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Pagina 1 - Introduzione Il 30 ottobre 1938, nel corso della trasmissione radiofonica settimanale Mercury Theatre on the Air, Orson Welles spaventò l'America raccontando "in diretta" l'invasione della Terra da parte di un gruppo di marziani. La reazione fu di proporzioni immani: la gente cominciò a scappare per le strade, mentre le chiese si riempivano sempre più. Nel libro Io, Orson Welles, scritto da Peter Bogdanovich in base ad un'intervista fatta a Welles, il regista di Quarto potere racconta: "Da Nashville a Minneapolis la gente alzava invocazioni e si lacerava gli abiti. Cominciammo a renderci conto, mentre stavamo distruggendo il New Jersey, che avevamo sottostimato l'estensione della vena di follia della nostra America".
In realtà durante quella trasmissione Welles leggeva solo alcune pagine di famosi romanzi e quella settimana toccò al romanzo La guerra dei mondi, scritto nel 1898 dal genio inglese H. G. Wells. Nel 1953 la Paramount produsse La guerra dei mondi, un lungometraggio basato proprio sull'omonimo romanzo di Wells. Il film, diretto da Byron Haskin ed interpretato da Gene Barry e Ann Robinson, vinse il premio per i Migliori effetti speciali nella 26° edizione degli Oscar, conquistando anche le nomination nella categoria Miglior montaggio e Miglior sonoro. Gli eredi di Wells furono molto soddisfatti di questa prima trasposizione cinematografica e proposero al produttore George Pal di realizzare un altro film partendo da un altro romanzo di H. G. Wells. Nacque così (siamo nel 1960) il film L'uomo che visse nel futuro, ispirato al libro di Wells del 1895 La macchina del tempo. Qualche anno fa il regista Simon Wells (pronipote proprio di H. G. Wells) ha diretto il remake di quel film, distribuito nel mondo con il titolo The time machine.
In questa catena di romanzi e remake è caduto anche il regista Steven Spielberg. Il suo nuovo film La guerra dei mondi è uscito nelle sale in contemporanea mondiale il 29 giugno. L'interesse di Spielberg per questo romanzo iniziò già qualche anno fa, quando il regista americano comprò l'unica copia rimasta dello scherzo radiofonico di Orson Welles (la trascrizione integrale della trasmissione si trova all'indirizzo internet http://members.aol.com/jeff1070/script.html). Questa copia apparteneva a Howard Koch, lo sceneggiatore che lavorò con Orson Welles al progetto. Durante la trasmissione radiofonica Koch (con la sua copia) rimase a casa ed evitò così che fosse confiscata dalla polizia, cosa che avvenne invece per tutte le altre. Pagina 2 - Soggetto e sceneggiatura “Quando iniziammo a sviluppare E.T. avevamo una storia molto più pungente e più oscura, che successivamente si è evoluta in qualcosa di più benevolo. Io penso che quella storia più pungente e più oscura sia rimasta sempre da qualche parte dentro di lui [Spielberg, N.d.R.]. Ora lui sta raccontando quella storia.” E' questa la presentazione della pellicola che fa Kathleen Kennedy, produttore del film e grande collaboratore di Spielberg sin dai tempi di E.T. L'extraterrestre (1982). E ha ragione. Dimenticate i simpatici alieni di altre produzioni dirette da Spielberg. Questa volta i nostri "vicini di casa" fanno veramente sul serio e non lasciano neanche il tempo di contrattare. Lo stesso Tom Cruise, protagonista del film, ha dichiarato: "Questo è E.T. diventato cattivo!".
La struttura del romanzo di H. G. Wells è rimasta sostanzialmente la stessa. La Terra viene improvvisamente attaccata senza alcun apparente motivo. E gli umani dimostrano tutta la loro fragilità quando, presi alla sprovvista, non sono in grado di porre alcuna resistenza, messi maggiormente in difficoltà da un'ottima tattica di attacco degli alieni. Ma, se da una parte il romanzo fornisce un ottimo soggetto di partenza, dall'altra il lavoro di adattamento degli sceneggiatori lascia qualche dubbio. Si è deciso infatti di attualizzare il racconto spostandolo di circa 100 anni e di inserire numerosi riferimenti alla situazione politica attuale, post-11 settembre, con i figli del protagonista che pensano ad un attacco causato dai terroristi o dagli europei (!). Scelta accettabile visto l'orribile violento schiaffo subito dall'America qualche anno fa, ma discutibile per quanto riguarda la quantità di riferimenti adottata. Va vista forse in quest'ottica la singolare scelta fatta riguardo il nome degli invasori. Wells nel suo romanzo fa diretto riferimento ai marziani, che però nel film perdono la loro identità e si trasformano. Non sono neanche chiamati alieni, ma vengono additati semplicemente come "quei cosi". Molto discutibile anche la modifica fatta nella struttura della famiglia. Nel libro il protagonista è un buon padre di famiglia che, dopo aver messo in salvo moglie e prole, si fionda per le strade a salvare il mondo. Nel film Tom Cruise è divorziato, con una moglie già tra le braccia di un altro uomo (il classico perfettino) e con un rapporto molto difficile con i due figli. Questo rapporto è al centro di molte scene nelle fasi iniziali del film, distogliendo, senza alcun valido motivo apparente, l'attenzione degli spettatori dal vero problema: l'invasione della Terra. A sottolineare l'inutilità di questa situazione è un repentino "cambio di padre" dopo i primi venti minuti del film, con un Tom Cruise che diventa genitore modello.
Contestabile anche il finale "...e vissero tutti felici e contenti a Boston", con la presenza di alcuni personaggi vivi non si sa bene per quale motivo (ci fermiamo qui visto il rischio spoiler....). Poco chiare anche le varie peripezie legate alla macchina del protagonista, riparata sostituendo il solenoide (idea che naturalmente ha solo il nostro valido Tom Cruise) e che resiste, praticamente senza alcun danno, al disastro intorno alla casa dell’ex moglie del protagonista, disastro nel quale la casa viene quasi completamente distrutta e nella quale addirittura un aereo si schianta al suolo a pochissimi metri dalla casa. Un'ultima considerazione. Prima di entrare in sala ho visto il cartellone pubblicitario del nuovo film Herbie il supermaggiolino, con protagonista il bellissimo Maggiolino Volkswagen che inaugurò la serie Herbie nel 1969 con Un maggiolino tutto matto. In quei film il simpatico Herbie, nonostante la gara, riusciva tranquillamente a superare tutte le macchine usando i corridoi lasciati liberi in pista. E' la stessa cosa che riesce a Tom Cruise quando è alla guida della sua macchina. Insomma, una sceneggiatura che, pur partendo da un ottimo soggetto, ha delle pecche di contestualizzazione e le classiche pecche tipiche dell'americanata. Peccato, dato che lo sceneggiatore David Koepp ha un curriculum davvero invidiabile. Ha infatti curato, tra le altre, le sceneggiature de La morte ti fa bella, Jurassic Park e Spider-man. Un po' meno famoso l'altro sceneggiatore Josh Friedman, giudicabile in questo momento solo per il soggetto di Reazione a catena. Pagina 3 - La regia e la produzione Alle mancanze della sceneggiatura rimedia la regia. Steven Spielberg ha
fatto un ottimo lavoro, dimostrando (o confermando) di trovarsi a suo agio in
ogni genere cinematografico. Numerosi i piani-sequenza utilizzati. Se quelli di
apertura e di chiusura rientrano nella categoria ormai classica di piani-sequenza
creati con Interessante anche l’utilizzo della telecamera a mano che, nelle mani di Spielberg, diventa una parte fondamentale nella realizzazione di scene cariche di patos e tensione. Il vedo/non vedo, molto caro al regista americano, si sposa benissimo con questa tecnica cinematografica. Ci ritroviamo così a sentire e non vedere quello che succede, scoprendo i dintorni della scena solo successivamente insieme al protagonista, seguendolo molto da vicino, come se noi fossimo accanto a lui.
Spielberg merita un plauso anche per come ha condotto le riprese, con dei tempi di realizzazione rapidissimi. Dopo una fase di pre-produzione di sole dieci settimane, le riprese sono durate solamente 72 giorni. In questo grande ritmo forsennato il regista ha scelto di girare prima tutte le scene che avevano bisogno di effetti speciali (circa 500), per permettere ai tecnici della ILM di poter lavorare con più calma e quindi in modo più accurato. Molto interessante la scelta fatta dal regista in fase di pre-produzione. Per la prima volta, sotto consiglio di George Lucas, ha utilizzato unicamente degli storyboard animati in CG, che hanno consentito di rappresentare la scena e di riportare le diverse informazioni ad essa collegate: i dati della location, gli attori, la troupe e la posizione delle macchine da presa. "Questo è il primo film in cui mi affido totalmente al computer per l'animazione degli storyboard", dice il regista. "Ho preso tutti i tecnici della ILM che avevano lavorato per George agli episodi I, II e III [di Guerre stellari, N.d.R.] e li ho portati con me".
Grazie a questa tecnica costruire i set è stato un gioco da ragazzi. "Siamo partiti nel mese di agosto per cercare tutte le location. Quindi abbiamo scannerizzato ogni cosa nel computer e abbiamo costruito le varie sequenze basandoci sui dati reali" racconta il produttore Kathleen Kennedy. "Steven si era praticamente trasferito nell'ufficio dei tecnici che elaboravano il materiale. Con gli strumenti a disposizione, hanno fornito una rappresentazione estremamente accurata di quello che avrebbe girato in seguito". La pre-visualizzazione, come accade sempre in questi casi, ha inoltre permesso agli attori di vedere quello che non c'era. "Mentre filmavamo ho fatto avvicinare gli attori al computer per mostrargli l'intera sequenza", spiega Spielberg. "Attraverso le immagini hanno potuto rendersi esattamente conto delle dimensioni dei tripodi, queste gigantesche creature contro cui avrebbero lottato, e delle loro rispettive posizioni nello spazio". Pagina 4 - Gli attori principali Protagonista del film è Tom Cruise, che torna a lavorare con Spielberg dopo la bella prova di Minority Report. Questa volta interpreta un personaggio diverso dal solito, come spiega lo stesso Spielberg: "Quando abbiamo cominciato a lavorare a questo progetto, ho detto a Tom: "Mi va proprio di girare un film in cui non fai la parte dell'eroe e il tuo personaggio addirittura scappa". Buona la prova dell'attore, rovinata però dal cambio del doppiatore italiano di Cruise. Non è infatti, come di consueto, Roberto Chevalier a doppiare il personaggio, sostituito questa volta da Riccardo Rossi.
E' interessante fare un piccolo riassunto di questa vicenda di cambio di doppiaggio, dato che la notizia era nell'aria già da qualche mese, quando la casa di produzione americana interessata al film chiese i provini dei doppiatori di tutti i personaggi principali del film. Per il provino del doppiaggio di Tom Cruise, viste le richieste di una voce giovanile, vennero chiamati Niseem Onorato (doppiatore di Jude Law), Fabio Boccanera e Riccardo Rossi (doppiatori di Ben Affleck e Johnny Deep) e naturalmente il doppiatore storico di Cruise Roberto Chevalier. Alla fine fu lo stesso Tom Cruise a scegliere Riccardo Rossi. Giunto in Italia per il David di Donatello 2005, Cruise volle riascoltare i provini in seguito alle polemiche che erano sorte, ma la sua scelta ricadde nuovamente su Rossi. Quindi, molto probabilmente, dovremo abituarci a questo doppiaggio. Una piccola consolazione: queste richieste di provini, e quindi le seguenti modifiche di doppiatori, non sono state fatte solo all'Italia. In molto paesi, a partire da questo film, Tom Cruise ha cambiato voce...
Ma torniamo al film. Ottima la prova della piccola Dakota Fanning, nel ruolo della figlia di Cruise. La filmografia di questa bambina è impressionante. Ha debuttato nel cinema in Mi chiamo Sam, recitando accanto a Sean Penn e Michelle Pfeiffer nel ruolo di Lucy, per il quale ha vinto un premio BAFTA diventando inoltre l'attrice più giovane che sia mai stata nominata ad un Screen Actor’s Guild Award. Ha proseguito nella miniserie televisiva Taken, prodotta esecutivamente dallo stesso Spielberg. Nell'ultimo anno ha recitato con Denzel Washington in Man on Fire – Il fuoco della vendetta e con Robert De Niro in Nascosto nel buio. Oltre ai progetti appena conclusi (tra tutti Dreamer con Kurt Russell) reciterà anche nel nuovo adattamento cinematografico di Alice nel paese delle meraviglie. Anche ne La guerra dei mondi la sua è un'interpretazione veramente di alto livello. Di lei Spielberg ha dichiarato: “Dakota Fanning era nella mia testa dal secondo nel quale ho deciso di realizzare La guerra dei mondi. [...] Non conosco nessuno della sua età che sia migliore di lei nel comprendere la natura umana”
Tra gli altri attori, da segnalare una discreta prova per l'altro figlio di Cruise, interpretato da Justin Chatwin (Identità violate) e per Miranda Otto (la Eowyn de Il Signore degli Anelli) nel ruolo della ex-moglie. Menzione speciale infine per Tim Robbins (Codice 46) che interpreta Ogilvy, un personaggio inserito appositamente in questa sceneggiatura, molto somigliante al prete del romanzo originale. A lui il compito di nascondere Cruise in una cantina per un breve periodo di tempo. Simpatica l'idea avuta da Spielberg e Cruise, entrambi fan del primo film La guerra dei mondi realizzato nel 1953. Hanno voluto in un piccolo cameo i due protagonisti di quel film: Gene Barry e Ann Robinson. Pagina 5 - Il cast Saggia mossa quella di Spielberg nella scelta del resto del cast. Il regista americano si è letteralmente circondato di gente fidata, con la quale lavora da ormai molti anni. Oltre al già citato produttore Kathleen Kennedy (15 film già realizzati insieme) ritroviamo il direttore della fotografia Janusz Kaminski (9 film), il compositore John Williams (21 film), il montatore Michael Kahn (19 film), il supervisore degli effetti speciali visivi Dennis Muren (10 film), la costumista Joanna Johnston (10 film) e l'addetto al missaggio sonoro Ron Judkins (11 film).
Di tutti questi collaboratori abbiamo apprezzato il riconoscibile lavoro del direttore della fotografia Kaminski (premio Oscar come Miglior fotografia in Schinder's list - La lista di Schindler e Salvate il soldato Ryan, entrambi con Spielberg). L'utilizzo di una palette di colori molto varia, inizialmente tendente al blu ma con evidenti incursioni di rosso nelle fasi finali del film, ha colorato la pellicola in modo impeccabile, conferendo una colorazione molto simile a quella di Minority Report.
Ben fatto anche il lavoro di Joanna Johnston (Love actually - L'amore davvero), che ha tenuto presente ogni elemento possibile nella realizzazione dei costumi. Per simulare il crescente consumo della giacca del protagonista ha creato ben 60 versioni dell'indumento di pelle. Inoltre ha ideato l'abbigliamento del figlio primogenito del protagonista in modo da creare una sorta di emulazione inconscia del padre. “Loro sono più simili di quanto vogliano ammettere” dice la costumista parlando proprio dei due personaggi “nonostante la grande tensione palpabile in superficie. Entrambi indossano felpe con cappuccio, jeans e cappelli da baseball, ma i cappelli sono di team differenti.” Pagina 6 - Effetti speciali e qualità audio/video "Quando ho deciso di realizzare La guerra dei mondi” dice Spielberg “Dennis Murren è stata una delle prime persone alle quali ho telefonato.” Vincitore di otto Oscar per i migliori effetti speciali visivi, tre dei quali (E.T - L'extraterrestre., Indiana Jones e il tempio maledetto, Jurassic Park) vinti proprio con Spielberg, Murren è uno dei supervisori degli effetti speciali più in gamba della ILM. In questo film gli effetti sono molto diversi da altre pellicole dello stesso genere. Non hanno un'importanza centrale. Sono ben fatti, sono disseminati durante tutto il film, ma non distolgono l'attenzione dello spettatore dal resto della scena. In fase di pre-produzione è stato utilizzato molto tempo per creare il look dei tripodi e delle creature aliene, lavoro svolto in sinergia con il regista e con il direttore della fotografia. Per i tripodi il team di sviluppo si è ispirato direttamente al racconto originale di Wells, mentre la scelta dell’aspetto degli alieni è stata leggermente più ardua. Buona la qualità video vista durante la proiezione. Nonostante l'abbondante presenza di fumo ed esplosioni, il video è apparso pulito e con colori molto ben definiti. Se la qualità del video è molto buona, la qualità audio è ottima e costituisce il secondo golden-point dopo la regia. Dopo una primissima fase del film nella quale i canali centrali hanno sofferto un po' il volume elevato degli effetti, l'audio è diventato di qualità elevatissima. Un sapiente uso di tutti i canali a disposizione ha creato una tridimensionalità del suono provata raramente nelle sale cinematografiche. Il canale LFE del subwoofer viene utilizzato in modo esemplare. Presente molto spesso durante l'intero svolgimento del del film, riesce ad incutere timore allo spettatore quando, con una tempistica eccellente, presagisce l'arrivo dei tripodi utilizzati dagli invasori. A questa orgia sonora partecipa attivamente anche la colonna sonora realizzata da John Williams. A differenza degli ultimi capolavori del settantenne maestro americano, questa volta temi e periodi melodici sono quasi assenti. Ma trombe e archi sono stati utilizzati in maniera magistrale e campionati per realizzare i suoni delle astronavi degli alieni. 1. Prologue
Narration by: Morgan Freeman Pagina 7 - La scheda del film
Titolo: La guerra dei mondi |
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