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Mosca 1985. In un solo giorno nove agenti della CIA vengono neutralizzati dal KGB. Novembre 1990. La bella Anna Poliatova accetta di entrare nel KGB lasciandosi alle spalle una vita misera fatta di espedienti e di abusi. Viene ingaggiata con la promessa di collaborare con l’agenzia per pochi anni al termine dei quali tornerà libera. Sotto copertura come modella a Parigi, Anna diventa un’abile killer portando a termine missioni complesse e ad alto rischio. Ma la CIA indaga su di lei e le cose si complicano, con l’aggiunta del fatto che il capo del KGB Vassiliev non ha intenzione di onorare gli accordi circa la liberazione della ragazza dopo i cinque anni stabiliti. Inizia così un braccio di ferro tra Anna e Olga, il suo supervisore, in cui per avere la meglio bisognerà mettere in gioco ogni cosa. Scritto e diretto da Luc Besson, Anna appare come una nuova versione di Nikita, primo grande successo del regista francese che in questo modo pare quasi rendere omaggio a quel capolavoro. Le premesse contenute in entrambe le storie sono pressoché le stesse e addirittura l’anno in cui è ambientato Anna è il 1990, lo stesso dell’uscita di Nikita. Di quel film venne realizzato tre anni dopo un remake americano intitolato Nome in codice: Nina interpretato da una discreta Bridget Fonda che cercava di stare dietro alla carica esplosiva di Anne Parillaud (Anna, altro parallelo) con esiti imperfetti ma non da cestinare. E in parte questo film pare voler avere la stessa intenzione che si ha quando si mette in piedi un rifacimento. La protagonista della pellicola Sasha Luss non possiede solo le physique du rôle. Lanciata nel mondo della moda da Karl Lagerfeld che la volle fortemente per Chanel, è stata attrice anche nel precedente film di Besson Valerian e la città dei mille pianeti in cui interpretava in motion capture la principessa Liho-Minaa. Dotata della classe necessaria a una supermodella, riesce anche nell’arduo compito di ricoprire il ruolo di protagonista nonostante sia di fatto un’esordiente. Il suo personaggio è recitato meglio di quanto ci si potesse aspettare, anche se manca di una drammaticità più densa e sofferta. Helen Mirren veste i panni di Olga, il supervisore di Anna. La sua presenza eleva di molto lo spessore del film. Olga è stata molti anni prima quello che è adesso Anna. Da agente del KGB è diventata un mentore spietato in un mondo, quello dei servizi segreti, altrettanto cinico e brutale. Quasi tutto il film ruota attorno al rapporto tra le due donne che come in una partita a scacchi si muovono per creare dinamiche degne di una spy story di livello. Luke Evans è Alexander Tchenkov un reclutatore del KGB. Con lui Anna stabilisce un rapporto di amore e odio, alternati tra lavoro e privato. La donna cerca in lui qualcuno di cui fidarsi perché non ha altri riferimenti. A differenza di Olga, con Alex può far leva su un certo ascendente in modo che l’uomo possa crearle una via d’uscita. Sebbene le sue intenzioni siano oneste, Anna sa di essere usata ma anche utile, motivo per cui agisce di conseguenza. L’uomo della CIA alle sue costole è Leonard Miller. Cillian Murphy lo interpreta con la brillantezza che gli è propria. Leonard la acciuffa, la rilascia, la incastra, tenta di sedurla. Anche lui la usa come tutti gli altri con promesse di una vita libera se farà quello che le verrà ordinato. Se i personaggi e i loro interpreti fanno bene il loro lavoro, ciò che fa fatica a decollare sono la sceneggiatura e la messa in scena. Per oltre un’ora sembra di guardare una fiction mediocre. A partire dalla fotografia, noiosa, sciatta, prevedibile. Vedere Cillian Murphy utilizzato in un ruolo di contorno suscita una meraviglia pari solo al vedersi servire un riso in bianco quando si era ordinata una bistecca ben cotta. Ma all’improvviso, un cambio di rotta nella storia fa deviare ogni cosa verso un livello più alto. Niente di indimenticabile, sia chiaro, ma di sicuro più che accettabile, come se ci fosse un primo e un secondo tempo molto differenti tra loro. I toni delle immagini diventano più forti. I flashback che con continue didascalie rivelano da altri punti di vista quanto accaduto realmente, scandiscono i tempi con un ritmo più spedito. Anna si rivela altro da sé, si ribella (la scena col fotografo perditempo è, oltre che divertente, uno dei momenti migliori del film) e cerca di prendere il controllo all’interno di un sistema infinitamente più grande e importante di lei. Non è il miglior Besson ma neanche il peggiore. Il regista dimostra di avere molta più dimestichezza con l’azione pura (Nikita e Léon in testa, ma anche l’ultimo Cose nostre - Malavita con De Niro e Pfeiffer non è stato male) piuttosto che con il fantastico, e lo fa con un film che merita di essere visto nonostante i diversi difetti, come un montaggio che si affida a uno stile decisamente datato anche se funzionale. Senza dimenticare che è anche (se non solo) grazie a lui se attrici come Milla Jovovich e Natalie Portman hanno conosciuto la vera ribalta regalandoci in seguito interpretazioni memorabili, ispirando tanti autori in pellicole che senza di loro non avrebbero avuto la stessa luce. VALUTAZIONI Regia 6 Sceneggiatura 6 Recitazione 7 Anna regia Luc Besson sceneggiatura Luc Besson fotografia Thierry Arbogast musiche Éric Serra personaggi interpreti critica IMDB 6,6 /10 | Rotten Tomatoes 4,9 /10 | Metacritic 40 /100 incassi $ | 31,6 MLN (budget 30,7 MLN) camera Arri Alexa Mini | Leitz M 0.8 lenses | Leitz SUMMICRON-C lenses
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