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Better call Saul | stagione 5 | la recensione
Better call Saul | stagione 5 | la recensione
Fabrizio Guerrieri - 06 Luglio 2020
“Può una serie non solo mantenere la qualità nel tempo ma da spin-off essere all’altezza della serie da cui proviene? Better call Saul lo fa grazie a una squadra di artigiani meticolosi, puntuali e vivaci”
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Jimmy McGill torna ad esercitare la professione di avvocato ma da qui col nome di Saul Goodman. Tra gli sconti pazzi per reati minori a personaggi a dir poco coloriti, contattato da Mike, si trova a incrociare la famiglia Salamanca. All’inizio, dato anche il ghiotto ingaggio, tutto sembra filare liscio. Ma il problema sorge per il fatto che Gustavo Fring sta tramando per rovesciare lo spietato Lalo Salamanca. Nel frattempo Kim s’imbatte in un esproprio ai danni di un uomo testardo e determinato a non mollare sollevando in lei dubbi e conflitti etici e morali. Vicino a Jimmy verrà messa in pericolo in un drammatico incontro con Lalo che minaccia di uccidere entrambi se non verrà a galla una difficile e potenzialmente letale verità.


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Arrivati alla quinta stagione è ora di iniziare a tirare le somme di uno spin-off tra i migliori mai realizzati. Al punto che poco dopo l’uscita, qualcuno ha sollevato la questione se Better call Saul fosse migliore di Breaking bad. Come chiedere se il restyling di un’automobile sia migliore della sua versione precedente. Almeno per la cronologia produttiva, perché BcS oltre a essere un spin-off è un prequel. Per cui sarebbe interessante conoscere il parere di chi non abbia ancora visto né l’una né l’altra, nel compiere il lungo viaggio che parte dalle vicende di James McGill per agganciarsi poi alla saga di Walter White e Jesse Pinkman.


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È impressionante come anche durante questi nuovi dieci episodi la qualità non cali mai. La tensione arriva all’improvviso, quasi a sorpresa all’interno di vite che potrebbero tranquillamente scorrere come milioni di altre, con i pro e i contro di un’esistenza normale. La squadra capitanata da Gilligan e Gould traccia linee rette che all’improvviso diventano curve fino addirittura a scomparire per poi tornare come se niente fosse successo. Oltre alle pregevoli sceneggiature che approfondiscono ogni personaggio fino al midollo e disegnano gli accadimenti col cesello, lavoro tutt’altro che semplice vista la qualità da mantenere, la storia è supportata dalle ottime musiche di Dave Porter, sempre misurate, quasi inesistenti e al contempo incisive. La recitazione dei singoli è portata con una rara capacità istrionica e di squadra insieme. Fra tutti spicca sicuramente il Mike Ehrmantraut di Jonathan Banks che appare tanto in equilibrio e determinante tra gli squali, quanto irrisolto e in difficoltà nella vita privata, specialmente con la piccola nipote. E poi ci sono i due protagonisti: la Kim di Rhea Seehorn ha il fascino della donna superficialmente algida per il ruolo di responsabilità che ricopre ma che si ammorbidisce di fronte alla simpatia e intraprendenza del Jimmy di Bob Odenkirk.


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Due anime solo in apparenza diverse, complementari. La tensione continua tra loro si amplifica attraverso le scosse causate dagli eventi che li circondano quando non sono loro stessi a generarne. I conflitti di interessi sia professionali che emotivi spingono spesso Kim a entrare in crisi e a chiedersi se sia il caso di portare avanti il loro rapporto. Il problema è che lei non solo ama e stima il compagno ma ne invidia la sfacciataggine, quel rompere le regole proprio di Jimmy che a volte contro ogni legge della fisica oltre che della giurisprudenza lo porta comunque a farla franca. Un uomo che per farsi strada nella vita ha dovuto lottare non solo con le avversità normali ma addirittura contro il suo stesso sangue, un fratello (il Chuck interpretato da Michael McKean) che non poteva ammettere che una persona tanto sconclusionata potesse intraprendere una professione che dovrebbe avere come fondamento l’essere integerrimi. Salvo complicazioni. Senza dimenticare che Kim viene da un’infanzia difficile accanto a una madre alcolizzata.


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La sesta e ultima stagione sarà composta non più dai soliti dieci ma da ben tredici episodi portandola a un totale di 63, uno in più della serie madre, e dovrà rimettere in collegamento le due storie. Oltre a chiederci se Walt (Bryan Cranston) e Jesse (Aaron Paul) torneranno quantomeno per un cameo (Gould ha dichiarato che sarebbe felice di averli nella serie), una delle prime domande che sorgono è che cosa succederà a Kim dato che non appare in Breakin bad. Le notizie di attori e showrunners continuano a rincorrersi ma le ipotesi più probabili sono due: o i due si lasciano, almeno temporaneamente, o lei muore. In una recente intervista entrambi i protagonisti hanno dichiarato di non sapere cosa succederà e che sperano che i due possano rincontrarsi dopo le vicende di Breaking bad quando Jimmy cambia vita, diventa pasticcere e prende il nome di Gene Takavic come mostrato nei continui flashforward presenti anche in questa quinta stagione. Magari alla fine vedremo uno di questi momenti futuri in cui i due si ritrovano e vanno a cercare nuove prede per rifilargli qualcuna delle loro piccole divertenti truffe.


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Valutazioni

DAL TRAILER ALL’INTERA SERIE
Aspettativa 8 Risultato 9

SOGLIA D’ATTENZIONE
Scorrevolezza medio/alta Impegno medio

VISIONE
Intrattenimento 8.5 Qualità 9.5

Better call Saul | stagione 5
drammatico, thriller, commedia | USA | 24 feb 2020 | 10 ep / 50 min | Netflix

ideatori Vince Gilligan, Peter Gould

personaggi interpreti

James "Jimmy" McGill / Saul Goodman Bob Odenkirk
Michael "Mike" Ehrmantraut Jonathan Banks
Kimberly "Kim" Wexler Rhea Seehorn
Gustavo "Gus" Fring Giancarlo Esposito
Howard Hamlin Patrick Fabian
Ignacio "Nacho" Varga Michael Mando
Eduardo "Lalo" Salamanca Tony Dalton

critica IMDB 9.2 (su 10) | Rotten Tomatoes 8.89 (su 10) | Metacritic 92 (su 100)

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