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Pagina 1 - Introduzione e caratteristiche
La Boston Audio è nata alla fine degli anni 70, fondata da Andy Petite e Frank Reed. Petite proveniva dalla Advent, marchio che all’epoca godeva di una ottima reputazione e che aveva prodotto diffusori non molto costosi ma semplici e molto prestanti. Reed proveniva dalla KLH che il quel periodo aveva prodotto l’ABC, l’Analog Bass Computer, un dispositivo attivo che consentiva una equalizzazione della gamma bassa limitata alla sola escursione lineare. Anche Petite in realtà aveva lavorato per KLH, invitato alla ricerca ed allo sviluppo di questo marchio nientemeno che da Henry Kloss, che era il fondatore di Advent, KLH e Acoustic Research. L’azienda era, manco a dirlo, nel Massachusetts, a Lynnfield. La ricerca del marchio è stata costantemente votata allo studio ed alla realizzazione di diffusori dal suono bilanciato, dalle caratteristiche notevoli ma di prezzo ragionevole. Negli anni comunque Andy Petite ha prodotto molta ricerca, votata quasi sempre all’eliminazione delle risonanze sia dai cabinet, sempre costruiti in maniera saggia, che dalle cupole e dalle membrane degli altoparlanti. Storica è stata la conclusione di uno studio sulle colorazioni delle cupole dei tweeter ad alta frequenza, culminata nella scelta di una cupola rigida le cui inevitabili risonanze venivano abbattute da due risonatori costruiti proprio avanti alla stessa cupola. Chi scrive ha avuto il piacere, credo in esclusiva, di poter eseguire un approfondito test tecnico sulle Lynfield, il modello di punta del costruttore americano che utilizzava tale tecnica costruttiva sul tweeter. Nonostante siano passati quasi venti anni ricordo il risultato della waterfall,che appariva praticamente essenziale, e quindi vuota, in tutta la gamma altissima pur con qualche minima riflessione subito smaltita. Ora il marchio Boston fa parte del gruppo giapponese D&M Holdings, nato dalla fusione di Denon e Marantz mentre la distribuzione in Italia è affidata a Marantz Italy. Caratteristiche dichiarate Tipo: diffusore da stand a due vie in bass reflex Costruito da: Boston Acoustics, 100 Corporate Drive Mahwah, NJ 07430-2041, Tel. +1 201. 762. 6500, email info@dmglobal.com - www.bostonacoustics.com Distribuito da: Marantz Italy S.r.l. via Manfredi 98, 29122 Piacenza, Tel: +39 0523 716899, modulo email, www.marantzitaly.com Pagina 2 - Componenti e costruzione
La nuova M25 fa parte della "serie M", che si compone anche di ben due sistemi da pavimento, un canale centrale, un canale surround e subwoofer attivo. Il non leggero cabinet è realizzato partendo da un box di medium density dello spessore di 20 millimetri costruiti secondo la tecnologia “Low Q” cara alla Boston. Si tratta in realtà di un sandwich di due lastre incollate tra le quali è interposto uno strato sottile di materiale morbido. Il risultato finale è quello di una bassa risonanza della struttura che non si produce in violenti spikes di vibrazione all’indagine accelerometrica. Il costruttore in vero è sempre stato molto attento a questo aspetto della struttura, che infatti presenta una buona rigidità ma che una volta percossa produce un rumore cupo e sordo. La finitura laterale è in legno attentamente sagomato, mentre i pannelli frontale, posteriore, superiore e inferiore sono rivestiti tutti di ecopelle. Il midwoofer è il più piccolo tra quelli in prova, ed è l’unico ad avere il cestello in lamiera stampata. Il filo di pannello di questo trasduttore è ottenuto con un raccordo a corona circolare di materiale plastico incastrato sopra la ghiera di fissaggio del trasduttore, così da nascondere anche le viti di fissaggio. Rimosso l’altoparlante noto due particolari costruttivi che hanno una certa importanza. Le viti di fissaggio del trasduttore hanno una sede non rigida, cioè avvitano in una sorta di sede di plastica deformabile come un tassello per i fissaggi a parete, una soluzione economica ma veramente funzionale per limitare la trasmissione delle vibrazioni alla struttura lignea. Il foro di passaggio non ha alcun tipo di fresatura interna, ma in compenso le pareti sono ricoperte di un materiale ottenuto con cascami di stoffa pressata dalla consistenza simile al feltro. Questo materiale lambisce l’altoparlante posteriormente e credo che riesca ad abbattere molte riflessioni interne.
Il cestello in lamiera stampata ha feritoie mediamente ampie e quattro fori quattro di diametro appena accettabile posti al di sotto del centratore che dovrebbero occuparsi dello scambio di calore con l’esterno. La membrana in polipropilene è trasparente, molto smorzata e leggera, ma in assenza di trattamenti questo materiale tende ad essere poco rigido, una caratteristica che, lungi dall’essere un difetto, conduce ad una risposta priva di break-up che a sua volta semplifica il disegno del filtro crossover. Il magnete è raddoppiato con un secondo anello di ferrite di diametro leggermente inferiore che ben riesce ad imbrigliare il flusso magnetico disperso, posto che tutto ciò al giorno d’oggi con la sparizione dei tubi a raggi catodici abbia ancora un senso.
Il tweeter ha una cupola di grosso diametro pur con una bobina mobile dai classici 25 millimetri. Il disegno è abbastanza particolare, con un avvallamento giusto al centro della cupola che dovrebbe evitare risonanze ad alta frequenza ed anche massimizzare l’estensione in banda ultrasonica e la risposta fuori asse. Anche il complesso magnetico del tweeter è realizzato con due anelli di ferrite di buone dimensioni. La vaschetta portacontatti ospita una sola coppia di morsetti dorati e rivestiti in plastica trasparente. Versatilità e solidità possono essere considerati nello standard di questo segmento commerciale. Il filtro crossover è sistemato alla base del diffusore ed a giudicare dalla composizione non deve essere eccessivamente complesso e/o “pendente”, con componentistica di qualità media, il condensatore in serie al tweeter dal dielettrico migliore e l’induttanza della stessa cella avvolta in aria. L’induttanza in serie al midwoofer è avvolta su nucleo di lamierini mentre, giusto per fare i puristi, dovrebbe essere quella migliore, a bassa resistenza ed avvolta in aria. Ma la teoria, ovviamente, deve fare i conti anche col budget, e secondo quello che vedo posso concludere che tutto il filtro è all’altezza di questo diffusore. Sul pannello posteriore all’altezza del tweeter è posto il condotto di accordo di 40 millimetri di diametro per una sezione piccola in relazione al diametro e probabilmente dimensionata al limite dell’innesco della turbolenza. Pagina 3 - LAB: le misure di laboratorio
La risposta in frequenza del piccolo diffusore mostra una regolarità notevole dalla limitata gamma bassa fino alle frequenze medie, a cui segue un solo avvallamento ed una enfasi in gamma altissima. Nella ripresa fuori asse notiamo come tutta la gamma altissima subisca un deciso abbassamento della pressione emesse, l’abbassamento più vistoso del gruppo, con quasi 20 decibel persi. Facile ipotizzare allora che in ambiente questo diffusore appaia quanto meno spento in gamma altissima, anche se la pressione sull’asse c’è. La frequenza a -3 dB dichiarata dal costruttore è verificabile con precisione, mentre il dato di sensibilità è venuto fuori addirittura maggiore di quanto dichiarato dal costruttore. Specifiche aderenti al vero in genere, ed anche in questo caso, costituiscono un ottimo indice della serietà di un marchio. Il carico visto dall’amplificatore ha due picchi abbastanza elevati ai lati della frequenza di accordo a dimostrazione di fattori di merito meccanici mediamente elevati e di perdite dovute all’assorbente molto contenute. La notevole variazione della fase elettrica conduce ad una condizione di massimo carico che è appena inferiore ai 3 ohm resistivi a 48 Hz, Il picco in gamma media appare asimmetrico a causa di un taglio elettrico del woofer probabilmente configurato a doppia pendenza finalizzato alla buona linearità dell’incrocio. Al banco delle misure dinamiche notiamo alcune caratteristiche peculiari che dovrebbero aggiungere informazioni sul comportamento in sala d’ascolto. Come sempre ho eseguito la misura a tre pressioni differenti, un modo di fare che mi sta aprendo ad una visione leggermente differente delle cose, perché ci mostra lo sviluppo e la variazione della distorsione al variare del segnale. Come possiamo vedere dai tre grafici alla pressione di 85 decibel a bassa frequenza le armoniche superiori, quarta e quinta, salgono notevolmente, fino all’uno per cento, per poi discendere verso il fondo del grafico man mano che il livello del segnale aumenta. Ciò già sta ad indicare che ai bassi livelli si perde un po’ di articolazione anche se in gamma bassa e mediobassa articolazione può essere una definizione con poco senso. In gamma media, e per l’esattezza a circa 320 Hz notiamo una vibrazione costante a tutti i livelli di pressione, che vede coinvolte tutte le armoniche. Secondo me è questa apparente anomalia è dovuta al cestello del midwoofer che sopporta già il carico di un doppio magnete di notevoli proporzioni. All’aumentare del segnale ai morsetti le armoniche superiori scendono mentre seconda e terza armonica , pur basse in assoluto, danno ancora segno della loro presenza. Vi invito anche a guardare alla terza armonica in gamma media, tra i 1000 ed i 2000 Hz. Possiamo notare come all’aumentare di ben 10 decibel tra 85 e 95 decibel di pressione emessa ci sia la variazione di un solo decibel di questa fastidiosa componente spettrale. Allo stesso modo ai bassi livelli si nota un andamento della seconda e della terza armonica al variare del livello, con un picco di seconda che sfiora appena l’uno per cento. La misura al gradino mostra anche in questo caso entrambi i picchi “puntati” verso l’alto, a dimostrazione della fase positiva di entrambi i trasduttori. Da una membrana comunque più piccola e leggera mi sarei aspettato un pizzico di decadimento in più sull’impulso del midwoofer. La waterfall, diciamocela tutta, combatte quasi ad armi pari con quella della Sonus Faber ed entrambe sono, nella mia ottica, le peggiori, con riflessioni in gamma mediobassa notevoli e problemi legati sempre al midwoofer sempre ben visibili fino a frequenze elevate. Anche il tweeter non è da meno, con prolungamenti risonanti di oltre quattro millisecondi nelle vicinanze degli 8.000-10.000 Hz. Anche in questo caso credo che queste alterazioni, specialmente in gamma mediobassa possono essere velocemente ridotte in poco tempo senza apprezzabili aumenti di spesa. Pagina 4 - Impressioni di ascolto e pagella
Questo diffusore è quello che impiegato più tempo tra quelli scelti per questo confronto a sciogliersi ed a fornire prestazioni notevoli. Francamente credo che soltanto a Roma, all’ultimo dei tre incontri, abbia sfoderato il massimo delle sue possibilità. In particolare, prima di entrare nel dettaglio dell’ascolto posso dire che da Cherubini, e quindi dopo un centinaio di ore di lavoro, è venuta maggiormente fuori la gamma media, sempre un po’ chiusa su se stessa. Ma andiamo con ordine. In prima battuta posso dire che la prima caratteristica che ho notato sin da Bologna è stata la variazione di resa all’aumentare della potenza immessa. L’ampli Yamaha mi è sembrato poco democratico, nel senso che ha obbligato i diffusori, tutti, a seguirlo sui livelli del segnale anche controvoglia. Comunque, aumentando il livello di pressione emessa, il diffusore Boston sembra andare meglio, con una gamma bassa appena più incisiva ed una gamma media meglio articolata. La voce femminile è appena più magra di come me la aspettavo, ma dotata comunque di una sufficiente chiarezza timbrica sulle sfumature della voce. Sulla voce maschile, che il diffusore sembra preferire, la sensazione di corpo è corretta, con un buon equilibrio delle varie componenti tonali. Devo dire che con De Andrè la gamma media mi sembra più conciliante ed aperta rispetto alla voce femminile. Le consonanti soffiate di entrambe le voci sono riproposte con garbo, senza mai sconfinare nell’effetto di indurimento che affligge qualche tweeter anche di fasce di costo medio. L’estensione in gamma bassa, è inutile quasi affermarlo, è quella che è, e di miracoli non se ne fanno. Lo smorzamento tuttavia non è dei migliori ed il diffusore a seconda del suo posizionamento propende più per la quantità che per la qualità, col basso che tende appena ad impastare se alle basse frequenze c’è molto segnale. L’apertura della grande orchestra disegna una scena grande e pur non rendendo al meglio l’articolazione di ogni singolo strumento risulta gradevole nell’amalgama del gruppo. La profondità dello stage è corretta e piacevole mentre le voci del coro femminile si posizionano con buona precisione sul palcoscenico virtuale. Il sassofono sul brano di Elaine Delmar appare appena chiuso sulle armoniche dello strumento, ma non per questo manca articolazione nell’evoluzione dello strumento nel brano. Man mano che il tempo è passato ed agli ascolti si sono succeduti altri ascolti posso affermare che la gamma medioalta è venuta fuori con un po’ di esitazione ma con una certa chiarezza che prima il diffusore non aveva. Nelle sedute di ascolto effettuate da Cherubini a Roma ho dovuto quasi “rimangiarmi” tutte le sensazioni legate all’articolazione che avevo annotato sui miei fogli. Comunque la sensazione di leggera chiusura viene fuori anche nel brano di Diana Krall a cui fa da contrasto un contrabbasso pulito ed abbastanza incisivo. Aggiungo che la pur notevole generosità dell’elettronica a monte è riuscita raramente a mettere in crisi il piccolo woofer se non alzando il livello oltre il lecito. Sul giro di batteria la grancassa pur senza l’estensione dello strumento originale si è espressa mediamente bene, anche se con un suono troppo rigido sul rilascio della grancassa, un po’ come la Sonus Faber. Comunque, anche dopo il rodaggio lungo e sostenuto posso annotare che la resa migliore di questo diffusore si ha quando il livello è sostenuto, con la gamma media che sembra avanzare e la voce femminile conquistare il posto che gli compete sul palco. La pagella secondo Gian Piero Matarazzo: voto medio 7
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