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Musica in Blu Ray - Maggio 2013
Musica in Blu Ray - Maggio 2013
Marco Cicogna - 29 Maggio 2013
“Questo mese Marco Cicogna ci propone una selezione a senso unico targata Mahler, dalla sperimentazione dei Berliner diretti da Rattle e ripresi in 3D stereoscopico, fino all'integrale nel grande cofanetto dell'etichetta RCO con ospiti, interpreti e direttori di notevole calibro, da Boulez, a Jansons, da Gatti a Maazel.”
Pagina 1 - Mahler, Rattle e i Berliner in 3D

Un paio di mesi fa mi sono ritagliato una giornata nella sala video nel negozio romano di Cherubini per apprezzare al meglio il lavoro di camera e regia con la Prima Sinfonia di Mahler in 3D, un titolo importante che lancia la fruizione di musica “seria” in 3D, lasciandosi andare senza imbarazzi a qualche effetto speciale. Sin qui la notizia. Resta il fatto che alla base della fruizione di un disco del genere, ci sia soprattutto la buona musica, suonata ad uno standard elevatissimo da una orchestra in forma smagliante. Le sinfonie di Mahler, come abbiamo avuto modo di verificare in questo ultimi mesi, hanno goduto del favore della discografia. Da un lato le celebrazioni per l'anniversario del compositore boemo hanno portato etichette piccole e grandi a realizzare o completare importanti integrali, dall'altro vanno loro riconosciuti tratti spettacolari e descrittivi che le rendono particolarmente attraenti sotto il profilo sonoro anche a coloro che pensano di non amare la musica classica. Con le immagini si apprezza senza mezzi termini la vasta orchestrazione, il ruolo importante riservato a singoli esecutori che diventano effettivi protagonisti di una sorta di affascinante documentario musicale di notevole coinvolgimento. Non manca la valenza acustica del Blu Ray che, con il suo multicanale non compresso, garantisce uno standard inarrivabile al classico CD due canali.

Questa edizione della Prima di Mahler trova Rattle e la Filarmonica di Berlino, binomio musicale di altissimo spessore con in più lo slancio dell'esecuzione dal vivo in una tornèe asiatica. Per la precisione siamo a Singapore, in un grande e moderno auditorium che con la sua acustica avvolgente offre pieno supporto ad una partitura di tale spessore. Con questa sinfonia Mahler dipinge un universo sonoro complesso e affascinante, da ascoltare dal vivo o con un grande impianto. Come al solito il supporto delle immagini fornisce una marcia in più per la comprensione della struttura, con una regia (vedi anche nel caso della integrale di cui diciamo di seguito), in grado di seguire la frase principale, evidenziando i solisti al momento opportuno e cogliendo con incredibile definizione certi dettagli che ovviamente dal vivo non sarebbe possibile osservare. Questi particolari, ben oltre la valenza tecnica della ripresa, “raccontano” di una avvincente esecuzione e conducono per mano anche l'ascoltatore meno esperto in un percorso suggestivo all'interno della partitura. Audio e video sono a livello di eccellenza e sin qui questo Blu-ray Disc si conferma come un altro dei tanti buoni esempi di musica in video di cui vi abbiamo raccontato in questa rubrica.

Ma veniamo al 3D. Per molti appassionati di musica si tratterà di un “effetto” inutile, un artifizio superfluo alla fruizione musicale. Ci sono in effetti delle esagerazioni, come quando il primo corno sembra volerti “saltare addosso” e in alcuni momenti la “creatività” della regia sembra volerti far distrarre dal semplice ascolto. Ma qui non siamo alla ricerca del realismo in senso stretto, che in ogni caso non esiste neppure in un semplice ascolto due canali che tanti audiofili sembrano voler considerare una sorta di riferimento assoluto. Del resto anche anche in campo cinematografico lo scopo di tale tecnologia non è la ricerca della “realtà”, ma l'aumento del coinvolgimento. In questo Blu-ray Disc troviamo comunque la magia dell'evento, il senso di “penetrare” la partitura, diventare un fantasma in grado di aggirarsi mentre i Berliner ci danno dentro nelle parti più esplosive della Prima. E' lecito tutto questo? Per qualche audiofilo parruccone e astioso, questo Blu Ray sarà da condannare al rogo. A noi è piaciuto. Ci siamo divertiti. Non è questo lo scopo del gioco?

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Pagina 2 - Cofanetto RCO: l'integrale di Mahler

La sinfonia n. 8 porta a compimento lo sviluppo sonoro della forma sinfonica. In seguito saranno concepite altre grandi partiture sinfoniche, tuttavia proprio la celebre sinfonia “dei Mille” rappresenta il punto di arrivo della forma sinfonica. Più di così non si può. In un certo senso è proprio la visione “cosmica” di questa partitura a rappresentare il mondo sonoro di Mahler, che in tutte le sue partiture non fa mancare l'elemento pittorico e descrittivo. Non “musica a programma”, quanto piuttosto il senso emotivo ed intenso della Natura e delle passioni umane, presenti tanto nei tratti più delicati ed intimistici, quanto nelle parti più esteriori, in cui le masse di ottoni sorrette dal fragore delle percussioni toccano i limiti dinamici ed espressivi della moderna orchestra sinfonica. Questo, in estrema sintesi, è anche il senso della solida integrale delle sinfonie eseguite dall'orchestra di Amsterdam, recentemente pubblicata in questo grande cofanetto RCO dal prezzo davvero conveniente. L'orchestra del Concertgebouw di Amsterdam è infatti protagonista in questa lussuosa edizione in Blu Ray, con la direzione di alcuni tra i più validi interpreti attuali che si alternano nelle diverse sinfonie. Ricordiamo che si tratta di concerti dal vivo che recano con se l'impatto emotivo dell'evento “live”. Da Boulez, a Jansons, da Gatti a Maazel troviamo un bel gruppo di interpreti chiamati a dare il contributo a queste grandi pagine.

La “Sinfonia dei Mille” richiama con un numero “tondo” le masse vocali e strumentali previste dalla grandiosa partitura. Otto solisti di canto, un’orchestra quasi raddoppiata (con una sezione ottoni aggiuntiva separata) che raggiunge i 150 elementi, due cori misti, un coro di voci bianche, un grande organo, sono gli elementi di una struttura che non ha eguali nella storia della musica, concepibile soltanto dalla mano geniale di colui che fu anche un fine direttore d’orchestra. La famosa “prima” di Monaco il 12 settembre 1910, ultimo concerto diretto da Mahler in Europa, vide l’intervento di oltre ottocento esecutori, in uno storico evento che suscitò l’unanime entusiasmo del mondo culturale austro-tedesco. Come e più ancora che in altri lavori di Mahler (la Seconda, la Terza, la Quarta) la voce è eletta a componente primario del tessuto sonoro ed il virtuosismo dell’orchestrazione, in tanti momenti di straordinario impatto “fisico”, non è mai fine a se stesso. Attraverso la forma sinfonica l’autore boemo disegna il proprio universo, interiore ed esteriore, raffigurando la natura, la spiritualità dell’uomo, con le sue passioni terrene e le necessarie aspirazioni ultraterrene.

In tutto questo il Concertgebouw, qui con la direzione di Mariss Janson, ha buon gioco nell’offrire la corretta cornice sonora ai diversi elementi di questa originalissima sinfonia, per il giusto sostegno dato alle voci e per il controllo nell’emissione dei cori in pianissimo. In quelle parti appena sussurrate il canto si leva palpabile nello spazio sonoro appena di sopra alla soglia del silenzio. Gli otto solisti di canto si alternano nelle diverse sezioni che attingono in misura diversa le risorse corali e strumentali, impiegate in gran parte con misura, soprattutto nella seconda parte, vera e propria cantata sul testo dal secondo Faust di Goethe. Numerosi i momenti distesi, persino sognanti, ampie oasi di lirismo in cui le parti strumentali assumono tratti cameristici di grande raffinatezza e le voci dei fanciulli sono angeli non di questo mondo. La tensione si mantiene alta e quando le forze vengono scatenate è come assistere alle più violente manifestazioni della natura. Abbiamo inoltre apprezzato la sicura tecnica con cui Mariss Jansons ha potuto dosare il lungo crescendo del finale, un gesto nobile e solare che ha condotto voci ed ottoni senza tentennamenti sino al poderoso accordo conclusivo, in cui il supporto dell'organo e delle masse di ottoni “fuori scena” si esaltano nello smalto del Dts Master Audio.

La Prima apre in qujesta integrale il percorso sinfonico di Mahler, qui affidata alla lettura fresca e spontanea del giovane Daniel Harding. La pagina si apre con una lunga introduzione che nell’originario programma voluto dall’autore rappresentava il risveglio della natura, con immagini sonore particolarmente evocative. Siamo di fronte ad un’idea ispiratrice per un vasto percorso sinfonico che attraverso episodi contrastati giunge sino ad un esaltante Finale, pagine tra le più travolgenti del repertorio. “Dall’Inferno al Paradiso”, così nel programma il quarto movimento, si apre con uno scroscio sui piatti e turbinose dissonanze orchestrali, che sembrano gridare l’angoscia dell’uomo di fronte al destino avverso. Vicende sofferte conducono attraverso episodi strumentali ora languidi e consolatori, ora drammaticamente intensi, sino alla meta ottimistica in un abbacinante fulgore orchestrale. Sono richiesti due timpanisti ed un’ampia sezione di percussioni, ma sono soprattutto le lancinanti frasi affidate alla sezione dei corni (che nel finale come vedrete, si alzano in piedi), la tessitura ardua delle trombe, i passaggi cameristici di infinita dolcezza nei quali trionfano i solisti dell’orchestra, l’uso di pause e di momenti di quasi silenzio che tendono nell’insieme a sonorità nuove ed emozionanti. Mahler fu uno dei più grandi direttori d’orchestra del suo tempo. Ciò si evidenzia nella perizia e nella accuratezza della partitura, nella disinvoltura nel trattare l’orchestra come un unico grande strumento del quale si possiede il totale controllo sonoro ed espressivo. L’autore non si limita a far suonare “forte” l’orchestra nelle parti più intense, ma richiede la partecipazione emotiva dell’interprete e di ciascun musicista.

Anche la ben nota Quinta riceve con Daniele Gatti una lettura di grande rilievo. La “Quinta” è la prima del terzetto di grandi sinfonie strumentali che occupano l’autore nel fecondo periodo centrale della sua attività. Siamo al principio del Novecento ed il mondo musicale è ormai pronto ad accogliere (per quanto non sempre con entusiasmo) le sempre più gigantesche partiture che Strauss e lo stesso Mahler avevano offerto a partire dal ventennio precedente. Questa vasta composizione si articola in cinque movimenti. La contrastata marcia funebre iniziale si apre con il suggestivo assolo della tromba seguito da un improvviso “fortissimo” punteggiato dalle percussioni, un momento drammatico che sembra voler scandagliare gli abissi più profondi della struttura sonora. Nel secondo movimento l’indicazione “Tempestosamente mosso, con la massima veemenza” descrive una trionfale pagina per l’orchestra tardo romantica cui Mahler affida idealmente il compito di raffigurare la natura e le passione umane. Al terzo tempo uno “Scherzo” in cui il corno diviene raffinato protagonista con arabeschi di grande effetto. Segue il celebre “Adagietto” per arpa e archi, sublime raffigurazione nella rasserenante tonalità di Fa maggiore ove tacciono le voci più incisive. Tutto è affidato all’espressività degli archi, trattati con mano sapiente da un compositore che fu finissimo direttore. In questa oasi di quiete, nel silenzio di fiati e percussioni, si delinea quell’anelito spirituale presente in Mahler anche quando non è protagonista la voce umana e le tensioni sembrano venire meno e le angosce, seppur brevemente, sopite. Il Finale si apre con movenze delicate e cameristiche per poi sviluppare una complessa struttura sino all’inevitabile ottimistica conclusione in cui i drammi iniziali appaiono dissolversi, un godibilissimo edificio sonoro con molte occasioni per mettere in luce il virtuosismo degli esecutori. Ancora una bella prova dell'orchestra olandese, con archi morbidi ed espressive e prime parti di altissimo profilo.

Non abbiamo evidentemente lo spazio per un'analisi puntuale di ogni singola sinfonia. Tuttavia per i più dotati in termini di componente audio del sistema HT segnalo come immancabile l'ascolto ad alto volume del poderoso finale della Sesta. Qui c'è l'intervento del mitico “colpo di maglio”, ovvero l'uso di un gigantesco martello di legno che tre volte si abbatte su una pedana in altrettanti momenti culminanti. In HD la visione delle schegge di legno che si alzano nell'aria è esaltante. La direzione qui di Lorin Maazel non fa evidentemente mancare la ricerca dell'effetto, senza far mancare il senso tragico di questa pagina che resta una delle più travagliate dell'autore boemo. Link ad Amazon.it - Link al sito ufficiale RCO

Buon ascolto