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Shoot-out: PMC Twenty.22
Shoot-out: PMC Twenty.22
Redazione - 31 Maggio 2013
“Il carico acustico in linea di trasmissione e l'impostazione decisamente monitor caratterizzano le PMC Twenty.22 che rappresentano tutto il carattere del giovane produttore inglese che si distingue per la buona qualità degli altoparlanti, una costruzione impeccabile e l'ottimo progetto di base ”
Pagina 1 - Introduzione e caratteristiche

La PMC nasce nel 1990 per mano di Peter Thomas e Adrian Loader. Il primo è quello che progetta i diffusori nel vero senso della parola, vantando una lunga militanza nella BBC. L’emittente inglese in passato è stata molto impegnata nella ricerca del miglior suono ottenibile, così come in Italia ha fatto la RAI negli anni settanta. Conoscenze, esperienza ed idee chiare circa il mercato professionale aiutarono non poco la PMC a crescere molto velocemente in virtù del problematico utilizzo degli ingombranti monitor da studio dell’epoca.

Il primo modello prodotto sotto il marchio PMC fu il BB5A, manco a dirlo, un monitor da studio amplificato. La realizzazione piacque così tanto alla BBC che ne acquistò l’intero progetto. Le caratteristiche dei monitor prodotti dal costruttore rispecchiano una filosofia progettuale tutto sommato molto semplice da enunciare ma certamente difficile da attuare: massima resa del dettaglio senza colorazioni e distorsioni. Semplice da dire.

La produzione PCM è decisamente vasta e si compone di una ventina di sistemi professionali (12 attivi, 7 passivi e 4 subwoofer) e altrettanti rivolti al mercato consumer, a cui si aggiungono quattro sistemi per custom installation. Tutti i sistemi, anche i piccoli "in-wall" della serie Wafer, sono caratterizzati dall'ultizzo del carico a linea di trasmissione. La serie Twenty è subito un gradino sotto la serie Fact e si compone di cinque sistemi: due da pavimento, due da scaffale e un canale centrale.

La Twenty.22 è il diffusore bookshelf più grande della serie Twenty, subito prima dei due sistemi da pavimento. Utilizza un woofer da 170mm e un tweeter in cupola morbida da 27mm trattato con ferrofluido. La caratteristica più evidente è l'utilizzo di un carico particolare: la linea di trasmissione che descriveremo più avanti, nella pagina successiva, dedicata alla costruzione.

Caratteristiche dichiarate

Tipo: diffusore da stand in linea di trasmissione
Risposta in frequenza: 40Hz - 25kHz
Sensibilità: 90dB 1w/1m
Lunghezza effettiva ATL : 2.0m
Impedenza nominale: 8 Ohm
Woofer: 170mm in cellulosa trattata
Tweeter: cupola morbida da 27mm con ferrofluido
Frequenza di incrocio: 1800 Hz
Connettori: 2 paia ponticellati per Bi-amp oppure Bi-wiring
Dimensioni: 184 x 410 x 367mm (+6 mm di griglia) (L x A x P)
Peso: 8 kg
Note: 20 anni di garanzia "salvo bruciature"

Costruttore: PMC Limited, 43-45 Crawley Green Road, Luton, LU20AA, Gran Bretagna, www.pmc-speakers.com

Distributore: Gammalta S.r.l. Via S. Maria 19/21, 56126 PISA, Tel. 050 2201042, www.gammalta.it

Pagina 2 - Componenti e costruzione

La PMC è realizzata partendo da un compound di medium density di 20 millimetri che viene nobilitato con una impiallacciatura sia all’interno che all’esterno. A detta di molti progettisti di diffusori si può in questo modo ottenere una maggiore tenuta del mobile ed una gestione migliore delle colorazioni interne. Trattandosi oltretutto di una linea di trasmissione piegata possiamo anche contare su una serie di setti interni che irrigidiscono notevolmente la struttura. Il baffle frontale appare leggermente inclinato come accade per tutti quei diffusori che in qualche modo cercano di avvicinare temporalmente i centri si emissione. Il filo di pannello ottenuto per fresatura è accurato, con i componenti bene fissati grazie a quattro viti dotate di madreviti annegate nel box per una pressione di fissaggio notevole.

Alle spalle del midwoofer da sei pollici e mezzo c’è una piccola camera, diciamo di un paio di litri e poi inizia la linea di trasmissione ripiegata su se stessa, tanto che le misure, effettuate non senza qualche peripezia, conducono ad una lunghezza effettiva di quasi un metro. Il costruttore dichiara comunque che la linea, anzi la ATL, ovvero “Advanced Transmission Line” è equivalente ad un “tubo” di due metri, grazie alla particolare geometria ed all’uso massiccio di materiale assorbente. A proposito di questo, ed in barba a tutte le teorie sulla fibra di lana naturale, è stato usato un poliuretano molto denso e morbido dalla classica forma bugnata (con gli spicchi), ben incollata alle pareti di tutta la linea. Quest’ultima fuoriesce sul pannello frontale appena al di sotto del midwoofer con una sezione interna quasi identica a quella dell’altoparlante.

Il tweeter ha la cupola morbida da 27 millimetri. La protezione della parte più delicata di questo trasduttore è affidata ad una ghiera metallica bucherellata. Sembra una protezione facile facile ma in realtà non lo è affatto, visto che il diametro ed il posizionamento dei fori può costituire una notevole ed economica equalizzazione passiva a lunghezze d’onda coerenti con le dimensioni. Eclatante, a mia memoria, fu il caso delle Rogers 5/12 che in questo modo, ovvero con una griglia metallica bucherellata con estrema attenzione e precisione eliminava totalmente un picco del tweeter Dynaudio Esotec.

Il woofer da 170 millimetri ha un bel cestello in pressofusione, non il massimo che si può vedere in giro al giorno d’oggi ma certamente nemmeno chiuso da colorare il suono. I faston polarizzati collegano il trasduttore a due cavi di buona sezione. Quello che colpisce è la dimensione, o meglio il diametro, del complesso magnetico che appare più piccolo della media. Attenti a non prenderlo come un difetto, visto che un magnete poco potente conduce ad un fattore di merito elevato, che guarda caso è proprio quello che serve per questa configurazione di carico. La membrana a me sembra realizzata in cellulosa addizionata di fibre, con un trattamento superficiale telato sul lato a vista.

Il filtro crossover, intravisto al di sotto del materiale assorbente, mi è sembrato molto “affollato” per un normale due vie e probabilmente avrà un incrocio a notevole pendenza acustica. La morsettiera di ingresso è l’unica cosa posta sul pannello posteriore, sdoppiata con i connettori a due a due ponticellati, per poter attuare sia il doppio che la doppia amplificazione, posto che in questa fascia di prezzo risultino utili.

La modalità di carico di questo diffusore è leggermente diversa dalle altre tre, visto l’utilizzo della linea di trasmissione rispetto al bass reflex, utilizzato dagli altri “contendenti”. Si tratta in buona sostanza di un lungo tubo che viene fatto risuonare ad una frequenza derivante dalla lunghezza stessa, quasi come avviene nelle canne d’organo. Quando la lunghezza della “linea” è uguale alla lunghezza d’onda divisa per quattro si ottiene un rinforzo all’emissione del woofer. Come è facile verificare con due calcoli più si abbassa la frequenza da far emettere alla linea e maggiori diventa la sua lunghezza. Questa però è direttamente proporzionale alla velocità del suono attraverso di essa, velocità che può essere abbassata ricoprendo tutte le pareti interne al lungo tubo con un appropriato materiale assorbente.

A seconda del materiale, della sua densità e della sua quantità si riesce a ridurre la lunghezza effettiva fin quasi al 40%. Nel caso della PMC la linea è stata ripiegata come è visibile in figura. Grazie alla forma, alla sezione interna leggermente variabile e grazie all’impiego massiccio di materiale assorbente i progettisti sono riusciti a ripiegare poco più di un metro di linea attorno al piccolo volume che racchiude l’altoparlante. A detta dei progettisti della PMC il midwoofer vede alle sue spalle una linea virtuale di poco meno di due metri.

Pagina 3 - LAB: le misure di laboratorio

La risposta in frequenza del diffusore inglese da un lato mette in mostra tutte le caratteristiche della linea di trasmissione come concepita dal progettista, ovvero con una estensione non enorme ma con una pendenza molto dolce, e dall’altro ci conferma come si tratti del diffusore più sensibile dei quattro. In verità le differenze tra il diffusore più sensibile, ovvero questo ed il meno sensibile, ovvero la Sonus FaberAuditor M, vale 1,7 decibel, una differenza appena notata nei test di ascolto, grazie anche ad andamenti della dispersione abbastanza diversi. Possiamo vedere che nella ripresa in asse la gamma altissima sale fino a sette decibel rispetto alla sensibilità media, ma c’è da dire che la ripresa fuori asse eseguita a 45° mostra un andamento quasi complementare così che in ambiente possiamo contare su un discreto bilanciamento timbrico, almeno per sale mediamente ben trattate.

Il modulo dell’impedenza ci fa vedere la frequenza di massima emissione della linea di trasmissione posta a circa 45 Hz, ed un secondo minimo a circa 130 Hz dovuto all’interazione tra il volume alle spalle dell’altoparlante e la linea stessa. Nonostante la presenza di ben tre picchi di modulo a bassa frequenza notiamo una rotazione di fase abbastanza blanda, tanto che la massima condizione di carico è poco inferiore ai minimi di impedenza. A 34,7 Hz l’amplificatore vede un carico di 4,44 ohm resistivi contro i 5,5 ohm del minimo di modulo misurato in gamma mediobassa.

Nella misura delle distorsioni armoniche eseguite in regime dinamico e per pressioni crescenti notiamo una delle tracce di questo diffusore riconducibili alla prestazione musicale, ovvero a quello che poi si sente quando si ascolta musica.

Notiamo infatti che a fronte di distorsioni molto ben visibili in gamma bassa soprattutto ai bassi livelli di pressione fa da riscontro indicativo una prestazione costante e molto contenuta delle armoniche dispari, anche a 95 decibel di pressione media.

Notiamo in particolare nel grafico eseguito a 90 decibel come la gamma media sia praticamente svuotata di tutte le armoniche, spostate allo 0,1 % (-60 dB) da 1000 a 5000 Hz, praticamente in tutto l’intervallo di incrocio. Aumentando il livello notiamo la risalita in questo intervallo di frequenza una risalita della terza armonica che comunque si mantiene a valori molto bassi, inferiori all’uno per cento. In questo stesso grafico notiamo anche come a bassa frequenza la terza armonica si riduca rispetto alle misure precedenti. In buona sostanza, secondo me, questo diffusore mantiene abbastanza bene lo stesso comportamento timbrico all’aumentare del livello del segnale di ingresso.

La risposta al gradino di tensione (step response) ci fa vedere che i due altoparlanti sono in fase tra di loro. A ben vedere questo andamento mostra che nonostante la leggera inclinazione del pannello frontale e probabilmente anche a causa della bassa frequenza di incrocio il picco di emissione del woofer si mantiene appena discosto da quello veloce del tweeter. Possiamo anche notare il decadimento deciso del woofer dopo il picco, decisamente più veloce di tutti gli altri diffusori classicamente accordati in reflex.

La Waterfall infine lascia ampi spazi vuoti nel tempo con la gamma mediobassa da primato e qualche leggera risonanza sul tweeter visibile comunque ad un livello molto basso. Anche in questo caso, ragionando nello sviluppo delle prestazioni nel tempo siamo di fronte alla migliore prestazione del gruppo.

Pagina 4 - Impressioni di ascolto e pagella

Durante tutto lo svolgimento dello shoot-out ho avuto molto tempo a disposizione per ascoltare in santa pace questo diffusore, facendomene una idea piuttosto precisa, sia per le buone caratteristiche musicali che per il disarmante confronto diretto tra i vari diffusori. Devo dire che la prestazione di questo diffusore va mediata in un tempo leggermente maggiore rispetto agli altri. Probabilmente le sospensioni del woofer e la presenza di olio ferromagnetico nel traferro del tweeter condizionano negativamente i primi minuti di ascolto. Niente commutazioni allora fino a quando il diffusore non si è scaldato per bene.

Nell’ascolto della teutonica voce femminile che abbiamo usato per il primo test di ascolto possiamo vedere come la filosofia di progetto dichiarata dal costruttore sia sostanzialmente verificata. Il dettaglio ed il microcontrasto, unito alle basse colorazioni interne, conduce ad una voce non perfettamente neutra ma comunque tanto bene articolata da mettere in minoranza il leggero avanzamento della voce rispetto alla musica. La voce maschile è viceversa piena, ed in qualche occasione anche troppo, ma comunque appare pulita e dotata di un buon contrasto ed una buona articolazione nelle inflessioni caratteristiche. Nella prestazione delle voci miste viene fuori un piccolo vantaggio di questo diffusore sugli altri, con un risaltare preciso e netto tra le varie componenti del coro. Qualche coda nel susseguirsi delle voci femminili credo sia non riconducibile al diffusore.

La gamma bassa sulle percussioni non è più estesa degli altri diffusori, ma a mio avviso gode di uno smorzamento invidiabile e di una discreta tenuta. Come abbiamo potuto acclarare negli ascolto delle percussioni in commutazione diretta lo smorzamento riveste un ruolo importante, capace di estendere l’estensione apparente delle basse frequenze. La gamma di frequenze affidata al tweeter è riprodotta con una notevole ricchezza di particolari che in qualche passaggio riescono a sconfinare nel leggero extracontrasto. L’uniformità delle prestazioni, il bilanciamento e l’articolazione anche in questo caso appaiono ben calibrate e qualche leggera esaltazione in gamma altissima viene contrastata efficacemente dalla resa globale notevole.

La scena è stabile, veramente stabile, ed in tutte le sedute di ascolto la PMC è stata sempre molto facile da posizionare sia rispetto alla parete posteriore che rispetto alla prestazione scenica. Le buone caratteristiche delle tre sale ha per altro fornito un notevole contributo sia alla stabilità a tutte le frequenze e questo diffusore ne ha approfittato per fornire una prestazione quasi rassicurante.

La pagella secondo Gian Piero Matarazzo: voto medio 7,33

Costruzione 8
Altoparlanti 8
Versatilità 7
Misure 8
Ascolto 7
Rapporto Q/P 6