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Durante un’uscita in motoscafo, l’adolescente Sara Guzmán resta vittima di un incidente e perde la vita. Viene ingiustamente incolpato suo fratello Álex che finirà in prigione come unico responsabile. Scontata la pena, dopo 18 anni l’uomo torna libero con l’unico intento di farla pagare alla famiglia di Rodolfo Lazcano, l’allora ragazzo di Sara, che pare aver macchinato affinché Álex finisse dentro evitando così uno scandalo. Ma quello che verrà a galla sui Lazcano sarà molto più profondo e orribile di quanto ci si potesse aspettare. Quando a fine marzo questa serie messicana è arrivata all’improvviso al primo posto nella Top 10 di Netflix, restandoci stabilmente per settimane, la sorpresa è stata grande perché non era stata annunciata in maniera adeguata. Solo come esempio, a tutt’oggi Netflix non ha ancora pubblicato su YouTube un trailer ufficiale doppiato in italiano. La curiosità del pubblico nei confronti di Che fine ha fatto Sara? si è dunque fatta largo in mezzo alle altre produzioni seriali e ne ha accresciuto ulteriormente il successo. Ancora adesso, dopo un mese dall’uscita è saldamente in classifica e difficilmente ne uscirà presto. Perché? Nonostante l’ambigua traduzione in italiano (in originale il titolo è Chi ha ucciso Sara?, di sicuro più chiaro e diretto), la serie si presenta come un thriller, una storia di vendetta in cui un uomo rimasto solo pretende di farsi giustizia con le proprie mani. Gli adolescenti Álex e Sara frequentano i due rampolli della ricca famiglia Lazcano, Rodolfo e José María detto Chema. Lei è la ragazza del primo, lui è amico di entrambi. Quando Sara muore, César, il padre di Rodolfo e Chema, convince Álex ad assumersi la responsabilità dell’incidente assicurandogli in cambio una pena lieve per semplice negligenza e di pagare le spese mediche per le cure necessarie a sua madre malata. Entrambe le promesse verranno disattese. Così una volta fuori dal carcere, Álex non ha altri motivi per vivere se non quello di restituire alla memoria della madre e della sorella la dignità che meritano. Attraverso i salti temporali tra presente e passato, vari punti focali che apparivano come scontati e delineati iniziano invece a incrinarsi. Lo spettatore intuisce qua e là che cosa sia realmente successo e perché, ma mai davvero fino in fondo. Perché la storia è più torbida di come appare, a partire proprio dalla scomparsa protagonista. Ma è qui che arrivano i primi problemi della messa in scena. Particolarmente all’inizio, la proposizione di alcuni flashback viene ripetuta due, tre, anche quattro volte, come se il target di pubblico che la serie si prefigge di interessare fosse quello di persone affette da disturbi dell’attenzione. Oltre alla ridondanza, si nota da subito tutta una serie di luoghi comuni, buoni per una soap opera piuttosto che per una produzione Netflix. Il tono mellifluo, le musiche pompose, la recitazione spesso forzata, le inquadrature banali, tutto sembra cospirare per intrappolare chi guarda in una telenovela moderna. Andando a scorrere il curriculum di Jose Ignacio Valenzuela, creatore della serie, si nota in effetti quanto sia esperto nel genere tipicamente sudamericano, che gli ha fruttato notorietà e anche premi. Eppure, nonostante questa notevole mancanza di qualità, la serie funziona, specialmente dopo i primi episodi. Niente è illegale finché non ti beccano. A questo si affiancano diversi elementi decisamente furbi. Come l’hackeraggio informatico, che mette il protagonista nelle condizioni di spiare le mosse dei suoi nemici e venire a contatto con qualcuno che conosce la verità ma non la svelerà troppo presto. O come l’erotismo messo in mostra senza uno scopo vero e proprio se non quello meramente voyeuristico, che soddisfa il duplice scopo di solleticare il palato e far dimenticare più facilmente le falle sparse ovunque lungo l’intreccio. Tutto (ma proprio tutto) quello che si viene a scoprire durante la prima stagione, che porterebbe in certe direzioni utili alla risoluzione dell’enigma, viene rimesso completamente in discussione nel finale di stagione, alla luce di un nuovo elemento anche questo ovviamente tutt’altro che chiaro. La buona notizia è che la seconda stagione di Che fine ha fatto Sara? non arriverà fra un anno o giù di lì ma fra appena un mese, il 19 maggio. Vedremo quali altri stratagemmi verranno messi in campo dagli autori di una serie che non brilla per qualità ma riesce a intrattenere ottimamente, favorendo colpi di scena a effetto a discapito di una coerenza e un realismo non ritenuti, evidentemente, strettamente indispensabili per la sua riuscita. VALUTAZIONI soglia d’attenzione visione dal trailer all’intera serie Che fine ha fatto Sara? | stagione 1 (¿Quién mató a Sara?) ideatore Jose Ignacio Valenzuela personaggi interpreti critica IMDB 6,6 /10 | Rotten Tomatoes 6,7 /10 | Metacritic nd
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