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Pagina 1 - Introduzione L'agente 007 torna sul grande schermo per festeggiare il cinquantesimo anniversario della serie più longeva della storia del cinema. Con Skyfall siamo a quota 23 film, con Daniel Craig ancora nei panni di James Bond dopo i precedenti Casino Royale e Quantum of Solace. Prodotto da EON Productions di Albert R. Broccoli, Metro-Goldwyn-Mayer Studios e Sony Pictures Entertainment, Skyfall vede un cambio in cabina di regia, con il non brillante - nell'occasione - Marc Forster che ha ceduto la macchina da presa all'inglese Sam Mendes, premio Oscar nel 2000 con l'incredibile American Beauty. Questa volta è la fedeltà di Bond verso M a essere messa a dura prova, quando il passato di quest'ultima riemerge e manda in tilt l'intero MI6. Solo Bond e qualche altro agente saranno in grado di combattere la minaccia, scovare gli infiltrati e risollevare il nome di M. Ma Skyfall è anche un deciso omaggio all'intera saga, con i classici marchi della serie come l'introduzione, le Bond-girl, le ambientazioni, le auto e le canzoni (Adele per la title track e la memorabile sequenza dei titoli di testa) che raccontano questo Bond e ne celebrano la rilevanza, con la celebre Aston Martin DB5 che si ritaglia - come è giusto che sia - un ruolo importante nella storia. Daniel Craig invita alla regia, con il consenso della produzione, l'amico Sam Mendes, già incrociato sul set nel 2002 con il crime-thriller Era mio padre. Judi Dench, in un certo senso madre del nuovo Bond, riscopre Craig e lavora sul rapporto personale, oltre a quello lavorativo. E marca un'altra presenza - la settima - nel ruolo di M. Il record di 11 film detenuto da Bernard Lee è sempre più vicino. In Skyfall torna anche Q, l'ufficiale incaricato di fornire Bond armi e dispositivi sempre più all'avanguardia, con l'interpretazione di Ben Whishaw. Javier Bardem è invece il cattivo di turno Silva, con un curriculum che vanta un altro personaggio complesso e oscuro - con relativo premio Oscar - come Anton Chigurh in Non è un paese per vecchi. Nel cast anche Ralph Fiennes e naturalmente anche le Bond-girl, interpretate questa volta da Naomie Harris e Bérénice Marlohe. Skyfall vede il ritorno degli sceneggiatori Neal Purvis e Robert Wade (entrambi al quinto film da Il mondo non basta del 1999), con l'aggiunta importante di John Logan, pluri nominato agli Oscar con film come Hugo Cabret, The Aviator e Il gladiatore. Da sogno anche l'insieme di tecnici che hanno reso possibili le numerose e spettacolari scene d'azione del film. Basta leggere i loro nomi e la loro - parziale - filmografia: Gary Powell (Quantum of Solace, Casino Royale), Chris Corbould (Il Cavaliere oscuro - Il ritorno, Inception) e Alexander Witt (X-Men - L'inizio, Casino Royale, Bourne Identity). Pagina 2 - Girare a Londra Lo scenografo premio Oscar Dennis Gassner è al suo secondo film di Bond dopo Quantum of solace, alla terza collaborazione con Mendes e alla settima con il direttore della fotografia Roger Deakins. La produzione ha costruito trentuno set, alternando riprese controllate a spedizioni dal vivo anche nella stessa Londra, città evidentemente propensa e adatta a fare da sfondo alle missioni dell'agente 007. Buona parte del film si svolge nel sottosuolo della città, in un'ambientazione che richiama il sistema di bunker di Churchill, utilizzato per trasferire gli uffici governativi durante la Seconda Guerra Mondiale per proteggere documenti e uomini dai bombardamenti dell'Asse. Gli Old Vic Tunnels hanno fatto da sfondo naturale per alcune riprese e da ispirazione per i set ricostruiti in teatro, utili per ciak controllati nelle scene più grandi con un importante dispiegamento delle luci del direttore della fotografia Roger Deakins. In quattro diversi weekend la produzione ha avuto invece accesso alla fermata metropolitana di Charing Cross, con una linea fuori servizio utilizzata per riprendere parte dell'inseguimento di Bond e Silva, con il viaggo attraverso Parliament Square, Whitehall e Trinity Square. I trentuno set sono stati costruiti invece in otto diversi teatri degli ormai celebri Pinewood Studios a Londra, ormai ribattezzati da tutti 007 Stage. Tra i set costruiti citiamo una parte dei bunker dell'MI6, il Golden Dragon Casino, illuminato da trecento lanterne e due teste di drago alte trenta piedi (realizzate da 12 artigiani giunti appositamente dalla Cina) e gli esterni della Dead City, l'isola al largo di Macao utilizzata come base logistica da Silva. Il Teatro 007 ha ospitato anche lo spettacolare scontro ferroviario in galleria che avviene quando Bond insegue proprio Silva. Per la scena la troupe ha costruito due carrozze ferroviarie di dimensioni reali, pesanti ciascuna sette tonnellate. Era troppo pericoloso permettere alla gente di stare sul set, quindi, per coprire l'azione, all'interno del teatro 007 sono state posizionate 10 macchine da presa con controllo a distanza. Pagina 3 - Girare nel resto del mondo Le origini di Bond sono anche scozzesi, come accennato da Fleming nel penultimo romanzo con i luoghi di nascita del padre fissati a Glencoe, uno dei posti più suggestivi - e classici - della Scozia, con le celebri montagne che in questo Skyfall fanno da sfondo in una scena. Scena importante perchè Bond ed M percorrono le strade di Glencoe a bordo della già citata Aston Martin DB5. Un chiaro e riuscito omaggio alle radici letterarie e cinematografiche di 007. Anche la Cina e Shanghai giocano un ruolo importante nella storia. Il regista della seconda unità Alexander Witt ha lavorato con la sua troupe di notte nella settimana che precede la famosa festa del Capodanno cinese, usufruendo anche di un permesso speciale del governo cinese per riprese aeree effettuate a bordo di un elicottero. Parte del set è stata poi ricostruita e ampliata nei Pinewood Studios a Londra. C'è anche la Turchia in Skyfall, con riprese effettuate a Istanbul e Adana utilizzate per l'incredibile sequenza di apertura. E' la terza volta che Bond viene girato a Istanbul, dopo le precedenti riprese de Il mondo non basta (1999) e Dalla Russia con amore (1963), film che vide lo stesso Fleming accompagnare i produttori e la troupe per le strade del capoluogo turco. Nella sequenza di apertura di Skyfall Bond insegue un assalitore di un agente ferito dell'MI6 attraverso le strade affollate del centro di Istanbul, correndo tra Piazza Eminonu, il vecchio Bazar delle Spezie e la moschea di Yeni. All'interno della Piazza Eminonu il dipartimento artistico ha allestito un enorme mercato con oltre 250 bancarelle che Bond attraversa quasi agevolmente in moto e correndo sui tetti. Vista la pericolosità delle scene la troupe ha potuto girare solo di domenica, quando il mercato è chiuso, allestendo le bancarelle nella notte del sabato e animando il bazar con oltre 500 comparse turche. Da Istanbul la produzione si è poi trasferita ad Adana per continuare le riprese dell'inseguimento che porta Bond su un treno passeggeri turco. Il momento culminante della sequenza si svolge sul Ponte Varda, a un'ora di macchina da Adana. Il ponte, che è stato costruito nel 1912, è lungo 570 piedi e alto 300. La lotta finisce quando Bond cade dal treno e finisce nelle acque del fiume sottostante. L'azione è stata realizzata dalla controfigura di Craig, Andy Lister. Pagina 4 - Produzione e post produzione in 4K Il direttore della fotografia, che abbiamo incontrato ad Amsterdam lo scorso settembre, è il bravissimo Roger Deakins, che avevamo già ammirato in alcuni lavori diretti dai frattelli Cohen (Non è un paese per vecchi, Fargo, Mister Hula Hoop) e più recentemente nel film di Andrew Niccol In Time, con Justin Timberlake. Nella sua lunga carriera, con più di 60 film in cui ha diretto la fotografia, Deakins è passato al digitale sono negli ultimi due film, In Time e Skyfall. Prima delle riprese di In Time, Roger Deakins ha effettuato la scelta di passare al digitale anche grazie ad un confronto tra pellicola e digitale. Durante l'incontro di Amsterdam, in occasione dell'IBC, Deakins ha riassunto i vantaggi del digitale in un maggior numero di informazioni e maggiore dinamica, oltre che più velocità e versatilità nella produzione e post produzione. Per Skyfall, Deakins ha utilizzato per la maggior parte delle scene le nuove camere ARRI Alexa Studio, con mirino ottico. Inoltre, al contrario di quanto fatto per In Time in cui è stato scelto il formato Apple Pro-RES a risoluzione 2K, per Skyfall la produzione ha scelto il formato ARRI RAW, con risoluzione orizzontale di 2880 pixel. In seguito è stato effettuato un DI (Digital Intermediate) a risoluzione 4K su cui si è concentrato il resto della post-produzione. Per alcune scene aeree Deakins ha utilizzato invece una RED Epic anche se non conosciamo risoluzione e formato di registrazione. Come obiettivi, Deakins ha scelto ottiche a lunghezza focale fissa Master Primes con cui ha lavorato in maniera egregia, preferendo una profondità di campo più ridotta (ma non ridottissima), soprattutto per le scene più scure in cui la massima apertura del diaframma è stata una scelta obbligata. Precisione della messa a fuoco e dettaglio, al netto della risoluzione nativa e del rumore (davvero pochissimo), sono davvero ottimi. C'è una scena in particolare, quella dell'ingresso in scena di Javier Bardem, in cui è possibile ammirare la precisione del fuoco che segue Silva per tutta la scena, da quando entra in lontananza e fino al primo piano. La splendida fotografia è costellata di inquadrature ora ampie e ora più strette, ma senza esagerazioni anche nelle scene d'azione più concitate. Questa impostazione consente di godere appieno della visione del film anche in formato IMAX, quindi con un rapporto di riproduzione molto basso (in altre parole, seduti molto vicini allo schermo). Le uniche cose che non abbiamo gradito sono alcune inquadrature con camera a spalla e un piccolo ma fastidioso movimento del quadro, voluto sicuramente da Mendes, e una color correction un po' esasperata nel caratterizzare con il giallo-verde le riprese in Turchia. Pagina 5 - Il DCP a risoluzione 4K
Come già anticipato nel paragrafo precedente, il film è stato realizzato con camere digitali ARRI Alexa, con risoluzione nativa pari a 2,9K. Per questo motivo, molti hanno ipotizzato l'inutilità della distribuzione in formato 4K. Chi pensa che la distribuzione (e la proiezione) in formato 4K per Skyfall sia inutile, due sono le cose: ha nozioni tecniche molto limitate oppure è in malafede. Per dimostrare con i fatti come stanno le cose, ho scelto tre particolari da altrettanti fotogrammi presi dai due trailer in 4K distribuiti da Warner Bros (che ringraziamo).
Si tratta di tre casi emblematici in cui le differenze si notano in maniera differente. In alto c'è il fotogramma originale scalato a bassa risoluzione con l'indicazione dell'area ingrandita. Più in basso ci sono i due ingrandimenti. A destra troverete il particolare a risoluzione originale 4K mentre a sinistra c'è lo stesso particolare scalato a risoluzione 2K e poi con zoom alla stessa dimensione per il confronto (quindi senza ricampionamento). Il primo caso più in alto è quello in cui il vantaggio di risoluzione ci è sembrato più evidente.
In questo secondo caso la distanza tra i due formati è più vicina. La causa principale sembrerebbe a prima vista una superiore "morbidezza" dell'immagine, forse a causa di un leggero de-noise oppure a causa di fuoco o impostazioni del diaframma che possiamo solo immaginare.
In questo terzo caso i vantaggi offerti dalla distribuzione in 4K, in termini di risoluzione, non ci sono più. In questo caso il maggiore responsabile è sicuramente il diaframma, completamente aperto, scelto per le inquadrature "notturne" e comunque con poca illuminazione. In sostanza, in buona parte del film il vantaggio della distribuzione e riproduzione in 4K è sensibile ma apprezzabile solo a distanza adeguata. In altre parole, se vi siederete troppo distanti dallo schermo (a più di 1,5 volte la base), sarà difficile notare differenze. Pagina 6 - Il giudizio artistico di Marco Benedetti James Bond, l’agente 007, compie 50 anni di vita cinematografica e la ricorrenza sembra aver influenzato forse un po’ troppo i produttori, con una attenzione quasi ossessiva alle strizzatine d’occhio ai fan irriducibili, a discapito dell’escalation spettacolare che da sempre caratterizza i film della serie. Se vogliamo, uno 007 più introspettivo e meno glamour, anche rispetto ai due episodi precedenti del nuovo corso inaugurato con Casino Royale, forse figlio di questi tempi di crisi; del resto i film di James Bond sono sempre stati un fedele specchio della loro epoca; a ricordarci esplicitamente il periodo difficile è la misera dotazione di gadget fornito da Q, che torna dopo 2 film di assenza con un nuovo interprete, un nerd che sembra fotocopiato dal giovane Bill Gates; il periodo di crisi è sottolineato anche dall’atmosfera generale, con M e lo stesso MI6 messi in discussione dal governo; ma l’aspetto più evidente è che gli agenti segreti di Skyfall assomigliano più alle spie stanche e disilluse di Len Deighton che a quelle tutte di un pezzo di Ian Fleming. Su questa linea le interpretazioni dei protagonisti: Daniel Craig aveva già fatto proprio il personaggio nei primi due film, spazzando via le iniziali critiche preconcette - James Blond, un James Bond biondo, anatema! - con una recitazione intensa che aveva riavvicinato il suo Bond a quello originale di Fleming, in questo terzo episodio la sua recitazione è forse più piatta e monocorde rispetto a Casino Royale, ma il suo possesso del ruolo è ormai indiscutibile. Judi Dench nel ruolo di M è la vera protagonista del film. La sua interpretazione superlativa riesce mirabilmente a mostrare le contraddizioni del suo ruolo, che le impone di essere fredda e spietata, e la sua fragilità di donna e di persona avanti con gli anni. Diciamo pure che fra le anomalie rispetto agli stilemi tradizionali della serie c’è il suo personaggio molto più centrale del solito. Se vogliamo, il filo conduttore del film è il suo rapporto madre-figlio con Bond e in genere gli agenti doppio zero, diciamo pure che M è la vera bond-girl di Skyfall, anche per la mancanza di un altro ruolo femminile adeguatamente sviluppato. Javier Bardem è un cattivo assolutamente credibile, ancorché più umano e tormentato rispetto ai precedenti; tormento interiore espresso con la pura recitazione in maniera ineccepibile. L’inizio, il minifilm che tradizionalmente precede i titoli di testa, è molto promettente, con trovate originali che fanno pregustare la solita apoteosi di colpi di scena, promesse non mantenute dal film vero e proprio, anche a causa della sceneggiatura, che si riduce a una serie di inseguimenti a ruoli alterni fra buoni e cattivi, con spunti interessanti non sviluppati adeguatamente, verrebbe da dire sacrificati al ritmo incalzante del montaggio. Intendiamoci, la confezione è come al solito impeccabile e non si può neanche dire che manchino le scene spettacolari, ma si rimane con l’impressione che i soldi per gli effetti speciali siano stati spesi male, per esempio la scena in cui un treno della metropolitana viene fatto precipitare in una galleria sottostante non è abbastanza spettacolare e non riesce a stupirmi a sufficienza; dopo aver affondato un palazzo sul Canal Grande francamente mi aspettavo qualcosa di più. Di fatto il colpo di scena strappa applausi, la trovata a cui immancabilmente segue il tema di James Bond sparato a tutto volume, è una scena statica e minimalista, quasi intimistica, sicuramente nostalgica, con l’entrata in scena della mitica Aston-Martin DB5, accolta in sala da un timido applauso, immagino a cura di ultracinquantenni come il sottoscritto, che la ricordano come un’icona della propria fanciullezza. La scena è preparata in modo che il bondiano della prima ora lo sappia, capisca qualche secondo prima, che dietro quella porta di garage non ci può essere che l’Aston-Martin; anche la scena successiva, l’unico intermezzo vagamente comico del film, quando M sta dando il pilotto a Bond e viene inquadrato il pulsante di espulsione del passeggero nascosto nel pomello del cambio, è a beneficio degli irriducibili che Missione Goldfinger lo conoscono a memoria. Questi particolari ci danno forse una chiave di lettura di Skyfall: i film di James Bond seguono tradizionalmente un canovaccio che ha fatto la fortuna della serie e che, seppur con qualche variante, ritroviamo anche nel nuovo corso; abbiamo la mini avventura introduttiva, l’alternarsi delle varie bond-girl, uno o più intermezzi comici, il cattivo che a un certo punto ha in pugno 007 ma non ne approfitta, il citato colpo di scena seguito dal tema di James Bond, l’apoteosi finale in cui il nostro eroe salva il mondo a un nanosecondo dalla fine e il secondo finale, col tentativo non riuscito di vendetta da parte del cattivo superstite, e vai col bacio all’ultima bond-girl. Il problema, semmai, è inventare nuove trovate che riescano a stupire lo spettatore: un film di 007 di successo deve andare oltre i limiti stabiliti col precedente. Ecco, Skyfall sembra pensato per stupire l’appassionato irriducibile proprio togliendogli quelle sicurezze fornite dal canovaccio: della scena clou abbiamo già detto, le bond-girl sono ridotte al minimo, stavolta Bond scopa decisamente poco per i suoi standard e una - la ragazza con cui si accompagna dopo la sua presunta morte - è pure racchia. I due momenti in cui Bond dovrebbe essere in balia del cattivo non sono veramente emozionanti perché sappiamo già che Bond si salverà grazie ai gadget di Q (occhio: lo sappiamo benissimo che Bond ce la farà, il problema è come; in questi due casi già sappiamo che stanno arrivando i nostri grazie al piccolo localizzatore radio e che la pistola in mano al cattivo non sparerà perché programmata per le impronte digitali di Bond ). La sorpresa finale è che non c’è il secondo finale col cattivo superstite e abbiamo solo quello tragico, che per certi versi apparenta questo film a al Servizio Segreto di Sua Maestà, per l’appunto un Bond atipico, criticato all’epoca soprattutto per colpa del protagonista George Lazemby e solo in seguito rivalutato, e che personalmente considero uno degli episodi migliori della saga. Marco Benedetti Pagina 7 - Il giudizio di Emidio Frattaroli: 2K, 4K e 35mm In questi giorni ho potuto osservare Skyfall in tre "versioni" diverse. Giovedì scorso ho assistito all'anteprima per la stampa a Roma, presso la sala 3 del multiplex The Space Moderno, in compagnia di Marco Benedetti. Ho scelto un posto a distanza ravvicinata, a circa 15 metri da uno schermo leggermente curvo con dimensioni non precisate ma con base certamente superiore a 15 metri. Il proiettore usato è un DLP 2K, probabilmente Christie con messa a fuoco perfetta e buona luminanza generale. A quella distanza ho potuto apprezzare un'immagine pulita, con "grana" finissima e mai fastidiosa, risoluzione elevata, colori profondi e dettaglio elevato. Sono rimasto meno convinto dal contrasto e dal gamma generale, forse un po' troppo elevato, fattore legato probabilmente alla sala. Durante la proiezione ho anche notato qualche artefatto di aliasing, in parte sottolineato dalla mia distanza ravvicinata e forse anche a causa della configurazione ottica/proiettore, forse a causa di un aggiuntivo anamorfico e conseguente ricampionamento: una eventualità, quest'ultima, che cercherò di verificare quanto prima. thespacecinema.it La mia seconda visione si è svolta al Multiplex delle Stelle a Castel di Lama (AP) il 31 ottobre, una struttura dotata di ben 8 sale con proiettori Sony SRX-R320 a risoluzione 4K. Ho assistito alla proiezione nella sala 1, con schermo (purtroppo di tipo "silver") da 17 metri. Si tratta di una sala che conosco molto bene e che ho verificato con strumenti di misura poche settimane fa, con luminanza da manuale (circa 14 foot lambert al centro dello schermo), fuoco davvero ottimo e livello del nero molto contenuto, a garanzia di un rapporto di contrasto molto elevato. Anche in questo caso ho scelto una posizione ravvicinata, a circa 15 metri dallo schermo e in posizione centrale. In queste condizioni, la riproduzione in 4K è stata nettamente superiore rispetto a quella in 2K di Roma. Prima di tutto le scalettature sono del tutto scomparse, ho apprezzato un livello del nero più contenuto e un numero di sfumature più elevato, soprattutto con le immagini più scure, sintomo di una dinamica più elevata che a Roma non ero riuscito a percepire. Per quanto riguarda la percezione della risoluzione, vi rimando al paragrafo dedicato al confronto tra 2K e 4K. In entrambi i casi, sia a Roma che a Castel di Lama, ho potuto apprezzare un mix audio multicanale molto divertente, specialmente nell'ultima parte del film, con localizzazioni sonore precise, suono avvolgente e dinamica elevatissima. Una traccia audio che in alcune parti diventerà un riferimento. multiplexdellestelle.it Oltre che in DCP (digital cinema packing) a risoluzione 4K, in Italia Skyfall viene distribuito anche in pellicola, in formato 35mm. Visto che una delle copie "analogiche" è anche qui a Teramo, presso la sala n. 3 del multisala Smeraldo, sono andato a dare uno sguardo per completare la recensione e approfittare ancora una volta dell'occasione per sottolineare i vantaggi della riproduzione digitale. La sala 3 dello Smeraldo di Teramo è di medie dimensioni, con schermo da poco più che 7 metri di base e un solo proiettore a pellicola 35mm con ottica a tiro lungo e aggiuntivo anamorfico Shneider. Conosco molto bene tutte le sale di questo piccolo Multiplex, la competenza del personale e la qualità d'immagine dei vari proiettori. Lo Smeraldo è stato tra i primi Multiplex italiani a dotarsi di proiettori digitali. Le altre due sale sono dotate infatti di proiettori DLP 2K, prodotti rispettivamente da Christie e da Barco. Dopo tanti mesi senza pellicola, vedere di nuovo lo sfarfallio del 35mm è stato quasi emozionante! L'emozione però è finita lì. Senza tanti preamboli, posso dirvi che al confronto con il peggior proiettore 2K che possiate immaginare, la qualità d'immagine della proiezione in 35mm qui allo Smeraldo è stata semplicemente imbarazzante! L'immagine è così priva di informazioni e di dettaglio da sembrare sfocata e con gamma alle stelle e primissimi livelli delle sfumature "affogati" nel nero (o grigio scuro). Per darvi un'idea della perdita di risoluzione e dettaglio, M sembrava poco più che quarantenne! Inoltre, il rapporto di contrasto che ho potuto apprezzare al Multiplex delle Stelle è un lontano ricordo. Molto, molto lontano. Soltanto i colori della pellicola (quelli vicino al giallo e al rosso) tengono appena il confronto con il digitale ma nel complesso, il risultato è molto vicino ad un DVD riprodotto da un proiettore un po' avanti negli anni. La cosa più incredibile è che nessuno abbia protestato. Sembra quasi che il digitale non esista. Eppure in altre due sale dello stesso cinema ci sono immagini "digitali" di grande qualità. Per la fortuna dei prossimi spettatori teramani, da domani lo Smeraldo inizierà le proezioni di Skyfall in digitale in sala 2, con il proiettore Barco 2K: multisalasmeraldo.net ... continua Nei prossimi giorni continueremo con la pubblicazione di altri contributi di altre firme della redazione di AV Magazine e altri collaboratori sia su giudizi artistici che tecnici. |
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