![]() |
|||||||||
Stampa | |||||||||
|
|||||||||
Pagina 1 -
La morte di Wyatt per mano di Javi (oltre a quella di Darlene) innesca una serie di reazioni a catena totalmente fuori controllo, a partire dal bisogno di vendetta di Ruth che rischia di distruggere l’intero impianto costruito negli anni da Marty e Wendy, proprio a un passo dal raggiungimento dell’obiettivo finale. Omar decide di mandare Marty in Messico a verificare i conti dei vari affiliati al suo cartello per snidare un traditore. Entra così in gioco Camila, sorella di Omar e madre di Javi, inizialmente dall’apparenza innocua ma che si dimostrerà come un nuovo pericolosissimo ago della bilancia per i piani dei Byrde. Che si complicano ulteriormente quando il padre di Wendy, Nathan, alla ricerca del figlio scomparso, ha tutta l’intenzione di portarle via i figli Charlotte e Jonah ritenendo che la situazione della famiglia non possa che metterli in pericolo costante. A chiudere il cerchio, Ruth acquisisce il controllo sul casinò interrompendo ogni attività di riciclaggio per il fatto che ha la possibilità di ripulire per intero la propria fedina penale. Omar diventa così irrequieto e le cose rischiano di arrivare a una deflagrazione definitiva, in un modo o nell’altro, praticamente inevitabile. Si chiude con questi ultimi sette episodi (i primi sette li abbiamo recensiti qui: Ozark | stagione 4 parte 1 | la recensione) la serie con Jason Bateman e Laura Linney la cui intera quarta stagione negli Stati Uniti è salda al primo posto della Top 10 di Netflix (solo per fare una comparazione, la seconda stagione di Bridgerton è al settimo), mentre la prima stagione è rientrata addirittura all’ottavo, segno evidente che il passaparola sta portando nuovi appassionati che ancora non la conoscevano. E la qualità che, anche per i temi trattati, chiama tanto quella di Breaking Bad resta ancora una volta intatta. Almeno fino a un passo dalla fine. I temi restano gli stessi e allargano le loro maglie sempre più a macchia d’olio, coinvolgendo anche chi non è interessato a delinquere ma suo malgrado resta indirettamente vittima dei loschi traffici di danaro e droga. In questo finale, il primo è la vendetta. Implacabile, furiosa, cieca. Ma che dev’essere servita fredda e per questo tiene sulle spine fino all’ultimo sanguinoso secondo. Arriva da più parti, come in un botta e risposta tra tennisti, un occhio per occhio perenne in cui non si sa mai chi ne uscirà vivo e chi no. Il che semina ovunque distruzione, squilibrio mentale a chi pensa di poter mantenere integra l’anima, un forte bisogno di egoismo cieco (pena la morte), il tutto condito dall’opportunismo, senza il quale è inevitabile perdere, e da promesse non mantenute che alimentano la rabbia di chi in un modo o nell’altro è costretto a riporre fiducia. Nonostante almeno Marty faccia di tutto per mantenere le cose in equilibrio, le persone che si avvicinano alla famiglia Byrde muoiono a grappoli, solo loro si salvano sempre. Il che solleva vari quesiti tra cui: come e perché. Al primo si dovrebbe rispondere in maniera elusiva, un po’ come fanno spesso i protagonisti nel tentativo disperato di freddare gli animi di chi è abituato a freddare, in un altro senso, con un’arma in mano. Ma, quasi sempre rocambolescamente, ogni minaccia viene allontanata o quantomeno tenuta a bada il tempo necessario a spostare l’attenzione su qualcosa di più urgente o importante. Per rispondere al secondo quesito bisogna per forza tirare in ballo l’amore, che se non è l’unica spiegazione è certamente la principale. Amore che paradossalmente è la cosa più distante in Ozark. Tutti i rapporti umani vengono costantemente traviati, messi in pericolo, compromessi o rasi al suolo. In questa tempesta perenne solo la barca che in qualche modo riesce ad assicurarsi un approdo resiste e si salva. Soltanto le persone che tengono duro di fronte a tradimenti, viltà, inganni, violenze e quant’altro si assicurano un posto in paradiso, per tutti gli altri la fine è vicina. E i Byrde sembrano conoscere bene questa dinamica, anche se non restano affatto uniti qualunque cosa accada. E in quest’ultimo capitolo le difficoltà aumentano a dismisura. I legami familiari restano centrali nella serie. Il contatto di Wendy col padre che cerca di toglierle l’unica cosa che può mantenerla lucida, esaspera ulteriormente la sua rabbia sottotraccia, le cui deflagrazioni sono sempre a spese di Marty. E stavolta entrambi i figli arrivano al punto di ribellarsi definitivamente alla madre perché sono stanchi di vederla perdere la giusta direzione, peraltro con un padre che ritengono incapace di prendere posizione per contrastarla efficacemente. Il diabolico Omar Navarro, finito in galera, viene affiancato dalla sorella Camila e non è chiaro se questa intenda aiutarlo o tradirlo per prendere le redini dell’organizzazione criminale. Dopo la morte del cugino Wyatt, a Ruth è rimasto solo Three (fratello di Wyatt) come affetto familiare. Iniziano a tornarle alla mente vari momenti chiave della sua vita in cui il ragazzo era sempre presente, fin da quando erano bambini e si rifugiavano insieme sul tetto delle baracche per sfuggire ai litigi dei vari genitori. La sua determinazione, non sempre esattamente centrata (ed è un eufemismo), stavolta si esalta ancor di più per tutta una serie di scelte che deve fare e che possono indirizzare la sua esistenza, una volta per tutte, in maniera risolutiva. E per far ciò farà ricorso alla collaborazione con Rachel, ex proprietaria del bar Blue Cat, che viene riportata a casa dopo aver attraversato diverse drammatiche vicissitudini. L’ultimo episodio (il cui fuoco è nelle ultime scene) risulta purtroppo poco coerente col resto della storia. Qualsiasi cosa ci si possa aspettare viene disattesa, ma per una volta non è un bene. Perché invece di risultare inaspettato, quello che accade crea un effetto di abbassamento qualitativo generale piuttosto che quello altamente drammatico e definitivo che avrebbe dovuto caratterizzare il Gran Finale. In cui avrebbe dovuto farla da padrona la redenzione, pesante, difficile, ultima e a scapito di tutti i protagonisti principali. Ma è l’unica cosa che non eccelle. Perché guardare la seconda parte della quarta stagione di Ozark? VALUTAZIONI dal trailer all’intera serie soglia d’attenzione visione Ozark | stagione 4 parte 2 ideatori Bill Dubuque, Mark Williams personaggi interpreti
critica IMDb 8,1 /10 | Rotten Tomatoes critica 7,9 /10 utenti 4,1 /5 | Metacritic critica 73 /100 utenti nd aspect ratio 2,20 : 1 |
|||||||||
Pagina stampata da AV Magazine: https://www.avmagazine.it Vietata la copia e la distribuzione (anche parziale) senza la previa autorizzazione di AV Raw s.n.c. Per maggiori informazioni : https://www.avmagazine.it/sito/legale/ Copyright 2005 - 2025 AV Magazine AV Magazine - registrazione Tribunale di Teramo n. 527 del 22.12.2004 Direttore Responsabile: Emidio Frattaroli |