visualizzato con il sistema del picture in picture in cui è possibile alternare dimensione e posizione della finestra. Pagina 8 - Qualità audiovideo e conclusioni
Dal punto di vista video, la qualità dell'edizione in formato HD-DVD è così elevata da candidare il cortometraggio a vero e proprio disco test per l'analisi della qualità dei vari display e proiettori a piena risoluzione HD. Il disco è stato riprodotta utilizzando come sorgente il lettore HD-DVD Toshiba A1 (edizione americana) collegato sia ad un videoproiettore DLP BenQ W10000, sia ad un monitor CRT da 21" con l'interposizione dell'ottimo convertitore HDMI-RGB Black-Box. Il tutte le condizioni, il contenuto permette di analizzare dettaglio e contrasto grazie ad un gamma nativo piuttosto elevato che comunque non nasconde i particolari sulle basse luci. In particolare, è la ricchezza di dettagli e la totale assenza di artefatti delle texture della "scenografia" a rendere questa edizione un vero e proprio disco test per la verifica della capacità risolutiva di videoproiettori e display. Il disco, come tutti i contenuti di tipo "anime" o "CG" è certamente meno utile per la verifica dei colori e del bilanciamento del bianco. L'audio multicanale, controllato attraverso un sintoamplificatore Pioneer e un sistema di altoparlanti Klipsh RF35-RC35-RS35, è piuttosto interessante, ricco di effetti sonori ma sicuramente non all'altezza del video. Se siete i fortunati possessori di un lettore in formato HD-DVD vi consigliamo di non lasciarvi scappare questo cortometraggio. Altrimenti, vi consigliamo di visitare il sito ufficiale del progetto per scaricare il film nel miglior formato possibile, in attesa di poter assaggiare la versione HD-DVD. Link al sito ufficiale: www.elephantsdream.org |
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