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"Justine arriva con il neomarito alla festa delle nozze che il cognato e la sorella Claire le hanno organizzato con un ritmato protocollo. Justine sorride molto ma dentro di sé prova un disagio profondo che la spingerà ad allontanarsi in più occasioni dai festeggiamenti provocando lo sconcerto di molti, marito compreso. Non si tratta però solo di un malessere esistenziale privato. Una grave minaccia incombe sulla Terra: il pianeta Melancholia si sta avvicinando e, benché il mondo scientifico inviti all'ottimismo, il rischio di collisione e di distruzione totale del globo terrestre è più che mai realistico. Tempo dopo, con Melancholia sempre più vicino, sarà Claire a invitare a casa sua la sorella.
Dopo il harakiri a tutto schermo di Antichrist Lars Von Trier decide di rinunciare ai colpi bassi nei confronti dello spettatore offrendogli, in versione apocalittica, la sua visione delle sorti dell'umanità su questa Terra. Lo fa con un prologo wagneriano (“Tristano e Isotta”) di alta e simbolica qualità estetica a cui fa seguire una bipartizione che vede protagoniste le due sorelle (prima Justine e poi Claire). Due sorelle, due donne che il ‘misogino' per definizione del cinema europeo prende questa volta, in particolare Justine, come rappresentanti di se stesso. Di Justine condivide la sensazione viscontiana di fine di un mondo che merita di dissolversi e, al contempo, il dissacrante e sofferente distacco da tutte le convenzioni. In Claire vede il bisogno (registico) di ‘mettere ordine', di trovare un senso, di controllare anche l'ineluttabile. Le circonda di una folla vinterberghiana (Festen) ritrovando parte degli stilemi del Dogma, nella prima parte, per poi, progressivamente, lasciarle sole con il figlio bambino della seconda e con la Natura. Una Natura che in Von Trier è sempre ‘avanti' rispetto all'essere umano sia che avverta i segni di una catastrofe sia che ne anticipi la dissoluzione. Sulla complessità di un mondo che vorrebbe poter amare non riuscendoci, il regista danese fa intervenire il suo amore per l'Arte che si è data il compito di ‘leggere' per noi la realtà nel profondo. Nel farlo getta un ponte (più o meno conscio non sappiamo) con un Maestro del Cinema come Andrej Tarkovskij. Come non pensare a Lo specchio dinanzi alla doppia proposizione de “Il ritorno dei cacciatori” di Pieter Brueghel il Vecchio? Ma, soprattutto, come non ricordare Sacrificio, l'ultimo film del regista russo che affrontava una tematica analoga partendo da premesse differenti ma con la stessa volontà di messa in gioco di uno sguardo e una ricerca ‘alti'? Uno sguardo e una ricerca che Von Trier vuole condividere con lo spettatore, convinto com'è che “può darsi che non ci sia nessuna verità per cui provare un ardente desiderio ma che il desiderio di per sé stesso è già vero”.
Trama tratta da mymovies.it
E' chiaro fin da subito anche per chi si dovesse imbattere per caso in questo film, che per l'assoluta insussitenza di ogni parametro scientifico plausibile riguardo un impatto fra il pianeta Terra e un altro pianeta (l'umanita' sarebbe spazzata via molto prima con ben altri effetti, anche senza impatto) siamo di fronte ad un tema estremamente realistico ed umano che verte sul dilemma che accompagna la vita di ognuno di noi.
Cosa c'e' dopo di questa?
Come affrontare il passaggio terreno sapendo che nonostante tutti i nostri sforzi e i tentativi di esorcizzarlo, arrivera' il momento della fine di tutto?
Per Lars Von Trier la risposta e' fin troppo chiara: non c'e' nulla, "siamo soli".
Melancholia e' quindi un evento finale, definitivo: dopo c'e' solo il nulla eterno rappresentato dagli improvvisi e infiniti secondi di buio e silenzio totale, che giungono dopo un finale assordante e tragico.
Quei secondi di nulla sono parte integrante del film e la risposta a tutto.
A volte Melancholia appare piu' piccola all'interno di quel cerchio di filo di ferro che usiamo ogni qualvolta pensiamo a lei, a volte piu' grande e ci spaventa.
Melancholia quindi e', secondo me, la metafora della morte, che ci affascina e che ci inquieta, che si avvicina e si allontana.
Ma Melancholia e' dentro di noi, e' nella nostra stessa natura di esseri mortali.
Spetta a noi scegliere se vivere ricercando una qualsiasi felicita' credendo in un futuro possibile dopo Melancholia come fa Claire.
Oppure trascinandosi in una estenuante consapevolezza come fa Justine.
Non ho anticipato nulla e non credo siano necessari spoiler perche' il film inizia con un prologo molto bello e coinvolgente dove in un certo senso viene anticipato il finale: l'impatto fra i due pianeti avviene e quindi anche per questo il regista, fin da subito, non intende illudere lo spettatore sulla possibilita' di un lieto fine.
Che non ci sara'.