AV Magazine - Logo
Stampa
Lo Hobbit - La desolazione di Smaug
Lo Hobbit - La desolazione di Smaug
Redazione - 31 Dicembre 2013
“Prosegue il viaggio della compagnia formata da Bilbo Baggins, Gandalf e i tredici nani. Peter Jackson ci riporta nella Terra di Mezzo con il secondo capitolo cinematografico dedicato al romanzo Lo Hobbit di J.R.R. Tolkien”
Pagina 1 - Introduzione

La Compagnia formata da Bilbo Baggins, Gandalf e i tredici Nani guidati da Thorin Scudodiquercia prosegue il suo viaggio verso Est, con l'obiettivo di riconquistare la Montagna Solitaria e il perduto Regno dei Nani di Erebor. Sulla loro strada troveranno il mutapelle Beorn ma soprattutto gli incredibili pericoli della minacciosa foresta di Bosco Atro.

L'insidia maggiore è però quella che si nasconde nella Montagna Solitaria. Smaug, un drago enorme color oro rosso che tranquillo si riposa nel suo immenso tesoro dopo aver distrutto in passato il Regno sotto la Montagna dei Nani.

- click per ingrandire - click con pulsante dx e "apri in altra finestra" per l'immagine intera -

A distanza di un anno dal precedente Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato il regista premio Oscar Peter Jackson ci riporta nella Terra di Mezzo per terminare la trasposizione cinematografica del relativo romanzo fantasy di J.R.R. Tolkien, prequel del più famoso Il Signore degli Anelli.

Il team tecnico, ormai rodato, sposa nuovamente le new entry attoriali scoperte con il precedente capitolo, con i vari Martin Freeman, Ian McKellen, Richard Armitage che riprendo i realivi ruoli e una serie di nuovi personaggi che fanno il loro esordio in questo film. Su tutti citiamo gli elfi Tauriel (Evangeline Lilly) e Re Thranduil (Lee Pace) e il drago Smaug, immensa creatura digitale doppiata nella versione originale da Benedict Cumberbatch. E c'è anche spazio per il ritorno di Legolas (Orlando Bloom, chiaramente).

Nelle prossime pagine il nostro commento al film. A seguire pubblicheremo le impressioni sulla qualità A/V delle proiezioni.

Pagina 2 - Bentornati nella Terra di Mezzo

Partiamo dalla considerazione finale e poi procediamo a ritroso. La desolazione di Smaug segna un deciso cambio di marcia rispetto a Un viaggio inaspettato. E' la stessa sensazione avuta visionando Le due torri dopo La compagnia dell'anello. L'atmosfera generale è diventata epica, sontuosa, da grande cinema. Le presentazioni dei personaggi sono finite. Non parliamo però soltanto di sceneggiatura, che analizzeremo nel dettaglio tra poco, ma della sensazione - quasi indescrivibile - di guardare un'Opera cinematografica, non un semplice film.

Il tutto comincia subito, sin dalla prima scena flashback che vede coinvolti Gandalf e Thorin. Atmosfera piovosa, fredda e notturna all'esterno. Nella locanda gli abitanti di Brea e i viandanti giunti cercano calore, una buona bevanda e anche qualche affare. C'è grande rumore, ma i due noti personaggi si avvicinano tra loro in un crescendo musicale che fissa nella mente dello spettatore il motivo del viaggio, la causa che porta Thorin a firmare un contratto con un piccolo scassinatore hobbit.

- click per ingrandire - click con pulsante dx e "apri in altra finestra" per l'immagine intera -

E' un corto circuito immediato, fatto di colonna sonora, nozioni, colori e personaggi. Siamo seduti a guardare il grande schermo da pochi minuti ma siamo già maledettamente dentro le avventure della Terra di Mezzo.

Dal racconto del viaggio successivo emergono in questa tappa i temi oscuri, in qualche modo assenti nel film di presentazione Un viaggio inaspettato, che saranno poi la base della trilogia de Il signore degli anelli: la natura del potere, il coraggio, la cupidigia e il sacrificio. Temi importanti che appesantiscono la natura un po' più giocosa del romanzo originale che diventa così più fumosa e più simile alla già citata trilogia sequel.

Pagina 3 - Le storie e la sceneggiatura

Punto di partenza per un'analisi della sceneggiatura è la decisione di realizzare tre pellicole distinte (l'ultimo capitolo Racconto di un ritorno arriverà nei cinema di tutto il mondo nel dicembre 2014). Il romanzo originale non ha la lunghezza necessaria a supportare tre lunghe pellicole. Così Jackson e il consueto gruppo di sceneggiatori (Fran Walsh e Philippa Boyens, con l'inserimento di Guillermo del Toro) hanno deciso di attingere anche alle storie raccontate da Tolkien nelle 125 pagine di appendice incluse alla fine de Il signore degli anelli.

- click per ingrandire - click con pulsante dx e "apri in altra finestra" per l'immagine intera -

Scelta che ha portato alla spiegazione di numerose vicende solo accennate ne Lo Hobbit, come ad esempio le frequenti e improvvise assenze di Gandalf. Il team è andato però oltre, creando situazioni e personaggi esclusivi della versione cinematografica, oltre alle consuete e necessarie semplificazioni nella trasposizione del romanzo.

Uno dei problemi del film è proprio questa scelta. Non ci riferiamo chiaramente alle vicende di Gandalf, che sicuramente arricchiscono il racconto, ma all'evidente inutilità del personaggio di Tauriel, interpretato dalla comunque brava Evangeline Lilly. L'elfo è irrilevante ai fini della trama, con poche azioni veramente utili allo svolgimento che sarebbero state valide anche se associate al personaggio di Legolas, un gradito ritorno (non previsto nel racconto originale) che trova motivazione storica e richiamo con la trilogia storica (oltre a prestare il fianco a una divertente battuta con Glóin!).

- click per ingrandire - click con pulsante dx e "apri in altra finestra" per l'immagine intera -

Se è inutile il personaggio di Tauriel è addirittura oscena la sua 'interazione' con i nani, con un tempo perso (o guadagnato, guardando la cosa nell'ottica di riempire tre film) sullo schermo che poteva essere utilizzato per spiegare meglio le storie narrate nell'appendice.

Tra l'altro, a quanto pare, le vicende di Tauriel alle quali facciamo riferimento (evitiamo spoiler, chi ha visto il film ha sicuramente capito) non facevano parte delle riprese originali del 2011, ma sono state aggiunte con ciak aggiuntivi non previsti battuti nel 2012.

Pagina 4 - Le riprese, la regia e la fotografia

L'intera trilogia de Lo Hobbit è stata girata contemporaneamente con un blocco iniziale di produzione durato oltre 266 giorni e altre scene isolate registrate in seguito. La produzione ha occupato l'intero studio di Miramar in Nuova Zelanda, composto da più di tre ettari di terreni e sei sale di registrazione.

Le due isole maggiori della Nuova Zelanda hanno fornito invece gli incredibili paesaggi, mozzafiato senza bisogno di ritocchi digitali, attraversati dalla Compagnia nel viaggio verso Erebor. Luoghi anche inaccessibili all'uomo, raggiunti per mezzo di dieci elicotteri a rotazione che si sono occupati di trasportare attrezzature e membri della troupe su e giù per le montagne. Anche per scappare da improvvise tempeste.

A guidare le produzione in ogni aspetto c'è naturalmente Peter Jackson, l'uomo riuscito nella difficile impresa di realizzare un'irripetibile trilogia tolkienana (la scorsa) che si cimenta in un'ardua e - obiettivamente - rischiosa nuova opera.

- click per ingrandire - click con pulsante dx e "apri in altra finestra" per l'immagine intera -

La sua regia è monumentale. Sposa l'immensità dei panorami raccontati con ampi movimenti di macchina da presa, forse un po' troppo simili tra loro, e gioca con le prospettive, gli spazi, i punti di vista e la scene d'azione nei momenti più narrati e coereografati della pellicola. Da questo punto di vista le due sequenze più riuscite sono sicuramente la fuga nei barili e il lungo momento con il drago Smaug.

Un lavoro complesso, che ha richiesto un continuo feedback tra il regista e il montatore Jabez Olssen, sempre presente sul set o digitalmente raggiungibile. Olssen ha infatti spesso lavorato 'on the road', chiuso in un camper attrezzato con un sistema Avid portatile in una postazione per il montaggio che gli consentiva di lavorare sulle scene girate giornalmente e immagazzinate sul server.

Anche in questo caso Peter Jackson ha deciso di girare il film in 3D a 48 fps, avendo a disposizione ben 48 macchine da presa Red Epic.

Tra le innovazioni registiche attuate sottolineamo uno sviluppo della tecnica di slave motion control, un sistema che permette di manovrare una macchina da presa sul set reale con una seconda unità puntata su un greenscreen a parte che automaticamente segue con precisione lo stesso percorso. Un movimento coordinato che però, graduato in maniera differente, è stato utilizzato per integrare il filmato di attori di altezza simile con i loro personaggi particolari. Un espediente che ha permesso di avere nella scena finale Gandalf, nani, hobbit ed elfi senza ricorrere ai difficili esercizi di prospettiva praticati con Il signore degli anelli.

- click per ingrandire - click con pulsante dx e "apri in altra finestra" per l'immagine intera -

Innovazione anche nell'illuminazione, con il direttore della fotografia Andrew Lesnie che insieme al suo team ha ideato il 'Colosseum rig', un sistema che attraverso l'utilizzo di vele composte da teloni leggermente colorati è riuscito a simulare le ombre dell'aurora o gli ambienti notturni in qualsiasi condizione di luce per un ampiezza complessiva che arriva a 100 m2.

Accanto al Colosseum rig il team di Lesnie ha creato un impalcatura aerodinamica contenente 288 tubi al fluoro di circa un metro, appesa sopra il set. Leggera e controllata in remoto per intensità e numero di tubi accesi, il sistema è stato utilizzato per simulare la luce della luna o il labirinto di costruzioni della città di Pontelagolungo.

Pagina 5 - Gli attori

In Un viaggio inaspettato era stata una gradita sorpresa, nonostante l'ottima impressione avuta qualche anno prima con Sherlock. L'ottima prova di Martin Freeman è naturalmente replicata anche in questa pellicola, con grande personalità, ottime variazioni caratteriali e giusta presenza scenica.

Bocciamo nuovamente Richard Armitage e il suo Thorin. La scelta di casting non aiuta, ma l'attore inglese ci mette del suo con un personaggio che dovrebbe essere carismatico, scaltro e ostile ma appare saccente, poco lucido e scarsamente determinato.

Della prestazione di Evangeline Lilly abbiamo già parlato, plaudiamo alla scelta e all'interpretazione di Orlando Bloom e ci chiediamo se Thranduil, nella persona di Lee Pace, non avrebbe meritato più spazio vista anche la buona prova del giovane attore americano. Estendiamo invece il discorso fatto per Thorin anche per Luke Evans e il suo Bard. Poca sostanza, poco magnetismo. L'arciere avrebbe meritato sicuramente di più.

- click per ingrandire - click con pulsante dx e "apri in altra finestra" per l'immagine intera -

Buona prova anche per Luca Ward, che doppia uno spaventoso drago Smaug che nella versione originale ha la voce di Benedict Cumberbatch, compagno di Freeman sul set di Sherlock.

Apriamo un discorso a parte per Ian McKellen, un Gandalf sempre perfetto che nella versione italia ritrova la - buona - voce di Gigi Proietti che sostituisce quella del grande Gianni Musy. L'attore inglese ha vissuto un brutto periodo durante le riprese, dovuto proprio all'uso dello slave motion control.

Nella precedente trilogia McKellen recitava comunque sul set insieme agli altri colleghi, anche se per questioni di dimensione del personaggio veniva posto in posizione più vicina alla macchina da presa. L'utilizzo del 3D non ha reso possibile chiaramente una soluzione di questo genere, con il conseguente motion control che muoveva la mdp davanti a un Gandalf su greenscreen replicando in real time quello che avveniva poco lontano sul set con tutti gli altri attori, che dialogavano con lo stregone mediante l'ausilio di auricolari e microfoni.

- click per ingrandire - click con pulsante dx e "apri in altra finestra" per l'immagine intera -

I numerosi ciak vissuti in questa condizione, da solo, mentre tutti erano impegnati sul set principale hanno messo a dura prova l'attore, che ha pensato addirittura di ritirarsi dalla recitazione.

"Sono diventato completamente infelice e mi sono un po' pianto addosso. Non mi ero reso conto che il microfono che indossavo era acceso e che tutti potevano sentirmi borbottare contro me stesso sul fatto che volevo andare a casa e così via" ha dichiarato l'interprete di Gandalf. "Era così doloroso, scoraggiante e difficile che ho pensato 'Non voglio fare questo film, se questo è quello che devo fare'. Non è quello che faccio per vivere. Recito con altre persone, non recito per conto mio".

Lo stesso Jackson ha confermato la difficoltà, svelando la conseguente strategia risolutiva attuata nei primi due giorni di riprese. Il regista ha inviato all'attore inglese un messaggio di rassicurazione, mentre il produttore Zane Weiner si è preoccupato di ridecorare la tenda di McKellen con reliquie e oggetti dei film de Il signore degli anelli.

"Mi hanno fatto sentire, come spesso accade quando si lavora con Peter Jackson e i suoi colleghi, che appartieni e che ti senti a tuo agio come a casa e felice. Tuttavia una volta che i fiori sono appassiti ho notato che non sono stati sostituiti e penso che questo significasse che dovevo andare avanti con il lavoro".

Chiudiamo la pagina dedicata agli attori con la segnalazione del cameo di Peter Jackson che proprio nell'incipit della pellicola riprende il ruolo del mangiatore di carote come avvenuto nel film La compagnia dell'anello.

Pagina 6 - Beorn e la foresta di Bosco Atro

Gli esterni della casa del cambiapelle Beorn sono stati girati a Paradise, nella parte meridionale della Nuova Zelanda. La produzione ha realizzato due set differenti, a una distanza di 200 metri utile a riprendere anche la suggestiva vista della zona circostante senza l'ausilio di estensioni aggiunte in post produzione.

Nella progettazione della casa gli artisti hanno utilizzato rimandi all'architettura delle chiese norvegesi, con doghe e intagli particolari arricchiti con immagini iconiche che hanno donato profondità alla struttura. La maggiori parte degli intagliatori utilizzati aveva origine Maori, tratto che ha influenzato in modo originale le idee di partenza su carta.

I maestosi interni sono stati invece costruiti secondo proporzione di nano in un teatro a Wellington con un set 1.8 volte più grande del reale, per ricreare senza artifici digitali il giusto rapporto tra la mole di Beorn (alto oltre tre metri) e la compagnia di viaggiatori.

- click per ingrandire - click con pulsante dx e "apri in altra finestra" per l'immagine intera -

Beorn in questo film fa la sua parte. L'introduzione al personaggio di Gandalf genera la giusta curiosità nello spettatore, che scopre il cambiapelle e assiste con piacere alle scene che lo vedono protagonista. Il nostro giudizio a riguardo è però sospeso in vista del ritorno di Beorn anche nella terza pellicola, dove avrà un ruolo importante.

Laciata la casa del cambiapelle, la compagnia raggiunge la meravigliosa e oscura foresta di Bosco Atro. Il set è stato realizzato, oltre che con necessarie integrazioni digitali, con 32 giganteschi alberi intagliati nel polistiroli e alti 10 metri, montati su supporti mobili che potevano essere spostati per creare ambienti sempre diversi.

Ogni elemento del set è stato colorato con tonalità brillanti, per evocare la natura allucinatoria della foresta. In realtà questa cromia si è persa in fase di post produzione, quando le riprese sono state volontariamente desaturate.

All'interno della foresta ha luogo un'altra delle sequenze migliori della pellicola, con i più bei ragni giganti mai realizzati per il cinema. Chiaramente gli enormi animali sono frutto di modellazione e rendering in CG, integrato con le riprese live action degli attori che sul set sono stati chiusi in giganti ragnatele create con reti di plastica.

Una serie di stuntmen vestiti completamente di verde (per questo soprannominati 'Kermits') sono stati invece utilizzati come marker dei ragni: gli attori sapevano che al posto di ognuna di quelle controfigure ci sarebbe stato un gigantesco ragno in computer grafica.

Pagina 7 - La fuga nei barili

Come detto la fuga nei barili è l'altra eccellente sequenza della pellicola. Un esercizio cinematografico impressionante, montato alternando momenti adrenalinici a situazioni divertenti, realizzato unendo tre diverse tipologie di ripresa in una timeline di rara maestria.

Per poter girare con gli attori in un ambiente interno e sicuro, la produzione ha costruito un fiume al chiuso in un set a forma di rene largo nel punto più stretto il giusto spazio per far passare due barili. Un potente motore jet da 500hp si è occupato invece di far circolare gli oltre 300 m3 d'acqua inseriti nel circuito.

- click per ingrandire - click con pulsante dx e "apri in altra finestra" per l'immagine intera -

Le scene in esterni invece sono state realizzate nelle acque calme del fiume Pelorus, sfruttando in particolare una stretta gola inaccessibile attraverso un ponteggio di oltre 100 metri realizzato per l'occasione.

Per la ripresa dei barili in mezzo alle rapide Jackson ha fornito invece la giusta location, ricordo di un viaggio fatto tempo fa assieme ai genitori. La produzione si è spostata quindi a ridosso della diga Aratiatia nei pressi del lago Taupo. Sotto la diga infatti il regista ricordava la presenza di un burrone roccioso con un chilometro e mezzo di curve e tornanti. Acque tranquille che però ogni quattro ore, in concomitanza con l'apertura delle chiuse della diga, diventano pericolosamente turbolente.

- click per ingrandire - click con pulsante dx e "apri in altra finestra" per l'immagine intera -

D'accordo con la compagnia idroelettrica che manovra la diga, la produzione ha posizionato delle macchine da presa in punti strategici del percorso e ha gettato in acqua una serie di barili (chiaramente senza attori!) con a bordo delle camere digitali GoPro utili per riprendere in 'soggettiva' l'intero percorso.

Al termine dei 10 minuti di discesa, la troupe ha recuperato i barili - e soprattutto le macchine da presa - aggiungendo in post produzione gli attori e utilizzando alcune riprese come base per le sequenze animate completamente al computer.

 

Pagina 8 - Erebor e Smaug

Il viaggio dei nani e di Bilbo ha come meta finale Erebor, la città perduta dei nani costruita all'interno della Montagna Solitaria. Un luogo particolare, accessibile soltanto attraverso una piccola porta, tra l'altro non sempre visibile.

Le caverne interne non sono simmetriche, seguono le vene del marmo ma hanno una caratteristica definita: gli ampi spazi necessari ai movimenti di Smaug. Perchè inevitabilmente è lui la star di questo film, un enorme drago che dorme sotto un infinita quantità di tesori.

- click per ingrandire - click con pulsante dx e "apri in altra finestra" per l'immagine intera -

Questa montagna d'oro è stata realizzata con stuoie di metallo stampato e monete in gomma modellata, coperte da uno strato di 170.000 monete forate di alluminio placcate in oro, arricchite con circa 2.000 calici lavorati a mano e una montagna di collane, pepite d’oro e brillanti. L'intero set misurava ben 15 metri di altezza.

E' chiaro che questo set è stata la base di partenza, arricchita e non di poco con l'ausilio della computer grafica realizzata dalla Weta Digital. L'unità di misura rilasciata da Jackson all'inizio dei lavori è stata la testa del drago, quantificata in lunghezza con la dimensione di un autobus. Tutto il resto è venuto di conseguenza, con Smaug che è arrivato a misurare circa come due aerei 747 messi insieme.

- click per ingrandire - click con pulsante dx e "apri in altra finestra" per l'immagine intera -

Una mole imponente, studiata alla perfezione dallo scheletro alla struttura complessa della pelle, coperta in digitale con circa venti milioni di monete renderizzate. Un grande esercizio di stile non solo per i numeri (e per la relativa potenza di calcolo necessaria) ma anche per le conseguenti difficoltà della fisica, con monete che tintinnano e rimbalzano l'una sull'altra a causa dei movimenti di Smaug. Una sequenza complessa che ha causato la riscrittura del programma di collisioni, non adatto a una così grande quantità di dati e variabili. Una ricerca tecnologica che richiama gli incredibili passi avanti che la Weta Digital fece con Massive per la trilogia de Il signore degli anelli.

Tempo di lavoro stimato dal reparto creativo solo sul drago Smaug: oltre due anni e mezzo.

Pagina 9 - Gli artisti del film

Chi ha visto gli extra de Il signore degli anelli è a conoscenza dell'incredibile lavoro che c'è dietro una produzione di questo tipo. Un esercito di tecnici, artisti e di manovalanza locale della Nuova Zelanda che include: scultori, ingegneri, ceramisti, modellisti, tessitori, stuccatori, tappezzieri, fabbri, maglieristi, fabbricanti di lame, fabbricanti di reti, maestri d’ascia, mobilieri, fonditori di bronzo, un creatore di luci al piombo, chef, gioiellieri e calligrafi.

Una quantità rilevante di artisti della Weta Workshop, che ha anche mutato il vecchio modo di lavorare sostituendo ai modelli realizzati in argilla una modellazione direttamente con il computer mediante l'ausilio di un particolare pennello e una decina di robot al proprio servizio.

- click per ingrandire - click con pulsante dx e "apri in altra finestra" per l'immagine intera -

Peter King, hair designer del dipartimento di makeup del film, ha svelato che con il suo team ha prodotto ben 752 parrucche e 263 barbe, realizzate per il cast principale e le relative controfigure. Solo per i tredici nani il reparto ha realizzato 91 parrucche.

Lo scenografo Dan Hennah ha invece creato una miniatura virtuale della Terra di mezzo, con 94 modelli (per l'intera nuova trilogia) costruiti in scala 1:16 o 1:25, supervisionando chiaramente anche la costruzione dei set reali.

Il supervisore agli effetti visivi Eric Saindon ha invece utilizzato i set reali per effetture rilevamenti sulla cromia e sui dati di luce da girare successivamente ai tecnici in post produzione. La sua troupe ha utilizzato uno scanner 3D Lidar, capace di scannerizzare qualsiasi dato di ogni set anche di dimensione elevata (parliamo di un'estensione di un chilometro quadrato).

In quest'ultimo caso però ci sentiamo di criticare il lavoro, con integrazioni tra digitale e live action che in alcune sequenze non ci hanno convinto. Parliamo di luci, cromie e ombre che a volte non rendono armonica l'unione delle diverse tipologie di ripresa. Una situazione che purtroppo spesso di ripete con le pellicole di Jackson.