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Ready Player One
Ready Player One
Alessio Tambone, CineMan - 16 Aprile 2018
“Universo virtuale o mondo reale. Steven Spielberg confeziona un film imperdibile, tecnicamente all'avanguardia e pieno zeppo di rimandi, citazioni ed Easter Egg più o meno nascosti. Ecco il giudizio di AV Magazine”
Pagina 1 - Introduzione

È il 2045 e l'uomo ha smesso da tempo di lottare per la conservazione della Terra, abbandonata a uno stato di degrado tra sovrappopolazione, mutazioni climatiche, inquinamento e una forbice sempre più allargata tra povertà e ricchezza.

Unica via di fuga è OASIS, universo virtuale creato dal genio eccentrico di James Halliday (Mark Rylance), con interi pianeti da visitare, luoghi sovraccarichi di fantasia che non sempre rispondono alle leggi della fisica, dove a tutti è data possibilità di assumere un'altra identità, vivere un'altra vita che può anche mutare in mezzo di sostentamento nella realtà o ripagare i propri debiti.

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Alla scomparsa di Halliday il suo avatar indice una gigantesca quest alla volta di 3 magiche chiavi: il primo a completare il percorso diverrà proprietario di OASIS e del suo sconfinato potenziale. Della partita è anche Wade Watts (Tye Sheridan), giovane che vive in una baraccopoli alla periferia di Columbus, in Ohio, tra i partecipanti alla prima furiosa gara di velocità composta di innumerevoli ostacoli ma, dopo anni di tentativi, si ritrova ogni volta ai blocchi di partenza.

Un'intuizione celata tra le pieghe del tempo e delle memorie di vita di Halliday gli consentirà di mettere le mani sulla prima chiave, scatenando l'ira di Nolan Sorrento (Ben Mendelsohn), CEO di un conglomerato di aziende specializzate nella realtà virtuale, un tempo bistrattato tirocinante al servizio di Hallyday.

Megalomania e sete di potere hanno spinto Sorrento a creare una gigantesca war room in cui centinaia di player concorrono in OASIS per assicurarsi tutte e tre le chiavi, aumentare a dismisura il valore delle azioni societarie ma soprattutto consentirgli di compiere la sua personale rivalsa.

 

Pagina 2 - Commento al film

Un denso immaginario in parte auto celebrativo, ricolmo di citazioni dell'universo pop tra cinema, animazione, videogame, serie tv e una miriade di iconici personaggi che lo popolano. Un'immensa produzione in computer grafica da 175 milioni di dollari respirando travolgenti atmosfere tipiche del cinema di fantascienza spielberghiano, una sfida a tutti gli appassionati chiamati a scovare personaggi, mezzi, oggetti, ambientazioni dell'immaginario di genere.

Opera senza eguali e paragoni nella settima arte, non ha prezzo scovare il Gigante di ferro che omaggia Terminator 2, vedere sfrecciare su percorsi impossibili la De Lorean di Ritorno al futuro o assistere al titanico scontro tra il robot guerriero Gundam e Mechagodzilla piuttosto che riconoscere in un'orda di centinaia di avatar all'attacco Jason Voorhees e Freddy Krueger (provate a scovare i poster dei film di Lady Hawke o di Scuola di geni – Real Genius). L'avventura di Wade, che in più di un'occasione ricorda l'aspetto del giovane Spielberg, è una delle più incredibili e coinvolgenti che mente umana potesse partorire in ambito realtà virtuale.

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L'accelerazione è pressoché bruciante con la intro di Jump dei Van Halen, proseguendo con un'ampia selezione di brani musicali che hanno segnato un'epoca come Stayin' Alive dei Bee Gees, Faith di George Michael, Take On Me degli A-Ha o We’re Not Gonna Take It dei Twisted Sister. Mash-up di citazioni come il 'Kubo di Zemeckis' mentre il regista ha riservato uno speciale momento in omaggio al compianto amico Stanley Kubrick, tasselli imperdibili sui quali non desideriamo entrare troppo nel dettaglio invitando alla visione in sala, magari anche in stereoscopia.

Al di la delle citazioni anche autorevoli di genere altre domande potrebbero sorgere durante la visione, tutto sommato nemmeno così retoriche come la seguente: meglio fuggire in un universo di finzione isolandosi per non vedere e non avere più a che fare con un mondo reale sempre più nefando oppure affrontare le difficoltà e le sfide della vita reale?

Pagina 3 - Dalla carta allo schermo

La pellicola è tratta dall'omonimo bestseller di Ernest Cline, romanzo pubblicato per la prima volta nell'agosto del 2011 e distribuito successivamente in più di 50 Paesi. Il regista Spielberg ha definito Cline come "un visionario che ha descritto un futuro che in realtà non è così lontano dalla direzione che stiamo prendendo con l'evoluzione della realtà virtuale".

Un romanzo quindi con una forte connotazione temporale, attorno al quale il fermento era già alto prima della pubblicazione. La produzione, tramite conoscenze in comune, aveva infatti già acquistato i diritti per la trasposizione cinematografica prima del debutto nelle librerie.

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Cline ha rivelato che l'ispirazione è venuta pensando ad alcune pietre miliari dela sua giovinezza: il gioco Atari Adventure (e il primo Easter Egg del mondo videoludico) e la grande passione per le opere di Roald Dahl, in particolar modo i libri di Willy Wonka. Ready Player One è nato proprio dalla domanda: e se Willy Wonka fosse stato un designer di videogiochi invece di un produttore di dolci? L'eccentrico miliardario probabilmente avrebbe cominciato a pensare a enigmi e rompicapi per trovare un suo degno successore, che alla fine è l'idea di partenza del libro.

Libro che è stato comunque modificato in varie parti. Prima di tutto per venire incontro ai fisiologici adattamenti tra carta e celluloide, ma anche perché il regista Spielberg ha deciso di eliminare una buona parte di riferimenti a suoi film come regista e produttore degli anni '80, sostituendoli con impronte culturali di altri registi, artisti, stilisti e musicisti di quell'epoca.

Nonostante tutto, la pellicola trasuda - per fortuna - Spielberg in ogni fotogramma...

 

 

Pagina 4 - Catturare le prestazioni

Due sono le società che hanno portato avanti gli effetti speciali del film: la Industrial Light & Magic (ILM) e la Digital Domain, non due nomi qualsiasi ma gli occupanti di due dei tre gradini del podio di questo settore.

Per garantire una sostanziale differenza tra il mondo reale e quello di OASIS, Spielberg ha optato per differenziare gli ambienti e girare tutto il mondo reale in live action, mentre l'intero universo di OASIS è stato ricreato totalmente in digitale.

Recentemente il regista aveva già utilizzato tecniche di motion capture nei film Le Avventure di Tin Tin – il segreto dell’Unicorno e Il GGG – il grande gigante gentile. Ma in questo caso, ai classici strumenti di cattura, la produzione ha puntato decisamente sull'innovativo utilizzo di tecnologie di VR all'avanguardia come strumento di direzione (nel senso letterale) per il regista per le riprese sul set. Strumento principale era il visore VR messo a disposizione per Spielberg.

"Ogni singolo set in OASIS è virtuale, quindi hanno creato un avatar per me che mi ha permesso di camminare attraverso lo spazio e vedere il set attuale. Una volta capito come avrei dovuto girare ogni sequenza, ho chiesto agli attori di indossare le visiere in modo che potessero avere un'idea di come fosse il loro ambiente" spiega il regista.

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Spielberg ha utilizzato anche un sistema di telecamere virtuali sviluppato secondo le sue indicazioni dal supervisore alla produzione del motion capture Clint Spillers, già suo collaboratore in entrambe le precedenti produzioni in "mocap". In collaborazione con l'ingegnere robotico Jim Kundig di Digital Domain, è stata creata una fotocamera palmare virtuale, completa di piccolo schermo per monitorare il rendering dell'ambiente virtuale, dando la possibilità al regista di gestire in tempo reale obiettivi, prospettive e angolazioni.

Una mdp all'avanguardia, estremamente intelligente, che ha permesso a Spielberg di verificare immediatamente nella tenda V-Cam su più schermi le inquadrature, registrando dati che successivamente sono stati passati alla ILM per l'animazione finale.

Come spesso accade in produzioni di questo tipo, le scene di battaglia sono state un pretesto per mettere mano al sistema di riproduzione di massa, spingendo di volta in volta l'asticella un po' più su. Anche in questo caso, il software è stato migliorato, dando la possibilità di generare nello stesso contesto migliaia di personaggi digitali e intelligenti.

 

Pagina 5 - Dicotomia visiva

Se OASIS era tutto digitale, il mondo reale è stato ripreso quasi tutto in live action e in pellicola, con un interessante lavoro del regista in collaborazione con lo storico direttore della fotografia Janusz Kaminski.

Una realtà dovuta anche alla costruzione dei set: il triste ambiente della dimora del protagonista è stato realizzato acquistando circa 60 caravan, impilati successivamente con grossi pezzi di acciaio, in una sorta di gigantesco meccano.

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Chiaramente anche l'esplosione è stata reale. Un one shot devastante curato dall'esperto supervisore SFX Neil Corbould, 28 cariche programmate in un tempo di cinque secondi che hanno generato fiamme e detriti, intensificati successivamente da Digital Domain.

Dopo l'eplosione, un complesso sistema di irrigazione installato sul set ha permesso di controllare in maniera sicura la chiusura della scena.

 

Pagina 6 - Qualità A/V in 70mm e digitale 2K

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La versione analogica in 70mm

Girato principalmente in analogico, con pellicole Kodak 35 mm ed emulsioni da 250 e 500 ASA, quale occasione migliore per correre in Sala Energia presso l'Arcadia di Melzo (Mi) per assistere alla proiezione 70 mm? Non ci siamo lasciati sfuggire l'opportunità di avvicinarci il più possibile al concept di questa magnifica opera che in tale formato viene proposta con audio DTS con 5.1 canali e con l'intera colonna sonora separata dalla pellicola. La copia in possesso di Arcadia è la numero 002 (la 001 è quella di Steven Spielberg), è l'unica in distribuzione in Europa e si è rivelata praticamente perfetta e priva di segni fisici, riproponendo il blow-up del girato 35 mm con eccellenti colori, luminosità, un livello del nero sensibilmente più contenuto rispetto alla tecnologia digitale DLP e una sottile grana in background a completare il quadro scenografico, il tutto sul gigantesco schermo da 3 metri di base. La preziosa pellicola nel corso delle proiezioni è lasciata esclusivamente nelle sapienti mani di Piero Fumagalli, fondatore e AD di Arcadia Cinema.

Rispetto alla riproduzione in digitale 2K, la versione in 70mm è dotata sicuramente di un rapporto di contrasto più elevato e di una tridimensionalistà più convincente. Restano comunque evidenti tutti i limiti della pellicola a scorrimento verticale, come la stabilità di quadro o la leggera vignettatura che con il digitale avevamo quasi dimenticato. Nota di merito anche al comparto audio che, senza forzare la mano su volumi eccessivi, ha riproposto la magnifica colonna sonora con le composizioni del maestro Alan Silvestri, in misura avvolgente e dinamica regalando numerose scariche di adrenalina, specie nel corso dei tantissimi contest in seno a Oasis. In questo caso, benché la colonna sonora fosse codificata soltanto in 5.1. Il film è visionabile in 70 mm anche in lingua originale mentre coloro che desiderassero la visione digitale, Arcadia offre le versioni 3D e Dolby ATMOS, queste ultime due sia in italiano che in lingua originale.

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La versione in digitale 2K

Per l'analisi della versione in digitale 2K abbiamo visitato l'eccellente sala 1 del Nuovo Cinema Smeraldo, con schermo da 9 metri di base, proiettore DLP Barco 2K ben calibrato, con messa a fuoco perfetta e sistema audio Dolby Atmos. Rispetto alla proiezione in 70mm, il livello del nero del DLP è sicuramente superiore, particolare che comprime leggermente la gamma dinamica, a favore ovviamente della versione in 70mm in cui abbiamo apprezzato anche colori piacevolmente più saturi. Dettaglio generale e stabilità di quadro sono invece inevitabilmente superiori qui allo Smeraldo. La proiezione in 2K ha permesso anche di evidenziare meglio alcune inquadrature caratterizzate da un eccesso di grana, molto poche per la verità. L'audio in Dolby Atmos invece è a dir poco spettacolare, con ricostruzioni decisamente più precise rispetto all'esperienza all'Arcadia di Melzo che però rimane a distanza siderale per equilibrio timbrico, estensione sulle basse frequenze e rapporto elevatissimo tra potenza sonora percepita (anche col corpo) e fatica d'ascolto che è prossima allo zero. 

 

La pagella secondo Alessio Tambone

Film  8,5 
Video  8 
Audio  8 

 

La pagella secondo CineMan

Film  9 
Video  9 
Audio  8,5 

 

La pagella secondo Emidio Frattaroli

Film  8,5 
Video  7 
Audio  9