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1998. Sull’isola di Procida tre ragazzini in preda alle prime rivoluzioni ormonali, Daniel, Luca e Sandro, scoprono il magico mondo di internet e la possibilità di trovarvi immagini di ragazze discinte. Il desiderio di acquistare una console per videogame li porta ad avere un’idea: vendere ai compagni di scuola floppy disk pieni di foto a luci rosse. Sulla loro strada si mettono Inés di cui Daniel è innamorato perdutamente, e soprattutto la sua amica Matilda che per i suoi modi alquanto bruschi è soprannominata Satana. 2021. A Napoli, i tre lavorano per una società che crea nuove applicazioni per smartphone. Dopo un incontro nato da un’app di incontri andato male, Daniel prova a conoscere un’altra ragazza. Ma per uno strano scherzo del destino, all’appuntamento non trova la prescelta, bensì qualcuna che lui scoprirà far parte del suo passato. E quando l’equivoco viene chiarito i due si ritroveranno fatalmente attratti, nonostante tutto sembri cospirare contro la loro unione. Generazione 56K è la prima serie tv del gruppo The Jackal. Nel 2011 un’altra loro serie era arrivata su YouTube, nata come episodio singolo ma poi sviluppata a grande richiesta in altri cinque, con partecipazioni di rilievo in vari cameo, come quelli di Caparezza e Maccio Capatonda. Si intitolava Lost in Google e poneva un paradosso: “Hai mai provato a cercare google... su Google?” Se non l’avete vista è il momento per recuperarla. Lì si entrava in una realtà alternativa simile a quella di Matrix, qui siamo invece in una storia d’amore che parte comunque da internet. La nostalgia per un mondo che non c’è più si fa largo dalle prime immagini proponendo un salto alla fine degli anni ’90 quando insieme all’avvento del nuovo secolo arrivano tante novità, prima fra tutte quella della rete globale che cambierà per sempre il modo di vivere di tutti, anche di chi non vi si sia mai approcciato. Ci sono i VHS, gli 883 e tutta una serie di memorabilia difficile da seppellire. La serie si mostra inizialmente con diverse incongruenze, come quella che vede Rosa (la prima ragazza incontrata da Daniel) che tramite la voce fuori campo sembra non apprezzarlo, ricorrendo addirittura a una exit strategy, salvo poi dimostrare il contrario nel prosieguo della storia. Oppure quella di Daniel che nonostante sappia che la seconda ragazza che ha incontrato non è la Magda conosciuta sull’app, continua a chiamare tutti i restauratori della città (lei gli ha detto di lavorare come restauratrice di mobili antichi) chiedendo di una fantomatica Magda piuttosto che descrivendola. Per non parlare del fatto che mentre a Procida che conta circa diecimila abitanti non è difficile incontrare le stesse persone, non si capisce in che modo i due protagonisti da grandi finiscano sempre per trovarsi casualmente a Napoli, che di abitanti ne conta più di tre milioni. Tutti dettagli che indeboliscono una sceneggiatura altrimenti efficace e che ingannano inutilmente lo spettatore. Ma nonostante questi buchi evitabili la serie funziona. L’intreccio si fa via via più interessante e coerente, e l’amore tra Daniel e Matilda, ostacolato da mille impedimenti porta a tifare affinché le cose si sistemino. I due protagonisti adulti, Angelo Spagnoletti e Cristina Cappelli, entrambi praticamente sconosciuti, muovono bene i propri personaggi dentro la storia, lui con semplicità, determinazione e rispetto verso ciò che è giusto fare, specialmente nell’interazione con i suoi sodali di una vita, lei alternando sorrisi solari quando è spensierata e sognante, a bronci cupi quando si costringe a tornare coi piedi per terra, particolarmente a causa del rapporto difficile col padre. Determinanti sono poi i bambini, che raccontano la storia nel 1998. Anche se non sempre perfetti, risultano simpatici e divertenti anche quando le cose si mettono per il peggio. È un peccato invece che non ci siano più momenti divertenti di Fru e Fabio, due dei pilastri dei The Jackal che avrebbero impreziosito ulteriormente gli episodi coi momenti esilaranti cui ci hanno abituato. Così come avrebbe meritato più spazio la presenza di Ernesto Mahieux (indimenticato protagonista di L’imbalsamatore che lanciò la carriera di Matteo Garrone) sempre ficcante e caustico nello stile della migliore commedia napoletana. Ad arricchire lo scorrere degli episodi c’è sicuramente un buon montaggio che rende fluidi i continui passaggi dal presente al passato, con flashback puntuali che portano a compimento il racconto per gradi. Fino alla fine infatti non capiamo cosa sia accaduto fra Daniel e Matilda da piccoli, allo stesso modo in cui non sappiamo come andranno le cose fra di loro oggi. La dinamica è supportata dalla breve durata dei singoli capitoli che aiuta non poco lo svolgimento degli accadimenti, favorendo anche il binge watching. Il finale di stagione apre su diversi sviluppi futuri circa i rapporti che intercorrono tra i vari personaggi, primi fra tutti ovviamente Daniel e Matilda, su cui converge un po’ tutto, forse anche troppo. La serie ha ottenuto diversi consensi dalla critica perché si concentra molto su una certa leggerezza del vivere, davvero necessaria in questo momento storico. Non dovrebbe essere difficile quindi la conferma per una seconda stagione in cui auguriamo agli autori di poter resistere alla tentazione di bypassare determinati dettagli, concentrandosi maggiormente su una qualità di cui sono certamente capaci. Perché poter esportare una commedia sentimentale a livello mondiale su una delle più importanti piattaforme streaming non è cosa da tutti ed è un’occasione da non perdere assolutamente. E dimostrare di essere all’altezza del compito è il dovere primario. VALUTAZIONI dal trailer all’intera serie soglia d’attenzione visione Generazione 56K | stagione 1 ideatore Francesco Ebbasta personaggi interpreti critica IMDB 7,4 /10 | Rotten Tomatoes nd | Metacritic nd camera Sony VENICE
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