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L’Ouverture 1812 su etichetta Telarc
L’Ouverture 1812 su etichetta Telarc
Redazione - 28 Febbraio 2020
“Analisi artistica e interpretativa dell'Overture 1812 a cura di Pierre Bolduc, editore della rivista Audiophile sound seguita dall'analisi tecnica e dal confronto delle tracce audio da CD, DSD stereo e DSD multichannel a cura dell’Ing. Marco Lincetto, editore dell'etichetta Velut Luna”
Pagina 1 - Versioni e giudizio artistico a cura di Pierre Bolduc

 
A sinistra la prima edizione inicisa nel 1978; a destra la versione SACD ibrida più recente
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La stampa specializzata ha esaltato ai massimi livelli questa versione dell’Ouverture 1812 di Tchaikovsky, uscita su un SACD ibrido vent'anni fa.  Ancora oggi il suono dei suoi cannoni risuona ovunque nelle fiere hifi. Ma a vent’anni dalla sua incisione, l’edizione Telarc è ancora in "pole position" nella classificazione delle migliori edizioni tecniche e interpretative dell’opera? L’edizione sotto esame è la seconda registrazione di Kunzel dell’Ouverture 1812. La prima, incisa nel 1978 su due canali con il sistema di codificazione Soundstream e con la stessa orchestra, mise la casa di Cleveland sulla mappa mondiale come produttrice di incisioni di qualità audiophile. È ancora oggi disponibile su un SACD ibrido ma con brani diversi di quelli che accompagnano la seconda versione, quella sotto esame. Se da un lato la qualità tecnica delle due incisioni è davvero impressionante, soprattutto nella seconda che offre il supporto multicanale (vedere la recensione fatta da Marco Lincetto nella seconda pagina) nonché che usufruisce di una codifica Native DSD, dall’altro, dal punto di vista interpretativo, Erich Kunzel e la sua orchestra devono fare i conti con rivali molto temibili.

Il giudizio artistico


Erik Kunzel, Direttore della Cinncinnati Pops Orchestra
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Kunzel è certamente un direttore di talento, ma non può essere paragonato né a Fritz Reiner, né a Antal Dorati, né a Herbert von Karajan, per citare qui soltanto tre direttori che hanno firmato interpretazioni più idiomatiche e più immediate delle due letture di Kunzel (vedi Discografia in basso, nell'ultima pagina). Nell’edizione più recente, quella incisa nel 1999 su supporto multicananle, Kunzel offre una lettura simile al suo primo tentativo ma più integrata e soprattutto con la presenza di un coro che aiuta molto all’intensità emotiva delle pagine di apertura dell’Ouverture: una sorta di preghiera di fronte a un’anticipata catastrofe. Ma basta ascoltare i primi cinque minuti dell’edizione RCA Living Stereo per capire come Fritz Reiner riesce a creare un’atmosfera intrisa di dolore e di disperazione. 


1812: Edizione LP con Fritz Reiner/RCA Living Stereo
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Su Audiophile sound n. 2 (marzo 1999), avevamo allegato il CD H i Fi Ouvertures, sempre disponibile dal nostro online shop dove è possibile ascoltare l’esecuzione completa diretta dallo stesso Reiner. Avevamo infatti riesumato il master di questa 1812 dagli archivi della RCA per procedere alla rimasterizzazione con convertitori Weiss. Da questa lavorazione ne è scaturita un remastering ricco e ben dettagliato. Segnalo che è appena uscito anche un nuovo remastering del disco di Reiner su LP 180gr. Speakers Corner (vedi Discografia in fondo alla seconda pagina di questo articolo). 


Cover del CD AUD 003, allegato al numero 2 di Audiophile sound​
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Al contrario di Reiner, Kunzel (in entrambi le sue versioni) sa creare splendide sonorità, supportato in più nell’ultima edizione dalla presenza di un coro semplicemente superbo, ma non riesce comunque a comunicare una vera sensazione di tensione. Sì, è vero, si suppone che la sezione iniziale sia una preghiera, ma in realtà è molto di più: ripeto, si tratta del preludio di una tragedia incombente e Reiner, direttore di origine ungherese, si sforza di immergere questa musica in un’atmosfera tragica la cui importanza a Kunzel sembra sfuggire. Karajan, nella sua ottima registrazione per la Deutsche Grammophon riesce, come Reiner, a creare un’atmosfera appropriata e con un coro russo, il Coro Don Kosaken Chor Serge Jaroff, con timbriche ancora più russe che nel caso del Coro di Kiev sull’ultimo release della Telarc.

 
1812: Edizioni Karajan (LP DG) e Dorati (LP Mercury)
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E si ascolti la fantastica energia che Karajan sa imprimere nelle diverse battaglie, energia che troviamo anche nell’edizione di Antal Dorati con la Minneapolis Symphony Orchestra su etichetta Mercury Living Presence (vedi Discografia in basso). Dorati trova il tono giusto nelle prime pagine, anche senza coro, e ogni battaglia è infusa di una stratosferica input di adrenalina, accompagnata da colpi di cannone da far paura. Chi vuol avere un’edizione su vinile, delle tre versioni alternative, consiglio l’acquisto di una copia originale dell’edizione di Dorati che costa poco sul mercato usato: senz’altro una delle grandi incisioni analogiche e a mio avviso erroneamente dimenticata dalla stampa specializzata.


Foto del cannone usata dalla Telarc per la ripresa per l’SACD dell’1812:
si tratta di un cannone risalente all’era della Guerra Civile Americana.
I cannonieri erano gli stessi presenti per la registrazione originale dell’1812 fatta nel 1978.

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L'immagine qui in alto è quella del cannone usata dalla Telarc per la ripresa per l’SACD dell’1812. Si tratta di un cannone risalente all’era della Guerra Civile Americana. I cannonieri erano gli stessi presenti per la registrazione originale dell’1812 fatta nel 1978. Devo anche aggiungere l’edizione di André Previn su Warner (ex-EMI): lettura nervosa e molto ben incisa. Si ravvicina all’interpretazione di Dorati anche se l’orchestra di Previn (senza coro) gode di un bilanciamento meno ravvicinato. L’ideale sarebbe un’edizione di Dorati su supporto 45 giri che purtroppo non esiste sul mercato. 

Negli ultimi anni sono uscite altre belle edizioni su CD – penso a Neeme Jarvi su Deutsche Grammophon, Gergiev su un SACD LSO - , ma tutte rimangono inferiori dal lato interpretativo. La lettura di Gergiev è ottima ma l’incisione – anche in versione multichannel – è deludente: archi gonfiati artificialmente con riverbero, ottoni poco presenti e bassi che mancano di definizione.Ma tornando a Kunzel, il fatto di non aver investito così tante tensioni dopo l’introduzione non vuol dire che Kunzel sia moscio. Se sa mantenere la tensione bassa all’inizio, è per farla crescere man mano che la ‘guerra’ - se posso usare questa espressione - si sviluppa nelle successive battaglie raggiungendo quella conclusiva, dove il carillon, i cannoni, le campane e gli altri strumenti a percussione vengono chiamati a raccolta per celebrare la meritata vittoria. E, in questo senso, dopo un lungo crescendo di tensione, le pagine conclusive di quest’opera sono rese in maniera veramente magnifica, senza dubbio grazie a una registrazione la cui escursione dinamica risulta davvero eccezionale.


Pyotr Ilyich Tchaikovsky​
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Nonostante questo, qualcuno potrebbe prediligere uno stacco di tempi più incalzanti, ma non c’è dubbio che l’ottima qualità di entrambe le edizioni Telarc - ma prevalemente nella seconda edizione -,  aggiunge qualcosa di speciale alle vittoriose pagine conclusive che, per forza di cose, la registrazione di Karajan su Deutsche Grammophon, per dar un esempio, non è in grado di comunicare. Soprattutto nella versione multicanale, l’ascolto chez Telarc delle celebrazioni della vittoria su un buon impianto può rivelarsi un’esperienza che pochi hanno provato. Vorrei aggiungere che il SACD è anche interessante per i brani che completano l’Ouverture 1812. Il Capriccio italiano e la Marcia slava sono eseguite con notevole raffinatezza anche se non c’è l’idiomaticità che notiamo nelle  migliori incisioni presenti sul mercato (Kondrashin su RCA  Living Stereo e Svetlanov  su Melodiya, Reiner su RCA Living Stereo). La direzione di Kunzel si è raffinata nel corso degli anni, con una maggiore sapienza nell’uso del rubato e con una più spiccata capacità di gradazione nelle scelte agogiche e dinamiche.

Da ciò ne scaturisce un’interpretazione più che buona di entrambe le opere, che appaiono eccezionalmente ben suonate, in maniera incisiva e con colori ben definiti. Ancora più interessanti sono la Marcia festiva dell’incoronazione e la Danza dei cosacchi da Mazeppa sempre di Tchaikovsky, due lavori che sembrano fatti apposta per esaltare i pregi di un buon impianto hi-fi. Come avviene nel caso dei Valzer e delle Polonaises, i tempi di Kunzel appaiono in questo senso particolarmente corretti. I colori orchestrali e i ritmi permettono alla musica di fluire e dilatarsi nella maniera migliore. Questi ultimi due brani presentano motivi universalmente noti e vengono interpretati da Kunzel e dalla sua Cincinnati Pops Orchestra con la giusta dose di grazia e di vivacità. In questo i musicisti sono aiutati da una registrazione incredibilmente dettagliata, che consente all’ascoltatore di apprezzare ogni minima variazione di dettaglio. 
 

Pagina 2 - Confronto CD, SACD 2.0, SACD 5.1

 
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Il confronto tra CD e SACD stereo a cura di Pierre Bolduc

In un primo momento ho ascoltato il CD standard. Certo, il fragore prodotto da autentici cannoni era impressionante, ma quello che mi ha colpito maggiormente è stato la qualità della riproduzione dei registri medio grave e basso. La grancassa possedeva una presenza intimidatoria. Se avete un convertitore di alto livello, potrete udire la mazza percuotere la membrana dello strumento e produrre un suono molto simile a quello del timpano, per quanto con una risonanza decisamente maggiore. E con quale controllo! Il risultato è che la grancassa appare lì davanti a voi, molto presente, potente, dettagliata ma per nulla invasiva. Strano ma è così. A differenza di molte riproduzioni di questo strumento, non è collocato nel bel mezzo dei due diffusori: infatti, si trova nell’angolo sinistro e lì rimane anche quando se ne avverte il brontolìo.

Un altro punto di forza di questo disco è rappresentato dalla riproduzione del coro: collocate in maniera mirabile dietro l’orchestra, le diverse sezioni di cui si compone (tenori, eccetera) mantengono intatta la propria identità tonale, la loro pronuncia è molto chiara, i pianissimo e i fortissimo sono resi in maniera molto convincente, con qualche leggero appannamento nell’edizione su CD (nessuna registrazione è perfetta!). Quello che comunque mi ha impressionato di più di ogni altra cosa è stata la disinvoltura con cui l’orchestra si libra nell’ostico territorio dei fortissimo, con un equilibrio naturale che non si trasformava mai in isterismi su singole note nemmeno nei passaggi più fragorosi. Naturalmente questo dipende molto dal livello del vostro impianto hi-fi, ma in linea generale ritengo che questa registrazione rappresenti un notevole passo in avanti rispetto alla precedente incisione di Kunzel.


Pierre Bolduc
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Quando sono passato al formato SACD (a due canali), la riproduzione della profondità è aumentata, lo spazio tra i vari strumenti è diventato più palpabile, l’immagine "ambientale" più tangibile con un suono complessivo che rimbalzava contro i muri in maniera decisamente più percepibile. Al di là del comprensibile miglioramento della qualità della riproduzione dei grandi strumenti a percussione, anche gli archi gravi vantavano il grado di presenza che si può apprezzare nelle esecuzioni dal vivo. Anche in questo caso, tutto ciò dipende dalla qualità del vostro impianto hi-fi; sul mio gli archi gravi apparivano riprodotti con grande precisione ed energia. 

Il riascolto del layer CD ha evidenziato in maniera inequivocabile l’effetto positivo che risulta dal campionamento di frequenze più elevato: gli archi gravi possedevano un suono corposo ma del tutto privo di quella speciale presenza che si era ravvisata sull’SACD; il palcoscenico sonoro appariva anche appiattito, dando l’impressione di proiettare tutti gli strumenti dell’orchestra troppo in avanti per i due diffusori, e i fortissimo tendevano a presentare un’eccessiva durezza ogni volta che il volume veniva regolato a un livello molto elevato. Più di ogni altra cosa, l’SACD rendeva più intellegibili le relazioni tra le diverse sezioni e i solisti dell’orchestra. In termini pratici questo si traduceva nella possibilità di ascoltare con maggiore chiarezza il dialogo tra, per esempio, i corni e i legni, tra i primi violini e gli ottoni, tra i timpani e il resto dell’orchestra, soprattutto nei passaggi in pianissimo. Il risultato è difficile da descrivere, ma chiunque conosce bene questo lavoro potrà scoprire una  grande quantità di dettagli rimasti coperti in altre edizioni. 

In conclusione quindi, la prima  ragione per comprare l’edizione SACD della Telarc risiede nella qualità della sua ripresa sonora. E in questo campo, almeno per quanto riguarda la ripresa della 1812, l’edizione Telarc su SACD multicanale regna sovrana ancora oggi.

 


Marco Lincetto
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Il confronto tra CD. DSD stereo e DSD Multicanale a cura di Marco Lincetto

Nell’ormai lontano 1978 Telarc fu la prima etichetta al mondo a pubblicare una registrazione interamente digitale, proponendo il celebre 1812 - un disco che vendette più di 800.000 mila copie: un’enormità per il mondo della musica classica. Ciò che segue è la descrizione di un test di ascolto che feci su richiesta di Pierre Bolduc e pubblicato in quel momento su Audiophile sound. 

Metodologia e l’impianto d’ascolto 

Desidero innanzitutto descrivervi le condizioni di ascolto in cui avevo  realizzato il test. Per essere ben sicuro di quanto stavo per raccontare avevo deciso di effettuare gli ascolti in tre diversi contesti ambientali e con tre differenti impianti di riproduzione. Il primo e senz’altro il più significativo l’avevo compiuto presso i locali di Miroir de la Musique, che purtroppo ha ormai chiuso i battenti. Il famosissimo atelier del Hi-End italiana, situato nel centro storico di Padova era gestito dal vulcanico Yahir Wahl, che con il suo dinamismo e prestigio era riuscito a rendermi in tempi reali l’allora nuovissimo lettore SACD Multicanale Sony SCD XB-770

Sony SCD XB-770

Questo fu inserito in uno degli impianti top di Miroir de la Musique, basato sul sistema di diffusori top di gamma Thiel (principali left-right, centrale e posteriori) e su amplificazione multicanale Mark Levinson. A voler essere sinceri all’interno del booklet di accompagnamento dell’SACD un intero capitolo è dedicato alla descrizione di che tipo di diffusori dovrebbero essere usati per il riascolto e a come dovrebbero essere disposti nell’ambiente. Abbiamo potuto rispettare alla lettera soltanto la seconda delle due condizioni: infatti sei canali discreti avrebbero richiesto l’utilizzo di cinque diffusori perfettamente identici + sub woofer, cosa che non era stata possibile realizzare (non credo che molti possano trovare da un giorno all’altro cinque  Thiel  CS 6...). Certo avremmo potuto usare un impianto di minori ambizioni, ma dopo aver tentato questa strada ci eravamo resi chiaramente conto che la musica preferiva il grande sistema, anche se costruito con diffusori originariamente dedicati al Home-Theater.

Diffusori Thiel CS 6

Per quanto riguarda la disposizione in ambiente avevamo invece, come dicevo, rispettato in pieno le condizioni suggerite, ovvero disposizione dei cinque diffusori equidistanti dal punto d’ascolto con i frontali left-right angolati di 30° rispetto al punto d’ascolto, il centrale perfettamente frontale e i posteriori angolati di 120°. Medesime problematiche e medesime soluzioni negli altri due ambienti d’ascolto prescelti, ovvero lo studio di editing di Matteo Costa e il mio studio di monitoraggio personale, che da pochi giorni ospitava quelli che in quell’epoca erano i miei nuovissimi monitor di riferimento, le Chario Constellation Ursa Major, che avevano  sostituito dopo 10 anni le gloriose Spendor S100.

L’ascolto

È necessario innanzitutto sottolineare che si tratta di un SACD ibrido, contenente cioè sia la versione PCM stereo 16/44.1, leggibile da qualsiasi lettore CD, che la versione DSD a 5.1 canali discreti (da cui si può dedurre una versione DSD stereo, semplicemente spegnendo i canali centrale, posteriori e sub, come da indicazioni Telarc). Avevo deciso di procedere alla prova d’ascolto partendo dal basso ovvero dalla versione CD. Il brano è lungo, dura 15:37, e quindi per semplificare il resoconto presi in esame 3 punti specifici all’interno della suite.

1 – Inizio fino a 3:30, ovvero la lunga introduzione affidata al coro dei cosacchi con il progressivo ingresso dell’orchestra, annunciato dai legni che si presentano con un breve solo a 1:19, per poi esplodere con un tutti improvviso a 2:00. A questo punto si staglia un solo dell’oboe seguito da un ripieno della sezione bassi (violoncelli – contrabbassi) accompagnati da un contrappunto delle viole e da una serie di interventi puntati dei violini: il tutto come preludio al fragoroso ingresso degli ottoni (corni e trombe) e della grancassa a 3:17.

2 – A metà, a partire da 8:30: è il momento in cui viene dato spazio al coro di voci bianche (vera novità musicale di questa edizione). All’esposizione del tema del coro risponde una breve replica, in solo, di oboe-clarinetto-fagotto.

3 – Il finale a partire da 11:57. Si parte con il crescendo dell’orchestra che arriverà al fragoroso tutti finale con coro, orchestra in tutti-fortissimo e gli ormai celeberrimi colpi di cannone.

Ascolto del CD layer

L’impressione era subito molto positiva. Sentivo di trovarmi al cospetto di una delle migliori registrazioni mai udite prima. Si capiva dalla naturalezza con cui era riproposto il coro: timbricamente molto buono, autorevole, giustamente posizionato sul fondo dello stage, dietro all’orchestra, ma molto ampio sul piano orizzontale. I legni erano ben caratterizzati timbricamente, ricchi di dettaglio e spaziati tra loro con un’adeguata evidenza delle microdinamiche. Al tempo stesso erano appena più avanzati del coro. Gli archi bassi avevano tutte le caratteristiche loro proprie, tuttavia non davano quella sensazione di microfono in bocca come spesso capita di sentire in altri casi. Cioè, erano sì dettagliati, sì presenti, ma al tempo stesso stavano al loro posto e non sembravano volerti aggredire. Stesso discorso valeva per gli ottoni che pur mantenendo tutta la naturale grinta che deve essere loro propria, offrivano al tempo stesso un colore ambrato molto accattivante. Il coro dei bambini apparse  subito localizzato a centro destra dell’immagine sonora alla stessa altezza del coro dei cosacchi, appena più avanzato.

I tre brevissimi soli di oboe, clarinetto e fagotto, consentivano di identificare la natura timbrica degli strumenti. A livello spaziale però sembravano provenire tutti e tre dallo stesso punto, il che può essere considerato abbastanza naturale visto che sulla fila sono normalmente seduti molto vicini e in successione. Il finale ci offriva tutta la forza e la sensazione di gioia che tale partitura si prefigge da sempre di comunicare a chi ascolta. Era un fuoco di fila di suoni e di colori. Il dettaglio a questo punto era buono, anche se era inevitabile che il tutto si mischiasse un po'. La dinamica si manteneva su livelli molto buoni anche se, soprattutto sulle percussioni grosse e sui famosi cannoni denunciava qualche debito di ossigeno. Anche il ripieno in fortissimo dell’orchestra era prossimo al limite. Il giudizio finale dell’ascolto è comunque molto buono: c’è l’idea di trovarsi di fronte a uno dei migliori CD mai uditi prima.

Ascolto in DSD STEREO

Mi resi subito conto di una cosa: a fronte di una ricostruzione spaziale mediamente superiore (scena generale un po' più alta, larga e profonda) quello che veramente impressionava era la cura con cui timbricamente venivano riproposte le singole sezioni e i singoli solisti.  Il coro era finalmente composto da una sessantina di uomini veri, di bambini veri, non pur ottime copie come nell’ascolto precedente. Lo stesso discorso si poteva replicare per gli strumenti. Una nota a parte invece bisogna dire a riguardo la grancassa, che in questa versione appariva leggermente meno dettagliata: ma questo aspetto nella realtà dell’ascolto in sala è più che corretto!

Provate a dirmi quante volte in sala avete sentito il famoso colpo di bacchetta sulla pelle. In realtà penso quasi mai poiché più è grande lo spazio, meno è naturale che si senta: lo sviluppo di tutti i suoni armonici dello strumento tendono infatti a riportare, nella realtà, un suono fragoroso e morbido, non puntato e secco. Esattamente quello che ci offriva la versione ad alta risoluzione in esame. Altra forte emozione ce la riservava il finale: sparita infatti ogni esitazione dal punto di vista dinamico, sia a livello micro che macro, sommato un dettaglio come mai udito prima d’ora, i suoni ci bombardavano (è proprio il caso di dirlo...) con inaudita violenza e chiarezza. Del tutto emozionante.

Ascolto in DSD MULTICANALE

Cosa potrà mai offrire di più, a questo punto, quest’ultimo e definitivo upgrade nell’ascolto? Semplicemente, se così si può dire, la VERITA’ DELLO SPAZIO REALE. Ad esempio: poco sopra avevo descritto la posizione del coro dei bambini alla stessa altezza dei cosacchi. Errato: in realtà erano un po' più in basso e un po' più avanti a fianco e attorno ai tromboni. Ora li potevo vedere con precisione millimetrica. E il solo dei tre legni che prima avevo identificato in un centro generico? Ora i tre strumenti erano sempre più o meno al centro, ma chiaramente posizionati da centro sinistra a destra; ancora una volta li vedevo bene, addirittura percepivo gli acuti del fagotto che andavano leggermente verso sinistra, come naturale che fosse dalla posizione della campana. In sostanza la riproduzione multicanale ci consentiva di essere finalmente e realmente proiettati dentro l’evento. In più l’alta risoluzione (si chiami DSD, come in questo caso o PCM 24/96) consente la più fedele riproduzione timbrica e dinamica dei singoli strumenti. LA REALTA’.

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Per un ulteriore ascolto del suono Telarc…


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Audiophile Spectacular” - CD Telarc AUD 026 allegato al n. 26 di Audiophile sound
All’interno della rivista: ‘Guida all’ascolto’ con spiegazione di tutte le tracce di Pierre Bolduc
Sul nostro online shop: rivista (pdf) + CD (download) 5,90 euro > click per l’acquisto      

DISCOGRAFIA

Tchaikovsky, 1812 Overture, Polonaise from Eugen Onegin, Capriccio italien, Marche Slave, Waltz from Eugene Onegin, Festival Coronation March, Cossack Dance from Mazeppa. 
Surround Loudspeaker Setup, Cincinnati Pops Orchestra, Erich Kunzel. 
SACD ibrido Telarc 60541

Tchaikovsky: 1812 Ouverture in “Hi Fi Ouvertures”. 
Chicago Symphony Orchestra, Fritz Reiner. 
CD RCA Living Stereo / Audiophile sound AUD 003 – allegato ad Audiophile sound n.2  > click per l’acquisto      

Tchaikovsky/ Gershwin, Rhapsody in Blue, An American in Paris
Cincinnati Symphony Orchestra, Erich Kunzel. SACD Telarc ibrido 60646
Tchaikovsky, 1812 Overture, Marche slave, Overture Romeo and Juliet.  
Berliner Philharmoniker, Herbert von Karajan. LP Deutsche Grammophon 139 029
Tchaikovsky/Rimsky-Korsakov, 1812 Overture, Marche slave/Scheherazade. 
Berliner Philharmoniker, Herbert von Karajan. File Streaming 24bit/96kHz - Link diretto su Qobuz
Tchaikovsky/Rimsky-Korsakov, 1812 Overture, Marche slave/Scheherazade. 
Berliner Philharmoniker, Herbert von Karajan. CD Deutsche Grammophon

Tchaikovsky, 1812 Overture, Capriccio italien. 
University of Minnesota Brass Band, Bronze cannon, Douay, France (1776), Bells of the Laura Spelman Rockefeller Memorial Foundation, Minneapolis Symphony Orchestra, Antal Dorati. 
LP Mercury Living Presence SR90054
Tchaikovsky/Mendelssohn/Liszt/Brahms, 1812 Overture, Marche slave/Fingal’s Cave/Mephisto Waltz/Tragic Overture. 
Chicago Symphony Orchestra. LP Speakers Corner/RCA Living Stereo LSC 2241
Tchaikovsky/Mendelssohn/Liszt/Brahms, 1812 Overture, Marche slave/Fingal’s Cave/Mephisto Waltz/Tragic Overture. Chicago Symphony Orchestra. 
SACD ibrido Analogue Productions/RCA Living Stereo APSAR2241

Le copie di AUDIOPHILE sound sono disponibili in tre formati:

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