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YAMAHA NS-F500
YAMAHA NS-F500
Pietro di Giovanni - 23 Ottobre 2012
“I diffusori della casa dei tre diapason testimoniano quanto pesi la ricerca e ottimi componenti sulla resa totale in ambiente. La buona prestazione non è fatta soltanto di tenuta in potenza e di equilibrio timbrico, ma anche di microcontrasto e velocità fulminante”
Pagina 1 - Introduzione e caratteristiche

Quando ho tirato fuori le due Yamaha dal loro imballo ed ho visto i due diffusori davanti a me ho pensato alla laccatura frontale ed al colore degli altoparlanti. Da perfido commentatore ho anche pensato che i giapponesi si fossero messi a fare l’imitazione dei diffusori europei. Ma l’ilarità dei preconcetti è quasi del tutto svanita dopo il primo ascolto: gamma media pulita e molto veloce e gamma alta senza stridori luccicanti ed inutili. Lo so, le convinzioni sono difficili da ammazzare ed io che mi sono sorbito per una vita il suono incolore delle NS-10 negli studi di registrazione, ho impiegato (lo ammetto) un po’ di tempo per realizzare il pensiero di una realizzazione lontana anni luce da quel brutto diffusore.

Ancora non riesco a capire i motivi di una presenza così massiccia negli studi di registrazione delle NS-10 diventate un cult per la probabile incompetenza di quei cantanti che richiedevano un ascolto con queste casse per poter valutare la qualità della registrazione. Lontani anni luce da quel lontano ricordo, i diffusori che sto testando sono alti poco meno di un metro, con una bella finitura nero lucido sul frontale e nero opaco su tutte le pareti. Queste sono realizzate con della medite, solida ma non risonante come quelle dei diffusori cinesi di ultima generazione.

Si tratta di un diffusore da pavimento strano: con un midrange da tredici centimetri avrei puntato su un woofer da otto o da dieci pollici per avere estensione in gamma bassa e potenza quanto basta. Invece i “giap” hanno utilizzato un woofer poco più grande del midrange, probabilmente per contenere le dimensioni. Ennesima fregatura stilistica? Piano, andiamo ad aprire il diffusore per un controllo approfondito. Nel frattempo, ecco le caratteristiche tecniche:

risposta in frequenza: 40 - 50.000 Hz
impedenza: 4 ohm
potenza consigliata: 40 - 160 watt rms
tipo: tre vie bass reflex da pavimento
sensibilità: 88 dB con 2,83 volt ad 1 metro
frequenza di incrocio: 580 - 4100 Hz
tweeter: cupola da 30 millimetri in alluminio
midrange: 130 mm in PMD
woofer: 160 mm in PMD
dimensioni: 224 x 981 x 349 mm (W x H x D)
peso: 19,1 Kg

Pagina 2 - Costruzione

Il marchio giapponese, non dimenticatelo, è lo stesso che costruisce degli ottimi pianoforti e “qualcosa” di legno ed incollaggi capisce. Ecco perché la struttura di questo diffusore è così massiccia ed ecco perché sono veramente curioso di vedere e “capire” quanto più possibile smontando gli altoparlanti e mettendo la macchina fotografica all’interno del mobile. Intanto con un minimo di attenzione si può vedere che la classica forma a parallelepipedo è leggermente snaturata da un pannello superiore leggermente più piccolo di quello inferiore. In questo modo la struttura tende leggermente al tronco di piramide. Sulle pareti non parallele che dovrebbero uccidere l’innesco di riflessioni e risonanze interne si è detto molto e secondo il mio parere anche a sproposito.

Un woofer incrociato col midwoofer a 150-200 Hz smuove lunghezze d’onda variabili da 1,7 a 2,3 metri ed appare del tutto inutile andare ad incurvare una parete dieci o quindici volte più piccola: tutta scena ed estetica che, occorre ammetterlo, può piacere anche molto. Ma è fine a se stessa. L’approccio del costruttore giapponese a me appare leggermente diverso, dal momento che il woofer sale decisamente in frequenza e le dimensioni sono direttamente comparabili con le lunghezze d’onda in gioco. Non a caso quindi rileverò la waterfall dell’interno col nuovo potente programma del quale sono venuto in possesso.

Oltre alla struttura a tronco di piramide, possiamo vedere dal bell’esploso fornitoci dal costruttore che il volume è diviso in due da un rinforzo che si sviluppa verticalmente e dotato di due ripiani orizzontali che si incollano a tutte le pareti. Il materiale utilizzato per i rinforzi è diverso da quello usato per la struttura dello stesso mobile, che è realizzato in medium density di discreto spessore. Il pannello frontale lucidato a specchio presenta delle fresature molto precise per ospitare gli altoparlanti alla giusta profondità di fissaggio, con l’interposizione di guarnizioni abbastanza rigide.

Una ghiera di colore metallizzato copre il bordo del cestello sia del woofer che del midrange con un profilo che riduce molto le possibili diffrazioni una volta che gli altoparlanti sono al loro posto. Detto tra noi ciò consente anche l’utilizzo di cestelli non particolarmente prestanti dal punto di vista estetico, con una finitura superficiale meno elegante ma anche molto più economica.

In una delle foto che ho fatto dell’interno vi faccio notare come attorno al condotto reflex di discrete dimensioni ed emissione posteriore sia stato fissato un arco di materiale assorbente molto denso, che serve ad evitare riflessioni che poi il condotto stesso immancabilmente emetterebbe all’esterno. I cavi che collegano il filtro crossover agli altoparlanti sono, al di la dell’estetica gommosa, di sufficiente sezione. Come si vede dalle foto il filtro crossover è fissato sul fondo del mobile alle spalle dell’altoparlante più grande. Prima però di rimuoverlo andiamo a fare la conoscenza con gli altoparlanti, in modo da poterci magari spiegare le scelte dei progettisti.

Pagina 3 - Gli altoparlanti

La tendenza attuale dei costruttori di altoparlanti che badano molto alle prestazioni acustiche dei diffusori sta andando su due direttrici apparentemente distanti. Da un lato si lavora alacremente sul complesso magnetico e sulla bobina mobile per ottenere il massimo in termini di linearità e quindi di distorsione molto bassa. Dall’altro si cerca di costruire la membrana perfetta, quella che deve essere leggera, per muoversi velocemente, rigida per evitare irregolarità della risposta ed infine smorzata, ovvero sorda e non risonante, in modo da limitare quanto più possibile le colorazioni generate durante il movimento ed appena ritardate nel tempo. La struttura della membrana che sembra fornire i risultati migliori è certamente la struttura a strati di diversi materiali, con l’anima centrale che in genere si preoccupa di smorzare l’interazione distruttiva e risonante della struttura ottenuta.

Quella messa a punto dal costruttore nipponico si chiama A-PMD (Advanced PolymerInjected Mica Diaphragm) ed unisce i vantaggi della cellulosa in termini di leggerezza, alla rigidità della mica iniettata nel compound. Lo smorzamento è ottenuto tramite una struttura polimerica che funge da elemento meno rigido di collegamento. Se date una occhiata alle foto del woofer e del midrange potete notare la grande somiglianza, dimensioni a parte, dei due altoparlanti. Il cestello segue le regole della attuale tendenza aerodinamica, che prevede molta aria alle spalle della membrana. Ci sono voluti anni prima che i costruttori capissero che i cestelli molto sottili ed aperti, come quelli che utilizzavano la Dynaudio e la B&W sin dai primi anni ’90, alla fine riducevano drasticamente la prima e più importante sorgente di riflessione, generata proprio a qualche centimetro dalla superficie emissiva della membrana. Ci sarebbe da aggiungere comunque che i woofer del passato avevano delle membrane molto più pesanti e che il problema si è presentato solo quando le dimensioni sono diminuite drasticamente.

Le ampie feritoie al di sotto del centratore riducono fortemente le colorazioni e le micro-risonanze dovute alla compressione dell’aria, facilitando enormemente lo scambio di calore alla bobina mobile. Non è un vantaggio da poco, credetemi, almeno per la resa del micro-contrasto e della risoluzione ai bassissimi livelli da un lato, ed alla compressione dinamica dall’altro. Certamente sarebbe un’operazione assolutamente inutile se poi il complesso magnetico non fosse estremamente lineare e non distorcente. La bobina mobile, infine, è realizzata con filo di sezione quadrata. In questo modo il costruttore dichiara di aver ottenuto un incremento del 27% di area del filo immersa in un campo magnetico estremamente costante. Ah, facendo le misure sia sui midrange che sui woofer dei costruttori attenti a queste finezze progettuali ho notato che la misura della distorsione a pressioni molto basse dice molte cose in più di quello che affermano molti costruttori sulle non linearità a pressioni elevate.

Giusto per capire con che altoparlante avessi a che fare ne ho misurato anche i parametri caratteristici, tanto per carpirne i segreti. La frequenza di risonanza è mediamente bassa, con i 37,78 Hz dovuti ad una massa mobile di 17,14 grammi ed una cedevolezza unitaria (1 millimetro di spostamento per un Newton di forza applicata). Il fattore di merito totale vale 0,268, un valore molto basso, dovuto ad un fattore di merito meccanico elevato, 4,742, ed un fattore di merito elettrico basso, figlio a sua volta di un buon valore del fattore di forza (8,22 Tesla per metro) . Va notato che la resistenza elettrica della bobina mobile è di 4,72 ohm e che otto Tesla per metro con questa Re significano molto. Il picco di risonanza vale infatti ben 83,4 ohm con un notevole divario rispetto alla Re. Il volume acustico equivalente alla cedevolezza delle sospensioni è stato misurato in 27,9 litri, un valore addirittura inferiore al volume di carico del bass reflex. In queste condizioni, con una frequenza di accordo di 42 Hz come quella scelta si potrebbero ipotizzare escursioni notevoli della membrana, ma per fortuna la buona cedevolezza ed il disegno del complesso magnetico limitano fortemente le non linearità.

Il tweeter è una bestia abbastanza strana, difficile da rimuovere ed altrettanto difficile da analizzare. La risonanza mediobassa e la particolare costruzione dell’equipaggio mobile però aiutano anche sulle note alte la resa dei particolari. La leggerissima bobina mobile è fissata infatti direttamente alla cupola di alluminio e magnesio, senza interposizione di altri materiali, in modo da operare come se fossero una cosa sola, riducendo così drasticamente le esitazioni dovute al materiale cedevole usato per l’incollaggio. Il suono di questa cupola è comunque sufficientemente lontano da quello trapanante dei tweeter metallici di prima generazione.

Pagina 4 - Il crossover giapponese

Il crossover giapponese realizzato dai tecnici della Yamaha assomiglia sfacciatamente ai crossover che assemblavano le aziende americane fino a qualche anno fa. Negli States poi si sono accorti che magari dal punto di vista estetico i crossover montati così non erano un granché ed attentissimi alle apparenze hanno iniziato ad usare look molto meno stilizzati. Il crossover delle NS-F 500 è realizzato con i componenti incollati e fissati con fascette ad un pezzo di truciolare, con le saldature ed i collegamenti fatti in aria. Non che ciò impoverisca le prestazioni, anzi, ma ammettete che un crossover così è un po’ racchio da vedere.

Dalla foto possiamo notare l’uso di elettrolitici sulle vie inferiori e di induttanze avvolte su supporto di polveri di ferro per i valori più elevati. Lo schema elettrico appare in verità assai semplice, con un passa basso per il woofer ed un passa alto per il tweeter di disegno e foggia classica: induttanza e condensatore. Sul passa basso del woofer notiamo anche una resistenza in serie al condensatore elettrolitico che serve a rallentarne in qualche modo l’azione, così da avere un andamento meno deciso della risposta e quindi un fattore di merito più basso. Si tratta di una finezza di molti progettisti e consenta una sorta di ulteriore grado di libertà nella quantificazione dei componenti reattivi che spesso serve a contrastare la risposta degli altoparlanti in leggera salita man mano che aumenta la frequenza.

Sul tweeter invece vediamo che la resistenza è stata posta prima del gruppo condensatore/induttanza. Questa resistenza tocca pochissimo il fattore di merito e serve esclusivamente per riportare la risposta del tweeter allo stesso valore di pressione degli altri altoparlanti. Il valore basso del condensatore e quello dell’induttanza suggeriscono una frequenza di incrocio col midrange sensibilmente elevata. Solo in serie al tweeter è stato usato un condensatore in poliestere, dal momento che gli elettrolitici non polarizzati sistemati in serie al segnale delle note alte non li consiglierei nemmeno al mio commercialista. Non che suonino drasticamente male, almeno quelli di recente costruzione inglese, ma aggiungono una minima colorazione togliendo velocità. Ci mancherebbe che con un tweeter costruito con tanta attenzione per esaltare la velocità di spostamento della cupola poi ci si perdesse per un condensatore appena appena più economico!

In un tre vie comunque il filtro più complicato da realizzare è sempre quello del midrange, data la sua doppia funzione di cucitura sia col woofer che col tweeter. Il problema è che quando ci si muove su due fronti si rischia che una azione interferisca con l’altra, così che il passa basso sia in parte alterato dalla porzione di filtro passa alto. Il costruttore ha scelto una via abbastanza usata, ovvero quella di intrecciare il passa alto col passa basso inserendo l’induttanza in serie al woofer, e quindi l’unico elemento passa basso, all’interno della rete del passa alto, costituita dal condensatore elettrolitico e dall’induttanza verso massa. Magari ci sarebbe stato bene anche un piccolo condensatore in poliestere in parallelo a quello elettrolitico bipolarizzato.

Pagina 5 - Misure e valutazioni tecniche

Prima di inziare, per comprendere e valutare al meglio le misure pubblicate, vi suggerisco di leggere con attenzione l'articolo sui test dei diffusori, disponibile a questo indirizzo. Devo confidarvi che quando ho iniziato ad eseguire le misure sulle casse Yamaha non mi aspettavo una estensione di questo tipo in gamma bassa. Cercate di capirmi, un woofer con una membrana con un diametro da 133 millimetri non credevo che potesse scendere in questo modo. Dopo aver visto la risposta in gamma bassa e soprattutto dopo aver sentito il rumore MLS che veniva fuori dalla Yamaha mi sono detto, da perfetto malfidato, che una estensione così non avrebbe tenuto più di un paio di watt. Ecco vedete? Ho pensato d’istinto che le caratteristiche dichiarate dal costruttore fossero ottime per il depliant ma difficili da ottenere. E’ vero, i 40 Hz dichiarati sono un bel po’ più in basso della risposta in gamma media, che è già un po’ esaltata di suo. Ricordate però che si tratta di una misura che ha la pretesa di essere anecoica.

In ambiente con le due giapponesi sistemate alla distanza giusta dalle pareti guardate che estensione si ottiene e notate come l’apporto del room gain estenda praticamente la risposta fino a 20 Hz. Ancora nella risposta in frequenza vi invito a comparare la gamma medioalta con quella misurata nel mio ambiente. Come si vede le irregolarità della misura anecoica dai 4000 Hz fino ai 20.000 svaniscono e sono sostituite da una buona regolarità priva di picchi particolari. Se aggiungete che le Yamaha erano a 50 centimetri dalle pareti laterali e che dopo la messa a punto sono state allontanate di altri 30 centimetri possiamo anche capire quanto all’ascolto sia migliorata la gamma mediobassa.

L’interfacciamento con l’amplificatore a me sembra discreto, grazie ad un modulo che si mantiene superiore a quattro ohm a tutte le frequenze e che ha un solo minimo di questo valore a 145 Hz.

La misura dello step response, ovvero quello che si misura dalla cassa acustica quando gli mandiamo un segnale dalla forma di uno scalino, ci fa capire col primo picco che va in basso e col secondo che lo segue che sia il midrange che il tweeter hanno la fase invertita. Il picco largo che si vede dopo bene illustra l’emissione del woofer che a causa della sua banda passante limitata arriva con un po’ di affanno.

La waterfall colorata del potente “Sample Champion” , un software di misura estremamente sofisticato, ci fa vedere che c’è qualche riflessione interna e che anche il tweeter qualche piccola cosa se la porta dietro, anche se a basso livello. E veniamo alle distorsioni.

Ho effettuato tre misure di distorsione armonica a tre livelli differenti per verificare come si comportano le varie armoniche all’aumentare del segnale inviato dall’amplificatore. I risultati, come avevo previsto non sono di facilissima interpretazione anche se nel grafico appaiono molto chiari. Intanto annotiamo che attorno ai 500 Hz la distorsione di terza armonica è sempre dello stesso valore, basso quanto vogliamo ma è sempre lo stesso, indipendentemente dal livello. Ad 80 decibel di pressione praticamente non c’è quasi nulla, con un picco sempre di terza armonica a 7000 Hz che si vede in tutte le tre misure e null’altro di interessante.


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A 90 e 95 decibel salgono ovviamente le distorsioni a bassa frequenza , ma guardate come la quarta e la quinta armonica se ne stanno buone buone senza mai superare i -50 decibel. Questo è senza dubbio un woofer disegnato da che sa fare bene il suo mestiere. Ed a noi questa bravura serve per poter ottenere un basso potente e mai distorto.

Pagina 6 - Ascolto, conclusioni e pagella

Come vi ho detto nel commento della misura a terzi di ottava, ho dovuto sistemare almeno un paio di volte il diffusore nella mia sala per tenere il mediobasso sotto controllo, ma una volta che tutto mi è sembrato essere a posto ho potuto annotare una gamma mediobassa e bassa veramente notevole per potenza e pulizia. I giap avevano ragioni da vendere quando ci hanno spiegato tutte le finezze che hanno dovuto mettere a punto per realizzare questo sedici centimetri che è veramente un woofer fatto bene. Vi ho già detto anche che dopo il primo ascolto ho smontato questo altoparlante e me lo sono misurato, giusto per vedere cosa celava dietro quella facciata di woofer giapponese. Ma ora non ci interessa, andiamo solo a vedere come suona.

Partire con un disco di Sting non sarà il massimo per capire questo diffusore fino in fondo, ma a me piace e quindi va bene così. Bel basso, non c’è che dire, che pretende una messa a punto in ambiente molto attenta, come tutti i bassi potenti ed estesi. Il woofer si muove quel tanto che basta a farti vedere che sta suonando, ma non esagera mai, anche fornendo una discreta potenza all’amplificatore. Ho scelto l’amplificatore a stato solido proprio per la sua innata capacità di tenere la gamma bassa sotto controllo e le due Yamaha si fermano in un attimo, anche su una partenza lanciata. Insomma la grancassa della batteria è possente ed aggressiva, tonda e ben smorzata. Il woofer riproduce anche una generosa porzione di mediobasso e quindi non si nota alcun scollamento tra le due porzioni di frequenza, col mediobasso che ogni tanto tende a prevalere sul basso più profondo. Il rullante è secco ed aggressivo, proprio come deve essere mentre i piatti hanno una sonorità che non mi dispiace affatto.

Il test serio inizia con la musica jazz che amo e che mi permette una analisi più dettagliata. Lo stage di fronte a me è corretto, magari non profondissimo, ma comunque nella norma dei diffusori che da questo punto di vista sanno fare onestamente il proprio mestiere. Il palco invece è largo esattamente come mi aspettavo e la dimensione orizzontale è di livello credibile e soprattutto ferma. Una scena orizzontale ferma e stabile aggiunge da un lato punti di merito alla sala di ascolto e dall’altro ci conferma che i due diffusori sono identici e dotati di una dispersione ben congegnata. Già la dinamica inizia a dire la sua, con una escursione notevole e l’amplificatore che incalza le due giapponesi.

Quando un diffusore è lineare ed asciutto come questo sei portato istintivamente ad aumentare pian piano il volume fino ad arrivare, dopo qualche tempo, a livelli esagerati. Il mio amplificatore non si tira mai indietro, ma devo dire che nemmeno le Yamaha fanno le schizzinose e spingono da matti. Quando il livello raggiunge il limite fisico che le casse possono riprodurre, che credo sia superiore al dato dichiarato dal costruttore, si inizia a notare una vena abbastanza dura della gamma medioalta, con gli strumenti come i fiati che comprimono la scena. Però a questi volumi i vicini già si sono spazientiti da un bel po’. Pausa di silenzio a cui segue, ovviamente, la musica classica.

Con i vari brani di musica classica che ho scelto per il test il carattere del diffusore cambia molto poco, con una vena leggermente in evidenza sul mediobasso, una notevole estensione sul basso ed un comportamento mediamente neutro in gamma medioalta. Per quanto riguarda la gamma media devo dirvi che il contrasto tra le varie componenti è molto preciso e scandito, sia dalla rifinitura della gamma alta che ne definisce i contorni sia dal buon equilibrio con la gamma mediobassa. Eppure la frequenza di incrocio tra woofer e midrange non è proprio bassissima. Ciononostante le voci maschili sono poste alla giusta altezza e non si nota mai un abbassamento particolare della scena. Probabilmente è merito della qualità del crossover o della dispersione verticale, ma a me non sembra affatto che la componente bassa della voce umana provenga dal woofer. E’ il midrange a dare la sensazione di una gamma mediobassa molto estesa, così da tenere agganciato l’orecchio che non percepisce nulla che in questo intervallo di frequenze provenga dal woofer. Un bel vantaggio, anche perché l’incrocio tra i due è praticamente perfetto. E non è cosa da poco per un tre vie con questo sviluppo verticale.

I violini spesso rappresentano la cartina al tornasole dell’incrocio tra medio e tweeter. Nel caso Yamaha abbiamo un discreto comportamento, con qualche lieve squilibrio timbrico che non so mettere bene a fuoco nell’istante in cui si produce e sparisce. Per gli strumenti a fiato il discorso è simile, anche se il sassofono proposto dalle due Yamaha è veramente notevole in termini sia di timbrica che di resa del microdettaglio. Ecco un pregio non ancora esplorato di questi diffusori: una resa del dettaglio che in parte dipende dalla classe degli amplificatori ed in parte da un corretto disegno delle membrane degli altoparlanti. Si, in gamma media ogni tanto si perde, specialmente sulle inflessioni della voce di Diana Krall, ma in gamma mediobassa ed in gamma alta credo che la quantità di microinformazioni sia davvero notevole.

Le Yamaha NS-500 sono una vera sorpresa sotto tutti i punti di vista. Sono diffusori solidi, ben costruiti e con altoparlanti che mi hanno stupito sia per qualità che per prestazioni, soprattutto per i due piccoli e prepotenti woofer e mid-woofer, insospettabili motori di di una gamma bassa e mediobassa notevole per estensione, potenza, pulizia e con incrocio praticamente perfetto. Il rapporto qualità prezzo poi è straordinario. Una coppia di Yamaha NS-F500 costa davvero pochissimo: a seconda delle finiture e del fornitore (on-line o negozio) il prezzo per una coppia parte da poco più di 700 Euro.

Per maggiori informazioni: http://it.yamaha.com/it/products/ns-f500

La pagella secondo Pietro Di Giovanni

Costruzione 7
Altoparlanti 8
Versatilità 7.5
Misure 7.5
Ascolto 7.5
Rapporto Q/P 8