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Raised by Wolves | la recensione
Raised by Wolves | la recensione
Fabrizio Guerrieri - 19 Marzo 2021
“Stagione 1 | La serie prodotta da Ridley Scott inizia in maniera distaccata rivelandosi al contrario come un'avventura appassionante. Ambientata su un pianeta sconosciuto pieno d'insidie, in cui filosofia, mistero e fantascienza si incontrano per raccontare una storia di umana imperfezione”
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Nel ventiduesimo secolo, in seguito alla distruzione della Terra a causa di una guerra devastante, l’umanità è stata costretta a cercare un pianeta alternativo. I due androidi Madre e Padre arrivano su Kepler-22 b con alcuni embrioni umani. Ma solo il piccolo Campion riesce a restare in vita più a lungo degli altri che soccombono per cause inizialmente non chiare. Mentre il bambino cresce secondo l’ateismo per cui i due androidi sono stati programmati sulla Terra, arriva sul pianeta una colonia di mitraici, ferventi credenti nel dio Sol. Oltre al contrasto che ne deriverà, su Kepler-22 b inizia a manifestarsi la presenza di alcune creature native del pianeta e altri oscuri personaggi non ben identificati che metteranno ulteriormente a repentaglio la creazione di nuova vita per gli esseri umani in cattività.


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Prodotta da Ridley Scott che ha curato la regia dei primi due episodi, Raised by Wolves - Una nuova umanità affonda le radici nell’immaginario dell’autore inglese, padre di capolavori della fantascienza come Alien e Blade Runner. Altri tre episodi, compreso l’ultimo, sono stati diretti dal secondogenito Luke Scott che aveva curato la regia della seconda unità per due film del padre, Exodus - Dei e Re e Sopravvissuto - The Martian.


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Nonostante un inizio molto freddo, la storia di tinge via via di toni forti. Mentre la fotografia si muove costantemente tra aridità e tinte neutre, i personaggi muovono un intreccio che da pacifico diviene sempre più cruento. I due androidi che sbarcano sul nuovo pianeta vestono tute in lattice grigie, colore che si riflette nel loro carattere lineare e razionale volto a educare i bambini secondo coscienza e libero arbitrio, immuni da un credo che porta sempre guerra e distruzione. Grigia è la terra che cercano di coltivare, grigi sono i panorami di Kepler 22 b. E grigia si fa la speranza di riuscire a far nascere la nuova umanità del titolo italiano, mentre ci si chiede chi siano i lupi del titolo originale che dovrebbero allevare i bambini insegnando loro prima di tutto a difendersi dalle mille insidie di un luogo del tutto sconosciuto. Da un lato due androidi che seguono regole basiche e fondamentali, dall’altro esseri umani adulti che venerano una divinità da ringraziare ogni volta che accade qualcosa di buono e a cui chiedere forza quando si smarrisce la via.


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È la fede nel non reale che ha distrutto la Terra.
Il racconto parte dalla voce fuori campo del giovane Campion, che quando gli altri cinque feti “nascono” non riesce a respirare, ma grazie all’abbraccio della genitrice robotica iniziano anche in lui le funzioni vitali. Campion appare come speciale ma non si sa bene cosa lo renda tale. Descrive i due androidi che lo crescono come imperturbabili. Ma qualcosa si fa largo in questo equilibrio. Madre ha molto della Pris di Blade Runner, sia nell’aspetto che nel temperamento. Entrambe androidi, bionde, diafane, all’inizio quasi angeliche, poi diaboliche. Pris lo è per sopravvivere, Madre lo diventa per far sopravvivere la razza umana. Programmata, come la sua parte maschile, Padre, per svolgere funzioni normali per un robot, scopre di possedere altri poteri che possono renderla un’arma letale. È il personaggio fulcro della storia, attraverso di lei si catalizza ogni accadimento. Amanda Collin, finora semisconosciuta, la interpreta mescolando sapientemente freddezza, anche nei sorrisi, e sentimenti umani forti come passione, desiderio e odio che l’androide sviluppa senza capire perché. Ne resta compromesso il rapporto con Padre, l’androide maschio che sembra diventare sempre meno utile e per provare a contare qualcosa perde lucidità e direzione. Il loro interagire mette in luce metaforicamente le differenze tra i componenti di una coppia in carne e ossa, partendo da qualcosa che, regolato da uno e zeri, dovrebbe mantenere una rotta chiara e univoca ma si perde tra gelosia e incomprensioni.


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Sul lato opposto si muovono i mitraici, che hanno i dettami religiosi come principale guida per ogni atto compiuto e da compiere. Ma due componenti del gruppo, Caleb e Mary, sono in realtà due atei, Marcus e Sue, che sulla Terra combattevano contro quelli che credono in Sol. Grazie a un intervento di chirurgia estetica, prendono l’identità di una coppia che avevano ucciso, riuscendo così a salire a bordo dell’arca spaziale che li ha salvati dall’estinzione, diventando genitori del piccolo Paul. Caleb sembra fermo nelle sue convinzioni, fino a quando alcune suggestioni lo portano fuori strada mentre Mary prova con tutte le forze a tenerlo saldo. Ma ciò che interviene tra di loro sarà più deciso e destabilizzante, fino a raggiungere conseguenze drammatiche.


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Le interazioni fra questi personaggi principali sono scritte molto bene e mettono insieme una sceneggiatura che nonostante la complessità espressa, si sviluppa con comprensione e ricchezza di dettagli secondo linee che vanno in tutte le direzioni possibili, anche grazie a flashback ben architettati perché parte di una memoria fisica. Ognuno mette in discussione sé stesso e gli altri alla ricerca di una verità impossibile da mettere a fuoco perché impossibile da rendere unica per tutti. Lo scontro tra fede e scienza, tra credo e razionalità, raggiunge luoghi della coscienza molto profondi e di difficile conciliazione.


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La messa in scena è ottima, sia nella direzione degli attori che in quella delle scenografie, dei costumi, della fotografia e degli effetti visivi. Scott (Ridley) dà il la a un’avventura che i grandi della letteratura fantascientifica avrebbero avuto piacere di vedere. Gli altri registi seguono molto bene il solco e portano a compimento una prima stagione che si chiude lasciando aperti diversi misteri circa le presenze sul pianeta e con una nuova spaventosa minaccia che arriva da dove meno ce lo si poteva aspettare.


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Lo scorso settembre, con l’uscita della serie su HBO Max, Raised by Wolves è stata rinnovata per una seconda stagione che, pandemia permettendo, potrebbe vedere la luce tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022. Una curiosità: lo showrunner della serie Aaron Guzikowski ha creato un podcast che invita gli innovatori della scienza e della tecnologia a discutere le questioni più affascinanti sollevate dalla serie. Una mossa di marketing interessante pensando a quanto il genere abbia ispirato invenzioni che ci hanno migliorato la vita e generato infinite domande filosofiche circa il senso della stessa.


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VALUTAZIONI

soglia d’attenzione
Scorrevolezza MEDIA Impegno MEDIO/ALTO

visione
Intrattenimento 7 Senso 8 Qualità 8,5

dal trailer all’intera serie
Aspettativa 6,5 Potenziale 8
Risultato 7,8

Raised by Wolves - Una nuova umanità | stagione 1 (Raised by Wolves)
drammatico, fantascienza, avventura | USA | 8 feb - 8 mar 2021 | 10 ep / 47 min | Sky Atlantic

ideatore Aaron Guzikowski produttori esecutivi Aaron Guzikowski, Mark Huffam, David W. Zucker, Ridley Scott, Adam Kolbrenner, Jordan Sheehan fotografia Dariusz Wolski, Ross Emery, Erik Messerschmidt

personaggi interpreti
Madre Amanda Collin
Padre Abubakar Salim
Campion Winta McGrath
Marcus Drusus / Caleb Travis Fimmel
Sue / Mary Niamh Algar
Tempest Jordan Loughran
Paul Felix Jamieson
Hunter Ethan Hazzard
Holly Aasiya Shah
Vita Ivy Wong
Lucius Matias Varela

critica IMDB 7,6 /10 | Rotten Tomatoes 6,9 /10 | Metacritic 64 /100

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