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Bologna, 1968. Il neolaureato ingegnere meccanico Giorgio Rosa, rincontra la sua ex fidanzata Gabriella la quale però lo ritiene incapace di misurarsi con la realtà. Indolente in effetti alle regole comuni, Giorgio decide così di creare uno stato indipendente con tanto di ordinamento e lingua propria (l’esperanto) e con l’amico Maurizio mette in piedi una piattaforma al di fuori delle acque territoriali italiane. L’isola diventa ben presto un’attrattiva per i giovani del posto e non solo. Ma la notizia arriva alle orecchie dei vertici del governo italiano che non potendo restare inermi cercano in tutti i modi di interrompere le attività dei ragazzi. Intanto Giorgio entra in contatto col Consiglio d’Europa che non resta indifferente alle sue richieste nel riconoscere l’isola come stato libero. Dopo il grande successo della trilogia di Smetto quando voglio, il regista Sydney Sibilia torna con una commedia basata stavolta su un fatto realmente accaduto. E come si legge nel titolo, la storia ha davvero dell’incredibile. Ovviamente il film romanza molto gli accadimenti. Nella realtà Giorgio e Gabriella erano già sposati quando iniziarono i lavori per l’isola, la cui costruzione durò quasi dieci anni. Un tale inno alla libertà non poteva forse arrivare in un momento migliore, adesso che una pandemia ha tolto a tutti il diritto perfino di abbracciarsi. Lui ama lei, ma lei no. Allora lui inventa una cosa per riconquistarla che poi esplode. | Elio Germano Gabriella è un avvocato, insegna ai ragazzi la differenza tra ciò che è la legge e ciò che è giusto, contraddicendosi di fatto quando si trova di fronte a quello che lei vive come una follia. Matilda De Angelis delinea i tratti di una ragazza determinata e concreta che per questo si scontra con la testardaggine di Giorgio, non perché non voglia condividerne gli ideali ma perché sa che deve tenersene a distanza, anche per evitare guai alla sua stessa carriera. Ma in cuor suo sa bene di essere un’idealista quanto lui. Maurizio (Leonardo Lidi) è l’amico storico di Giorgio, non esita mai di fronte alle sfide che lui gli propone, più sono fuori dalla norma e più lo appassionano. La scena della cavalcata dei tubi è l’emblema della sua fuga da una vita canonica a fianco del padre imprenditore. Neumann (Tom Wlaschiha) è l’organizzatore del successo dell’isola, un vero e proprio PR. Disertore dalla Germania natia, è diventato suo malgrado un apolide ma anche un cittadino del mondo. Vanitoso e un po’ ciarlatano, riesce in poco tempo a popolare la piattaforma senza usare chat o social network ma con la stessa efficacia di un moderno influencer. Andrea “il Poiana” Pennacchi veste i panni del padre di Giorgio. Anche se si augura per lui un futuro normale facendolo entrare inizialmente nell’azienda per cui lavora, in seguito lo asseconda in ogni sua scelta fino ad arrivare a spronarlo quando tutto sembra perduto. François Cluzet interpreta lo stupefatto funzionario del Consiglio Europeo, assieme a un Teco Celio en français nei panni del custode. Entrambi all’interno di un’istituzione politica di rilievo fanno in modo che l’apparente follia dell’ingegnere italiano non resti inascoltata donando alla pellicola un tocco di leggerezza necessario a sostenere la tesi che in qualche modo tutto sia possibile. - Ministro! Agente Piazza, priorità assoluta. È la pratica degli abitanti dell’isola di mettere nel vino frutta di stagione. Poi si bevono il vino e masticano la frutta. - Giovanni questo è un culo. Capisci? Un culo su un giornale. Dimmi se ti pare una cosa normale. Nelle 24 ore successive alla pubblicazione su Netflix, L'incredibile storia dell'Isola delle Rose è stato il film più visto in Italia. Pensare che una commedia non abbia il potenziale di un film che racconta una storia vera in tono drammatico è un errore. Come in Smetto quando voglio - in cui menti pregiate in vari ambiti professionali erano costrette loro malgrado a unirsi per sopravvivere creando una droga legale, una sorta di Spaghetti Breaking Bad - anche qui la poetica del regista spinge lo spettatore ad andare oltre ciò che le ingiustizie sociali dispongono malamente. L’ambizione del film di Sibilia non è evidentemente quella di documentare fedelmente ciò che è rimasto nella storia - come fa invece il documentario del 2009 Isola delle Rose, La libertà fa paura diretto da Stefano Bisulli e Roberto Naccari - ma quella di intrattenere piacevolmente con un racconto che trae ispirazione da un sogno. E ci riesce benissimo. VALUTAZIONI Nota tecnica a cura di Emidio Frattaroli L'incredibile storia dell'Isola delle Rose regia Sydney Sibilia sceneggiatura Sydney Sibilia, Francesca Manieri fotografia Valerio Azzali montaggio Gianni Vezzosi effetti visivi Fabio Traversari, Stefano Leoni musiche Michele Braga scenografie Tonino Zera costumi Nicoletta Taranta prodotto da Matteo Rovere per Grøenlandia, Netflix personaggi interpreti Giorgio Rosa Elio Germano critica IMDB 7.0 /10 | Cinematografo 3 /5 | Rotten Tomatoes 5.9 /10 camera Arri Alexa LF, Zeiss Master Anamorphic and Angenieux Optimo A2S Lenses (A Camera) | Arri Alexa Mini LF, Zeiss Master Anamorphic Lenses (B Camera)
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