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Munich
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Alessio Tambone - 15 Settembre 2006
“Steven Spielberg ricostruisce una delle pagine più nere del conflitto tra israeliani e palestinesi. Il commando Settembre Nero alle Olimpiadi di Monaco '72 e la risposta segreta con l'Operazione Ira di Dio. In DVD arriva Munich”
Pagina 1 - Introduzione

Nel 1972 i Giochi Olimpici estivi che si dovevano tenere a Monaco (Germania Ovest) erano stati soprannominati “le Olimpiadi della Pace e della Gioia”. Dovevano rafforzare quel barlume di clima distensivo che si stava cercando di costruire attraverso diversi canali di confronto internazionali. I Giochi erano iniziati nel migliore dei modi, con la ginnasta Olga Korbut (nasceva in quel momento il salto mortale all'indietro alle parallele asimmetriche) e il nuotatore Mark Spitz (in quella edizione stabilì il record per il maggior numero di medaglie d'oro vinte da un atleta in una Olimpiade: sette!) che avevano appassionato il pubblico con le loro incredibili prestazioni.


Un frame delle reali riprese del '72, con l'inquadratura di uno dei fedayin palestinesi

Ma quel clima non era destinato a durare per tutta la competizione. Il commando di estremisti palestinesi Settembre Nero riuscì a penetrare all’interno del villaggio olimpico e uccise due membri della squadra israeliana, prendendone altri nove in ostaggio. Nelle ventuno ore successive tutto il mondo seguì con il fiato sospeso il destino di quella orribile vicenda, che si concluse purtroppo con il massacro di tutti i prigionieri.

Steven Spielberg nel suo nuovo film Munich parte da questa vicenda e ci racconta la violenta risposta israeliana all’attentato, che si perse nella spirale di violenza che purtroppo, ancora oggi, associamo al binomio Israele-Palestina. Il commando scelto portò avanti l’Operazione Ira di Dio, un vero e proprio piano di assassinio ideato dal Mossad.

Pagina 2 - La risposta israeliana

Nei piani dei fedayin (trad. uomini per il sacrificio) reclutati nei campi profughi della Giordania, del Libano e della Siria c’era lo scambio degli ostaggi israeliani con 234 detenuti palestinesi e con i due leader terroristici tedeschi Ulrike Meinhof e Andreas Baader. Il tutto avrebbe dovuto portare all’attenzione del mondo la causa palestinese.


Il primo ministro israeliano Golda Meir sulla copertina del Time (19 Settembre 1969)

Ma la scelta del governo israeliano, rappresentato dal primo ministro Golda Meir, di rifiutare qualsiasi tipo di negoziato e lo stop burocratico dell’azione di una squadra militare israeliana in territorio tedesco fecero precipitare rapidamente la situazione. A nulla servirono inoltre i disperati tentativi di intervento della polizia tedesca, che sfociarono nella confusa sparatoria finale nella quale rimasero uccisi gli ostaggi, cinque rapitori ed un poliziotto tedesco.

Gli eventi accaduti nei giorni seguenti furono davvero discutibili. Mentre i Giochi continuavano, per cercare un ritorno alla normalità, i tre fedayin catturati dalla polizia tedesca furono rilasciati in seguito alla richiesta del gruppo di dirottatori di un volo della Lufthansa. Israele rispose ufficialmente all’attacco quattro giorni dopo, con il bombardamento aereo delle basi dell’Olp situate in Siria e Libano.

Questa però non fu l’unica azione effettuata dal governo. L’istituzione dell’Operazione Ira di Dio portò alla formazione di un piccolo commando di specialisti, che girarono gli Stati europei e mediorientali alla ricerca di undici sospetti operativi del gruppo palestinese Settembre Nero.


Yariv Aharon nel 1972 era a capo dell'Army Intelligence israeliana

Questa contestabile operazione non è stata mai confermata ufficialmente né dal governo israeliano né dal Mossad. Ma recentemente, grazie a diversi libri e documentari che spiegavano con l’ausilio di alcune fonti interne tempi e modalità dell’Operazione Ira di Dio, i due ex generali israeliani Aharon Yariv e Zvi Zamir hanno riconosciuto l’esistenza del commando rispettivamente in un documentario della BBC (1993) e in un’intervista a 60 Minutes (2001).

Pagina 3 - L’adattamento per il grande schermo


Avner abbandonerà la moglie incinta per partecipare all'Operazione Ira di Dio

Protagonista della vicenda è Avner (Eric Bana, Troy), giovane ufficiale del Mossad che viene contattato dall’ufficiale Ephraim (Geoffrey Rush, Tu chiamami Peter) per partecipare alla missione “patriottica” di vendetta per i morti dei Giochi Olimpici. Avner, abbandonata la moglie incinta, diventa capo del piccolo commando in giro per diversi Stati. Da Francoforte a Roma, da Parigi a Cipro, toccando Beirut, Ginevra e Londra: l’obiettivo è eliminare fisicamente gli undici della lista fornita dal Mossad.

A far parte del commando ci sono altri quattro specialisti di diversa nazionalità: il sudafricano Steve (Daniel Craig, The Jacket), autista dei mezzi utilizzati per le fughe; l’ebreo tedesco Hans (Hanns Zischler, Camminando sull'acqua), falsificatore di documenti; Carl (Ciaran Hinds, Il fantasma dell'Opera), il cui compito è quello di cancellare tutte le tracce al termine del lavoro; il belga Robert (Mathieu Kassovitz, regista di Gothika e di I fiumi di porpora), ex fabbricante di giocattoli ora esperto di esplosivi.


Il protagonista Avner contattato dai servizi segreti israeliani

Inizialmente tutto fila liscio, con il gruppo che acquista sempre più dimestichezza con il procedere della missione. Ma il conflitto tra la sete di giustizia e la moralità delle azioni comincia ad intaccare la rigida disciplina del gruppo, che inizia a chiedersi se, alla fine, tutta questa violenza serva effettivamente a qualcosa.

Pagina 4 - La sceneggiatura

Munich non parla della missione Ira di Dio, ma degli uomini che vi fecero parte. Si potrebbe sintetizzare in questo modo lo script realizzato per la pellicola. Era infatti in questa direzione che Spielberg, d’accordo con il resto della produzione, si voleva muovere. Per questo inizialmente è stato affidato a Eric Roth (premio Oscar come Miglior sceneggiatura non originale con Forrest Gump) il compito di realizzare una bozza dello script ispirata al libro Vengeance (trad. Vendetta) del giornalista canadese George Jonas.


Il libro Vendetta di George Jonas, edito in Italia da Rizzoli

Successivamente la bozza è stata passata al drammaturgo Tony Kushner, vincitore del premio Pulitzer , alla sua prima esperienza per il grande schermo. Kushner ha cercato così di inserire il fattore psicologico della vicenda, andando a plasmare i personaggi della storia smascherandoli sul piano umano. Come biglietto da visita si è fatto riferimento alla sua piece teatrale Angels in America, che prevedeva un’analisi a più livelli - sociale, politico, sessuale, razziale e religioso - delle difficoltà incontrate dagli States al termine del XX secolo.

Buono il lavoro fatto da questi due sceneggiatori, che sicuramente non avevano un compito facile. Molti i riferimenti – anche solo delle piccole citazioni – alle reali tragiche ore di Monaco ’72, come si può notare confrontando i fatti di cronaca reale presentati nelle prime due pagine di questo articolo con il film visto in sala. La presenza di alcuni dialoghi interessanti suscita inoltre qualche considerazione nello spettatore, che diventa parte attiva e non più passiva del film. C’è da sottolineare comunque che lo script, candidato all’Oscar come Migliore sceneggiatura non originale, a volte sembra parteggiare il versante israeliano, specialmente nella prima parte, omettendo importanti episodi della vita politica israeliana di quei tempi.


A sinistra lo sceneggiatore Tony Kushner, a destra la produttrice Kathleen Kennedy

Grande importanza è stata data alla scelta del titolo. Il film è infatti ne è rimasto per molto tempo senza, fino a quando Kushner non ha trovato la giusta soluzione con Munich: “Mi piace la sua semplicità perché questo è un film che comincia con un fatto storico compiuto e poi mostra che non c’è assolutamente niente di semplice in ciò che è accaduto e che tutte le certezze che sembrano circondarlo possono essere messe in dubbio.”

Pagina 5 - La regia e il montaggio

Notevole il lavoro svolto da Spielberg dietro la macchina da presa, che questa volta si è davvero esaltato, offrendo una delle sue migliori performance registiche. Con grande libertà di movimento ha deciso di esplorare ogni zona circostante gli attori sul set, sfruttando il riflesso di ogni superficie possibile (finestrini, carrozzerie, ecc…) come parte integrante della ripresa. Ogni movimento è stato studiato nei minimi dettagli, con incorniciature, pianisequenza e carrellate che rendono ogni scena dinamica e coinvolgente.


In primo piano Spielberg sul set di Munich

Dinamicità e coinvolgimento che sono dati anche dall’uso sapiente dello zoom, che nella migliore tradizione del cinema anni '70 introduce le scene in maniera molto particolare, permettendo allo spettatore un coinvolgimento ancora più marcato. Buona la realizzazione delle riprese iniziali nel villaggio olimpico e la scelta di mostrare delle scene crude, senza alcuna astrazione, come già sperimentato dal regista per l'ottimo Salvate il soldato Ryan.

Giudizio positivo anche per il montaggio di Michael Kahn, storico collaboratore di Spielberg, vincitore di tre Oscar con I predatori dell'arca perduta, Schindler’s List - La lista di Schindler e Salvate il soldato Ryan. L'unico appunto da fare è una certa lentezza nel montaggio della scena finale dove Avner viene scosso dai flashback dell'attentato mentre fa l'amore con la moglie. Un maggiore velocità, con sequenze più brevi per fornire un ritmo più serrato, magari avrebbe reso la scena ancora più ricca dal punto di vista cinematografico.

Pagina 6 - La fotografia

Come direttore della fotografia troviamo il primo storico collaboratore di Spielberg: Janusz Kaminski, vincitore di due Oscar per la Miglior fotografia con Schindler’s List - La lista di Schindler e Salvate il soldato Ryan. Il suo apporto al film è iniziato molto tempo prima rispetto alla partenza delle riprese. L’artista polacco ha infatti effettuato nel 2004 a Parigi una serie di esperimenti con vari schermi di colori, con obiettivi, filtri, luci e procedimenti chimici diversi, per ideare la giusta chiave visiva del film.


Molto curata la fotografia del premio Oscar Janusz Kaminski

Suddividendo il film dal punto di vista geografico ritroviamo otto Paesi coinvolti. Ognuno ha una tavolozza di colori ben precisa, che esalta l’individualità del singolo Stato, anche se alla fine la maggior parte del film è stata girata in Ungheria e a Malta. Il Medio Oriente ha così colori più caldi, mentre i paesi europei come Francoforte, Roma, Parigi e Londra si differenziano per colori meno saturi e quindi più freddi. Ancora, Atene ha una forte dominante di blu mentre la tavolozza dei colori di Cipro vira decisamente verso le tonalità più calde del giallo.

Anche la luce è stata coinvolta da questo processo di personalizzazione visiva. L’apporto quasi positivo intravisto durante le prime fasi di formazione del commando varia, grazie ad un processo foto-chimico, nel corso del film, rilasciando immagini più dure, piene di ombra, che riflettono i conflitti interiori dei personaggi.

Per i frequenti flashback Kaminski e Spielberg hanno deciso invece di utilizzare il procedimento conosciuto come “skip bleach” (trad. sbiancamento), che rende le immagini più granulose e ruvide, con colori molto saturi. “Lo ‘sbiancamento’ è particolarmente efficace in questo film perché spezza e si interseca con i toni più rosei di un’illuminazione e di un’ambientazione standard.” ha dichiarato il regista. “Ti dice che stai andando da un’altra parte, dentro la mente di Avner e indietro nel passato.”

Pagina 7 - Note casting e attori protagonisti


Il gran numero di set differenti ha portato ad un aumento insolito per Spielberg di comparse e figuranti

In questo film ci sono circa 200 ruoli - molto diversi tra loro - che vanno dal primo ministro israeliano a diversi agenti segreti sparsi nel mondo. L’informazione è confermata dallo stesso Spielberg, che evidenzia anche la grande attenzione che è stata data durante la fase del casting.

“Ci sono più ruoli che parlano qui, di quanti io ne abbia mai avuti in un film, incluso Prova a prendermi. Avendo così tanti personaggi in una storia complessa che copre un paio di anni e numerosi Paesi, era molto importante per me che anche il personaggio più marginale fosse interessante come quello centrale.”

La responsabile del casting Jay (Orgoglio e pregiudizio) ha girato L’Europa e il Medio Oriente e, con l’ausilio di società di casting locali, ha scovato attori da decine di paesi sparsi per tutto il mondo: Algeria, Egitto, Grecia, Iraq, Iran, Israele, Giordania, Libano, Marocco, Siria, Tunisia, Yemen, Albania, Austria, Francia, Germania, Polonia, Romania, Spagna, Svezia, Regno Unito, USA, Canada, Giappone, Malta e Ungheria. Un vero e proprio esercito cosmopolita, che ha ben restituito le diversità dei personaggi presenti nella pellicola.


Ottima la prova di Eric Bana, in questa scena con Gila Almagor che interpreta sua madre

Ottima la prova dei cinque attori che formano il commando dell’Operazione Ira di Dio, giunti da cinque paesi diversi, con Eric Bana che merita una menzione speciale per il suo Avner, colpito da una interessante evoluzione psicologica molto ben recitata.

Pagina 8 - Gli attori non protagonisti


A sinistra Eric Bana (Avner) e a destra Goffrey Rush (Ephraim)

Degna di nota anche la performance del premio Oscar Goffrey Rush, che interpreta l’ufficiale Ephraim. Inizialmente il suo personaggio doveva essere interpretato da Ben Kingsley (Oliver Twist). Rush è stato molto attratto dalla sfumatura psicologica dello script di Tony Kushner e ha partecipato attivamente alla realizzazione del profilo del suo personaggio in diversi modi. Spielberg ha suggerito di togliersi i capelli dalla fronte, mentre per la dizione ha lavorato in sinergia con la responsabile Barbara Berkery. Dopo aver studiato i servizi televisivi riguardanti Menachem Begin, primo ministro israeliano dal 1977 al 1983, Rush ha girato molto armato di registratore. “Nello specifico, volevo incontrare qualcuno di circa ottant’anni che avesse un background polacco-israeliano” ha dichiarato. “Volevo sentire i toni distintivi di una voce del genere.”

Debutto sul grande schermo internazionale per l’attrice israeliana Ayelet Zurer nel ruolo di Daphna, la giovane moglie del protagonista Avner. Buona la prova della Zurer, fresca vincitrice del premio come Miglior attrice dell’Israeli Film Academy, del Jerusalem Film Festival e del Haifa Critics per la sua interpretazione nel film di Savi Gabizon Nina’s Tragedies. Dal suo punto di vista l’interpretazione è stata fortemente autobiografica, dato che ha iniziato le riprese solo un mese dopo aver messo al mondo il proprio figlio.


Esordio internazionale per l'emergente attrice israeliana Ayelet Zurer

Un legame diverso lega invece Guri Weinberg alla pellicola. Guri è figlio di Moshe Weinberg, ex campione israeliano di lotta libera e arbitro di incontri, massacrato a Monaco quando suo figlio aveva compiuto solo un mese di vita. A 33 anni, la stessa età del padre al tempo dell’assassinio, Guri ha avuto l’opportunità di interpretare suo padre e di rendergli memoria.

“Interpretare mio padre mi ha fatto provare un grande rispetto per quello che lui ha vissuto veramente. Ha rafforzato i miei sentimenti e le mie emozioni, perché non ho mai avuto un rapporto con lui. Il film mi ha dato finalmente la possibilità di avere un rapporto con lui.”

Pagina 9 - La scenografia

Munich è stato girato esclusivamente in esterni e ha richiesto la costruzione di 120 set. Lo scenografo premio Oscar Rick Carter (La guerra dei mondi) ha lavorato quasi esclusivamente a Malta ed in Ungheria. La piccola isola ha fornito le location per le scene ambientate nel Mediterraneo, mentre l’Ungheria è stata utilizzata come sfondo per le città nordeuropee.

“Malta è un miscuglio di culture dove abbiamo potuto trovare in alcuni punti delle aree che sembravano luoghi dell’Europa meridionale e, in altri, zone che sembrano Israele o Beirut” ha spiegato Carter. “Ci ha infatti dato la possibilità di dividere il film, dal punto di vista visivo, tra l’aspetto dei paesaggi caldi e soleggiati del Sud e quello completamente diverso delle località Nord-europee.”


Alcune case private di Malta sono state utilizzate come set. Nella foto l'appartamento di Golda Meir

La produzione ha sfruttato molti luoghi reali dell’isola, dopo averli debitamente trasformati. I dintorni dello storico Forte Riscoli (XVII secolo) sono stati utilizzati per ricreare un campo profughi palestinese fuori Betlemme; una piazza di La Valletta, la capitale di Malta, è divenuta il bar di Roma visibile nella pellicola (si intravede però la statua della Regina Vittoria); un bacino di carenaggio è stato utilizzato per la Beirut cosmopolita degli anni ’70. Anche alcune case private sono state inserite nell’elenco delle location, dato che hanno “interpretato” altrettanti appartamenti visti nel film, tra cui l’appartamento che Avner divide con la moglie, la casa del padre di Avner, l’appartamento di Golda Meir e la villa in Spagna in cui Avner e Steve cercano Salameh.


Spielberg a colloquio con gli attori

Dopo aver effettuato le riprese a Malta la produzione si è trasferita a Budapest, capitale dell’Ungheria, dove i tecnici hanno ricreato le strade di Londra, un boulevard di Parigi, la capanna nelle campagne del Belgio e la casa galleggiante di Hoorn. La città ha fornito anche la giusta atmosfera alla pellicola, come confermato dallo stesso scenografo.

“La storia è ambientata negli anni ’70, un’era ancora post seconda guerra mondiale in cui c’era molta più sporcizia e polvere nelle strade di Parigi e di Londra. Budapest sta vivendo ora il suo periodo post-comunismo e, per questo, presenta molte similitudini con un Paese dell’Europa occidentale che ancora, nei primi anni ’70, stava uscendo dalla guerra. A Budapest abbiamo trovato il look di 30 anni fa.”

Pagina 10 - Costumi

Impegnativo il lavoro della costumista Joanna Johnston, buona collaboratrice di Steven Spielberg e del suo collega Robert Zemeckis. La Johnston ha all'attivo le trilogie di Indiana Jones, di Ritorno al futuro e i premiati Salvate il soldato Ryan e Forrest Gump, oltre a vantare il design del celebre abito di Jessica Rabbit in Chi ha incastrato Roger Rabbit?.Lavoro impegnativo dicevamo, vista la grande quantità di personaggi secondari presenti nella pellicola, affiancati dall'importanza centrale del commando di cinque elementi israeliano. All'interno del commando ogni protagonista ha un modo di vestire diverso, che trasmette le sensazioni e i modi di fare del personaggio. Più complesso invece l'abbigliamento di Avner, che cambia in simbiosi con il cambio psicologico del protagonista interpretato da Eric Bana.


La metamorfosi del protagonista Avner è visibile anche con la variazione del suo guardaroba

"Ognuno di loro ha il suo carattere” dice la Johnston. “Carl, che è ordinato, lucido e pratico indossa pantaloni con la riga ben stirati, colori dolci e porta i capelli lisci e con la riga da una parte; ha un aspetto rispettabile e non lo perde mai. Robert, che è un tipo più poetico, artistico e sensibile, indossa colori caldi con motivi e tessuti morbidi e ha un look più arruffato. Hans è il più vecchio del gruppo ed è un antiquario, per questo ha uno stile più demodè e tradizionale. Steve è il più ‘cool’ del gruppo, segue la moda ed è molto attento e sexy nel vestire con giacche di pelle e camicie attillate. Il punto di riferimento di Spielberg per lui è stato Steve McQueen.”

Pagina 11 - L'edizione home video

Passiamo ora alle considerazioni sulla qualità dell'edizione per l'home video, distribuita in Italia dalla Universal. L'edizione italiana, a differenza di quella americana, contiene un solo disco DVD nella classica confezione amaray. Partendo dal package, notiamo subito l'assenza di un qualsiasi opuscolo interno, che impoverisce notevolmente il DVD, già in difficoltà estetica a causa di una stampa scarna. Le cose non migliorano se andiamo ad analizzare gli extra, che si riducono ad una breve introduzione al film dello stesso Steven Spielberg e ad un breve documentario di dieci minuti circa dedicato al casting.


Grafico del bitrate, con valore medio di 5.96 Mb/sec
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Tiriamo invece un sospiro di sollievo per la qualità audio/video, dopo la brutta esperienza avuta con La guerra dei mondi. Il versante video restituisce il film in 2.35:1 anamorfico con una qualità migliore di quella vista in sala a Febbraio. Un bitrate di 5.96 Mb/sec valorizza la granulosità tipica anni '70 che pregna il film, dando pochissimi problemi di definizione. Buona anche la resa cromatica, che sposa le varie colorazioni scelte da Kaminski.


Alcuni fotogrammi analizzati con il vettorscopio di Abobe Premiere
- click per ingrandire -

Giudizio positivo anche per la sezione audio, che propone due tracce Dolby Digital 5.1 in italiano e inglese. Abbiamo registrato un uso soddisfacente dei canali frontali, spesso utilizzati contemporaneamente per la colonna sonora e i dialoghi, che si sono avvalsi di quelli posteriori nel corso di alcune scene concitate. Su tutte segnaliamo la sparatoria a Beirut. Il canale LFE si è distinto invece soprattutto nel corso degli slow motion e in alcune esplosioni. Strepitosa quella nell’hotel, che con la sua enorme potenza rischia di coinvolgere anche il protagonista. Davvero un bel botto...

Pagina 12 - La colonna sonora

Come di consueto a musicare il film di Spielberg ci ha pensato John Williams, che ha portato a casa questa volta due nomination agli Oscar nella categoria Miglior colonna sonora per il lavoro fatto proprio con Munich e con Memorie di una geisha. Davvero notevole il lavoro effettuato che, anche se con qualche tentennamento nella parte centrale, rappresenta uno score di tutto rispetto.

Diversi i temi utilizzati. Si parte con quello di Munich 1972, diviso concettualmente in due parti. La struggente parte cantata interpretata da Lisbeth Scott lascia infatti il posto ad una riflessione prettamente strumentale che utilizza in ampia parte archi, pianoforte e percussioni. Il tema è ripreso in Remembering Munich e, con diversi arrangiamenti, nel corso della pellicola. Il secondo tema è quello di Avner, proposto anche con una chitarra classica solista in Avner's theme.

L'apice dello score è toccato con Hatikvah (The Hope), uno stupendo arrangiamento dell'inno nazionale israeliano, che con l'ausilio dei soli archi e qualche piccola incursione di flauto, cattura l'attenzione dello spettatore e dell'ascoltatore. Il resto delle composizioni accompagnano bene l'intero film, agendo soprattutto sull'incontro tra gli archi e le ottave più basse del pianoforte, ma non rimangono molto impresse nella memoria al termine della visione. Chiude la tracklist End credits che, come prassi, ripresenta i vari temi del film in un arrangiamento globale di circa quattro minuti.

1. Munich, 1972
2. The Attack at Olympic Village
3. Hatikvah (The Hope)
4. Remembering Munich
5. Letter Bombs
6. A Prayer for Peace
7. Bearing the Burden
8. Avner and Daphna
9. The Tarmac at Munich
10. Avner's Theme
11. Stalking Carl
12. Bonding
13. Encounter in London and Bomb Malfunctions
14. Discovering Hans
15. The Raid in Tarifa
16. Thoughts of Home
17. Hiding the Family
18. End Credits

Pagina 13 - La scheda del film

Titolo: Munich
Titolo originale: Munich
Data di uscita: 27/01/2006
Durata: 160'
Paese: USA
Audio: DTS-ES, Dolby Digital EX, SDDS
Genere: Drammatico, thriller, storico
Produzione: Universal Pictures, DremWorks Skg., Amblin Entertainment, AtlantismCommunications
Distribuzione: UIP
Regia: Steven Spielberg
Tratto da: libro"Vendetta" di George Jonas
Sceneggiatura: Tony Kushner, Eric Roth
Attori principali: Eric Bana. Daniel Craig, Geoffrey Rush, Mathieu Kassovitz, Hanns Zischler, Ciaran Hinds, Mathieu Amalric, Michael Lonsdale, Ayelet Zurer, Gila Almagor, Moritz Bleibtreu
Fotografia: Janusz Kaminski
Musiche: John Williams
Montaggio: Michael Kahn
Scenografia: Rick Carter
Costumi: Joanna Johnston
Effetti speciali: Industrial Light & Magic (IL&M)
Sito internet ufficiale: www.munichmovie.com
Sito internet italiano
: www.uip.it/munich