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1929. In seguito all’attentato sventato contro Oswald Mosley, vengono portati a casa di Thomas Shelby i cadaveri di Barney, che avrebbe dovuto uccidere il politico fascista, di Aberama Gold e di Polly. Ai funerali di quest’ultima, il figlio Michael giura che vendicherà la madre uccidendo Tommy. Miquelon, isola a est del Canada, dicembre 1933. Tommy indìce una riunione per stabilire nuovi rapporti commerciali legati all’oppio tra Inghilterra e Stati Uniti, in cui Michael fa da tramite fra lui e Jack Nelson, un influente e potente boss di Boston, zio di Gina, la moglie di Michael. Ma l’incontro con i soci di Nelson si rivela ostile e Tommy fa in modo di far incastrare Michael facendolo finire in prigione. Costretto a tornare in Inghilterra perché avvisato da Lizzie che la loro figlia Ruby si è ammalata improvvisamente, Tommy inizia a lavorare per creare un’alleanza con il capitano dell’IRA Swing, il boss ebreo Alfie Solomons, Nelson e Mosley. Ma i giochi di potere punteranno il mirino su di lui, già molto provato dagli ultimi avvenimenti e da un passato che torna a fargli visita sotto forma di allucinazioni da disturbo post traumatico da stress. E senza l’aiuto del fratello Arthur, divenuto ormai schiavo dell’oppio, Tommy dovrà cavarsela da solo con la solita ostinazione e astuzia nel condurre gli affari e la politica. La sesta e ultima stagione della serie di Steven Knight ambientata tra la fine della prima guerra mondiale e l’inizio della seconda, inizia dal finale del capitolo precedente con il tormento e la disperazione di Tommy che lo portano a puntarsi una pistola alla tempia. Il suo interesse verso il potere appare sempre di più come un palliativo per tenere a distanza i mille fantasmi legati al suo passato, dai traumi della prima guerra alle persone perdute negli anni successivi, nonostante gli incessanti sforzi per tenere la famiglia unita e forte. La storia segue sempre il protagonista, tutto il resto viene portato via, travolto dalle sue scelte trainanti. Il suo carisma viene irradiato sull’intera serie, così come i suoi cedimenti lo rendono ulteriormente affascinante perché mostrano il suo lato umano, distante da certi stereotipi tossici. Una figura romantica che fa della non invulnerabilità un vanto, particolarmente nel momento in cui, nonostante tutto, riesce con ostinazione a raggiungere i suoi scopi. In questo nuovo capitolo lo troviamo parzialmente cambiato. A partire dal fatto che non beve più alcol, perché la sobrietà lo rende più lucido e meno aggressivo, consentendogli di avere maggior controllo su ciò che ha intorno, a partire da sé stesso. Al contrario, suo fratello Arthur è sempre più a pezzi, tra la solitudine per aver interrotto la relazione con sua moglie e il conseguente abuso di oppio. Ma Tommy non può prescindere da lui perché è l’ultimo che lo tiene ancorato alla sua origine, come le radici di un albero che affondano profonde nella terra per farlo stare diritto. Perché Polly non c’è più, ma il suo fantasma aleggia ancora come un faro nella notte degli Shelby, aumentando il carico di responsabilità su Thomas. In più Michael è accecato dalla vendetta e l’ambigua e opportunista moglie Gina peggiora la situazione macchinando alle spalle di tutti. Mosley (personaggio realmente esistito) sposa l’ideologia nazista e il suo essere pomposo e decadente già anni prima che il Führer assumesse il potere totalitario. Accanto alla bella Diana, facilmente assimilabile per temperamento all’omonima dea, amorale, prevaricatrice e sadica, che quasi oscura il compagno in quanto a perversione mentale, da ogni punto di vista. I dialoghi tra Tommy e Alfie passano dalla profondità al grottesco, dal sofisticato al surreale, come se niente fosse, un arricchimento che mancherà molto a chi ha amato la serie. Sposandomi, hai sposato un uomo e una maledizione. Hai condiviso il mio destino. Tommy è come un Re shakespeariano a cui togliere la corona, in molti lo vogliono morto, anche lui stesso in diversi momenti vorrebbe farla finita, sovrastato da un peso immenso e da ricordi indelebili. La sua mano tremolante ricorda quella di Roy Batty, verso il finale di Blade Runner, che sa che gli è rimasto poco tempo per portare a termine le sue azioni, sancendo un ricordo almeno in parte onorevole. Le allucinazioni che lo invadono sempre più spesso, la tragicità che come un’aura lo segue come un cane fedele, il suo impegno politico di facciata e la facilità con cui lui e gli altri personaggi arrivano a commettere ogni genere di empietà completano un quadro anche stavolta ricco e denso. Una qualità che pochi altri prodotti possono vantare, grazie anche al fatto che si tratta di una serie britannica, e per questo attenta ai dettagli, al pregio e a uno stile che oltreoceano non trova i favori delle produzioni, più attente all’effetto e a un successo magari effimero ma più immediato. Dalla sua uscita, questa sesta stagione è balzata al primo posto della Top 10 di Netflix, superando addirittura Stranger Things, segno evidente che la schiera di appassionati, anche grazie al passaparola, negli anni è cresciuta a dismisura. Potevano esserci diversi tipi di finale per concludere i 36 episodi totali. Ne è stato scelto uno epico, decisamente efficace e in tono con tutto il resto. Un finale comunque sospeso poiché Peaky Blinders non finisce qui. Si concluderà con un lungometraggio in cui bisognerà chiudere tutti i conti aperti, conti che poco prima dell’epilogo sembrava potessero andare a finire in una direzione arrendevole e poco incline alla forza dell’eroe pieno di macchie e con qualche paura. Ma non sarà così. E non vediamo l’ora di vedere che cosa succederà. VALUTAZIONI dal trailer all’intera serie soglia d’attenzione visione Peaky Blinders | stagione 6 ideatore Steven Knight personaggi interpreti critica IMDb 8,5 /10 | Rotten Tomatoes critica 7,8 /10 utenti 4,5 /5 | Metacritic critica 85 /100 utenti nd aspect ratio 2 : 1 |
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