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In seguito all’agguato a Lalo Salamanca, Nacho si mette in fuga verso nord in attesa che gli venga preparato un luogo in cui nascondersi. Ma Lalo è ancora vivo e si mette in contatto con Hector rassicurandolo sul fatto che la vendetta arriverà al più presto. Gus viene così messo in massimo allarme e con l’aiuto di Mike deve trovare un modo per non farsi trovare impreparato all’arrivo dell’uomo che potrebbe avvenire in qualunque momento. Intanto Jimmy e Kim cercano di tessere un piano per mettere Howard sulla graticola, seminando qua e là piccoli indizi su sue presunte condotte morali discutibili. Fino a che un evento imponderabile porta tutto verso un esito tanto inatteso quanto drammatico. La stagione si apre con l’abituale flashforward (stavolta non in bianco e nero) in cui da quella che è la sfarzosa magione di Saul Goodman vengono portati via tutti i possibili oggetti tranne uno, un tappo della tequila Zafiro Añejo rimasto sotto il ciglio della strada. Il significato lo scopriremo molto presto e potrebbe essere dei più infausti. Restano infatti soltanto i sei episodi della seconda parte per concludere una serie tra le migliori che siano state realizzate, grazie anche al fatto che rappresenta la prosecuzione tecnica di quel capolavoro di Breaking Bad. In questi primi sette episodi vengono divise due trame principali: da una parte gli intrighi altamente drammatici che riguardano i Salamanca e Gus Fring, dall’altra Kim e Jimmy che architettano un astuto e a tratti esilarante progetto per screditare Howard mentre sta conducendo la class action di Sandpiper verso una risoluzione che non preveda accordi ma una vittoria schiacciante. Questa separazione pressoché netta amplifica i toni di entrambi gli intrecci, il contrasto tra i due mette in evidenza una calma apparente che sappiamo bene non durerà. Anche il modo in cui si affrontano i due temi ha modalità differenti, una lenta e sfibrante, l’altra dinamica e leggera nel suo essere in realtà pesante come un macigno. In molti momenti di questa stagione si percepisce il forte cambiamento di Kim che in quanto a scaltrezza supera Jimmy. I segnali erano già evidenti dalla stagione precedente e qui trovano piena conferma al punto che il saggio che cerca di razionalizzare diventa Jimmy. Ma è solo un’impressione temporanea, perché il nostro non fa attendere troppo le proprie capacità manipolatorie, indirizzate principalmente verso Howard col quale si stabilisce una gara a chi sia il migliore. La cosa viene evidentemente dal fatto che mentre Jimmy veniva malconsiderato da suo fratello Chuck, per Howard quest’ultimo è sempre stato un mentore, enormemente celebrato anche in questo nuovo capitolo. E la battaglia sarà letteralmente senza esclusione di colpi. Il fatto che il disegno per eliminare Lalo sia apparentemente andato a segno quando in realtà è fallito, genera una tensione enorme per Gus, costretto ad aspettare la vendetta guardandosi le spalle in ogni momento. Di fianco a lui, Mike prova a tenere gli occhi bene aperti e a gestire la situazione nella maniera più prudente e attenta possibile, laddove né prudenza né attenzione sembrano poter bastare. Lalo si muove come un serpente diabolico, col suo sorriso beffardo e il suo modo spietato di condurre ogni azione. Se in questa parte della storia ci sono molti meno dialoghi, la cosa invece di creare lentezza suscita maggiore attenzione verso i dettagli, anche i più piccoli, che aumentano un condizionamento molto efficace sullo spettatore che si vede immerso tra le immagini come se ne fosse parte. E non è un effetto che tutti i prodotti audiovisivi sono in grado di generare con tale efficacia. Perché guardare la prima parte della sesta stagione di Better call Saul? VALUTAZIONI dal trailer all’intera serie soglia d’attenzione visione Better call Saul | stagione 6 parte 1 ideatori Vince Gilligan, Peter Gould personaggi interpreti critica IMDb 8,9 /10 | Rotten Tomatoes critica 9,1 /10 utenti 4,7 /5 | Metacritic critica 94 /100 utenti nd aspect ratio 1,78 : 1 |
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