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Hugo Cabret
Hugo Cabret
Alessio Tambone - 07 Febbraio 2012
“Martin Scorsese porta sul grande schermo la straordinaria storia del giovane Hugo, adattando il libro illustrato di Brian Selznick. Avventura, passione e un grande omaggio al cinema. Distribuzione in Italia curata da 01 distribution”
Pagina 1 - Introduzione

Hugo Cabret è un orfano che vive da clandestino nella stazione di Parigi, riparando in segreto tutti gli orologi per mantenere nell'anonimato il suo nascondiglio. Appassionato di meccanismi, cerca di riparare un misterioso automa ricevuto in dono dal padre, convinto che possa nascondere un messaggio segreto del genitore defunto. Insieme a Isabelle, nipote di un giocattolaio dalle maniere scorbutiche, Hugo vivrà una straordinaria avventura proprio grazie al piccolo automa, intrecciando la sua vita con quella di Georges Méliès.

Martin Scorsese sperimenta per la prima volta il 3D, adattando per il grande schermo il libro per ragazzi La straordinaria invenzione di Hugo Cabret di Brian Selznick. Come sempre si circonda di grandi talenti tecnici, molti dei quali ormai veterani della sua squadra dietro la macchina da presa: il doppio premio Oscar alla fotografia Robert Richardson (Bastardi senza gloria, The Aviator); lo scenografo vincitore di due premi Oscar Dante Ferretti (Sweeney Todd, The Aviator); la montatrice che ha vinto tre Academy Award Thelma Schoonmaker (Shutter Island, The Departed); la costumista tre volte premio Oscar Sandy Powell (The Aviator, The Young Victoria); il supervisore effetti visivi premiato con l’Oscar Rob Legato (Shutter Island, Titanic) e il compositore pluri premio Oscar Howard Shore (Il Signore degli Anelli, The Departed).

Anche il reparto attori vede presenze importanti. Se il giovane Asa Butterfield (Il ragazzo con il pigiama a righe) regge bene il ruolo da protagonista quasi sempre sullo schermo, è immensa l'incredibile prova di Ben Kingsley nei panni di Papa Georges, alla seconda collaborazione con Scorsese dopo Shutter Island. Accanto a lui Sacha Baron Cohen, Jude Law e Christopher Lee arricchiscono un film che pennella una storia incredibilmente appassionante grazie a personaggi (ri)costruiti nei minimi dettagli.

Merito è anche dell'adattamento di John Logan, un veterano che ha firmato script del calibro di The Aviator, Il gladiatore, Rango e Ogni maledetta domenica, atteso con trepidazione per i prossimi lavori come Lincoln (per Steven Spielberg), Noah (per Darren Aronofsky) e l'ormai imminente nuovo 007 Skyfall di Sam Mendes. Una penna che miscela avventura, biografia, storia e originalità senza appesantire la trama, raccontando i personaggi e le loro vite in maniera assolutamente impeccabile.

Pagina 2 - L'omaggio al Cinema

La mente decisiva dietro l'ottimo Hugo Cabret è sicuramente Martin Scorsese, che realizza un nuovo capolavoro con un film che - The Artist permettendo - potrebbe essere una delle rivelazioni della prossima notte degli Oscar, forte delle 11 nomination di partenza. Nella prima parte il film incuriosisce, presentando la precaria situazione dell'orfano Hugo senza cadere nel patetico dramma. Scorsese combina riprese live action con ottimi add-on digitali, ampliando le splendide scenografie del nostro Ferretti (terzo Oscar all'orizzonte) e i movimenti della macchina da presa in modo magistrale.

Ma è la seconda parte del film che ha la marcia in più, quella riservata ai gioielli in pellicola. Intrecciando la storia di Hugo con quella del cinema (grande merito anche al soggetto), Scorsese realizza un vero e proprio omaggio alla settima arte. In particolare Hugo Cabret diventa una celebrazione dell'incredibile figura di Georges Méliès, uno dei padri fondatori del cinema, troppo spesso dimenticato. Scorsese e il suo team ricostruiscono con cura maniacale personaggi, set, film e backstage dell'epoca di Méliès: uno sforzo tecnico-produttivo straordinario che restuisce un insieme di frame incredibile sotto tutti i punti di vista: dalla fotografia alla colonna sonora, passando per i costumi, le scenografie e gli oggetti di scena.

I vari dipartimenti creativi hanno visionato più di 180 film originali di Méliès, per una durata complessiva di circa 13 ore, oltre a pellicole di René Clair e Carol Reed, il cinema dell’avanguardia degli anni ‘20 e ‘30. Imperdibili i film dei fratelli Lumière e quelli muti degli anni '20, enciclopedie cinematografiche utilizzate per studiare tonalità e sfumature cromatiche dell'epoca insieme alle fotografie di Brassaï (pseudonimo di Gyula K. Halász), fotografo ungherese che ha immortalato Parigi fra le due guerre mondiali.

La maggior parte del film è stato girato presso gli Shepperton Studios in Inghilterra, con la costruzione di una stazione ferroviaria a grandezza naturale (negozi annessi), dell'intero edificio in cui vive Méliès, il suo studio in vetro, vari ambienti distrutti da un bombardamento e l'enorme cimitero con tombe di pietra e grandi monumenti. La sala principale della stazione ferroviaria occupava l'intero teatro di posa con una lunghezza di 45 metri, una larghezza di 36 e un'altezza di 12.

Pagina 3 - La stereografia di Hugo

Hugo Cabret è il primo film in 3D di Martin Scorsese che per l'occasione si è affidato a Demetri Portelli, giovane stereografo che, a giudicare dal suo profilo su linkedin, ha un'esperienza davvero limitata. Ed è forse questo il principale problema: la scarsa esperienza, poiché il lavoro di Portelli ci ha lasciato molto interdetti. Portelli ha utilizzato ben 12 camere Arriflex Alexa montate su Rig PACE 3D; una soluzione ampiamente sperimentata in recenti produzioni.

La stereografia di Hugo Cabret è ottima per quanto riguarda l'allineamento verticale tra le due prospettive ed eccellente per alcune riuscite riprese "dinamiche", in cui c'è una variazione dell'offset tra le due camere (quindi delle due prospettive) perfettamente allineata ai movimenti della macchina da presa. Nel filmato che segue potete osservare un rig montato su un segway utilizzato proprio per le riprese di Hugo Cabret.

Le note positive sull'allineamento verticale e sulle riprese dinamiche, non bastano però a mettere in secondo piano le esagerazioni e i molti errori, alcuni dei quali piuttosto evidenti. Nel film abbiamo trovato molte violazioni del frame, ovvero buona parte di oggetti al di fuori dell'inquadratura tagliati dalla cornice del fotogramma, troppo a fuoco per non essere notati e che rimangono in bella mostra per lunghissimi e interminabili secondi. Inoltre, almeno in un paio di occasioni, l'offset sullo sfondo (la distanza in pixel tra le due prospettive) è fin troppo elevato, situazione che per schermi di grandi dimensioni potrebbe portare gli occhi in lieve divergenza. Il risultato generale è quello di rendere la visione fastidiosa in buona parte delle inquadrature, anche su uno schermo da appena 10 metri di base.

Abbiamo effettuato l'analisi della stereografia alla "Sala 1" del Cinema Smeraldo di Teramo, con proiettore DLP Cinema Christie, occhiali XpanD, schermo da 9,8 metri di base, seduti a circa 9 metri di distanza. Non osiamo immaginare come avranno reagito gli spettatori davanti a schermi con dimensioni più generose, fino ai 30 metri di base dell'Arcadia di Melzo e con rapporto di visione ben più ridotto.

James Cameron ha definito quella di Hugo Cabret la "migliore fotografia 3D" che abbia mai visto. E in effetti, comparata con i "disastri" delle poche sequenze con attori in carne ed ossa di Avatar, c'è da credere che abbia detto la verità. E che abbia visto pochi film in stereo 3D.

Ecco il link all'intervista di James Cameron e Martin Scorsese: www.youtube.com/watch?v=I1hwHlE5Ii4

Ricordiamo che Hugo Cabret è in programmazione nella sale cinematografiche italiane dal 3 Febbraio (01 distribution). Il voto finale che abbiamo dato al film non tiene conto della visione 3D, assolutamente da bocciare.

Voto finale 9
Pagina 4 - Focus: l'artista Georges Méliès

Il primo film è stato realizzato dai fratelli Auguste e Louis Lumière. Con L’Arrivée d’un train á La Ciotat (L’arrivo di un treno alla stazione di La Ciotat) e una serie di film che documentavano eventi di vita reale, i due imprenditori francesi sorpresero gli i primi spettatori in sala a partire dalla seconda metà del decennio cominciato nel 1890 con le cosiddette immagini in movimento. I Lumière, nonostante i centinaia di film realizzati, non credevano fino in fondo nella loro invenzione, che giudicavano una moda passeggera.

Georges Méliès la pensava diversamente. Indifferente all'attività di famiglia - fabbricanti di scarpe - vendette la fabbrica e utilizzò il ricavato per comprare un teatro da Jean-Eugène Robert-Houdin e dedicarsi alla magia con spettacoli interpretati da lui stesso. All'età di 34 anni rimase però folgorato dal cinema. La data è quella del 28 dicembre 1895: Méliès partecipa al primo spettacolo a pagamento a Parigi, al Grand Café sul Boulevard des Capucines, con la proiezione di una serie di pellicole proprio dei fratelli Lumière.

Non riuscendo ad ottenere una macchina da presa, decise di costruirne per conto proprio con l'aiuto di R. W. Paul, riciclando parti meccaniche degli automi utilizzati da Robert-Houdin. Dopo un periodo di studio, con film che ricreavano i suoi spettacoli teatrali, inventò uno stile unico, con una narrazione più elaborata e tecniche di montaggio innovative, sperimentando di fatto i primi effetti speciali con prove di stop motion, fotografia invecchiata, esposizioni multiple, dissolvenze e colori dipinti a mano. In seguito decise di vendere il teatro per costruire il suo studio, un'enorme struttura realizzata in vetro per sfruttare al massimo l'illuminazione naturale.

Méliès ha di fatto inventato tutto quello che ancora oggi - con tecniche diverse - viene fatto al cinema, dal greenscreen alle tecniche digitali, utilizzando soltanto la sua cinepresa, la pellicola e il suo semplice studio. Nel 1914 aveva realizzato oltre 500 film, con una durata che variava da 1 a 40 minuti e soggetti che spaziavano dal fantasy al fantascientifico, passando per l'idea di horror o il semplice racconto della realtà. Uno dei suoi capolavori è Le voyage dans la lune (Viaggio nella luna), il film di 14 minuti al centro del nostro Hugo Cabret.

Ultima curiosità. Ad un certo punto della sua carriera Méliès cominciò a girare due copie contemporaneamente del film, una destinata al mercato europeo, l'altra per l'America. Recentemente uno storico cinematografico ha unito entrambe le copie di Le cake-walk infernal (1903), dando vita ad un primo grezzo film in 3D.