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Mission Impossible: Protocollo Fantasma
Mission Impossible: Protocollo Fantasma
Alessio Tambone - 30 Gennaio 2012
“Tom Cruise torna a vestire i panni di Ethan Hunt nel quarto film del fortunato marchio di film d'azione. Ancora una volta cambio in cabina di regia con l'esordio in live action di Brad Bird. Distribuzione Universal Pictures”
Pagina 1 - Il nostro giudizio sul film

In seguito ad un attentato terroristico che ha distrutto il Cremlino, il governo degli Stati Uniti è costretto ad attivare il Protocollo Fantasma: la Impossible Mission Force (IMF) viene accusata dell'attacco, smantellata, con gli agenti lasciati senza risorse e senza sostegno. Tra gli abbandonati c'è anche Ethan Hunt, spettatore in prima persona dell'attentato, che decide di operare comunque al di fuori della sua agenzia per riscattarne il nome e per sventare l'imminente attacco nucleare.

I primi tre Mission: Impossible hanno avuto grande risonanza mondiale, con incassi che si aggiravano sui 2 miliardi di dollari attraverso poche semplici regole: tanta azione, un regista sempre diverso e l'immenso egocentrismo della star Tom Cruise, anche produttore. Le tre regole si ripropongono anche con questo Protocollo Fantasma, che vede in cabina di regia Brad Bird, talentuoso cineasta all'esordio in un film live action dopo i due Pixar premi Oscar Gli incredibili e Ratatouille e lo straordinario Il gigante di ferro, un bel tris di prodotti di animazione.

Protocollo Fantasma dal punto di vista spy-action è un film eccellente proprio grazie alla sapiente regia di Bird, che porta la libertà della macchina da presa virtuale utilizzata nei film d'animazione anche sul set reale, utilizzando continui movimenti che seguono, anticipano o rivelano allo spettatore l'azione sul grande schermo. La sua regia inoltre ben si sposa con la colonna sonora realizzata dal veterano Michael Giacchino, già suo collaboratore in passato e autore anche della soundtrack di Mission: Impossible III.

Ma Protocollo Fantasma in qualche modo - e per precisa scelta della produzione - è anche un film che rinnega lo spirito della serie. Ethan Hunt si trasforma da lupo solitario in team leader. Non c'è solo lui ma un vero e proprio gruppo di agenti molto diversi tra loro. C'è la forte figura femminile, l'agente poco pratico con l'azione e il ritorno di Benji Dunn (Simon Pegg), il tecnico di laboratorio già presente nel terzo capitolo adesso promosso sul campo. La continua presenza di tanti agenti ha ripercussioni anche sullo script realizzato da Josh Appelbaum e André Nemec, già collaboratori di J. J. Abrams (che resta produttore) per la stesura della famosa serie televisiva Alias.

Nel film c'è infatti una forte componente da commedia, con continue battute che spezzano l'adrenalinica caratteristica dei Mission: Impossible, avvicinando la pellicola a produzioni come i recenti Sherlock Holmes e Il mistero dei templari. Restano chiaramente scene emozionanti, soluzioni forzatamente sopra le righe e invidiabili gadget tecnologici, ma Protocollo Fantasma è un film Mission: Impossible con un marchio parecchio sbiadito, anche se comunque non siamo ai livelli del povero John Woo.

Il voto di Michele Addante

Voto finale 6

 

Il voto di Emidio Frattaroli

Voto finale 7

 

Il voto di Dimitri Bosi

Voto finale 8
Pagina 2 - Focus: da Mosca a Dubai

Il film è stato girato in cinque mesi da Ottobre 2010 a Marzo 2011 tra Los Angeles, Mosca, Praga, Dubai, Mumbai e Vancouver.

Tra luoghi suggestivi e personaggi eccentrici due sono le sequenze che ci hanno in qualche modo sorpreso. La prima è l'esplosione - naturalmente esagerata - nella Piazza Rossa di Mosca, che vede il Cremlino saltare letteralmente in aria con la rocambolesca fuga di Ethan Hunt (non si allarmi chi non ha visto il film: vi assicuriamo di non aver svelato niente, è una delle prime scene!).

La sequenza è stata realizzata dal premio Oscar per gli effetti speciali John Knoll (Star Wars, Avatar) utilizzando come sfondo delle reali panoramiche effettuate in alta risoluzione dell'attuale Piazza Rossa, con riprese precise per quanto riguarda movimenti di macchina, ombre derivanti dalla luce del sole e oggetti di scena. Gli attori, gli stuntman e i figuranti sono stati quindi ripresi nei set realizzati appositamente a Vancouver al Canadian Motion Picture Park e integrati nella composizione finale a più livelli con lo sfondo reale ripreso a Mosca. Chiaramente sono stati aggiungi anche gli effetti di distruzione realizzati in CG.

Altra menzione la merita il Burj Khalifa a Dubai, l'edificio più alto del mondo (828 metri), protagonista di una imperdibile scalata da parte di Tom Cruise (al bando le controfigure) che deve necessariamente raggiungere dall'esterno un'area di controllo di sicurezza al piano più alto senza essere visto. In pre-produzione si erano progettate le basi per la realizzazione di alcune scene: costruzione di un set che rappresentasse un pezzo dell'edificio, prova di Tom Cruise per una scalata in sicurezza, ampliamento della scene con tecniche digitali e analisi di previsualizzazioni e storyboard. Almeno fino al momento in cui Tom Cruise, anche produttore del film, ha espresso il suo desiderio: scalare realmente l'edificio a Dubai.

La preparazione è durata mesi, con diverse prove e allenamenti dedicati al fisico di Cruise. Sul set realizzato in precedenza sono stati installati dei ponteggi e delle speciali lampade per riscaldare la superficie del vetro e raggiungere la temperatura esterna che Cruise avrebbe realmente incontrato durante la scalata del vero Burj Khalifa: il vetro è stato riscaldato fino a 100 gradi.

La troupe ha avuto quindi accesso al 123° piano dell'edificio - ancora incompleto - per sistemare attrezzatura come impianti di perforazione, gru e il necessario per la scalata esterna. Sono state rimosse circa 20 finestre della facciata su vari piani per sistemare agevolmente gru e macchine da presa. Lo stesso Cruise era equipaggiato con un’imbracatura alquanto pesante, collegata a un sistema di cavi attaccati a dei “punti di attracco”. Un cavo speciale, delle dimensioni della corda di un pianoforte, ricopriva tutta la lunghezza dell’esterno dell’edificio, sul quale Cruise era attaccato alla sua imbracatura tramite una puleggia in miniatura (chiamata ‘belly sheave –puleggia scanalata’) per tenerlo il più possibile vicino alla parete ed evitare che si allontanasse dall'edificio. Per rendere la scalata più veritiera - e sicura - la produzione ha contattato inoltre Dave Schulz, veterano del settore già richiamato come trainer per simili esercizi fisici in film come Cliffhanger e Vertical limit.