![]() |
|||||||||
Stampa | |||||||||
|
|||||||||
Pagina 1 - Introduzione 1999. Una serie di vibrazioni scuote l'impianto nucleare di Janjira, a nord del Mare della Cina. Sandra (Juliette Binoche) e Joe Brody (Bryan Cranston) sono due scienziati che lavorano proprio in quell'impianto. Per primi capiscono che qualcosa sta per accadere e lanciano l'allarme. Ma è troppo tardi. - click per ingrandire - click con pulsante dx e "apri in altra finestra" per l'immagine in massima risoluzione - Diversi anni dopo il figlio di Joe (Aaron Taylor-Johnson) cerca di riportare a casa il padre, ancora intrappolato nelle cause e nelle conseguenze di quegli eventi del '99. Joe è pero cosciente che qualcosa sta per succedere nuovamente. Anomali schemi sonori si stanno ripetendo, sottovalutati da tutti come terremoti naturali. La verità però si palesa ben presto in tutta la sua potenza distruttiva. - click per ingrandire - click con pulsante dx e "apri in altra finestra" per l'immagine in massima risoluzione - Immenso kaiju giapponese, Godzilla ha origine nella paura delle devastazioni nucleari operate nel paese del Sol Levante, con un ampio seguito di pubblico in tutto il mondo. Il film è stato presentato con sorpresa al Comic-Con International di San Diego nel 2012, un anno prima dell'effettivo inizio delle riprese. Nel teaser di 90 secondi diffuso dalla produzione e dal regista, 7.000 fan in delirio hanno potuto apprezzare una scena sgranata che rivelava una città ridotta in macerie e una gigantesca creatura che tra fumo e polvere emetteva l'assordante ma riconoscibile ruggito. Un sonoro ricercato faceva da tappeto musicale alle inquietanti parole di Robert Oppenheimer, padre della prima bomba atomica utilizzata sulle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki: "Ora io sono diventato la morte, distruttore dei mondi”. Pagina 2 - Commento al film In occasione del 60° anniversario il "Re dei Mostri" torna sul grande schermo. Il celebre kaiju conquista nuovamente la ribalta internazionale con un reboot condiviso in produzione tra Stati Uniti e Giappone. La pellicola torna decisamente alle origini, cancellando con un potente colpo di coda l'irrispettoso pop-corn movie del 1998 diretto da Roland Emmerich (e anche una serie di kaiju eiga nipponici di dubbia fattura). Il punto nevralgico della storia è l'equilibrio tra uomo e natura, con l'arroganza del primo che pensa di avere sotto controllo la seconda, e l'utilizzo dell'energia nucleare come fonte di sostentamento o distruzione. Una vicenda che attinge a piene mani all'originale del 1954 diretto da Ishiro Honda, ampliata i tragici intrecci derivati da quello che l'uomo e la natura hanno combinato in questi ulteriori sessant'anni. - click per ingrandire - click con pulsante dx e "apri in altra finestra" per l'immagine in massima risoluzione - Il primo impatto con questo nuovo Godzilla è quindi di sceneggiatura. Non ci sono scontri e lotte violente dall'inizio alla fine. Per capirci, Godzilla appare per la prima volta dopo 60 minuti dei circa 120 di durata totale. Si discute delle colpe dell'uomo, di incidenti nucleari, di insabbiamenti governativi e - soprattutto - si cerca di dare un'impronta veritiera alla pellicola, come se non si trattasse di una storia sci-fi (ottimi in questo senso i titoli di apertura). Una scelta ben precisa, voluta dalla produzione e dall'emergente regista Gareth Edwards, un talento che ha conquistato buona parte del mondo con l'ottimo titolo del cinema indipendente Monsters, una pellicola integrata con effetti speciali realizzati con il solo computer portatile del cineasta. Poche evoluzioni da luna park con le macchine da presa (anche virtuali) e un discreto quantitativo di scene girate con camera a spalla a simulare proprio un avvenimento reale e la diretta documentazione visiva di quello che accade sul set. - click per ingrandire - click con pulsante dx e "apri in altra finestra" per l'immagine in massima risoluzione - Insistiamo proprio su questo aspetto, perché è una delle tre cose che ci ha colpito: la sensazione di assistere a un "semplice" film live action, ammaliati inoltre da una fotografia suggestiva dell'ottimo Seamus McGarvey ottenuta in alcuni passaggi con l'utilizzo di una vecchia lente anamorfica Serie C del 1970 montata su una innovativa macchina da presa digitale Arri Alexa. La seconda cosa che ci ha colpito sono chiaramente gli effetti speciali, e arriviamo alla seconda parte del film. Nel precedente Monsters Edwards doveva lasciare all'immaginazione dello spettatore l'incursione degli elementi ultraterreni della pellicola, più per limiti tecnico-economici che per libere scelte registiche. - click per ingrandire - click con pulsante dx e "apri in altra finestra" per l'immagine in massima risoluzione - Sappiamo però che la storia degli effetti visivi è piena di film - capolavori del cinema - che si sono dovuti adattare a scelte non prettamente artistiche, come è pur vero che la sola evocazione ha fatto la fortuna di film come Lo squalo e Jurassic Park (solo per citarne due a caso). Anche in questo Godzilla abbiamo trovato un costante utilizzo di questa tecnica, anche se quando il regista decide di mostrare senza filtri, fumo o chiaroscuri i mostri non ha remore e sbalordisce lo spettatore per la bontà del composto digitale. Il tutto è supportato da una colonna sonora eccellente scritta da Alexandre Desplat. Il compositore francese in passato aveva già dimostrato di riuscire a padroneggiare diversi stili musicali. Pensiamo alle sue recenti diverse composizioni del toccante Philomena o del particolare Argo.
Questa nuova colonna sonora è parte integrante della pellicola, sempre presente nel fotogramma, con oltre cento musicisti della Hollywood Studio Orchestra, un doppio numero di ottoni e corni - e si sente - sostenuti dalla riconoscibile timbrica dei tamburi giapponesi e dalla sottile energia dei violini elettronici. Godzilla ha però anche qualche difetto. Effetti visivi quasi perfetti, sporcati da alcuni elementi di contorno poco veritieri (a memoria una serie di tralicci distrutti durante la pellicola). Ma soprattutto una sceneggiatura che, se da un lato predomina diverse sezioni del film con l'effetto positivo sopracitato, dall'altro offre il fianco a dialoghi a volte penosi e privi di mordente. A questo aggiungiamo anche una recitazione altalenante (buoni quasi tutti gli attori, il protagonista Aaron Taylor-Johnson è da rivedere) e un montaggio spesso impreciso, specialmente negli attacchi delle clip. Consigliamo comunque vivamente la visione del film in sala, decidendo di assegnare come voto finale un sette, media tra un otto decisamente pieno per la parte sonoro/visiva (regia+effetti+soundtrack) e un sei risicato per tutto il resto. Pagina 3 - Gli effetti speciali Nel 1954 Teizo Toshimitsu della Toho (con la collaborazione di Eizo Kaimai, Kanju Yagi e Yasue Yagi) realizzò un costume di Godzilla in latex indossato dall'attore Haruo Nakajima per simulare la distruzione di una Tokyo in miniatura. Una scena diventata iconica nel mondo del cinema, alla quale i tecnici di questo film si sono voluti dichiaratamente ispirare utilizzando le nuove tecnologie a disposizione. Grandi i professionisti coinvolti nei reparti degli effetti visivi. - click per ingrandire - click con pulsante dx e "apri in altra finestra" per l'immagine in massima risoluzione - Per la progettazione delle creature il regista ha collaborato con il disegnatore Matt Allsopp e i titolati tecnici della Weta Workshop, Ltd. Andrew Baker, Christian Pearce e Greg Broadmore, mentre la Motion Picture Company si è occupata dell'animazione keyframe. Animazione basata su sessioni di performance capture curate dall'esperto Jim Rygiel, assistente di un certo Andy Serkis nella lavorazione di titoli come Il Signore degli Anelli, King Kong e L'alba del pianeta delle scimmie. Alto oltre 100 metri, Godzilla si muove con una paurosa pesantezza, mostrando inoltre una ricca gamma di espressioni attraverso un cranio molto corto e un deciso muso largo. Di ottima fattura le texture utilizzate. Non possiamo parlare di Godzilla senza citare il suo terrificante ruggito. Nell'originale del 1954 Akira Ifukube compose la colonna sonora e il famoso ruggito sfregando le corde di un contrabbasso con un guanto ricoperto di resina. Il progettista del suono si occupò quindi di declinare quella registrazione a diverse velocità per ottenere le varie espressioni. - click per ingrandire - click con pulsante dx e "apri in altra finestra" per l'immagine in massima risoluzione - Nel 2014 a occuparsi di questo importante compito sono stati chiamati i progettisti del suono premio Oscar Erik Aadahl e Ethan Van der Ryn (Transformers, Il Signore degli Anelli), che hanno sperimentato diverse opzioni tra cui proprio un guanto ricoperto di resina di pino e una corda di contrabbasso per avvicinarsi il più possibile all'originale. Alla fine i progettisti hanno suddiviso il ruggito in tre diverse parti: uno strillo metallico seguito da un forte lamento e una sorta di muggito finale, registrando i suoni con una frequenza di campionamento superiore ai 20 kHz - limite udibile dall'uomo - utilizzando il particolare microfono giapponese Sanken CO-100K adatto per questo tipo di inusuali registrazione (frequenza attestata sui 100 kHz). I suoni, che comprendevano anche svariati versi di animali, sono stati portati a frequenze udibili dall'uomo e uniti tra loro per dar vita all'incredibile ruggito del nuovo Godzilla. Il suono è stato quindi trasmesso attraverso un sistema sonoro alto quattro metri e lungo quanto un intero viale degli studios della Warner Bros. di Burbank, con una potenza totale di circa 100.000 watt udibile fino a cinque chilometri di distanza con annesse vibrazioni di tubature e tetti circostanti. Questa incredibile potenza di fuoco è stata utilizzata per registrare il ruggito di Godzilla in diverse situazioni e da diverse angolazioni, come all'interno di vicoli, dentro le automobili o dietro le vetrine dei negozi. Obiettivo era chiaramente la cattura di riverberi e armonie reali da inserire in post-produzione all'interno del film. Pagina 4 - La scenografia La pellicola si svolge in due principali archi temporali: nel 1999 nelle Filippine e a Tokyo, e al giorno d'oggi in diversi luoghi tra cui San Francisco, per un totale complessivo di quasi 100 set costruiti. La produzione ha girato molte scene nei pressi di Vancouver. Il locale Convention Center è diventato la base per la realizzazione degli aeroporti internazionali di Honolulu e Tokyo, mentre le strade del centro di Vancouver sono state trasformate nel distretto finanziario sotto assedio di San Francisco. - click per ingrandire - click con pulsante dx e "apri in altra finestra" per l'immagine in massima risoluzione - Sempre nei dintorni di Vancouver, il Canadian Motion Picture Park (CMPP) di Burnaby ha fornito lo spazio adatto del teatro di posa per ricostruire la strada di Chinatown visibile nella parte finale della pellicola e l'annessa entrata della gigantesca voragine obiettivo del protagonista dopo il lancio con il team di paracadutisti HALO. Il set è stato inizialmente riempito con automobili distrutte e pezzi di palazzi mischiati ad altri rottami, per poi essere ripulito e utilizzato come set per la miniera collassata delle Filippine visibile all'inizio del film. - click per ingrandire - click con pulsante dx e "apri in altra finestra" per l'immagine in massima risoluzione - Sempre al CMPP la produzione ha costruito una miniatura di oltre 100 del Golden Gate Bridge, lungo in realtà quasi tre chilometri. Per ottenere l'effetto del riconoscibile skyline circostante, la troupe ha girato nella vera San Francisco alcune panoramiche dai tetti di diversi grattacieli, cercando di catturare nelle riprese diverse angolazioni. Tutto il lavoro è stato quindi montato fino ad ottenere una panoramica dettagliata a 360° dell'intera città trasformata con l'utilizzo della fotogrammetria in uno sfondo 3D da unire alle riprese del ponte (e alla sua distruzione) in miniatura. Ancora Vancouver ha offerto i set per la centrale nucleare di Janjira (la vecchia cartiera abbandonata di Catalyst per gli esterni e lo stabilimento per il trattamento delle acque reflue di Annacis Island per gli interni) oltre ad altri teatri di posa per la ricostruzione delle camere nucleari visibili nella pellicola. La produzione si è trasferita quindi alle Hawaii sull'isola di Oahu per girare le spiagge di Waikiki e parte delle particolari sequenze di apertura con i test sulla bomba a idrogeno. - click per ingrandire - click con pulsante dx e "apri in altra finestra" per l'immagine in massima risoluzione - Successivamente la compagnia ha raggiunto Pearl Harbor, utilizzando lo storico memoriale galleggiante USS Missouri, testimone delle finali atrocità nel Pacifico della Seconda Guerra Mondiale, come set per alcune scene ambientate a bordo della USS Saratoga all'inseguimento di Godzilla. La vicina base aerea di Hickam ha invece fornito un vero aereo C-17 per girare le scene che precedono il lancio della squadra HALO su San Francisco. Una piccola curiosità in chiusura. Durante le riprese nei dintorni di Vancouver, il direttore della fotografia Seamus McGarvey ha raggiunto per sbaglio a piedi un set dell'imminente Apes Revolution - Il pianeta delle scimmie, sequel del fortunato reboot del 2011 le cui riprese erano in corso nei pressi di un lago. Elementi simili sul set - evidentemente di distruzione - hanno tratto in inganno McGarvey, che ha cominciato a vagare per l'ambiente con il suo esposimetro tra le mani. Lentamente si è però reso conto che qualcosa non quadrava, che non conosceva persone e oggetti, descrivendo successivamente la sensazione come surreale e simile a un sogno fantastico. |
|||||||||
Pagina stampata da AV Magazine: https://www.avmagazine.it Vietata la copia e la distribuzione (anche parziale) senza la previa autorizzazione di AV Raw s.n.c. Per maggiori informazioni : https://www.avmagazine.it/sito/legale/ Copyright 2005 - 2025 AV Magazine AV Magazine - registrazione Tribunale di Teramo n. 527 del 22.12.2004 Direttore Responsabile: Emidio Frattaroli |