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Hungry hearts
Hungry hearts
CineMan - 26 Giugno 2015
“Dal regista de “La solitudine dei numeri primi” un drammatico racconto di amore e morte. Distribuzione del disco firmata 01 Rai Cinema”
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Mina (Alba Rohrwacher) è un'italiana che lavora a New York, Jude (Adam Driver) un giovane ingegnere americano. Casualmente bloccati all'interno del bagno di un ristorante i due si conoscono, incontro che ne folgora i cuori portandoli al matrimonio. Il piacevole ménage non è purtroppo destinato a durare quando prima giunge il trasferimento dell'ufficio di Mina, che Jude non accetta di buon grado, poi la notizia che lei è incinta.

Gravidanza per nulla cercata che nel giro di breve tempo intacca la fragile psiche, ulteriormente scossa quando apprende da una chiromante che il nascituro è un 'indaco', bambino con presunte doti speciali o addirittura soprannaturali, ragion per cui Mina compie ogni possibile sforzo per preservarlo dal mondo esterno.

Segrega il piccolo in casa, lo protegge da quasi ogni ordine di cibo impedendone di conseguenza la crescita naturale mettendo in allarme il padre, che per proteggere il figlio dalla mente sempre più disturbata della consorte ne forza a malincuore la separazione scatenando drammatici e irreversibili eventi.

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Tratto dal romanzo autobiografico “Il bambino indaco” di Marco Franzoso ambientato a Padova (ma il regista Saverio Costanzo decise per la meglio conosciuta New York, più nelle corde della sua visione del racconto), budget attorno ai settecentomila euro con cui sarebbe stato difficile girare un film in (lontane) epoche economicamente più favorevoli.

Una sorta di miracolo quantomeno dal punto di vista produttivo arrivando a girare di nascosto nella metropolitana newyorchese (per le cui riprese sono ufficialmente richiesti qualcosa come duecentocinquantamila euro al giorno) come ricordato dallo stesso Costanzo.

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L'opera pone l'accento sull'implosione psichica di una neo-madre disturbata anzitempo, afflitta da incubi ricorrenti che scivola inesorabilmente in un magma di elucubrazioni mentali dal retrogusto new-age.

Racconto claustrofobico di una mente prigioniera dei suoi credo, visivamente alimentato dall'esasperazione dei grandangoli (in)volontariamente indotti da reali spazi angusti, che provoca emozione almeno nella prima parte virando in nero per poi scadere in banali quanto confusi elementi melodrammatici. Bravi i due interpreti principali, entrambi Coppa Volpi alla Mostra del Cinema di Venezia.

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Qualità video

BD-25, codifica video AVC/MPEG-4, aspect ratio 1.66:1 (1920x1080/24p), il film occupa 15,7 Gb. Girato interamente analogico 16mm (Aaton XTR, Arriflex 16 SR3, fonte IMDB, ndr) l'opera presenta la classica grana indotta riscontrabile ovunque anche se le inquadrature meno luminose risultano le più complesse occludendo ulteriormente il senso di profondità di campo.

Colori mediamente vivaci, buoni gli incarnati, anche i neri risultano mediamente convincenti, tutti inevitabilmente influenzati, così come contrasto e luminosità, dalla cinematografia di Fabio Cianchetti (“La tigre e la neve”, “Go Go Tales”, “Terraferma”).

Analisi del bitrate
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Qualità audio

Dignitoso l'ascolto per la traccia DTS-HD Master Audio 5.1 canali in italiano (core @1509 kbps) che offre una certa presenza per il fronte anteriore ma flebili quanto poco confortanti elementi per la sezione rear eccetto poche sequenze per le strade e l'accompagnamento musicale per la natura stessa dell'opera.

Da ascoltare l'LPCM 2.0 canali originale inglese (48 kHz/16 bit) onde entrare in maggiore simbiosi col racconto dal momento che gli attori hanno recitato in tale lingua con brevi incursioni in italiano.

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Extra (HD)

Purtroppo solo il trailer italiano.

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La pagella secondo CineMan

Film  6 
Authoring  6 
Video  8 
Audio ITA  8 
Audio V.O.  8 
Extra  5