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Canon Eos 1D X
Canon Eos 1D X
Emanuele Costanzo - 22 Ottobre 2012
“X, come decima generazione di reflex professionali a partire dalla F1 degli anni Settanta o come incrocio, fusione di due famiglie in un’unica fotocamera per tutti i professionisti legati al marchio Canon. Eos-1D X: è davvero la reflex “unica”? ”
Pagina 1 - Introduzione e caratteristiche

 

Il test della Canon Eos 1D X è tratto dal mensile FOTO Cult di ottobre 2012 attualmente in edicola.

È passato quasi un anno dall’annuncio, ma ora la Eos-1D X è arrivata. La nuova Canon va a sostituire con un sol colpo (o un sol corpo…) le due linee in cui era divisa la classe professionale, che potremmo definire ruvidamente per la fotografia dinamica e per quella ponderata. La prima linea si era evoluta fino alla 1D Mark IV (ottobre 2009), con sensore da 16 megapixel in formato APS-H (18,6x27,9mm), 10 scatti al secondo, ISO 100-12800 espandibile a 50- 102400; la seconda era giunta alla 1Ds Mark III (agosto 2007), con 21 megapixel in formato pieno (24x36mm), 5 scatti al secondo, ISO 100-1600 espandibile a 50-3200.

La nuova Eos-1D X sembra un ibrido tra le due fotocamere: ha un sensore CMOS a formato pieno da 18 megapixel, scatta 12 fotogrammi al secondo (14 se si rinuncia a RAW, AF e mirino), ha una gamma ISO compresa tra 100 e 51200 espandibile a 204800. Una rapida analisi delle implicazioni legate a questi numeri porta alla conclusione che la 1D X non ha alcun intento “cerchiobottista”, anzi – ad eccezione della risoluzione, inferiore a quella della 1Ds – surclassa nettamente le antenate offrendo ai professionisti, ai fotografi e ai videoamatori più esigenti in genere uno strumento di rara versatilità. Il primato della nuova reflex si paga 6.600 Euro.

Caratteristiche dichiarate

Pagina 2 - Rivale in casa

Durante i nove mesi impiegati per lanciare sul mercato la nuova ammiraglia, Canon ha dato alla luce un’altra reflex a formato pieno molto attesa, la Eos 5D Mark III (provata sul numero di giugno di Fotocult). In un corpo molto più compatto e leggero, la 5D Mark III offre addirittura qualche vantaggio sulla 1D X, ma altrove è ovviamente costretta a inseguire.

In sintesi la 1D X ha una struttura più robusta e meglio tropicalizzata, un più avanzato sistema esposimetrico che abilita anche una funzione speciale di inseguimento AF basato sul riconoscimento del colore e dei volti, una cadenza di scatto doppia, una più estesa gamma ISO, una maggiore autonomia e un’attuazione AF più rapida grazie all’accumulatore ad alta capacità, un otturatore accreditato di una vita più che doppia (400.000 cicli), un tempo di sincronizzazione flash più rapido, un mirino con ingrandimento maggiore e minore tempo di oscuramento, dotato di otturatore e di schermi di messa a fuoco intercambiabili, un più complesso apparato di elaborazione con doppio processore Digic 5+ e un Digic 4 dedicato all’AE, una porta ethernet, l’impugnatura verticale incorporata e un più alto grado di personalizzabilità.

Dal canto suo la 5D Mark III supera la sorella maggiore per convenienza (costa oltre 3000 euro in meno), ha un sensore con 4 megapixel in più, è molto più leggera e compatta, ha la funzione HDR incorporata, la presa per le cuffie (la 5D Mark III resta la preferita dai videomaker) e una modalità di scatto silenzioso, anche continua, realmente efficace.

Pagina 3 - Struttura e comandi


Realizzata in lega di magnesio e plasmata secondo linee sinuose, la 1D X ha soprattutto
 pulsanti e poche ghiere, ritenute più difficili da isolare. Tra i comandi nuovi o trasferiti
rispetto alla 1D Mark IV citiamo il pulsante per il WB, ora sulla calotta, e la duplicazione
del joystick per la selezione del punto di messa a fuoco. Nuovo anche il monitor da 8,1cm
e 1.000.000 di pixel, mentre il mirino ha ora un LCD trasparente che visualizza molte
informazioni tra cui la livella biassiale.
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La 1D X è appena più voluminosa delle precedenti serie 1, ma decisamente più pesante: con batteria e una scheda pesa oltre 1,5kg ovvero circa 160 grammi più della 1D Mark IV. Ciò nonostante l’ergonomia ben studiata rende la presa assai poco faticosa. La contrapposizione dell’incavo sotto il pulsante di scatto e della sporgenza sul dorso consentono di chiudere a morsa la reflex con medio e pollice, trovando anulare e mignolo ampio spazio lungo l’impugnatura. La presa verticale non è altrettanto comoda, ma almeno ripropone gli stessi comandi. Rispetto ai modelli precedenti, diversi di questi sono stati aggiornati o integrati.

La modifica più evidente è relativa al joystick, ora duplicato per consentire il controllo – ad esempio – del punto di messa a fuoco anche in verticale. Anche sulla parte frontale della fotocamera ci sono novità: il pulsante del controllo della profondità di campo cambia leggermente posizione (si raggiunge con anulare o medio) ed è affiancato da un nuovo comando personalizzabile M-Fn2 (tra le tante funzioni assegnabili a entrambi i tasti citiamo la visualizzazione della livella su due assi, l’avvio del filmato, l’attivazione dello stabilizzatore con le ottiche che ne dispongono, la registrazione in RAW, il richiamo di un punto AF preregistrato).


Il vano schede accetta due supporti in formato Compact Flash tipo I o II. Si possono
gestire con notevole libertà per separare, ad esempio, i JPG dai RAW o per fare sulla
seconda CF una copia di sicurezza. Al centro e a destra, le connessioni della 1D X,
protette da tre sportellini in gomma. Tra queste citiamo la presa multipolare
per il trasmettitore Wi-Fi, GPS e la connessione ethernet

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Anche questa coppia di tasti è riproposta per l’impugnatura verticale. Compare anche un pulsante (alla destra del mirino) dedicato all’avvio del live view o del filmato: pratico, ma non quanto quello visto sulla Eos 7D o sulla 5D Mark III, dotato di un selettore video/foto con pulsante start/stop centrale. Nuovo per la serie 1 il pulsante Q, già visto su altre reflex Canon: in ripresa consente di accedere rapidamente alla regolazione di diversi parametri visibili a monitor, mentre in riproduzione dà accesso a funzioni quali l’elaborazione dei RAW, la classificazione dei file, il ridimensionamento o la rotazione delle immagini.

Anche il mirino è stato aggiornato. Ferma la copertura integrale della scena inquadrata, ora il vetro di messa a fuoco è dotato di un pannello LCD trasparente in grado di visualizzare, tra le altre informazioni, una griglia per l’allineamento in riprese di precisione, i punti AF e la livella a doppio asse (che utilizza proprio i riquadri AF). L’ingrandimento è notevole e si apprezzano anche la distanza da cui è possibile osservare l’intero rettangolo di composizione e lo spazio a disposizione per il naso, aspetto solo apparentemente di secondaria importanza. Il monitor è finalmente di livello professionale: con diagonale di 8,1cm e risoluzione di oltre un milione di pixel, il display della 1D X brilla per leggibilità anche in condizioni di forte luce ambiente. È quindi il degno complemento di una fotocamera che fa della ripresa video un altro dei suoi principali punti di forza.


L’ergonomia della 1D X è molto ben studiata: la conformazione dell’impugnatura
consente di affrontare lunghe sessioni di lavoro stancando relativamente poco la mano
del fotografo. Tutti i comandi principali sono replicati per l’impugnatura verticale
(al centro). A destra, l’eccellente mirino a pentaprisma ha copertura integrale e un
otturatore utile per le esposizioni in automatico con reflex su treppiedi

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Quasi superfluo sottolineare la presenza dell’innesto EF che dà accesso a un parco ottiche enorme, ricco di obiettivi anche di gran classe (cui difficilmente si può rinunciare se si opta per una reflex di livello professionale). Più interessante notare il doppio vano per schede di memoria CF (tipo I o II): la Canon è compatibile con il protocollo UDMA 7 delle più prestanti Compact Flash, altro “accessorio” fondamentale per sfruttare le doti velocistiche della fotocamera. I due supporti di memoria possono essere utilizzati in sequenza o per registrare in back up o ancora per dividere RAW e JPG.

La batteria è accreditata di un’autonomia di circa 1100 scatti in condizioni operative normali (23°C e uso esclusivo del mirino), prestazione che crolla a 250 scatti con uso esclusivo del live view e temperatura ambientale a 0°C. In realtà, soprattutto se si scatta a raffica, come spesso è accaduto durante il nostro test, l’autonomia è destinata ad aumentare considerevolmente, fino a superare di molto i 3000 scatti. Molto ricco il comparto delle connessioni: oltre alle classiche prese USB/AV, telecomando e HDMI, citiamo la presa ethernet e la connessione per il trasmettitore Wi-Fi o per il GPS (entrambi opzionali).

Pagina 4 - Sensore ed elettronica

Il sensore della 1D X ha “soli” 18 megapixel, 3 in meno rispetto alla 1Ds Mark III, ben 4 rispetto alla 5D Mark III. Lo scopo dei progettisti Canon non era quello di raggiungere la maggiore densità, ma di ottenere il migliore compromesso tra risoluzione, gamma dinamica, prestazioni alle alte sensibilità ISO e velocità operativa, il tutto nel “difficile” settore del formato pieno. Per raggiungere lo scopo su una fotocamera dal prezzo “accettabile” alla luce delle attuali conoscenze tecnologiche evidentemente non si poteva andare oltre. E non è un caso se Nikon, con la sua D4, non offre di meglio: 16 megapixel e 10fps con AF e AE attivi. Per assecondare un flusso così copioso il sensore CMOS della 1D X ha un’uscita di dati a 16 canali su doppia linea (il doppio rispetto a quanto offerto dal sensore della 1D Mark IV). Ciò consente di raggiungere la cadenza di scatto massima di 14 fotogrammi al secondo in JPG (ma con AF e specchio bloccati) o di 12fps con tutte le funzionalità abilitate.

Se il filtro passa-basso non ha subito rilevanti modifiche rispetto al passato, la matrice dei pixel è stata invece oggetto di profondi aggiornamenti, portando al primo sensore a formato pieno con tecnologica gapless, ossia con virtuale eliminazione degli spazi morti tra un pixel e l’altro. Unita alla minore distanza tra fotodiodo e superficie del sensore questa novità è all’origine del favorevolissimo rapporto segnale/disturbo che, come vedremo, conduce a sua volta a una gamma dinamica eccezionale e a prestazioni mai viste in condizioni di scarsa luce ambiente. Per gli amanti delle classifiche, il singolo pixel della 1D X ha una larghezza di 6,95 micron, contro i 6,25 della 5D Mark III e i 5,7 della 1D Mark IV: anche questo è un dato fondamentale per ottenere un’elevata efficienza del sensore.

A valle del CMOS da 18 megapixel troviamo ben tre processori, due Digic 5+ deputati all’elaborazione delle immagini e un Digic 4 con lo specifico compito di gestire l’esposizione (e, per certe interazioni, anche l’autofocus). I compiti dei due Digic 5+, i processori più performanti attualmente in forza nella gamma Canon, sono pesanti. Non solo devo no garantire l’elaborazione di un fiume di informazioni senza che la raffica subisca rallentamenti, ma devono anche svolgere funzioni inedite per una professionale come la correzione delle aberrazioni cromatiche che si aggiunge a quella relativa alla caduta di luce ai bordi. A questi si sommano anche i filtri di riduzione del rumore alle alte sensibilità e sulle pose lunghe, nonché i controlli sulla gamma dinamica, che in casa Canon sono divisi tra ALO (Auto Light Optimizer, che interviene principalmente sulle ombre) e Priorità alle Alteluci (indicato con D+ nel mirino e a monitor).

Come vedremo più avanti sono strumenti abbastanza efficaci per chi lavora in JPG, ma cedono il passo al cospetto dei file RAW debitamente convertiti. A tal proposito, la Eos-1D X registra nei due formati consentendo di associarli nella massima libertà. Il formato compresso è impostabile su 4 livelli di risoluzione e ben 10 di compressione, mentre il RAW può essere ridotto a 10 o 4,5 megapixel. Il timbro che il fotografo può assegnare alle immagini passa attraverso l’ormai consueto pacchetto di Stili Foto, ampiamente personalizzabili in nitidezza, contrasto, saturazione e tonalità colore (lo Stile Monocromatico dispone di filtri di contrasto ed effetti tonali).

La sinergia tra sensore CMOS ad alta efficienza e doppio processore Digic 5+ ha permesso di ampliare la gamma di sensibilità ISO a livelli inediti. L’intervallo di sensibilità con qualità ritenuta accettabile dalla casa va da 100 a 51200 ISO, con possibilità di estenderla fino a 204800 ISO (indicato con HI2 a menu). Ancora una volta la Casa annuncia che la capacità di calcolo ha permesso di ottenere risultati elevatissimi persino in JPG, affermazione che lascia sperare in file RAW di qualità ancor più alta. La 1D X dispone di un filtro NR che può essere disattivato (ma sarebbe meglio dire “impostato alla minima potenza”) o regolato su tre livelli.

Pagina 5 - Funzioni fotografiche


Più netto l’intervento in JPG della funzione Priorità alle Alteluci, che sottoespone
di uno stop (portando la minima sensibilità a 200 ISO) e schiarisce poi le ombre
per riequilibrare l’immagine. Dai RAW si può ottenere qualcosa in più, sia da
quello associato al JPG normale e ancor più (perché sottoesposto di 1EV) da
quello associato al JPG con funzione attivata. I due RAW sono stati anche
efficacemente schiariti in corrispondenza della chioma dei pini.

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Come nelle reflex di chiaro stampo professionale, non troviamo i programmi tematici, ma i classici modi di esposizione manuale, automatico a priorità dei tempi o dei diaframmi e programmato flessibile, oltre alla posa B e a tre registri personalizzabili. Date la possibilità di affidarsi alla selezione automatica ISO (per giunta con considerazione della lunghezza focale utilizzata) e l’ampiezza della gamma di sensibilità, includeremmo d’ufficio anche una sorta di modo iper-manuale tra quelli disponibili: è infatti possibile scegliere la coppia tempo-diaframma desiderata e lasciare alla reflex il compito di impostare la sensibilità (nell’intervallo massimo 100-51200 ISO) idonea al raggiungimento della corretta esposizione. Peccato non sia possibile in questo assetto compensare l’esposizione nel normale range +/-5EV: per scavalcare la logica dell’esposimetro, qualora non sia condivisa dal fotografo, non resta che bloccare l’esposizione leggendo su un soggetto con differente luminosità. L’esposimetro della 1D X è comunque il più evoluto finora visto in una reflex Canon e si basa su un sensore RGB da 100.000 pixel suddiviso in 252 aree di rilevazione. La sua struttura consente di valutare la scena in base anche ai colori promettendo prestazioni superiori sia nella determinazione automatica del bilanciamento del bianco, sia nel fornire all’autofocus informazioni sullo spostamento all’interno dell’area coperta dal sensore AF dei soggetti (volti compresi) individuati e agganciati in prima istanza.


La 1D X è in grado di correggere in JPG le aberrazioni cromatiche degli obiettivi
“conosciuti” come il 16-35mm f/2,8 L. Il risultato è molto buono e migliora
l’impressione di nitidezza.

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Una delle applicazioni più interessanti della nuova modalità di lettura della luce basata sul riconoscimento di colori e volti è nell’esposizione automatica con il flash, che in casa Canon si basa sul protocollo E-TTL II. Sebbene da più parti si sostenga che la tecnologia su cui si fondano i sistemi AF sia giunta al suo limite fisiologico, la nuova Eos- 1D X sembra voler smentire questo assunto. Per la prima volta dal 1998, anno in cui Canon presentò l’analogica Eos 3, si abbandona il modulo AF a 45 punti per uno completamente nuovo, costituito da ben 61 punti. Molti di questi sono a croce o a doppia croce e ampliano la loro risposta in funzione della luminosità degli obiettivi. E questo è l’unico limite del nuovo modulo: non ci riferiamo tanto alla fisiologica variazione prestazionale in dipendenza della luminosità e dell’architettura delle ottiche, ma al fatto che l’AF cessa di funzionare con luminosità inferiori a f/5,6. Premesso che Canon non ha a listino ottiche con apertura minore di f/5,6, è facile comprendere come i fotografi che utilizzano teleobiettivi con moltiplicatori di focale restano tagliati fuori: con un 600mm f/4 accoppiato a un moltiplicatore di focale 2x (luminosità effettiva f/8) la messa a fuoco potrà essere regolata solo manualmente, e così nel caso di abbinata tra 800mm f/5,6 e moltiplicatore 1,4x. È il modulo più ampio di sempre: passa da 8x15mm a 8x19mm e assume una forma rettangolare, abbandonando le disposizioni ellittiche o romboidali viste in passato.


Ancora più evidente è l’effetto della correzione della caduta di luce ai bordi,
piuttosto evidente nello zoom supergrandangolare se utilizzato alla focale minima
e a tutta apertura.

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Come già visto in occasione del test della Eos 5D Mark III, i punti di messa a fuoco possono essere selezionati singolarmente dal fotografo, anche in modalità spot per una maggiore precisione (soprattutto in One Shot e in condizioni di buona luce ambiente). È poi possibile selezionare un punto rendendo attivabili i 4 sopra e sotto o gli 8 circostanti. Oppure si possono selezionare delle zone composte da 9 o 12 punti a seconda della porzione di sensore interessata. Infine si può lasciare alla reflex il compito di scegliere il punto AF tra quelli disponibili (i 61 punti possono essere ridotti fino a 9).


La Canon non dispone invece della correzione della distorsione, eseguibile solo tramite
computer. Qui sopra vediamo il lavoro svolto da Canon DPP (a sinistra) e da Adobe ACR.
Tra i due preferiamo il secondo perché riesce nel raddrizzamento con minor sacrificio
di campo inquadrato. Il “segreto” sta nella contemporanea variazione di ingrandimento
al centro (in riduzione) e ai bordi (in aumento, se la distorsione è a barilotto), mentre DPP
opera esclusivamente nelle zone periferiche

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Una volta determinato il modo in cui i 61 punti devono essere quantitativamente impiegati, si passa all’aspetto qualitativo del loro intervento. E qui le cose si complicherebbero se Canon non avesse predisposto 6 “casi” tipici di ripresa. Il primo è generico, il secondo punta a inseguire i soggetti ignorando gli ostacoli che si frappongono, il terzo attiva immediatamente il fuoco su soggetti che entrano nell’area attiva, il quarto è per soggetti con velocità molto variabile, il quinto per quelli con direzione irregolare, il sesto per soggetti con velocità e direzione irregolari.

Ognuno di questi casi è regolabile sui tre parametri fondamentali per ogni AF multizona: sensibilità del tracking (ossia dell’inseguimento), sensibilità alle variazioni di velocità, rapidità nella variazione del punto di messa a fuoco attivo. Fortunatamente Canon ha predisposto anche una guida in linea che oltre a dare consigli su quale caso scegliere in funzione del soggetto, spiega come i tre parametri citati influiscono sul funzionamento dell’autofocus. Il resto lo fa l’esperienza, quanto mai determinante su un modello come la 1D X che innova profondamente in un comparto nodale come l’autofocus. Alcuni esempi in queste pagine chiariranno questo concetto.

Pagina 6 - Velocità e funzioni video


Questi sono gli ultimi 42 fotogrammi di sequenze iniziate molto prima. In questo caso
l’AF della Eos-1D X è stato regolato in punto singolo con espansione ai 4 circostanti
e integrazione dei dati tramite sensore RGB disattivata. Un risultato eccellente,
raggiunto, però, dopo una taratura fine dello zoom 70-200mm, altrimenti
tendente a un moderato front focus.

Come più volte accennato, la Eos-1D X ha una cadenza di scatto sbalorditiva, come è del resto il suono che emette quando la si lancia a 12 fotogrammi al secondo. È meno impressionante il suono della reflex quando si scatta a 14fps perché in questa modalità lo specchio resta alzato e si sente solo il rumore del riarmo dell’otturatore (è proprio l’alzo specchio a precludere l’uso dell’AF con raffica a 14fps, mentre la limitazione al file JPG è dovuta all’eccessiva mole di dati che risulterebbe dallo scatto in formato grezzo, tanto più se congiunto al JPG). Il numero di RAW o JPG consecutivi varia a seconda delle impostazioni: secondo la Casa si possono ottenere raffiche massime di 38 fotogrammi in RAW e 180 in JPG.

La nuova Eos eguaglia le ammiraglie precedenti nel ritardo tra pressione di scatto ed esposizione: soli 55 millisecondi (valore ottimizzato per ridurre le vibrazioni), che possono essere ridotti a 36ms (e questo è un record) tramite funzione di personalizzazione. Altro primato è relativo all’oscuramento del mirino: appena 60ms contro gli 80 della 1D Mark IV, i 125 della 5D Mark III e i 100ms della Eos 7, la migliore con sensore APS-C. Come la 5D Mark III consente la multiesposizione, peraltro declinabile in vari modi per fondere in modo personale le immagini registrate (da 2 a 9); ma manca la modalità HDR, funzione che gli appassionati del genere troveranno solo nel valido software in dotazione, Canon Digital Photo Professional.

Sul fronte video, la Eos-1D X offre prestazioni elevatissime. Oltre a essere pienamente gestibile per stile, esposizione, sensibilità e livelli audio, registra ovviamente alla risoluzione massima Full HD, con diversi frame rate e soprattutto con due livelli di compressione, interframe (IPB, alta) e intraframe (ALL-I, bassa). I filmati della Eos-1D X supportano il timecode della SMPTE, diviso in Ora:Minuto:Secondo: Fotogramma, una funzione molto gradita all’utenza professionale; inoltre ora la reflex può superare il limite dei 4GB per singolo file video iniziando automaticamente la registrazione di un secondo clip, fino al limite massimo di 29 minuti e 59 secondi (soglia oltre la quale in Europa si incappa in una tassazione più severa). Anche se già vista sulla più recente Eos 5D Mark III, è della 1D X la paternità della ghiera selettrice sul dorso sensibile al tocco, una soluzione utile per apportare modifiche durante la ripresa video senza generare i tic-tic tipici delle ghiere a passi discreti. Non ritroviamo purtroppo la presa per le cuffie, che resta appannaggio della sorella minore.

Pagina 7 - Analisi del rumore e sintesi

In questo duello alle alte sensibilità, inedito per forma sulle nostre pagine, confrontiamo Eos-1D X ed Eos 5D Mark III sui tre colori primari, incolonnando JPG con NR Off e NR Standard seguiti dai RAW. Abbiamo omesso le sensibilità comprese tra 200 e 1600 ISO per sostanziale irrilevanza delle differenze, mentre pubblichiamo i 100 ISO per riferimento (la Eos 5D Mark III non arriva a 204800 ISO). Si noti che tutti i dettagli tratti dai file RAW sono stati sviluppati con ACR applicando fattori crescenti di riduzione del rumore di luminanza e crominanza. Vanno trascurate le minime variazioni di esposizione, mentre sottolineiamo la differente resa cromatica dei RAW sviluppati in ACR rispetto ai JPG.


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Ciò premesso, al cospetto della pur ottima Eos 5D Mark III, la nuova ammiraglia Canon dimostra di avere il miglior rapporto segnale/disturbo tra le reflex finora da noi provate (urge confronto con Nikon D4…). Il rosso, con tutta evidenza il canale più critico per la 5D, crea meno problemi alla 1D X mentre il verde, per la cui interpolazione le reflex dispongono di un numero doppio di pixel (data la matrice RGBG dei sensori) è quello più pulito in entrambi i casi. In sintesi possiamo dire che che se la Eos 5D Mark III regge in JPG fino a 25600 e in RAW fino a 51200, la Eos-1D X offre almeno 1EV di guadagno in ogni frangente.

Nel numero di ottobre in edicola, troverete il confronto ad alta sensibilità anche con i toni di grigio più scuri e scatti a mire test per l'analisi della risoluzione (come quelle qui in alto), sempre a confronto con la Canon 5D Mark III. Nello stesso articolo troverete anche tutte  le nostre valutazioni sulla qualità delle immagini che vi invitiamo a consultare.

Nonostante le dichiarazioni di Canon, che vuole individuare nella Eos-1D X la reflex unica in grado di soddisfare sia i fotografi sportivi sia i paesaggisti, questa avrà prima o poi una sorella con sensore ad altissima densità e velocità operativa meno esasperata. Appare infatti difficile immaginare che il primato di risoluzione venga lasciato alla Eos 5D Mark III e soprattutto che non giunga una risposta al sensore full frame da 36 megapixel di cui abbiamo apprezzato le potenzialità nelle due Nikon D800 e D800E.

Previsioni a parte, riteniamo la Eos-1D X una reflex dalla qualità d’immagine eccezionale soprattutto alle alte sensibilità, una caratteristica che unita ai pregi della meccanica, all’affidabilità di esposimetro e autofocus, alla velocità operativa, all’autonomia e alla flessibilità dell’insieme, confeziona, con ogni probabilità, il miglior strumento fotografico professionale mai proposto da Canon.

Per maggiori informazioni: fotocult.it - facebook.com/Fotocult - flickr.com