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Pagina 1 - Berliner Philarmoniker e Chailly
Finalmente in Blu-ray Disc i “Pini di Roma" di Respighi, una partitura di straordinario effetto sonoro che culmina con il lungo crescendo de “I Pini della Via Appia”, croce e delizia di ogni audiofilo. Ne sono protagonisti la Filarmonica di Berlino condotta dal direttore italiano Riccardo Chailly. Ma non finisce qui. Il titolo dell'album è il suggestivo “Fellini, Jazz & CO”, ad indicare una serata all'insegna del jazz sinfonico con la “Jazz Suite” di Shostakovich e le italianissime partiture di Nino Rota tratte dal film “La Strada”. Il concerto documenta la serata del 2011 di Waldbuhne, il mitico spazio all'aperto in cui i Berliner offrono un concerto ad un pubblico vastissimo, con programmi godibili anche da parte dei non specialisti ma sempre di alto profilo musicale. Prima ancora che la possente orchestra dei Berliner e dell’eccellente lavoro di concertazione svolto dal nostro Riccardo Chailly, protagonista di questo Blu Ray è proprio il pubblico berlinese, che affolla questo evento con grande senso di coinvolgimento. Che una serata dedicata alla musica classica possa richiamare un pubblico da stadio sarebbe impensabile nel nostro Paese. Non così in Germania, dove si vedono tanti giovani e intere famiglie a partecipare al tradizionale concerto che la Filarmonica offre alla città. E’ una tradizione importante che negli ultimi anni è stata puntualmente documentata in video. Orchestra eccellente in ogni sezione, con una regia che sa condurre per mano l'ascoltatore attraverso queste dense partiture. So bene che per prima cosa andrete a visionare proprio il grandioso finale dei Pini di Roma. L'ho fatto anche io e non mi aspetto nulla di diverso. Potrete allora cogliere l'essenza della ricca partitura di Respighi, con suggestive inquadratura riservate al timpanista, che “conduce” il ritmo di questo brano e che verso il finale suona davvero a tutta forza, con effetto visivo di grande suggestione cui fa da complemento la buona ripresa audio, priva di disturbi nonostante l'evento “live” e per di più all'aperto. Quando c'è da lasciarsi andare Chailly sa come esaltare lo smalto esteriore e brillante di questa pagina, ma l'occasione di una bellissima serata musicale berlinese è troppo ghiotta e sembra che tutti si divertano (compreso, come ovvio, il mitico timpanista, come vorrei essere stato al suo posto). Il bis conclusivo è “Berliner Luft”, brano immancabile nelle serate estive di Waldbuhne che celebra il cielo berlinese (non sempre azzurro in verità), con la partecipazione corale del pubblico e la grande soddisfazione di questi musicisti che anche in un'occasione “leggera” non fanno mancare la qualità artistica delle occasioni più nobili. Da ascoltare quando i vicini non sono in casa, a tutto volume, per far davvero “cantare” il vostro impianto. Pagina 2 - Barenboim e i concerti per piano di Liszt
Nelle recenti dimostrazioni di musica in video, sia all’auditorium che in alcuni negozi di alta fedeltà (Cherubini a Roma e HiFi Natali a Monsummano), uno dei titoli più apprezzati dal pubblico è stato quello con i due concerti per pianoforte di Liszt eseguiti da Barenboim. Si tratta di pezzi possenti in cui il solista si ritaglia un ruolo di assoluto protagonista, pagine che esigono un controllo totale della tastiera, tecnica sicura e un pizzico di spavalderia che indubbiamente lo stesso Liszt possedeva. Le cronache raccontano che le donne presenti ai suoi concerti si azzuffassero per raccogliere il fazzoletto che Liszt lanciava con effetto verso il pubblico (probabilmente anche sudaticcio, ma forse questa faveca parte del gioco). Sono concerti virtuosi scritti da un pianista per se stesso, pezzi da “dimostrazione” che ora come allora impressionano il pubblico per il virtuosismo richiesto. Barenboim dimostra di saperli affrontare non soltanto con piena consapevolezza tecnica, ma con un cantabile senso della frase che si fa apprezzare anche dopo diversi ascolti. Il solista è ben supportato dalla Staatskapelle di Berlino (la “seconda” orchestra berlinese”) condotta con efficacia da un Pierre Boulez dalla sguardo quanto mai imperturbabile. Il grande direttore francese tradizionalmente non è uno che mette a nudo le proprie emozioni. Dalle immagini il suo sembrerebbe un approccio freddo o distaccato, ma sappiamo che non è così. Lo dimostra (semmai ce ne fosse bisogno), la sua lettura de l’Idillio di Sigfrido, che come un prezioso intermezzo separa i due concerti, reso con archi espressivi ed un timbro lussureggiante da parte di questa eccellente formazione. Tecnicamente aggiornata la ripresa video, che offre immagini di grande nitore ma soprattutto una regia in grado di seguire lo sviluppo delle frasi principali con opportuna attenzione al pianista, che domina questo “racconto sonoro”. Di straordinaria efficacia, anche per la piena comprensione delle possenti sonorità del pianoforte, le sezioni in cui (primo concerto) Barenboim “affonda” le mani nella tastiera a tutta forza nell’ottava più bassa del grande Steinway, un pezzo memorabile nella ormai ricca discografia di musica in video e che tutti dovrebbero vedere per comprendere la potenzialità sonora di questo strumento. Un altro spunto di grande suggestione sta nel secondo concerto, in cui il triangolo si ritaglia un ruolo quasi da solista e viene posto in primo piano di fronte all’orchestra. Suono ed immagini ancora una volta si completano nel dare un senso di ampio coinvolgimento. Pagina 3 - Gergiev e lo Schiaccianoci
La forza commerciale del Blu-ray Disc è stata sin da subito nella diffusione che hanno imposto a questo supporto le grandi case cinematografiche. A differenza del SACD, destinato all’oscurità mediatica di chi è dedicato solo all’audio (ma le cose potrebbero cambiare con la sempre maggiore diffusione di lettori multistandard di alta qualità), il BD reca con se il marchio della vera “Alta Definizione”, consentendo ai possessori di schermi e proiettori “HD” di godere sino in fondo delle possibilità della tecnologia. La musica per il balletto “Lo Schiaccianoci” vede Tchaikovsky all’apice dell’attività creativa. Il soggetto fiabesco esalta la creatività del musicista che si appassiona al racconto di Hoffmann “Schiaccianoci e Re dei Topi”, rivisto nella edulcorata versione francese di Alexandre Dumas padre. Il linguaggio musicale è maturo, ma al tempo stesso leggero e raffinato, l’orchestrazione vivace dai colori sempre cangianti. Nella celebre “Danza della Fata Confetto” viene per la prima volta usata la celesta (da poco inventata), ma nelle parti più energiche la voce nobile degli ottoni è chiamata decisamente in gioco. Gergiev aveva già consegnato al disco una energica lettura dello Schiaccianoci, versione integrale in un solo CD Philips. La tensione non viene meno in questa esecuzione tarata per il balletto. Tempi appena più distesi rispetto alla versione solo audio (che non ha l'esigenza della coreografia), ma la incisiva concertazione di Gergiev non conosce momenti di debolezza. Questo interprete negli ultimi venti anni anni ha fatto conoscere al mondo il “sound” del Kirov (ora Mariinsky) di San Pietroburgo e contribuito più di ogni altro a diffondere il grande repertorio sinfonico e operistico del mondo russo-sovietico. Dall’orchestra può ottenere quello che vuole. Il pianissimo più impalpabile, l’accordo più lancinante sugli ottoni, il controllo totale della gamma dinamica, la capacità di “stringere” un ritmo sempre più intenso. Il quadro sonoro è arricchito in modo sublime dalle immagini, fondamentali proprio con il balletto. Di grande livello il dettaglio, la luminosità e la saturazione dei colori. La produzione del regista Mikhail Shemiakin offre una versione più matura e per certi aspetti “adulta” dello Schiaccianoci tradizionale, con atmosfere talvolta cupe cui contrasta la ricca paletta di colore dei costumi, appassionanti e surreali al tempo stesso. Buone le prime parti di Leonid Sarafanov e Irina Golub, notevole l’insieme del balletto di San Pietroburgo, che offre uno standard non certo comparabile alle tante (e spesso fiacche) versioni natalizie di questo grande classico. Resa sonora densa e naturale, che offre tutto il possibile dettaglio alle diverse sezioni strumentali. Il multicanale rende in modo naturale l’ambienza della sala, i (lievi) rumori di scena e quelli del pubblico, si esalta la potenza dinamica dell’orchestra che Gergiev sa spingere al calor bianco. |
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