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Pirati dei Caraibi - La maledizione del forziere fantasma
Pirati dei Caraibi - La maledizione del forziere fantasma
Alessio Tambone - 12 Ottobre 2006
“Jack Sparrow naviga nuovamente nelle acque dei cinema italiani. In sala è ancora in programmazione il nuovo episodio della saga piratesca, che richiama le vecchie leggende dell'Olandese Volante e del Kraken. Ecco il giudizio di AV Magazine”
Pagina 1 - Introduzione

"Yo ho yo ho, a pirate’s life for me". Tornano i Pirati dei Caraibi in questa nuova avventura targata Bruckheimer che ci ripropone gli esaltati personaggi amati con La Maledizione della Prima Luna, primo episodio della trilogia cinematografica che ha ridato linfa vitale al genere cappa e spada. Anticipato da incassi record in America, il film ha ottenuto il terzo posto nella classifica delle pellicole con maggiore incasso al debutto in sala con la cifra di 7 milioni e 505 mila euro, preceduto da Harry Potter e il calice di fuoco (secondo con 7 milioni 589 mila euro) e Il Codice da Vinci (primo con 8 milioni 163 mila euro). Nella classifica dei film con il maggiore incasso di sempre al momento è al terzo posto, dietro all'episodio finale de Il Signore degli Anelli e all'imprendibile Titanic.

Nel primo capitolo avevamo lasciato il capitano Jack Sparrow finalmente al comando della sua amata Perla Nera, mentre il fabbro Will Turner era riuscito a conquistare il cuore della bella Elizabeth Swann. In questo nuovo episodio partiamo da queste premesse e ci tuffiamo immediatamente nel matrimonio di Will e Elizabeth, bruscamente interrotto da Sir Cutler Beckett. Attorno alla giovane coppia si stringe il cappio della Compagnia delle Indie Orientali, che ricorda a tutti l'importante ruolo che i due avevano avuto nella fuga del pirata Sparrow nel primo episodio.


Davy Jones, uno dei nemici del capitano Sparrow in questa nuova avventura

L'unica speranza di salvezza per Will è ritrovare Jack, che intanto certamente non si annoia. Una nuova minaccia arriva infatti dal passato. E' il debito di sangue contratto da Jack con Davy Jones, il capitano del leggendario Olandese Volante, ansioso di rimettere le mani sull'anima del capitano che spetta a lui di diritto. Nel film le strade di Jack, Will e Elizabeth si incroceranno varie volte, mentre sullo sfondo pirati, guardie inglese e mostri marini contribuiranno a rendere spumeggiante la cornice della storia principale. Fino al colpo si scena finale.

Ma prima di proseguire con la recensione del film in sala... un piccolo sguardo a poppa!

Pagina 2 - La Maledizione della Prima Luna

La prima immagine apparsa in un lungometraggio dal vivo di Walt Disney era un dettaglio della Jolly Roger, la classica bandiera dei pirati con teschio e ossa incrociate su sfondo nero. Stiamo parlando del 1950 e del film L'isola del tesoro, lavoro ispirato al celebre libro di Robert Louis Stevenson e diretto da Byron Haskin (anche regista della prima trasposizione cinematografica de La guerra dei mondi). Dopo 53 anni è stata ancora la Disney con La Maledizione della Prima Luna a riportare in auge un genere che, dopo i grandi successi editoriali e cinematografici, sembrava ormai destinato al declino.


Da sinistra: il regista G. Verbinski, il produttore J. Bruckheimer e l'attore J. Depp

Complice è stato il parco divertimenti di Disneyland, che ha proposto al pubblico sin dalla sua inaugurazione nel 1967 l'attrazione dei Pirati dei Caraibi (allora basata sull'innovativa tecnica degli audio-animatronic) diventata ben presto una delle attrazioni di maggior successo dell'intero parco. Utilizzando questa attrazione come ispirazione, la produzione nel 2003 ha creato il grande successo mondiale de La Maledizione della Prima Luna: un film che ha incassato 650 milioni di dollari in tutto il mondo - 300 milioni solo negli Stati Uniti - ottenendo cinque candidature all'Oscar e svariati riconoscimenti in tutto il mondo.

Jerry Bruckheimer, produttore e principale artefice di questo successo, ha confessato di non aver mai pensato ad un risultato positivo di queste dimensioni. "Non nutrivamo grandi aspettative per il primo film della saga. Molti pensavano che si trattasse del solito film Disney per bambini, e in più c’era il fatto che la morte di questo genere cinematografico era ormai stata decretata da 40 anni e ogni tentativo di riportarlo in auge era miseramente fallito. Quando ‘La Maledizione della Prima Luna’ è uscito nelle sale ha colto tutti di sorpresa."

Successivamente c'è stata grande richiesta di altre storie di pirati in tutto il mondo. Così la produzione ha pensato di riunire il cast del precedente film per creare nuove avventure con gli stessi amati personaggi, entrati ormai nell'immaginario collettivo dei tanti appassionati del genere.

Pagina 3 - La sceneggiatura


Tutto ha inizio con l'ordine di arresto per Will e Elizabeth

Partiamo con l'analisi della sceneggiatura che, purtroppo, è uno dei punti deboli del film. Ted Elliott e Terry Rossio - già autori dello script de La Maledizione della Prima Luna - hanno realizzato un lavoro interessante negli spunti che però si perde nel creare le premesse per il terzo episodio della trilogia. Liberi dalle catene del parco tematico indispensabili nel primo film, Elliott e Rossio hanno giustamente attinto nella mitologia classica del mondo piratesco.

Ecco quindi la presenza del famigerato Davy Jones e del suo famoso scrigno, senza dimenticare il leggendario Kraken, mostro marino di cui si narra a partire dal XII° secolo. Per dare un riferimento temporale più preciso, rispetto al primo film gli sceneggiatori hanno anche utilizzato la famosa Compagnia delle Indie Orientali, che ha permesso l'introduzione di Cutler Beckett, un nuovo personaggio che ritroveremo anche nel terzo episodio.

Buone idee queste, che però si sono perse nell'estrema caratterizzazione dei personaggi e in sequenze che si susseguono con un filo logico molto esile. Come per tanti altri secondi capitoli di trilogie (vedi Matrix Reloaded) tutto punta alla predisposizione delle giuste premesse per il terzo episodio, lasciando un po' di amaro in bocca agli spettatori che avevano molto apprezzato il primo film.


Ambientazioni decisamente da Monkey Island...

Segnaliamo anche una notevole similitudine tra lo script e la celebre saga della LucasArts Monkey Island, avventura grafica punta&clicca che gli amanti dei giochi old-style sicuramente ricorderanno. Non sono solo le ambientazioni ad essere simili, ma anche personaggi e situazioni riprendono abbastanza spudoratamente quelle vissute anni addietro grazie al grande Guybrush Threepwood.

Gli effetti speciali di questo film sono stati curati dalla IL&M, azienda riconducibile a George Lucas, creatore anche della già citata LucasArts. Sempre a Lucas possiamo inoltre ricondurre l'eroe Indiana Jones, le cui azioni spesso somigliano in modo spaventoso con quelle dei nostri pirati: un Will Turner che, nonostante l'impegno da spadaccino, viene messo a nanna con un sistema molto più rapido (vedi Indiana Jones e i predatori dell'arca perduta) o il capitano Jack Sparrow che alimenta accidentalmente il fuoco soffiandoci sopra (vedi Indiana Jones e l'ultima crociata). E visto che abbiamo parlato di fuoco... cominciamo a sentire puzza di bruciato...

Pagina 4 - La regia e la fotografia


Verbinski e le ultime indicazioni prima del ciak

Dietro la macchina da presa troviamo Gore Verbinski, che torna alla regia dopo la buona prestazione fornita nel primo episodio. Il regista americano gioca con i primi piani - sfruttando il fascino dei protagonisti - e con inquadrature abbastanza spettacolari - macchina da presa e cameraman attaccati alla ruota di legno durante il suo girovagare per il set in una delle scene finali - contribuendo a mantenere sempre alto il ritmo del film. 

Verbinski continua così la sua scia positiva nell'Olimpo hollywoodiano, che lo vede assente dalle nomination per riconoscimenti importanti, ma sempre nelle prime posizioni per quanto riguarda gli incassi ai botteghini. Tutto questo con soli sei film all'attivo, tra i quali ricordiamo The ring e The Weather Man - L'uomo delle previsioni.

Direttore della fotografia è invece Dariusz Wolski, anche lui riconfermato dopo il primo film. Wolski ha colorato la pellicola in modo molto deciso, sfruttando l'esperienza accumulata su set difficili come Il corvo (1994) e Allarme rosso (1995). Gioca essenzialmente sulla proposizione di una tavolozza che alterna tonalità molto sature tendenti al giallo e al rosso con colori leggermente meno saturi che virano verso il ciano.

  
Esempi di scelte cromatiche del direttore della fotografia
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Ottimo lavoro, apprezzato ulteriormente vista la grande difficoltà di girare per la maggior parte in set naturali con meteo assolutamente imprevedibile, come confermato dallo stesso Wolski. “Quando hai a che fare con le forze della natura – il sole che va in diverse direzioni, le nuvole che si avvicinano, il vento che soffia – devi considerare molte variabili ed essere flessibile, spesso cercando idee all’ultimo minuto. Amo lavorare in queste condizioni perché non credo nelle regole prestabilite ma nelle intuizioni. Per quante discussioni, storyboard o pre-visualizazzioni si possano fare, dobbiamo ricordarci che abbiamo a che fare con tante cose che non possiamo prevedere e alle quali ci dobbiamo continuamente adattare.”

Wolski e la sua troupe hanno dovuto infatti affrontare diversi problemi, derivati dalle estreme esigenze di Gore Verbinski. Per filmare l'attacco del Kraken all'Edinburgh Trader hanno dovuto costruire una piattaforma per la macchina da presa montata su una gru in grado di sopportare il peso di un intero sistema Super Technocrane a ben 25 metri di altezza.

Pagina 5 - Gli attori principali


Johnny Depp è ancora una volta il capitano Jack Sparrow

Inutile negarlo: l'attrazione maggiore del film era lui, il capitano Jack Sparrow, magistralmente interpretato da Johnny Depp. E la produzione lo sapeva, incentrando questo sequel sui suoi vezzi e chiudendo i teaser del film apparsi diversi mesi fa con la scritta "Captain Jack is Back". Nuova icona cinematografica, il capitano Jack Sparrow del primo episodio è stato inserito nel Maggio 2006 dalla rivista Premiere tra le cento migliori interpretazioni di tutti i tempi (Johnny Depp compare nuovamente grazie alla sua performance in Edward mani di forbice).

Sempre per lo stesso ruolo Depp è stato candidato all'Oscar, al Golden Globe e ai BAFTA, vincendo inoltre lo lo Screen Actors Guild Award e l'MTV Movie Award come migliore attore protagonista. Anche in questo episodio l'attore nato nel Kentucky si è confermato all'altezza delle aspettative - mai capitato il contrario - andando ad aggiungere nuovi dettagli al suo personaggio.


Orlando Bloom e Keira Knightley ancora tra i protagonisti del film
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Superba interpretazione anche quella di Orlando Bloom nel ruolo di Will Turner, con una recitazione molto più matura e sicura rispetto al primo film. In questo sequel anche il suo personaggio ha acquistato sicurezza e spazi, insieme alla sua promessa sposa Elizabeth Swann, nuovamente interpretata da Keira Knightley. Del vecchio cast sono ritornati tutti i personaggi, ai quali si sono aggiunti Davy Jones (Bill Nighy), Bill Turner (Stellan Skarsgård) padre di Will, Cutler Beckett (Tom Hollander) e l'esperta in riti voodoo Tia Dalma (Naomie Harris).

Due piccole curiosità che riguardano gli animali utilizzati nella pellicola. Il pappagallo del marinaio Cotton è stato sostituito rispetto al primo film da due are, mentre il vecchio cane Twister, simpatico protagonista dello scorso episodio ora in pensione, è stato interpretato da Chopper, un terrier di otto anni reso simile al suo predecessore mediante diversi interventi del reparto trucco.

Pagina 6 - Analisi dei set: introduzione

Nelle prossime pagine procederemo ad una attenta analisi dei set, per lo più naturali, realizzati per il film. Un lavoro altamente impegnativo, che insieme a quello della creazione dei costumi ha contribuito a rendere più spettacolare la pellicola. La produzione ha viaggiato molto durante i mesi di ripresa, sfidando la natura e le difficoltà date dalla scelta di  location ubicate in luoghi selvaggi e poco popolati.


Uno dei set naturali del film

"È stato come combattere in guerra", ha dichiarato Eric McLeod, produttore esecutivo del film. "Abbiamo dovuto costruire strade in luoghi dove nessuno ha mai girato, sulle montagne, nelle giungle, sulle spiagge." Sulla stessa linea d'onda Doug Merrifield, direttore di produzione. "Sapevamo che questa volta dovevamo considerare diverse isole oltre a St. Vincent. E ci servivano anche più navi. Era evidente che stavamo per girare un road movie… sebbene le strade in questione fossero in effetti grandi bacini d'acqua tra le diverse location."

Le riprese di Pirati dei Caraibi sono cominciate il 28 Febbraio 2005 in uno studio a Los Angeles, con scene ambientate nello spogliatoio della Perla Nera e all'interno della prigione di Port Royal. Per tutti i set costruiti e per la tipologia di alcune inquadrature il regista Verbinski e lo scenografo Rick Heinrichs si sono ispirati alle celebri illustrazioni di Howard Pyle raccolte nel classico Il libro dei pirati

Pagina 7 - La creazione delle navi I

In un film girato in mare l'aspetto estetico delle navi ricopre un ruolo innegabilmente importante. In questo caso le imbarcazioni erano al centro di una vera attenzione dello spettatore, in quanto derivanti da vecchie leggende (l'Olandese Volante) o dal film precedente (la Perla Nera). Proprio per questo la produzione ha deciso di creare un mini reparto appositamente dedicato alla progettazione delle navi, convocando i molti professionisti che avevano collaborato con Peter Weir in Master & Commander - Sfida ai confini del mare. Il team era formato da 450 artisti, che comprendevano carpentieri, intonacatori, pittori, paesaggisti e scultori. Senza dimenticare gli addetti agli effetti visivi, che contestualmente alla reale costruzione delle imbarcazioni, hanno modellato al computer le navi in base alle informazioni fornite dagli ingegneri navali, per ricavare informazioni sulla stabilità in mare e sulla velocità massima consentita.

Nel primo film la Perla Nera era stata costruita direttamente su una chiatta, che ne limitava la grandezza e la manovrabilità. In questo caso la produzione ha deciso di costruire una nuova nave, assolutamente reale, partendo dalla Sunset, un natante lungo 30 metri utilizzato in passato dalle piattaforme petrolifere nel Golfo del Messico. Dopo otto mesi di lavoro la nuova Perla Nera era pronta a solcare le acque, simile all'omonima imbarcazione del primo film ma con qualche elemento ereditato dalla Sunset come i motori, le cisterne d'acqua e di petrolio, la cambusa e le cuccette.

Anche i numeri dell'Olandese Volante fanno davvero impressione. Lunga ben 50 metri, con 420 tonnellate di stazza, la nave è parzialmente ispirata agli antichi fluyt olandesi, vascelli del XVII secolo simili ai galeoni. In particolare la troupe si è ispirata al Vasa, un'enorme nave da guerra svedese affondata nel porto di Stoccolma durante il viaggio inaugurale nel 1628, recuperata nel 1961 ed attualmente in mostra in un museo della capitale svedese.

Pagina 8 - La creazione delle navi II

"Questa nave è una vera icona del film" ha spiegato il supervisore art director John Dexter a riguardo dell'Olandese Volante "perciò volevamo che fosse davvero grandiosa. Abbiamo cominciato dallo scafo a tenuta stagna, poi abbiamo aggiunto una struttura esterna in acciaio. Poi i nostri ragazzi hanno applicato una struttura di legno, rinforzata in acciaio e hanno spruzzato della schiuma per imprimere le forme definitive su cui hanno passato l'intonaco."

Oltre a fabbricare i pezzi specifici delle imbarcazioni come l'argano, il timone, la battagliola e gli alberi di mezzana, maestro e di prua, il reparto addetto ha dotato la Perla Nera e l'Olandese Volante di quattro set di vele completi, mentre il resto degli alberi, dei pennoni e delle vele sono state applicate in seguito dai tecnici degli effetti visivi in CG.

Merita una citazione anche l'Edinburgh Trader, nave ancorata al largo di Port Royal e Tortuga interpretata dall'H.M.S. Bounty, un'imponente nave a tre alberi con vele quadrate da 50 metri. H.M.S. Bounty, un nome non casuale per una nave che ha ricoperto il ruolo dell'omonimo più famoso nel film del 1962 Gli ammutinati del Bounty, classico della Metro-Goldwyn-Mayer interpretato da Marlon Brando, Trevor Howard e Richard Harris.

La costruzione del Bounty è cominciata nel 1960 ed è durata sette mesi, nei quali sono state assemblate oltre 400.000 tavole di legno. Sebbene lo storico Bounty fosse lungo solo 25 metri, la sua ricostruzione cinematografica era molto più grande per consentire alle macchine da presa di muoversi più agevolmente durante le riprese, mentre la sua altezza complessiva dal ponte alla cima dell'albero maestro era di oltre 30 metri.

A quei tempi la nave effettuò un viaggio di 7.327 miglia nautiche per raggiungere Tahiti attraverso il canale di Panama, abbandonando il cantiere navale Smith & Rhuland in Scozia. Per Pirati dei Caraibi invece guidata del capitano Robin R. Walbridge, il Bounty ha percorso 1.821 miglia nautiche in 14 giorni da Bayou La Batre, dove è stata riattrezzata e riverniciata per impersonare l'Edinburgh Trader, a St. Vincent, effettuando due fermate a Miami (Florida) e a Mayaguez (Portorico) per rifornirsi di carburante e provviste.

Tra le altre imbarcazioni costruite citiamo la Sloop Providence, una corvetta a vela di gabbia lunga 35 metri apparsa nel film come Perseverance; la St. Peter, una goletta di 20 metri; l'Unicorn, un brigantino da 50 metri e diversi mercantili inglesi ricostruiti fedelmente in base a progetti originali del XVIII secolo.

Pagina 9 - Port Royal e la palude di Tia Dalma


Il matrimonio interrotto di Will e Elizabeth

Nelle pagine precedenti abbiamo accennato alle difficoltà dovute ad imprevisti naturali che la produzione ha dovuto affrontare. Come esempio citiamo i set che hanno fatto da sfondo alle scene ambientate a Port Royal. In particolare una delle scene di apertura del film, che vede la brusca interruzione del matrimonio tra Will ed Elizabeth nella chiesa di Port Royal. Il set è stato costruito nello stesso posto dove circa tre anni fa fu attrezzato il forte utilizzato nel primo film: la grande area panoramica di Palo Verde (ex parco acquatico di Marineland) che si affaccia sul Pacifico. Durante la costruzione del set sono caduti circa 90 cm. di pioggia che hanno notevolmente rallentato i lavori, costringendo la squadra addetta a sacrificarsi 24 ore al giorno nelle ultime due settimane prima delle riprese per recuperare gli 11 giorni di pausa forzata. Per ironia della sorte la scena prevedeva una pioggia torrenziale, che è stato necessario ricreare con gli effetti speciali.

Per il resto degli esterni di Port Royal si era invece pensato di recuperare i set costruiti per La Maledizione della Prima Luna, rimasti miracolosamente intatti a distanza di tre anni. Sfortunatamente due mesi prima di iniziare le riprese un'onda gigantesca ha distrutto ogni cosa, costringendo la produzione a ricominciare tutto da zero.

  
I due set dedicati a Tia Dalma
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Le scene riguardanti Tia Dalma sono state invece girate in due set differenti.  Per gli esterni la troupe si è spostata nella regione nord-orientale della Dominica per raggiungere l'Indian River, lo splendido corso d'acqua poco profondo che sfocia nell'oceano a Portsmouth. Questo corso d'acqua, ricco di possenti piante spesso con radici che fuoriescono dal terreno, è stato esplorato da Cristoforo Colombo nel XV secolo.

Gli interni sono stati ricostruiti nel teatro di posa numero 2 dei Walt Disney Studios a Barbank, largo 50 metri e lungo oltre gli 80. Per un'attinenza con l'attrazione dei pirati di Disneyland, la produzione ha deciso di chiamare Francis Xavier "X" Atencio, leggendario sceneggiatore Disney principale autore dell'attrazione del parco divertimenti. Importanti anche le somiglianze visive con le scene girate precedentemente in Dominica, con la troupe che ha dovuto ricostruire alcune copie delle piante che delimitavano il fiume utilizzando acciaio e schiuma per auto, aggiungendo successivamente foglie di seta. Il clima umido è stato invece ottenuto con la costruzione di un serbatoio posizionato in sospensione sul set, riempito costantemente con due milioni di litri d'acqua.

Pagina 10 - La nazione della Dominica

La Dominica è un'isola del Mar dei Caraibi lunga solo 29 miglia e larga 16, situata tra le isole francesi di Guadalupe a nord e la Martinica a sud. La nazione è stata scelta dallo scenografo Heinrichs e dal regista Verbinski come set per l'isola dei nativi e la Isla Cruces, entrambe inventate dagli sceneggiatori. Del set il produttore esecutivo Bruce Hendricks racconta: "La Dominica somiglia a come erano i Caraibi 200 anni fa. Avevamo bisogno di un luogo selvatico e di quella natura meravigliosa che alcuni luoghi remoti, come la Dominica, offrono ancora oggi".


La partenza del duello finale

Girare in set tanto selvaggi ha comportato numerosi problemi per la troupe, che ha dovuto persino costruire un'intera infrastruttura formata da ripetitori per telefoni cellulari e reti wireless per l'accesso ad internet. Oltre naturalmente a portare tutte le risorse necessarie: da aste, giraffe e carrelli per le riprese a chiodi, cemento e stucco per le scenografie.

Una delle scene più riuscite del film - il duello a tre spade tra Jack Sparrow, Will Turner e James Norrington sulla gigantesca ruota di legno - è stato registrato nei dintorni di Hampstead. Il set è stato tra l'altro infestato dalle noci di cocco che improvvisamente cadevano dalle palme alte 30 metri sulla troupe, costringendo diversi membri ad indossare degli elmetti protettivi.

La ruota utilizzata nella scena è stata costruita con vari strati di acciaio, per un peso complessivo di oltre 800 chili ed un'altezza di 5 metri. La troupe ha creato due versioni della ruota: la prima posizionata su un carrello azionato con un sistema di cavi e dotato di piattaforme per le macchine da presa; la seconda è stata invece trainata da un camion - sul quale alloggiava anche la macchina da presa - mediante diverse barre di acciaio. Per fare in modo che la ruota girasse in modo uniforme, aiutando la coordinazione dei macchinisti e degli attori, la troupe ha costruito diversi sentieri nella giungla che hanno permesso una corsa folle senza troppe sollecitazioni.


L'equipaggio della Perla Nera in gabbia al cospetto del regista

Sempre nella stessa isola è stata registrata la sequenza che vede Will Turner e l'equipaggio della Perla Nera imprigionati in gabbie circolari fatte di ossa umane (in realtà realizzazioni sagomate con lattice e schiuma). L'intera scena è stata registrata nella Gola di TiTou, situata nel Parco Nazionale Morne Trois Pitons nella regione interna centromeridionale della Dominica.

Pagina 11 - L'arcipelago delle Exumas e la scogliera di Palo Verde


Il duello a tre spade sulla sabbia di White Cay

Dalla Dominica la produzione si è spostata nelle Exumas, uno degli arcipelaghi più meridionali dei Caraibi. In particolare la troupe ha girato la fine del duello a tre spade e tutte le scene che si vedono nel film ambientate sulla spiaggia dalla sabbia bianca, in realtà la deserta baia di White Cay. Questa spiaggia era accessibile solo via mare, quindi la troupe era costretta ogni giorno a percorrere un tragitto in auto dall'albergo verso un piccolo molo, imbarcandosi poi su uno dei battelli che ogni mezzora attraccavano ad un enorme campo base galleggiante costruito da due enormi chiatte collegate tra loro da 60 metri l'una.

Su queste superfici erano posizionati le roulotte degli attori, le sale del catering e gli uffici di produzione. Da qui si procedeva su piccole barche o su gommoni gonfiabili fino alla spiaggia, che quindi manteneva l'orizzonte libero adatto alle riprese a 360° che Gore Verbinski aveva in mente. A complicare ulteriormente le cose la marea, che lasciava alla produzione solo poche ore adatte alle registrazioni.


Ancora gli attori insieme al regista sulla sabbia di White Cay

Lasciate le Exumas, la troupe si è spostata a Los Angeles, precisamente a Palo Verde, per terminare la sequenza della gabbia di ossa. In questo set è stata costruita una scogliera artificiale alta 15 metri e larga 30, da cui è stata fatta pendere la gabbia con angolazioni che arrivavano fino ai 90 gradi. Per raggiungere la giusta oscillazione sono state costruite due gru mobili da 160 tonnellate l'una, che provvedevano a far penzolare nel vuoto la gabbia.

Pagina 12 - I costumi e le armi

La costumista Penny Rose, nominata due volte ai BAFTA per le realizzazione di Evita e La Maledizione della Prima Luna, si è occupata degli abiti di tutto il cast. Come sempre accade in queste circostanze, grande importanza è stata data all'usura e alla tintura dei costumi. Tra i tanti stratagemmi studiati dal reparto addetto citiamo l'impastatrice caricata con le scarpe di scena insieme ad alcune pietre, che hanno reso gli oggetti di partenza un po' più malridotti e più simili a vecchie scarpe consumate.


Il look del capitano Jack Sparrow
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Saggia la scelta di far evolvere i personaggi già incontrati nel primo episodio modificando in meglio i loro costumi, lasciando però praticamente inalterato il look del capitano Sparrow, che praticamente nel corso del film non ha alcun cambio d'abito. L'ormai famoso aspetto di Sparrow è nato nel primo film dalla collaborazione tra la costumista e l'attore Johnny Depp, che si è letteralmente ispirato Keith Richards, il chitarrista dei Rolling Stones di cui Depp è un grande fan. In questo episodio però l'attore ha voluto rendere ancora un tributo al suo mito, che spesso si lega ai capelli qualche oggetto.

"Ho passato un po' di tempo con Keith, e ogni volta che lo vedevo aveva una cosa nuova attaccata ai capelli" ha dichiarato Depp. "E quando gli chiedevo cosa si era messo in testa, rispondeva sempre che era un oggetto che aveva comprato alle Bermuda o qualcosa del genere. Così mi ricordava Jack coi suoi viaggi e le sue avventure; in ogni posto in cui si reca, trova qualche oggetto che gli piace e se lo attacca ai capelli".

Pistole, spade, pugnali e armi in genere sono state invece create dall'attrezzatore di scena Kris Peck in sinergia con l'armaiolo Kelly Farrah e il consulente storico Peter Twist. Tutte le armi sono copie realistiche di vecchi arnesi fabbricate in lattice. Tutte tranne una. Stiamo parlando ovviamente della spada del capitano Sparrow, un pezzo autentico del XVIII secolo sostituito con una copia meno pericolosa sono per le scene di azione. Il resto delle armi sono state adattate allo stile dei proprietari: luride e grezze per i pirati, raffinate per personaggi più illustri come il Commodoro James Norrington e il Governatore Weatherby Swann, incrostate dall'oceano per la ciurma dell'Olandese Volante.

Pagina 13 - Kraken e Davy Jones: tra controfigure e visual effects

Come già accennato, il Kraken è un mostro ispirato ai racconti mitologici di tanti marinai. Il termine risale ad alcune leggende norvegesi del XII secolo, che ci parlano dell'esistenza di un calamaro grande quanto un'isola. Nel XIX secolo la leggenda visse un momento di grande popolarità, tanto che il poeta inglese Lord Alfred Tennyson scrisse appositamente il poema The Kraken. In questo film il Kraken assale l'Edinburgh Trader e la Perla Nera, utilizzando i suoni numerosi tentacoli per rovesciare le navi tirando l'albero maestro e per sbalzare i marinai in mare.


Il Kraken in azione

Per portare in scena la sua potenza, la produzione ha utilizzato il vecchio sistema delle controfigure unito all'innovazione delle effetti speciali creati in CG. Il coordinatore delle controfigure George Marshall ha creato decine di ingranaggi utilizzati per far volare gli attori nella giusta direzione. A differenza di altre situazioni, la presenza dell'albero mastro e del cordame ha creato qualche problema. Si è resa necessaria quindi la costruzione di un sistema sospeso sulle due navi interessate, che si estendeva per tutta la loro lunghezza sopra la punta degli alberi, corredato con anelli passanti applicati su vari cavi che fungevano da guida.

Riportiamo la nostra soddisfazione, ancora una volta, per l'eccellente lavoro dei tecnici della IL&M che hanno realizzato gli effetti speciali. Ci concentriamo in particolare sulla perfetta interazione tra soggetti virtuali ed attori reali, molto migliorata rispetto al primo film grazie ad un innovativo sistema di registrazione del motion capture. Come abbiamo spesso spiegato nelle pagine di AV Magazine, il motion capture è quella tecnica che prevede l'inserimento nel filmato di un soggetto virtuale partendo da alcune sessioni di registrazione dei movimenti di una persona reale. In genere la registrazione della scena veniva ripetuta due volte. La prima prevedeva la ripresa dello sfondo e degli attori reali, che simulavano la presenza - e l'interazione - con il soggetto virtuale. La seconda, altrettanto complessa, prevedeva la registrazione dei movimenti di un personaggio su un greenscreen, che era costretto ad indossare una tuta corredata da sensori chiamati marker . Per ricostruire questi movimenti in uno spazio tridimensionale era necessario riprendere questa seconda sessione con diverse macchine da presa (dalle 12 alle 15) e da diverse angolazioni, per essere sicuri di avere abbastanza informazioni da elaborare al computer.


La ciurma in CG di Davy Jones

L'innovativa tecnica studiata dalla IL&M per questo film ha praticamente eliminato questo doppio passaggio, consentendo da un lato un'interazione perfetta tra i vari personaggi e dell'altro un consistente risparmio di ore lavorative (e di denaro). Il nuovo sistema messo a punto è infatti in grado di ricostruire i movimenti di marker attraverso l'utilizzo di due sole telecamere digitali. In questo modo, venendo a mancare la necessità di una seconda ripresa dedicata per i marker, l'attore "fantoccio" può recitare direttamente sul set, interagendo fisicamente con i suoi interlocutori che quindi non devono più simulare la presenza di altri personaggi.

Nel film questo sistema è stato utilizzato anche per la ricostruzione del viscido Davy Jones, interpretato nella realtà dall'attore Bill Nighy. In riferimento al suo personaggio citiamo inoltre una delle sequenze più interessanti del film, nella quale Davy Jones suona in solitudine l'organo con i tentacoli della sua barba.

Pagina 14 - La colonna sonora

A musicare questo episodio della trilogia troviamo Hans Zimmer, che ha preso il posto del suo associato Klaus Badelt. Colonna sonora di ottimo livello, che riprende i temi già proposti nel primo capitolo. Il CD si apre proprio con la traccia Jack Sparrow, che riarrangia il tema di capitan Sparrow e della sua Perla Nera. Le tracce due e tre, rispettivamente The Kraken e Davy Jones ci presentano invece i due bei nuovi temi di questo capitolo, ricchi di ritmica e di uno stupendo sottofondo di organo a canne. In particolare la terza traccia ci ha ricordato la celebre Resa dei conti di Ennio Morricone del film Per qualche dollaro in più: una forte parte centrale ad appannaggio dell'organo, anticipata dalla dolce melodia del carillon.

Toni misteriosi accompagnano Tia Dalma, mentre le familiari melodie di Tortuga divertono in Two Hornpipes. La cupa Dinner is served, utilizzata per le scene ambientate sull'isola dei cannibali, si chiude invece con il valzer che ci ha divertito durante la visione del film. Il resto delle tracce riprendono abbastanza efficacemente i temi principali, andando a creare una colonna sonora da ascoltare a prescindere dal film. Stendiamo un velo pietoso sull'ultima traccia, un disco remix di sette minuti nel quale "rieccheggia" il tema di Jack Sparrow.

1. Jack Sparrow
2. The Kraken
3. Davy Jones
4. I've Got My Eye On You
5. Dinner Is Served
6. Tia Dalma
7. Two Hornpipes (Tortuga)
8. A Family Affair
9. Wheel of Fortune
10. You Look Good Jack
11. Hello Beastie
12. He's A Pirate - Tiësto Remix (Bonus Track) Remixed by Tiësto

Pagina 15 - Numeri da pirati

Nelle pagine precedenti abbiamo descritto l'imponente lavoro che la produzione ha dovuto affrontare per la realizzazione del film. Lavoro reso ancora più impegnativo dalle complicazioni climatiche e dalla decisione di girare molte sequenze del terzo episodio in contemporanea con quelle di Pirati dei Caraibi. Proponiamo quindi ai nostri lettori una sequenza di cifre che narrano l'impegno che la squadra di produzione ha riversato nell'impresa.

- il coordinatore viaggi di produzione ha prenotato oltre 10.000 biglietti aerei (escludendo i voli charter)
- in Dominica sono stati distribuiti 475 telefoni cellulari
- il reparto scenografie ha costruito 550 barili
- gli addetti al suono hanno consumato più di 6.000 batterie
- per comunicare sul set i vari reparti hanno utilizzato oltre 200 walkie-talkie
- per le sartie delle navi, il dècor dei set e oggetti vari, la produzione ha usato quasi 100 chilometri di corda
- le varie unità di ripresa hanno girato oltre 400.000 metri di pellicola
- il servizio catering ha servito oltre 200.000 pasti, sfamando in media 800 persone
- per colazione erano necessarie 1.300 uova, decine di chili di prosciutto, 80 forme di pane, centinaia di salsicce, 400 biscotti e 11 casse di frutta (tutto materiale portato dagli Stati Uniti)
- per l'arredo dei set (in particolare la palude) sono state trapiantate 7.000 piante
- durante le riprese l'isola di Grand Bahama è stata colpita dal più potente uragano della sua storia: Wilma, uragano di categoria 2 con venti che soffiavano a oltre 250 km/h
- il reparto costumi ha realizzato per questo film e per l'ultimo episodio della trilogia più di 8.000 costumi
- l'Olandese Volante è stato armato con 36 cannoni che, anche se incrostati per esigenze sceniche, erano tutti perfettamente funzionanti
- durante le riprese in Dominica l'isola ha ospitato 500 persone tra cast e troupe sparse in 80 alberghi diversi, collegati tra loro attraverso 150 autisti
- negli uffici di produzione 40 contabili hanno lavorato con 7 valute differenti
- 300 sono le spade realizzate per il film
- l'intera pellicola contiene un numero tre volte superiore di inquadrature con effetti speciali rispetto all'episodio precedente

Pagina 16 - Riflessioni conclusive e qualità AV


Di corsa verso il terzo episodio...

Volendo riassumere in poche parole quello che pensiamo del film potremmo tranquillamente esordire con: Pirates of the Caribbean: World's End. E' il titolo del terzo e ultimo capitolo della saga, che uscirà nelle sale cinematografiche il prossimo anno. Siamo convinti che alla luce della conclusione della trilogia riusciremo a godere meglio di questo secondo episodio che, anche se ben realizzato, non ha entusiasmato ed ha perso nettamente il confronto con il predecessore. E per questo puntiamo il dito soprattutto verso gli sceneggiatori.

Guardando invece alla proiezione, non ci sentiamo di assegnare lodi di merito al film per la qualità audio, che ha sofferto l'utilizzo di pochi surround e di un canale LFE non sempre all'altezza delle situazioni (su tutte la presenza del Kraken), almeno nella proiezione su pellicola. Nella proiezione del film in digitale invece l'estensione, presenza e potenza dello spettro inferiore è davvero ottimo.La qualità delle immagini invece non ci è piaciuta proprio per niente, probabilmente per le scelte del direttore della fotografia che hanno causato diversi problemi alle basse luci.


Una simulazione per spiegare i problemi rilevati sulle immagini
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In pratica la maggior parte delle immagini sono caratterizzate da un gamma elevatissimo, specialmente nelle scene iniziali del film: i particolari sulle basse luci sono quasi completamente affogati sotto il livello del nero. Nelle varie parti del film, il direttore della fotografia ha scelto probabilmente di donare alle immagini anche una temperatura colore differente. Qui in alto vi proponiamo un'elaborazione dell'immagine originale (a sinistra) della cartella stampa in modo da simulare il risultato osservato in sala, sia per la proiezione in pellicola che in quella in digitale.

Saremo comunque in prima fila quando Jack Sparrow tornerà all'orizzonte con la sua Perla Nera, perché legati al genere di film e affascinati dai personaggi, dal contesto storico e dalle situazioni. E poi siamo tanto curiosi di vedere il chitarrista Keith Richards nei panni di papà Sparrow, che ha terminato di girare le sue scene proprio qualche giorno fa. Creando tra l'altro non pochi problemi alla produzione dovuti alla sua lucidità sul set.

Restiamo invece in trepidante attesa di una smentita ufficiale per le voci che circolano in questi giorni, che vorrebbero gli sceneggiatori al lavoro su un quarto episodio della saga. Non per il quarto episodio in se che, se ben articolato, può essere tranquillamente accettato, ma per l'assenza di Orlando Bloom (il suo personaggio dovrebbe essere destinato alla morte) per motivi di budget, che potrebbe mettere le basi per una melensa storia d'amore tra Jack Sparrow e Elizabeth Swann.

Yo ho, yo ho, a pirate's life for me.
We pillage, we plunder, we rifle, and loot,
Drink up, me 'earties, yo ho.

Pagina 17 - La scheda del film


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Titolo: Pirati dei Caraibi - La maledizione del forziere fantasma
Titolo originale: Pirates of the Caribbean: Dead Man's Chest
Data di uscita: 13/09/2006
Durata: 150'
Paese: USA
Audio: DTS, Dolby Digital, SDDS
Genere: Avventura, azione, commedia, fantasy
Produzione: Walt Disney Pictures, Jerry Bruckheimer Films
Distribuzione: Buena Vista International Italia
Regia: Gore Verbinski
Soggetto: Terry Rossio, Ted Elliott
Sceneggiatura: Ted Elliott, Terry Rossio
Attori principali: Johnny Depp, Orlando Bloom, Keira Knightley, Naomie Harris, Bill Nighy, Geoffrey Rush, Stellan Skarsgård, Jack Davenport, Jonathan Pryce
Fotografia:  Dariusz Wolski
Musiche: Hans Zimmer
Montaggio: Craig Wood, Stephen E. Rivkin
Scenografia: Rick Heinrichs
Costumi: Penny Rose
Effetti speciali: Industrial Light & Magic (IL&M)
Sito internet ufficiale: disney.go.com/disneypictures/pirates/
Sito internet italiano
: www.disney.it/Film/pirates/