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Shoot-out: Sonus Faber Cremona Auditor M
Shoot-out: Sonus Faber Cremona Auditor M
Redazione - 31 Maggio 2013
“Le Sonus Faber Cremona M Auditor fanno ricorso a componenti di livello molto elevato, a lavorazioni del cabinet molto sofisticate e a filtri crossover di basso ordine..”
Pagina 1 - Introduzione e caratteristiche

Sonus Faber credo sia conosciuta a qualunque appassionato di alta fedeltà, sia in Italia che nel resto del mondo. La storia parte da lontano, da quando i diffusori italiani erano rappresentati da pochi marchi ultra tecnologici, che venivano quasi sempre pubblicizzati con immagini di camere anecoiche o di strumentazione Bruel&Kjaer, quando non veniva messo in bella evidenza anche il “solito”, immancabile e costosissimo computer. Franco Serblin iniziò in quel periodo a proporre diffusori che sembravano essere l’esatto contrario: estetica mozzafiato, cura estrema per le prestazioni musicali e niente strumentazione. E fu un successo di proporzioni così grandi che probabilmente lasciò meravigliato lo stesso Serblin.

Col tempo sono venuti nuovi progetti, sempre molto accattivanti e costruiti alla perfezione, con un disegno ricercato e leggero e con una prestazione sonora sempre di gran classe. Poi Franco Serblin è uscito ed andato via dalla stessa azienda che aveva fondato ma questa ha continuato a produrre diffusori bellissimi e musicali. Qualche parametro di progetto è cambiato perché sono cambiati gli altoparlanti e le tecnologie disponibili, ma molto, quasi tutto in vero, rappresenta ancora oggi il pensiero del fondatore.


A sinistra le Cremona M Auditor; più a destra le Elipsa Auditor, con simili componenti

Come sempre Sonus Faber fa ricorso a componenti di livello molto elevato, a lavorazioni del cabinet molto sofisticate ed a filtri crossover di basso ordine. Questi vengono definiti dal costruttore come “non resonant” non tanto per una diversità tecnica, quanto per una caratteristica squisitamente musicale. Il modello Auditor, oggetto del nostro test, fa parte della serie Cremona M, disponibile anche in in finitura "grafite", che si compone di altri tre elementi: il sistema da pavimento Cremona M, il canale centrale Cremona M Center e il sub amplificato Cremona M Sub.

Caratteristiche dichiarate

Tipo: diffusore da stand in bass reflex
Risposta in frequenza: 50Hz - 30 kHz
Sensibilità: 88 dB 2,83/1m
Impedenza nominale: 4 Ohm
Woofer: 150 mm in fibra
Tweeter: 25 mm ring radiator
Frequenza di incrocio: 2500 Hz primo ordine
Connettori: una coppia
Dimensioni: 202 x 353 x 365 mm (L x A x P)
Peso: 9,2 kg
Matricola n. 1933
Prezzo: 3.730 IVA inclusa la coppia

Costruttore: Sonus Faber S.p.a., Via Antonio Meucci, 10 - 36057 Arcugnano (VI)

Distributore: MPI Electronic - Via De Amicis 10/12 - 20100 Cornaredo (Mi) - Tel 02/93.64.195

Pagina 2 - Componenti e costruzione

La forma caratteristica di queste Auditor M e di altri diffusori di Arcugnano è dovuta al restringimento notevole della parete posteriore, con le pareti laterali ovviamente curvate. Questo disegno trova una sua ragion d’essere nel non avere, alla fine, delle pareti laterali parallele, dove il suono può rimbalzare allegramente, creando colorazioni indesiderate e risonanze. Indubbiamente l’effetto estetico è notevole, ma alla fine della fiera questo è il motivo tecnico che potrebbe migliorare le prestazioni sonore. Il tutto funziona ovviamente quando la lunghezza d’onda della frequenza emessa è coerente con le dimensioni stesse del diffusore, ferme restando le possibili alterazioni dovute a quelle pareti che non sono parallele, come quella superiore e quella inferiore. Il pannello frontale di colore nero è ricoperto di un sottile strato di pelle e sembra emergere dalle pareti laterali color legno. Questa scelta estetica di indubbio effetto se da un lato costituisce un richiamo elegante, dall’altro mette in cantiere una serie di diffrazioni che cadono ampiamente nella banda operativa del midwoofer, caratterizzato appunto da una pendenza molto blanda all’aumentare della frequenza.

Rimuovendo le cinque viti dalla filettatura rada possiamo rimuovere il midwoofer dalla sua sede e mettere il naso all’interno del box. Il pannello frontale è spesso un paio di centimetri e reca sul lato posteriore delle ampie feritoie che evitano risonanze localizzate alle frequenze medie. Il woofer è saldato direttamente ai cavi provenienti dal crossover, con una sezione del filo di conduttore ben adeguata. Il woofer è uno Scan-Speak della serie Revelator, modificato nella realizzazione della membrana, realizzata in cellulosa rigida ma addizionata di fibre naturali di legno. A detta del costruttore ciò serve ad irrigidire maggiormente la membrana aumentando nello stesso tempo lo smorzamento interno, una caratteristica fondamentale se si intende adottare un filtro crossover dalla pendenza molto blanda. La cuffia parapolvere è rigida e rovesciata. Per ottenere un minimo di sensibilità si è adottata una ridotta massa mobile e per una frequenza di risonanza ragionevolmente bassa l’unica soluzione sensata da adottare è quella di aumentare in maniera abbastanza decisa la cedevolezza, che da un lato fa aumentare il volume necessario ad un accordo reflex e dall’altro, a parità di segnale ai morsetti, fa aumentare l’escursione a bassa frequenza, un particolare da valutare attentamente se si vuole ottenere un minimo di tenuta in potenza. Il disegno del complesso magnetico estremamente lineare fino alle massime escursioni dovrebbe consentire tuttavia una prestazione dinamica notevole.

Il tweeter è il modello di ring radiator costruito dalla Vifa, che si differenzia da quello Scan per un prezzo molto più abbordabile ma che è dotato di una tenuta in potenza altrettanto meno prestante. La differenza alle misure per così dire “statiche” è molto ridotta, ma se si misurano le non linearità oltre i 90 dB le differenze si vedono, eccome. In realtà cambierebbe anche l’ogiva anteriore, ma entrambi i costruttori su richiesta e per un buon numero di pezzo ordinati ti piantano avanti alla cupola a corona circolare tutto quello che vuoi. Comunque sia il componente di Sonus Faber ha la ghiera frontale tagliata a misura di woofer così da ridurre l’interasse tra i centri di emissione dei due trasduttori a soli 12 centimetri ed una camera posteriore di decompressione differente dal modello originale. Le pareti interne sono rivestite con un materiale poliuretanico leggero ma abbastanza rigido, del tipo che si trova negli imballi a protezione di oggetti delicati. La cosa che mi ha lasciato abbastanza sconcertato è l’assenza di qualunque tipo di assorbente sia sulla parete superiore che su quella inferiore, le uniche due pareti che risultano parallele del box, una scelta quanto meno inusuale in un cabinet disegnato così proprio per ridurre le riflessioni interne. La waterfall verificherà quanto questa scelta sia azzeccata e quanto no.

I morsetti posteriori sono soltanto due, come abitudine del costruttore. Si tratta di due morsetti versatili dal punto di vista delle varie possibili terminazioni e facili da serrare. Il condotto di accordo di dimensioni ragionevoli si sviluppa per quasi tutta la profondità del diffusore senza alcuna svasatura interna e con una semplice raccordatura esterna. La base del diffusore è già predisposta per il fissaggio del pesante supporto disegnato dalla stessa casa costruttrice ma venduto a parte. Quattro madreviti annegate di buon diametro sono pronte ad accogliere i quattro perni che rendono diffusore e supporto una struttura unica, con l’esterno della base del diffusore ricoperto di un materiale simile al velluto, adattissimo per interporsi tra due strutture solide.

Pagina 3 - LAB: le misure di laboratorio

La risposta in frequenza della Auditor M è stata rilevata ad un metro ed ad una distanza quasi doppia compatibilmente con le riflessioni in ambiente. E’ possibile tentare questo tipo di misura disponendo l’asse tra diffusore e microfono sulla diagonale dell’ambiente predisposto per le misure. Il perché di questa doppia misura, eseguita per altro su un diffusore di piccole dimensioni è da mettere in relazione alla risposta acustica degli altoparlanti sotto la blanda filtratura del crossover. Una variazione anche notevole della fase acustica tra woofer e tweeter da un lato può presentare vistosi avvallamenti nella risposta eseguita ad un metro sull’asse ma può dall’altro regolarizzarsi con la distanza o con l’angolo relativo tra diffusore e microfono. Nel caso della Auditor M notiamo un abbassamento notevole della pressione tra i 4000 ed i 5000 Hz, ove la fase relativa diventa abbastanza elevata. Dalla misura eseguita fuori asse possiamo notare come questo avvallamento in effetti si riduca anche se non definitivamente e come dopo i 10 kHz la pressione decada velocemente con un andamento che ci fornisce indicazioni preziose sulla caratteristica musicale in ambiente. La gamma bassa è mediamente estesa, ma la pendenza elevata ed il particolare andamento della pendenza lasciano supporre una gamma bassa abbastanza particolare. Notevole il picco in gamma altissima anche se ci pensa, come abbiamo visto, la risposta fuori asse a non far assumere a questa risposta una caratteristica negativa.

Dal punto di vista del carico visto dall’amplificatore osservate come la buona similitudine dei picchi caratteristici del reflex ci confermi un accordo votato alla massima estensione possibile attorno ad uno smorzamento non molto elevato. Tra il massimo sfasamento ed il minimo dell’accordo reflex è stata trovata la massima condizione di carico che è la più impegnativa del gruppo, con i suoi 2,92 ohm resistivi trovati a 46 Hz, una frequenza che comunque è interessata da segnali musicali di ampiezza contenuta rispetto alle frequenze mediobasse e medie.

La progressione delle tre misure di distorsione armonica al variare della pressione emessa ci mostra una delle caratteristiche peculiari di questo diffusore, una caratteristica che può sembrare addirittura banale ma che va vista, secondo il mio punto di vista, non tanto come espressione delle semplici misure quanto come sviluppo del segnale musicale, tutt’altro che statico. Si tratta dell’aumento graduale della distorsione all’aumentare del segnale. Se diamo uno sguardo ai tre grafici ricavati da questo diffusore notiamo come la progressione di seconda e terza armonica sia abbastanza costante, a parte la gamma bassa, che mostra di essere comunque in leggero affanno indipendentemente dalla pressione, come quasi tutti gli altoparlanti di queste dimensioni. Le armoniche superiori sono molto basse, al limite minimo della misura e salgono con la giusta progressione all’aumentare del livello.

Alla pressione dei 90 decibel vediamo un drastico abbassamento di tutte le armoniche in un range di frequenze che interessa la gamma media e l’incrocio.

Anche a 95 decibel la stessa porzione di frequenze è comunque particolarmente bassa.

La misura all’impulso vede il picco del tweeter che “punta” verso il basso, a dimostrazione della controfasce elettrica del collegamento, mentre il woofer non brilla eccessivamente per velocità di decadimento.

Infine la Waterfall che verifica tutti i dubbi espressi prima sulla costruzione. Notiamo infatti la presenza di una pletora di riflessioni interne sia in gamma mediobassa che in gamma di incrocio, col midwoofer e col tweeter che mostrano parecchie risonanze oltre i 4 millisecondi, pur con un livello mediamente contenuto. Tutte queste riflessioni e risonanze interne non fanno altro che togliere articolazione ai bassi livelli e con un po’ di cura potrebbero essere eliminate.

Pagina 4 - Impressioni di ascolto e pagella

Posizionare il diffusore di Arcugnano non è operazione assai complessa, usando un minimo di attenzione per poterne massimizzare le prestazioni musicali. La voce di donna appare leggermente più chiusa della norma, mentre le forti consonanti della lingua tedesca si fanno notare nella loro giusta e caratteristica inflessione. Lo stacco tra voce e musica a me sembra abbastanza corretto anche se non articolato al massimo possibile. La voce di De Andrè è corretta, con qualche coda di troppo ma con una buona sensazione di corpo ed una riproduzione bilanciata anche se leggermente sminuita nella gamma alta della voce. Buona l’estensione in gamma bassa anche se con i limiti delle dimensioni ed una leggera mancanza di smorzamento. La voce femminile più aperta crea un discreto contrasto con i fiati che appaiono sufficientemente dettagliati anche se un po’ asciutti. La discreta rifinitura in gamma altissima aggiunge smalto alla prestazione della gamma media e di quella mediobassa. Nella traccia delle voci miste notiamo come siano immediatamente riconoscibili le posizioni degli esecutori con un salto timbrico sufficiente ed un discreto equilibrio tra le varie componenti.

La resa scenica in tutto il brano è corretta, profonda con una sistemazione spaziale accattivante e soprattutto abbastanza immediata da mettere a fuoco. L’apertura dell’orchestra viene proposta in maniera naturale, con un ottimo senso di apertura della scena ed un attacco preciso anche se non velocissimo dal lato della ripresa microfonica. Il senso di distanza tra piccoli segnali e grandi percussioni viene riproposto in maniera corretta e dinamicamente sufficiente, con un occhio all’escursione della membrana dell’altoparlante ed uno alla estensione notevole del sistema alle basse frequenze, magari appena cupe nella commutazione diretta con gli altri diffusori ma comunque convincenti. Lo schiocco di dita nella traccia di Diana Krall è asciutto, essenziale, senza alcuna coda particolare. La voce della cantante , con variazioni brusche di tono e con una serie notevole di particolari di minima ampiezza è l’ideale per una analisi che comprende bassi ed alti livelli di pressione.

La Sonus Faber ne esce bene, con qualche particolare di basso livello appena attenuato, con una resa notevole sul corpo della voce e sul basso della chitarra che è ben riproposta anche se con qualche apprensione da escursione. L’articolazione tra varie componenti vocali è di ottimo livello, con una localizzazione precisa e quindi con una resa nelle dimensioni dello stage ben riproposta. Con la musica dei Dire Straits la timbrica appare appena controllata in gamma media, pronta ed essenziale e con una bella estensione agli estremi possibili della banda passante. La voce è presente, non avanzata rispetto alla linea dei diffusori ma accattivante e pronta. Il giro di batteria è leggermente cupo e secco sul pedale della grancassa ma la gamma mediobassa è timbricamente bilanciata con l’inserzione dei piatti che viene definita con chiarezza ed articolazione.

La scena probabilmente rappresenta uno dei pezzi forti di questo diffusore non solo per le dimensioni dello stage, più o meno simile a quelle espresse dagli altri contendenti quanto per l’amalgama dell’insieme che non mostra punti di discontinuità udibili. Lo stage è fermo e credibile, ci disegna immediatamente le sue dimensioni, compresa una profondità naturale e realistica e negli ambienti a nostra disposizione non ha mai peccato di criticità da asimmetrie acustiche particolari. La tenuta in potenza non è la massima qualità di questo diffusore. Per carità, all’aumentare del livello lo stage non altera le sue dimensioni e non irrigidisce in nessuna porzione la gamma media, mentre in gamma bassa qualche limitazione da “over-escursione” si sente con chiarezza.

La pagella secondo Gian Piero Matarazzo: voto medio 7,17

Costruzione 8
Altoparlanti 8
Versatilità 8
Misure 7
Ascolto 7
Rapporto Q/P 5