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Nel 2257 gli umani abitano un pianeta alieno sul quale i soli uomini soffrono del cosiddetto Rumore, una manifestazione sonora e visiva dei loro pensieri. Il giovane Todd scopre la presenza di Viola, una ragazza precipitata sul pianeta con la sua capsula proveniente da un’astronave terrestre. Portata all’insediamento, viene interrogata dal sindaco Prentiss sul numero degli altri astronauti della nave. Quando Viola chiede dove siano le donne, l’uomo le racconta che sono state uccise dagli Spackle, i nativi del pianeta. Ma un’altra verità verrà presto a galla e Todd verrà animato da un sentimento di rivalsa su chi ha ucciso sua madre, mentre con Viola, messa in fuga, condurrà un viaggio per raggiungere un altro villaggio molto diverso dal suo. La produzione di Chaos Walking inizia nel 2011, con l’acquisizione da parte di Lionsgate dei diritti della pluripremiata trilogia letteraria di Patrick Ness. Per la regia si era pensato a Robert Zemeckis, fino al 2016 quando è stato definitivamente scelto Doug Liman. Da qui la prima stesura della sceneggiatura che, affidata a Charlie Kaufman, viene successivamente revisionata da Jamie Linden, Lindsey Beer, Gary Spinelli, John Lee Hancock, Christopher Ford e lo stesso Patrick Ness. Solo a settembre 2020 Ford e Ness vengono accreditati come sceneggiatori. Le riprese iniziano ad agosto 2017 per concludersi a novembre, ma dopo i primi test screening negativi ad aprile 2018, si decide di fissare delle riprese aggiuntive che vengono però ritardate a causa degli impegni sui set di Star Wars: L'ascesa di Skywalker per Daisy Ridley e Spider-Man: Far from Home per Tom Holland. Il tutto slitta fino a maggio 2019 sotto la regia di Fede Álvarez. Il budget finale del film ammonterà a 100 milioni di dollari, 15 dei quali per le sole riprese aggiuntive. Il peso di tanto travaglio ha inciso profondamente sulla resa finale. Si sente in particolare la mancanza di elementi che molto probabilmente sarebbero stati sviluppati in seguito, in altri due film che avrebbero seguito gli sviluppi della versione letteraria. Tali mancanze creano delle notevoli voragini in una sceneggiatura già piena di errori di grammatica cinematografica. L’idea alla base del film è interessante. Un’anomalia che mostra i pensieri come in una proiezione olografica può avere una quantità esponenziale di utilizzi. Ed è invece un peccato mortale che qui venga contestualizzata e sviluppata in maniera pessima. A partire dalle reiterazioni di alcuni schemi che appesantiscono tutto l’impianto fino a trasformare l’effetto iniziale in un meccanismo scontato. Anche il concetto “il pensiero è più veloce della parola” (oltre a venire prima) sembra non essere stato preso in considerazione dagli autori che a volte rendono i protagonisti incapaci di controllare o quantomeno contenere il Rumore (e non si capisce come mai non si siano mai allenati a tale scopo), mentre altre volte gli fanno pronunciare frasi senza che prima venga visualizzato alcunché. La parte buona della storia sta nella capacità di un ragazzo cresciuto in un ambiente tanto malsano di trovare la forza morale, fisica e mentale non solo di ribellarsi ma anche e soprattutto di cambiare prospettiva. Todd è cresciuto in un villaggio privo di donne ma la sua malcelata parte sensibile a un certo punto viene fuori totalmente quando incontra Viola. La recitazione di Tom Holland risente della scrittura del film, facendo apparire troppo spesso il suo personaggio quasi tonto piuttosto che con una profondità e spessore che lo distinguono dagli altri. Daisy Ridley interpreta Viola in maniera lineare ma non per questo banale. La ragazza viene dallo choc dell’incidente con la capsula ma nonostante questo mostra una volontà non comune. Anche Mads Mikkelsen sa come rendere bene Prentiss, donandogli le giuste dosi di affabilità, ambiguità e crudeltà che il suo villain deve avere. Ma come per il resto, anche lui viene mitigato da una prevedibilità che sa tanto di già visto. Così come il predicatore Aaron, che ha il volto di David Oyelowo, che in diversi passaggi è reso in modo alquanto caricaturale e ovvio, non a causa dell’interpretazione dell’attore quanto di un intreccio che non segue una linea coerente e non lascia spazio a un montaggio che dia maggiore ritmo e conseguente passione alla pellicola. Che avrebbe potuto essere decisamente più breve, soprattutto nella parte iniziale. Perché inizia a decollare solo dopo i due terzi della sua durata, nella quale regna quasi incontrastata una profonda noia. Purtroppo solo il finale è sbrigativo e non avrebbe dovuto. Avremmo infatti voluto sapere di più sul popolo della cosiddetta Seconda Ondata (definizione che oggi suona in tono ben diverso rispetto a quando questa storia è stata concepita) e che impatto avrebbe potuto avere sui destini dei due gruppi già insediati. E poi: dove sono gli Spackle, gli abitanti del pianeta a cui è stata data la colpa capitale dell’aver ucciso tutte le donne e che si intravedono solo per pochi secondi? Domande alle quali quasi certamente non avremo risposta, perché è improbabile che Chaos Walking avrà uno o più sequel. L’unico modo per andare più a fondo nella storia è quello di recuperare i libri scritti da Patrick Ness (editi in Italia da Mondadori) che non faranno alcuna fatica ad essere apprezzati, specialmente se confrontati con questo claudicante e sfortunato film, pieno di buone intenzioni ma dall’esito, cui il titolo sembra riferirsi, del tutto confuso e irrisolto. VALUTAZIONI Regia 6 Sceneggiatura 4,5 Recitazione 7 Chaos Walking regia Doug Liman sceneggiatura Patrick Ness, Christopher Ford fotografia Ben Seresin musiche Marco Beltrami, Brandon Roberts personaggi interpreti critica IMDB 5,7 /10 | Cinematografo nd | Rotten Tomatoes critica 4,5 /10 utenti 3,8 /5 | Metacritic critica 38 /100 utenti 5,5 /10 camera Arri Alexa 65, Arri Prime DNA Lenses
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