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Pagina 1 - Introduzione Dopo mesi di pubblicità e polemiche arriva nei cinema dei tutto il mondo Il codice da Vinci, una delle opere più attese degli ultimi anni. Tratto dall'omonimo romanzo di Dan Brown, il film ha per protagonista Robert Langdon, un esperto di simboli americano di Harvard che improvvisamente si ritrova invischiato in una serie di omicidi. Tutto parte con l'assassinio di Jacques Saunière, anziano curatore del Louvre, che viene ritrovato nudo sul pavimento della Grande Galleria del celebre museo parigino in una misteriosa posizione. Accanto al suo corpo la gendarmeria rileva una serie incomprensibile di numeri e un paio di frasi altrettanto inaccessibili. Da quel momento parte una lunga caccia all'assassino, nella quale rientrano l'Opus Dei, il Priorato di Sion, la Chiesa e un misterioso Maestro, che con il suo braccio armato - un monaco albino di nome Silas - cerca in tutti i modi di raggiungere e proteggere una pericolosa Verità.
Un segreto tenuto nascosto per centinaia di secoli che, se rivelato, rischierebbe di minare improvvisamente le più elementari basi della concezione cristiana: la divinità dello stesso Gesù Cristo. Tra Cavalieri Templari e manovre ecclesiastiche, Robert Langdon, aiutato dalla crittologa francese Sophie Neveu e dall'amico esperto del Sacro Graal Sir Leigh Teabing, cercherà di scoprire tutta la verità seguendo gli indizi che Leonardo da Vinci ha nascosto tra le sue opere. Distribuito da Sony Pictures e prodotto da Imagine Entertainment e Columbia Pictures Corporation con un budget di 125 milioni di dollari, il film è stato presentato in anteprima al Festival di Cannes in corso. Gli incassi promettono cifre da capogiro. Solo in Italia la Sony ha deciso di distribuire ben 910 copie del film, un nuovo record per una pellicola al suo debutto in sala. Pagina 2 - Dan Brown: questo 'sconosciuto' Nei primi mesi del 2004 i quattro romanzi scritti da Dan Brown erano simultaneamente nella classifica dei libri più venduti della settimana stilata dal New York Times. In uno dei numeri più recenti del Time Magazine lo stesso autore è stato ritenuto una delle persone più influenti del mondo. Ma esattamente, chi è questo Dan Brown? Conclusi gli studi all'Amherst College e alla Phillips Exeter Academy, Brown ha insegnato per un breve periodo la lingua inglese, prima di dedicarsi alla scrittura. Il suo esordio risale al 1996 con Digital Fortress (non pubblicato in Italia), romanzo ambientato all'interno di una agenzia dedicata alla sicurezza nazionale. Al centro del racconto la spinosa questione del rapporto tra la privacy dei cittadini e l'esigenza di controlli atti a sorvegliare la sicurezza del paese. Un tema tornato prepotentemente in auge con il terrorismo, e che ha trovato terreno fertile anche nel secondo romanzo Deception Point (in Italia La verità del ghiaccio, distribuito da Mondadori), nel quale si associa alla responsabilità della classe politica. Brown è figlio di un professore di matematica e di una musicista esperta di brani sacri. Non sorprende quindi la sua deviazione tematica a partire dal terzo romanzo, ricco di codici ed enigmi sacri. Stiamo parlando di Angels & Demons (in Italia Angeli e demoni, distribuito da Mondadori), che segna l'esordio del personaggio Robert Langdon. Il racconto è ambientato per la prima parte in un segreto ed avanzato laboratorio di fisica svizzero, mentre il resto della storia si dipana tra le vie di Roma e la Città del Vaticano. Tema portante è l'ambiguo rapporto tra scienza e fede.
Ed infine c'è The da Vinci code (in Italia Il codice da Vinci, distribuito da Mondadori), secondo romanzo che ha per protagonista Langdon, che ha venduto in tutto il mondo 50 milioni di copie grazie alla traduzione in 44 lingue. Il codice da Vinci è stato tra l'altro al centro di tante polemiche, anche giudiziarie. Dan Brown era stato infatti denunciato per plagio da Michael Baigent e Richard Leigh, autori del saggio storico Holy Blood and Holy Graal, nel quale rivelavano le teorie alla base del racconto di Brown. Poche settimane fa l'Alta Corte di Londra ha assolto Brown dall'accusa, dipanando tra l'altro anche le nubi che si erano addensate sulla puntuale uscita del film nelle sale. Ma i guai per Brown non sembrano finiti. Lo studioso russo Mikhail Anikin avrebbe infatti deciso di agire per vie legali contro lo scrittore americano, colpevole a quanto pare di aver copiato le teorie del libro da un suo lavoro del 2000. Lavoro illustrato tra l'altro dallo studioso nel 1998 ad una delegazione di studiosi americani durante una conferenza a San Pietroburgo. Staremo a vedere... Pagina 3 - Il muro di protesta Oltre ai problemi giudiziari, libro e film hanno dovuto affrontare una lunga campagna di scomunica da parte della Chiesa e di associazioni religiose. Partiamo dall'estero. Nelle Filippine Il codice da Vinci è stato vietato ai minori di diciotto anni, mentre in India è stato completamente sospeso sotto la spinta dell'All-India Sunni Jamiyat-ul-Ulema. "Il Corano riconosce in Gesù un profeta e quello che il romanzo racconta offende sia i cristiani che i musulmani" ha dichiarato il segretario generale Maulana Mansoor Ali Khan. "I mussulmani indiani si uniscono alla protesta dei loro fratelli cristiani contro questo attacco alle nostre comuni credenze religiose". Non meno pesante Syed Noori, presidente dell'Accademia Raza di Mumbai, un'organizzazione culturale per la difesa dell'Islam. "Se il governo non interverrà faremo tutto quello che è in nostro potere per far sì che il film non venga visto, siamo anche pronti a ricorrere alla violenza se necessario".
Polemico anche l'ambiente cattolico. Il vescovo nigeriano Francis Arinze ha realizzato il documentario The Da Vinci Code: a masterful deception con la regia di Mario Biasetti, dichiarando "I cristiani non devono restare con le mani in mano contentandosi di perdonare e dimenticare. A volte è nostro dovere fare qualche cosa di concreto. Non sarò io a dire a tutti i cristiani quello che devono fare, ma esistono mezzi legali per ottenere che alcuni rispettino i diritti di altri. Questo è uno dei diritti umani fondamentali: devono rispettarci, rispettare il nostro credo religioso e devono rispettare il nostro fondatore, Gesù Cristo". Questi sono gli esempi e le dichiarazioni più emblematiche. Ma ce ne sarebbero tanti altri. Dalle suore inginocchiate a pregare ai bordi del set per chiedere a Gesù Cristo il perdono per la troupe, ai manifesti pubblicitari del film fatti eliminare dalle impalcature della Chiesa di San Pantaleo a Roma, attualmente in fase di restauro. E' stata quindi una mobilitazione generale, che ha trovato la sua massima espressione nell'omelia del Venerdì Santo della Pasqua appena trascorsa, con il francescano padre Cantalamessa che dal pulpito ha predicato "Si fa un gran parlare del tradimento di Giuda e non ci si accorge che lo si sta rinnovando. Cristo viene ancora venduto, non più ai capi del sinedrio per trenta denari, ma a editori e librai per miliardi di dollari... Nessuno riuscirà a frenare questa ondata speculativa, che anzi registrerà un'impennata con l'uscita imminente di un certo film". Pagina 4 - Il fenomeno turistico e alimentare
Polemiche, scioperi e pubblicità hanno fatto però la felicità di un settore non collegato apparentemente con il mondo del cinema: quello turistico. Inizialmente, e in maniera del tutto indipendente, sono nati i viaggi nei luoghi chiave del romanzo. Luoghi che successivamente, vista la forte attrattiva, sono stati riuniti in pacchetti turistici che le agenzie di viaggio hanno cominciato ad offrire ai clienti interessati. Sono state trascinate nel vortice anche importanti compagnie straniere, come ad esempio la Nouvelles Frontières. Con una cifra che arriva fino ai 160 euro, si organizzano visite guidate ai luoghi presenti nel romanzo. Si parte dall'Hotel Ritz, albergo in place Vendôme utilizzato dal protagonista per il suo soggiorno a Parigi, proseguendo con la splendida Chiesa di Saint Sulpice, dove Silas si reca alla ricerca della chiave di volta. Immancabili naturalmente i lungosenna, gli Champs Elysées e il Louvre. Véronique Potelet, responsabile dell'Office de Tourisme di Parigi, ha stimato un incredibile aumento del turismo nella capitale a partire dal 2003, anno di pubblicazione del libro in Francia. Nel 2005 si è arrivati all'incredibile cifra record di 26 milioni di turisti annuali. Aumento di turismo segnalato anche da Eurostar, società che con treni veloci collega Londra a Parigi, che ha visto incrementare i suoi incassi del 15%. Singolare tra l'altro il numero di libri del Codice da Vinci che passeggeri distratti hanno scordato sui sedili dei treni. La cifra si aggirerebbe sull'ordine delle migliaia.
Ma Il codice da Vinci non è solo questo. Vi può sembrar strano, ma è anche alimentazione. Stephen Lanzalotta, panificatore e pasticcere di origini italiane emigrato negli Stati Uniti, ha pubblicato il libro Il codice dietetico, edito in Italia da Sperling & Kupfer. Lanzalotta presenta una dieta che unisce i principi basilari della tradizione mediterranea all'equilibrio del mondo rinascimentale. Carboidrati, proteine e lipidi vengono così dosati secondo mistiche proporzioni, con coefficienti che riprendono il numero phi (1,618033...) o la sequenza di Fibonacci, decretando di fatto la fine della crociata contro gli zuccheri e i grassi. Pagina 5 - La campagna pubblicitaria
In genere le polemiche sono la migliore pubblicità per un film, come ci ha insegnato recentemente il controverso La passione di Cristo. Ma in questo caso la distribuzione non si è accontentata. Ha messo in campo un'imponente campagna promozionale a sostegno del film, utilizzando qualsiasi mezzo a disposizione utile per lo scopo. Gestori di telefonia, acque minerali, radio, chat, canali televisivi, riviste, motori di ricerca e case automobilistiche hanno realizzato una serie di concorsi con premi inerenti al film. Ai consueti gadget sono stati aggiunti giochi in scatola e videogame. La software house The collective ha presentato all'ultimo E3 di Los Angeles il gioco The da Vinci code, distribuito a partire dal 19 Maggio 2006, la stessa data di uscita del film nelle sale cinematografiche. Il gioco è un'avventura in terza persona che contiene anche diverse sequenza arcade. Basato in linea di massima sulla trama del film, è stato arricchito con nuovi ambienti di gioco, come ad esempio la casa del curatore Jacques Saunière.
Dal 17 Maggio è invece on-line il sito www.grattadavinci.it, che contiene un simpatico gioco in stile gratta&vinci (guardate un po' la combinazione dei nomi a volte...). Scopo del gioco è grattare le caselle dorate e rispondere correttamente alle domande che ci vengono poste. Alcune caselle contengono inoltre informazioni utili per la risoluzione delle domande. Concetti che vengono anche ampliati e trattati in maniera più completa all'interno del Glossario. Non dimentichiamoci infine i tanti segreti nascosti nei trailer e nel sito ufficiale del film, come vi abbiamo spesso svelato noi di AV Magazine nei mesi passati con le nostre news. Pagina 6 - La sceneggiatura
Dopo questa ampia presentazione, passiamo ora all'analisi del film. Il punto cardine nella trasposizione cinematografica di un romanzo è sicuramente le sceneggiatura. In questo caso il compito è stato affidato a Akiva Goldsman, ottimo sceneggiatore che aveva già collaborato con Ron Howard in Cinderella man e A beautiful mind. Film quest’ultimo grazie al quale aveva vinto l’Oscar, il Golden Globe e il Writers Guild Award. Adattare Il codice da Vinci non era cosa affatto semplice, vista la struttura originale del romanzo. A complicare il lavoro di Goldsman c’erano infatti numerosi flashback, lunghe disquisizioni teologiche e soprattutto sequenze temporali che spesso si sovrapponevano per creare mistero. Caratteristiche che hanno fatto la fortuna del romanzo, ma che non sono altrettanto riproponibili in un film, almeno con la stessa frequenza. Coefficiente di difficoltà quindi alto in partenza, amplificato dall’enorme risonanza mondiale del romanzo. Purtroppo questa volta Goldsman ci ha deluso. E non ce lo aspettavamo. Dopo una prima parte positivamente identica al libro, abbiamo assistito all’operazione di rielaborazione necessaria per contenere la durata del film. Apprezziamo la sbrigativa ricerca della tomba di Newton fatta con il cellulare, che ha eliminato di fatto la lunga sequenza all’interno della biblioteca. Non abbiamo invece lo stesso giudizio della parte finale del film, quella nella cappella di Rosslyn. I protagonisti vengono rinchiusi nella chiesa e si avventurano alla ricerca di importanti segreti, che in realtà sono consultabili apertamente da tutti infrangendo unicamente l’avviso di un cartello.
In questa sequenza è stato comunque inserito il flashback con la piccola Sophie, che però è diventato insignificante ed incompleto rispetto a quello del libro. Avremmo preferito un finale un po’ più simile al romanzo, magari andando a tagliare qualche flashback superfluo. Su tutti citiamo quelli di Silas - non dicono niente al pubblico che non ha letto il libro – e il rito sessuale officiato da Saunière, che con la presenza dell'altro flashback - riguardante la lite tra nonno e nipote per la ricerca di informazioni sui genitori - diventa abbastanza inutile. A conclusione segnaliamo anche le nuove scene inserite che ci hanno
divertito. Peccato però che lo scopo non fosse quello. Strabiliante la
crittologa francese che si meraviglia per l’abilità nel risolvere gli anagrammi
e la stessa crittologa che alla fine del film – momento clou - cerca di
camminare sull’acqua. Fortunatamente ci hanno risparmiato il bacio tra i
protagonisti – nel libro si spingono oltre – anche se abbiamo il malizioso
sospetto che la scena sia stata girata e non montata… Pagina 7 - La regia e il montaggio Avevamo una grande aspettativa per la regia di Ron Howard e per il montaggio di Daniel P. Hanley e Mike Hill, tutti artefici del recente Cinderella man. Anche sul loro lavoro esprimiamo qualche perplessità. Ma andiamo con ordine. La bravura del regista si vede chiaramente in alcune sequenze, come la scena finale con Langdon inginocchiato sulla Pyramide Inversée. Ipocriti a negarlo. Nel resto del film abbiamo però sofferto un uso insistente di piani ravvicinati che, insieme ad un montaggio spesso superficiale e troppo rapido, hanno contribuito alla realizzazione di una pellicola priva di mordente e di suspense. Divertente - e ancora una volta non per scelta - la fuga in Smart tutta in retromarcia dal Louvre.
A Ron Howard rimproveriamo inoltre una disattenzione per i dettagli, almeno per quelli importanti. Come esempio segnaliamo la scena nella quale lo studioso Teabing svela a Sophie i segreti de L'ultima cena. In particolare avremmo gradito la visione di alcuni dettagli importanti del dipinto: la presenza dei bicchieri al posto dell'unico calice; l'ombra derivante dal seno della presunta Maddalena; l'aspetto minaccioso dell'apostolo Pietro. Particolari citati in sceneggiatura ma non mostrati direttamente in pellicola. Particolari che in alcuni casi - siamo testimoni diretti - sono sfuggiti durante la visione a chi non ha letto il libro. Il regista inoltre ha deciso di utilizzare gli effetti in computer grafica come nel precedente A beautiful mind. Lo spettatore quindi guarda nella mente del protagonista, partecipando di fatto all'elaborazione del pensiero. Ci riferiamo evidentemente alla buona sequenza di ricostruzione della tomba di Newton. Ci sono piaciute meno le sottolineature, realizzate sempre in CG, utilizzate per evidenziare alcuni particolari scenografici. Come esempio citiamo la Stella di Davide - formata dai simboli di lama e calice - inquadrata nella cappella di Rosslyn, che prende vita fastidiosamente grazie agli effetti appena citati. Pagina 8 - Gli attori principali
Il ruolo di Robert Langdon è stato interpretato da Tom Hanks. L'attore americano, vincitore di due premi Oscar, l'ha spuntata su una lunga lista di nomi considerati dalla produzione. Prima di tutti Bill Paxton, che per Ron Howard aveva già interpretato l'astronauta Fred Haise in Apollo 13. Successivamente erano stati contattati Russell Crowe, Ralph Fiennes, Hugh Jackman e George Clooney. Quella fornita nel Codice da Vinci è una delle prove più opache di Hanks, attore che abbiamo molto apprezzato nel corso della sua carriera: è una recitazione monoespressiva, frutto probabilmente di una non felice alchimia dell'attore con la controparte femminile. Il ruolo di Sophie Neveu è stato assegnato alla francese Audrey Tautou, salita alla ribalta internazionale per la bella prova fornita in Il favoloso mondo di Amélie. Anche la sua performance non ci ha entusiasmato, impoverita in alcuni tratti da un doppiaggio con accento francese alquanto irritante. Prima della Tautou erano state considerate per il ruolo Kate Beckinsale, Sophie Marceau e Julie Delpy.
Decisamente migliori le prove degli altri protagonisti. Ian Mckellen, Jean Reno e Alfred Molina - rispettivamente Sir Leigh Teabing, Bezu Fache e il vescovo Aringarosa - offrono dei personaggi molto vicini a quelli tratteggiati nel libro. Promosso a pieni voti Paul Bettany, che restituisce un Silas padrone assoluto della scena e vero protagonista delle sequenze più interessanti del film. Chiudiamo la pagina dedicata agli attori con una piccola curiosità. Dan Brown in passato ha dichiarato di essersi ispirato direttamente a Jean Reno per l'ideazione di Bezu Fache. L'attore francese è stato così il primo contatto dalla produzione per la parte del commissario della polizia francese, che ha accettato immediatamente il ruolo vista l'importanza del progetto. Pagina 9 - La scenografia I La produzione ha deciso di girare nei set naturali citati nel libro, dove possibile. Le prime scene di inseguimento sono state girate direttamente a Parigi, interessando le zone adiacenti il Louvre, gli Champs Elysées e lo lo Château de Villette vicino Versailles. Grande importanza ha rivestito il museo. La produzione è stata autorizzata ad utilizzare la Grande Galleria dopo l'orario di chiusura e nelle ore di riposo settimanale. Lo scenografo Allan Cameron (Sahara) ha dovuto comunque ricostruire nei Pinewood Studios - quelli utilizzati per girare gli interni di tutti i film di 007, per intenderci - alcuni ambienti del museo, per registrare in tranquillità le scene più pericolose.
Il pittore di scena James Gemmill (La fabbrica di cioccolato) è stato costretto così a riprodurre 150 quadri del Louvre. Questi dipinti sono stati prima fotografati in digitale e poi ristampati. Nelle riprese ravvicinate invece i tecnici sono stati costretti ad un lavoro più certosino, per riuscire a riprodurre anche la tessitura del quadro, essenziale per mascherare la falsa riproduzione illuminata dalle luci. In questo caso le foto realizzate sono state proiettate sulle pareti, dipinte successivamente da Gemmill seguendo quindi i tratti dell'originale. Nella fase di ricostruzione del Louvre anche l'originale pavimento della Grande Galleria ha creato non pochi problemi. Il parquet è stato riprodotto utilizzando un'impiallacciatura in legno, che è stata poi fotografata e stampata su lastre di plastica stese sul pavimento. Un lavoro davvero invidiabile, che ha riguardato tra l'altro per continuità di ripresa anche finestre e marmi inquadrati nel vero museo. Pagina 10 - La scenografia II
La produzione ha anche ottenuto il permesso di girare nello Château Villette, residenza di Sir Leight Teabing, un castello situato a nord-ovest di Parigi, vicino Versailles. Una tenuta incantevole, di ben 75 ettari, che comprende due laghi di forma rettangolare, fontane e giardini progettati dall'architetto André Le Nôtre, lo stesso dei giardini di Versailles. Le riprese all'interno del castello sono durate tre notti, riguardando prevalentemente esterni ed ingresso. Il resto delle stanze - biblioteca, cucina e studio - sono stati ricostruiti negli Shepperton Studios a sud-ovest di Londra. Anche in questo caso la troupe è stata costretta a riprodurre fedelmente arredamenti, mobili, cornici e intagli. Negli stessi studi inoltre sono stati riprodotti alcuni interni della chiesa di Saint-Sulpice. Il seguito del film è stato girato nel Regno Unito. Il primo tentativo di Langdon per la ricerca della chiave di volta è Temple Church, complesso situato tra Fleet Street e il Tamigi a Londra. Anche in questo caso set reale, con la troupe che ha lavorato all'interno della chiesa costruita nel XII secolo come sede dei Templari. E' divisa in due parti: la rotonda originale, che è stata progettata sul modello del Santo Sepolcro a Gerusalemme, si unisce ad una sezione longitudinale più classica. All'interno si trovano le effigi di nove cavalieri a grandezza naturale, scambiate inizialmente nel romanzo per tombe.
Il passo successivo avrebbe dovuto prevedere le riprese nell'Abbazia di Westminster, ma la curia ha negato i permessi a causa delle controversie religiose del libro. La troupe è stata così costretta a realizzare in loco unicamente le riprese esterne, utilizzando successivamente la Lincoln Cathedral per le riprese interne e per la sala del capitolo. Il resto del film è stato girato in altri set naturali. Le sequenze ambientate in Italia sono state girate nella campagna del Lincolnshire, utilizzando la Burghley House in sostituzione di Castel Grandolfo. Delle oltre cento stanze del palazzo la produzione ha utilizzato la Stanza del Cielo e la Scala dell'Inferno, entrambe affrescate da Antonio Verrio Molti flashback, in particolare quelli ambientati in Spagna e in Terra Santa, sono stati invece girati sull'isola di Malta. Il Forte di Vittoriosa, una delle location scelte per il film, ha ospitato in realtà i Cavalieri di San Giovanni (gli Ospedalieri) dopo la loro cacciata da Rodi. Pagina 11 - Gli effetti speciali e la qualità A/V Nelle pagine precedenti abbiamo sottolineato l'utilizzo che il regista ha fatto della Computer Grafica. Non tutte le sequenza ci hanno entusiasmato, almeno valutando il contributo dato al film. In questa pagina però promuoviamo senza riserve la qualità degli effetti. Sia nel caso delle odiate sottolineature, che in quello più apprezzato delle ricostruzioni del Langdon-pensiero. Senza dimenticare la sequenza del cryptex, spiegato in voice-off secondo sceneggiatura, ma illustrato visivamente con una bella animazione.
Buono il giudizio anche per gli effetti "invisibili". Su tutti l'emozionante pianosequenza finale, che parte all'esterno del Louvre e termina nei meandri sotterranei del museo, al cospetto dei resti del Santo Graal. La qualità audio e video del film non ci ha entusiasmato. Sicuramente è stato realizzato un buon lavoro, che supera la sufficienza senza però stregare lo spettatore. Le immagini sono state proposte secondo le scelte registiche decise da Howard insieme al direttore della fotografia, con scene ricche di grana e molto elaborate cromaticamente nelle sequenze di flashback. La qualità della pellicola che abbiamo visionato è solo sufficiente, sia per quanto riguarda il dettaglio, sia per la scarsa visibilità dei particolari alle basse luci, nascosti anche da una leggera grana. Probabilmente è frutto di un compromesso, a causa dell'alta velocità dei processi di copia che sono necessari per la produzione di oltre 900 copie. Anche l'audio non presenta caratteristiche da Oscar. Un canale frontale pulito consente sicuramente una fruizione del film tranquilla, con dialoghi e colonna sonora ben miscelati e abbastanza puliti. Deludono il fronte posteriore ed il canale LFE, poco utilizzati e colpevolmente assenti in un film dal vago sapore thriller. Non ci resta che aspettare la versione per l'home-video, sperando in una qualità migliore. Pagina 12 - La colonna sonora A musicare Il codice da Vinci è stato chiamato il compositore Hans Zimmer (Batman begins). Una scelta insolita, vista la solida collaborazione del regista Ron Howard con James Horner e Thomas Newman. Lo score realizzato da Zimmer evita i toni da thriller della pellicola, concentrandosi maggiormente sulla sensazione di incertezza e di ricerca. Strizzando l'occhio ad altre sue composizioni (leggi Hannibal e Il gladiatore), l'autore tedesco ci presenta una realizzazione tutto sommato poco incisiva se non in alcuni passaggi. Tra le migliori composizioni segnaliamo Chevaliers de Sangreal - il bel crescendo di archi, corni, timpani e cori utilizzato nella scena finale - e Kyrie for the Magdalene, il brano utilizzato sui titoli di coda con parole di Richard Harvey. Segnaliamo nel CD in vendita la presenza di una traccia non inserita nel montaggio finale del film: Salvete Virgines, scritta da Zimmer in collaborazione con Abhay Manusmare.
1. Dies Mercurii I Martius Pagina 13 - Conclusioni Dopo questa lunga analisi andiamo a tirare le conclusioni. Il codice da Vinci ci è sembrato purtroppo è un film senza anima, che scivola via tutto sommato bene - considerati gli imponenti 152 minuti di durata - senza però lasciare le sperate tracce nello spettatore. E' un film che si apre e si chiude con buone sequenze, ma che nella sua parte centrale "vive di rendita", sfruttando con il minimo sforzo il successo del romanzo. Regia, montaggio, musiche e recitazione non ci sono sembrate sempre all'altezza delle aspettative e, tralasciando l'attirante odore della campagna pubblicitaria, non sempre all'altezza dei nomi stampati in locandina. Il tutto si basa su una sceneggiatura sicuramente dedicata ai lettori del libro, che la troveranno più accessibile e più chiara rispetto ai novizi della teoria blasfema. Il codice da Vinci è un film però che, in quanto evento, non può non essere visto o scartato preventivamente, lasciandosi trascinare dalle insulse polemiche di questi mesi.
Un ultimo sguardo al futuro: Robert Langdon sarà ancora protagonista. Tornerà nei libri, visto che Dan Brown è al lavoro sul prossimo romanzo, il cui titolo provvisorio è The Solomon Key (La chiave di Salomone). Secondo le prime indiscrezioni la vicenda sarà ambientata a Washington D.C. e vedrà Langdon sulle tracce dei Massoni, la società segreta che vantava tra i suoi adepti i padri fondatori degli Stati Uniti. Ma le vicende continueranno anche sul grande schermo. Jeff Blake, vice presidente della Sony Pictures, ha infatti confermato la volontà di portare al cinema anche Angeli & Demoni, la prima avventura in ordine cronologico dell'esperto di simboli americano Langdon. E a quanto pare il team produttivo ha confermato lo sceneggiatore Akiva Goldsman, che è già al lavoro. Chiudiamo l'articolo, nostro malgrado, segnalando l'assenza di qualsiasi supporto da parte dell'ufficio di Sony Pictures Releasing Italia nei confronti della nostra redazione, soprattutto per la fornitura di immagini ed altro materiale che avrebbero certamente arricchito il nostro lavoro. Siamo fiduciosi che i nostri lettori apprezzeranno comunque questa recensione che è stata completata, non senza qualche difficoltà, grazie al supporto di Image.net che ringraziamo, nella speranza di iniziare presto con Sony Pictures un rapporto che sia più utile e collaborativo. Pagina 14 - La scheda del film
Titolo: Il codice da Vinci |
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